CESENA: ASSOLUZIONE IN APPELLO PER L’OPPOSIZIONE ALLA SEDE FASCISTA

Diffondiamo:

Si è concluso martedì 25 marzo 2025, dopo sette anni e quattro mesi, il processo a carico di 4 compagn*, accusat* di essersi oppost* in diversi modi all’apertura della sede di Cagapound di Cesena avvenuta a gennaio 2018 in via Albertini 28/D (poi chiusa e riaperta prima in via Giorgio Amendola 9 e nel maggio 2024 in Corte Dandini 4).
Inizialmente condannate in primo grado dal Tribunale di Forlì, la sentenza di Appello a Bologna ha invece assolto tutte e quattro le persone imputate, annullando quindi le iniziali condanne che (lo ricordiamo) erano:
– per tre imputat* una multa di 800 euro a testa per diffamazione (nello specifico accusat* di aver diffuso un volantino che ricordava la complicità di chi concede i propri locali in affitto ai gruppi neofascisti, affisso per Cesena, con indicati nomi e cognomi dei summenzionati proprietari);
– per la quarta compagna una condanna a 7 mesi di carcere per tentata violenza privata, con l’accusa di aver tentato di convincere verbalmente i proprietari a non affittare il loro negozio a un gruppo di fascisti dichiarati.
Oltre alle condanne gli imputati avrebbero dovuto pagare le spese processuali anche della controparte e un risarcimento ai proprietari del locale, Daniele e Francesco Lombardini, di circa 9000 euro, dato che questi si erano costituiti come parte civile al processo, che verteva sulle testimonianze accusatorie di alcuni poliziotti e degli stessi fascisti.
Il tentativo, palese, era quello di intimidire l’antifascismo militante con titoloni sui giornali locali, processi, condanne ed estorsioni da migliaia di euro.
Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza, ma possiamo già dire che questo tentativo è fallito.

In questi anni di processo sono state fatte numerose iniziative per sostenere le nostre compagne e i nostri compagni: assemblee, presidi sotto al tribunale in occasione delle udienze, trekking solidali ultra-partecipati (di cui l’ultimo il 16 marzo scorso), cene e concerti benefit, cortei.
E proprio uno di questi cortei vogliamo ora menzionare, nello specifico quello che si è svolto a Cesena il 13 novembre 2021, di contrasto alle politiche antiproletarie e filopadronali del governo Draghi e contro la narrazione dello Stato e dei media della gestione Covid e quella dei gruppi fascisti che volevano parlare di libertà (proprio loro!) strumentalizzando alcune delle proteste contro il green pass.
In seguito a questo corteo, nato anche come momento benefit per le spese processuali delle persone indagate per l’opposizione a Cagapound, altri 3 compagn* sono stati accusati di aver sottratto una telecamere ad un digos.
Nello specifico, due accusat* di rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale, e un terzo accusato di favoreggiamento. Nella recente sentenza di Appello il compagno accusato di favoreggiamento è stato assolto, mentre per le altre due persone è caduta la rapina aggravata ed è rimasta una condanna a poco più di 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale.

Di fronte all’arroganza del potere, che con le sue leggi prova a schiacciare chi protesta e chi lotta, e allo sdoganamento odierno (anche istituzionale) delle peggiori ideologie razziste, suprematiste, militariste e fasciste a livello mondiale, bisogna continuare a mobilitarsi.
La solidarietà ci dimostra che chi lotta non è mai sol*!
Gratitudine e amicizia va a chi in questi anni ha continuato a sostenere chi si trovava sotto processo. I contributi solidali a sostegno delle persone assolte in appello, tolte le spese per gli avvocati, saranno usati per chi si trova ancora a fare i conti con la repressione che in questi tempi non risparmia di certo i suoi colpi.

Antifasciste ed Antifascisti di Forlì e Cesena

SPAGNA: LIBERTÀ PER ABEL, OSTAGGIO DELLO STATO DA 10 MESI

Diffondiamo

Il nostro compagno Abel da 10 mesi è tenuto in ostaggio dallo Stato, imprigionato con una condanna a 3 anni e 9 mesi per aver aggredito un nazi nel 2018, durante una manifestazione antifa contro JUSAPOL, un “sindacato” poliziesco di estrema destra.

E’ recluso per essere anarchico, dato che gli hanno applicato un aggravante di “delitto d’odio”, facendo riferimento alla sua militanza politica.

Solidarietà con Abel!
Viva l’azione diretta antifascista!
Libertà per lx prigionierx!

Più info qui: https://brughiere.noblogs.org/post/2024/11/29/spagna-a-6-mesi-di-reclusione-del-compagno-anarchico-abel/

CATANIA: ASSEMBLEA APERTA SUL 25 APRILE – OCCUPA E RESISTI

Diffondiamo da Materiale Piroclastico:

9 APRILE – PALESTRA LUPO H.19.00

A DIFESA DELL’ANTIFASCISMO MILITANTE
Antifascimo è antisionismo, antisionismo è anticapitalismo.

La variante umana non è uno scherzo! Gaetano Bresci che uccide il re ci insegna che a frapporsi tra la guerra ed i popoli innocenti c’è la vendetta e la rabbia di chi cospira contro il potere.

Chiamiamo all’azione e al conflitto sociale tuttx lx antifascistx che si oppongono alle logiche del profitto e del capitale per organizzare un momento di rottura collettivo, per sovvertire l’ordinario, per riprenderci il presente.

Sarà presente la rete noddl sicurezza Catania e Smash repression Sicilia.

PROVARE, FALLIRE, PROVARE ANCORA; PROVARE, FALLIRE, FALLIRE MEGLIO


Testo completo della chiamata:

A DIFESA DELL’ANTIFASCISMO MILITANTE
Antifascimo è antisionismo, antisionismo è anticapitalismo.

“Fino a quando i fascisti continueranno a bruciare le Case del popolo, case sacre ai lavoratori, fino a quando i fascisti assassineranno i fratelli operai, fino a quando continueranno la guerra fratricida gli Arditi d’Italia non potranno con loro aver nulla di comune. Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e Arditi”.

Il 25 Aprile, ormai da tempo, è mera e vuota ricorrenza, in cui il paese per un giorno attua la “liturgia della resistenza”, priva di ogni contenuto attuale e riferimento reale, spinta dalla sinistra istituzionale, ansiosa di strumentalizzare la giornata e i sentimenti che suscita per fini propagandistici.

Adesso, troviamo proprio impossibile attraversare le piazze “antifasciste” del 25 Aprile che si riempiono solitamente di bandiere, e di partiti, aderenti alle sacche di repressione dello Stato, complici con il Genocidio Palestinese, proprio in questo momento quelle piazze rischiano anche di essere ulteriormente vilipese e snaturate dalla propaganda di Guerra.

La bandiera dell’UE non paga di essere lorda del sangue palestinese con il progetto REArm EU continua ad assumere connotati coloniali e guerrafondai stavolta recitando l’epitaffio sul tanto decantato mondo
libero occidentale.

E che se lo mettano bene in testa tutte quelle organizzazioni politiche antagoniste che durante l’anno si impegnano ad indicarci la via maestra per la redenzione dal capitale!

Quello che succede a Gaza non è una guerra tra stati bensì un genocidio da parte di uno stato nei confronti di un intero popolo, quello palestinese, che prova a ribellarsi e liberarsi dall’oppressione.

Un tenace movimento di Resistenza popolare che si oppone ad una delle potenze militari ed economiche più forti del pianeta, Israele, che vanta le migliori tecnologie, i migliori armamenti, il migliore esercito ed una diffusa volontà di pulizia etnica.

Questo dimostra che: la sterilizzazione dell’antifascismo operata dall’intero arco istituzionale, ha operato attraverso la selezione di forme e gestualità occasionalmente represse, lasciando i contenuti e l’essenza a diluirsi nella marea delle ingiustizie umane.

Quindi mentre ci inorridiamo di fronte a braccia tese, marce a passo dell’oca o al rifiuto di rinnegare il ventennio, siamo impassibili di fronte alla detenzione su base etnica dei cpr, alle deportazioni, alle misure di prevenzione poliziale, alla profilazione della repressione.

Ma non solo, come definire la speculazione finanziaria, la turistificazione, la deregolarizzazione del lavoro, la privatizzazione di scuole ed ospedali? Termini gentili ma non meno portatori di miseria, povertà e lutto.

Nel contesto dei già approvati decreto anti-rave, decreto Caivano e persino del nuovo codice stradale è al varo il DDL 1236 che si prepara a diventare il decreto legge più repressivo in tutta Europa.

A farne le spese saranno soprattutto lx detenutx e lx migranti a cui non possiamo che stringerci provando a creare ponti solidali, se carceri e cpr si chiudono col fuoco dellx reclusx il nostro impegno è di essere il fuoco
della vendetta.

A giovarne invece saranno le forze dell’ordine con più deterrenza, scudo penale, incitazione all’uso di armi da fuoco e maggiore discrezione sull’uso della forza. Il Fascismo è già qui!

Ma la variante umana non è uno scherzo! Gaetano Bresci che uccide il re ci insegna che a frapporsi tra la guerra ed i popoli innocenti c’è la
vendetta e la rabbia di chi cospira contro il potere.

A Catania il 25 Aprile andrà in scena la carcassa di quella che ancora molti si pregiano di chiamare ancora antifascismo e noi a questo vogliamo opporci, vogliamo che voli la civetta.
Chiamiamo all’azione e al conflitto sociale tuttx lx antifascistx che si oppongono alle logiche del profitto e del capitale per organizzare un
momento di rottura collettivo, per sovvertire l’ordinario, per riprenderci il presente.

SIAMO TUTTX ANTIFASCISTX? TUTTX?

PERUGIA: RAFFICA DI AVVISI ORALI DELLA QUESTURA NEI CONFRONTI DELLX ANTIFA

Riceviamo e diffondiamo dalla ridente Umbria.

Premessa: il 24 Gennaio 2025, a Perugia, un’adunata (neo)fascista ha potuto avere luogo nella suggestiva cornice della Sala della Vaccara, a un solo muro di distanza dall’aula consiliare di Palazzo dei Priori: motivo del ritrovo, la presentazione di un libro edito da Settimo Sigillo, marchio della Libreria Europa. Vista la dichiarata inettitudine dell’amministrazione Comunale ad impedire il raduno in alcun modo, la protesta è montata spontaneamente e un gruppo di persone si è quindi ritrovato in piazza IV Novembre per esprimere almeno il proprio disgusto e ribadire che iniziative del genere non dovrebbero essere tollerate.

A un mese di distanza, stanno fioccando tra chi ha partecipato alla protesta avvisi orali del Questore. Stante l’insostenibilità di mettere alla sbarra quella che è stata una dimostrazione più che pacifica, la Questura ha deciso di criminalizzare il dissenso ricorrendo al collaudato arbitrio delle misure preventive.

Niente udienza, niente possibilità di difendersi nell’immediato, ma solo a posteriori e con un esoso ricorso. Intanto però si viene marchiat* come elemento “antisociale”.

Nelle notifiche infatti si minaccia apertamente chi ha espresso il proprio antifascismo, con buona pace della finzione di ordinamento costituzionale cui il Questore dovrebbe la sua lealtà. Rivolgendosi direttamente alle persone presenti a quella che è definita “adunata sediziosa” (san codice Rocco, illumina il cammino), si sostiene che queste debbano “cambiare condotta”, e che il loro “stile di vita” potrebbe in futuro portarle a commettere dei reati. Si arriva addirittura a ipotizzare il possibile ricorso a procedure restrittive antimafia.
In ogni caso, e senza alcun elemento a suffragio di tale affermazione, le persone sono definite nelle parole della Questura come “socialmente pericolose”.

Ha pienamente ragione, signor Questore.

È un autentico pericolo per il corpo sociale limitarsi a contestare in poche decine la presenza dei fascisti in città. Non siamo certo orgoglios* di quanto accaduto. Quanto abbiamo fatto è il minimo sindacale, lo riteniamo anzi inadeguato, manchevole, e dunque sì, pericoloso.

A sole 48 ore dalla vigilia del giorno della Memoria, i diretti eredi dei responsabili morali e politici dello sterminio nei campi si sono riuniti in pieno centro città con il tacito assenso dell’amministrazione, la stessa che pochi giorni più tardi si sarebbe riempita la bocca di retorica sulla Shoah. Gli epigoni dei boia genocidi hanno potuto ritrovarsi impunemente, e in tutta calma disquisire della continuità di quella che dicono essere la loro “comunità di destino”. Destino da dominanti, costruito sulle ceneri di chi è reputato inferiore, e che vorrebbero vedersi compiere una volta di più nella storia umana. Inutile cullarsi nell’illusione che questi figuri siano anacronistici, e che sia meglio ignorarli, assumendo la comoda posizione dello struzzo. A una certa, è cosa nota, l’odore di piume bruciate arriva anche nel buco in cui si è cacciata la testa per non vedere.

Siamo quindi pienamente d’accordo con lei, signor Questore, e condividiamo la sua preoccupazione. Che un numero tutto sommato esiguo di persone si sia limitato a stazionare lanciando cori fuori della sala in cui si teneva un incontro dell’estrema destra, difeso peraltro da un ingente dispiegamento di FF. OO., è un autentico e allarmante segnale di pericolo per la società intera.

Ribadiamo, signor Questore, il suo cruccio è anche il nostro. Troppo poch*. E troppo poco (come si dice a Perugia). Consentire la presenza fascista può portare ad essere complici di crimini, non c’è nulla di più vero. Crimini contro l’umanità solitamente, quali deportazioni, torture, stragi e genocidi.

Quanto è successo (e sta succedendo tuttora) a Perugia è di assoluta gravità, ma non rappresenta un caso isolato nel panorama locale: pensiamo a quanto recentemente accaduto alla stazione di Terni a margine della protesta contro il decreto Sicurezza, quando di ritorno al binario un manifestante è stato oggetto di intimidazioni da parte degli agenti, trattenuto e denunciato per il solo motivo di avere con sé una bandiera palestinese (plaudiamo all’apparato repressivo, che si erge a difesa di tutti i progetti genocidari, senza fare distinzioni).

Dell’Umbria si è cianciato come di una regione rossa, ultimamente si preferisce paragonarla a un cuore verde… A noi sembra che dietro questa facciata colorata si celi non da oggi un ventre bruno, gonfio di identitarismo e pulsioni autoritarie, peraltro in linea con quelle che sono le tendenze a livello nazionale e internazionale.

Coscienti del pericolo,

L* antifa

CREMONA: ANTIFASCISTX IN STRADA CONTRO FORZA NUOVA

Diffondiamo:

Giovedì 6 marzo lx antifascistx di Cremona sono scese in strada per impedire ai fascisti di Forza Nuova di tenere un comizio in piazza “contro la carenza di sicurezza in città”.

LA SICUREZZA INCATENA, SCATENATI!

Dalla cronaca di regime locale: https://www.cremonaoggi.it/2025/03/06/forza-nuova-in-piazza-per-sicurezza-protesta-degli-antifascisti/

BOLOGNA: QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLA MARCIA NEOFASCISTA CHIAMATA A BOLOGNA PER IL 15 FEBBRAIO (E POI ANNULLATA)

Riceviamo e diffondiamo queste note sulla marcia neofascista indetta a Bologna per il 15 febbraio (e poi annullata) e sulle mobilitazioni chiamate per contrastarla.

Dopo le recenti manifestazioni e ronde delle organizzazioni neofasciste Movimento nazionale rete dei patrioti e Casa Pound, in queste settimane Bologna si stava preparando a rispondere all’ennesima chiamata fascista in città. Il 15 febbraio alle 15, tale Patrick D’Amato, questo il suo nome online, aveva indetto via social una marcia per la sicurezza e contro il degrado, in stazione centrale, sotto la sigla, tutta virtuale, “Rivoluzione Nazionale”. Piu che un gruppo organizzato tale sigla, ad un’analisi più attenta dei profili social, è risultata riferirsi ad un giovane romagnolo esaltato che cerca di raccattare consenso via social per creare il suo movimento, scontento delle sigle piu organizzate. Sproloqui scritti in prima persona si possono trovare su telegram, tik tok, instagram. L’attivitá fino a ora sembra limitarsi a qualche attacchinaggio, a qualche adesivo in giro, e alla propaganda portata avanti online. La mancanza di una vera organizzazione si evidenziava dai diversi sondaggi lanciati su telegram dal giovane mitomane, che in queste settimane stava cercando di capire quanti iscritti ai suoi canali si sarebbero presentati davvero alla chiamata, segno dell’assenza di una vera rete di supporto. Negli ultimi giorni abbiamo assistito addirittura a battibecchi online tra la rete dei patrioti e questa neonata sigla, in cui i primi hanno preso le distanze dalla seconda, denigrandone l’iniziativa.

Il primo canale telegram nasce a marzo, 183 iscritti, si chiama “Rivoluzione neofascio” ma si sa, comunicativamente, suona meglio “Rivoluzione Nazionale”. Cosi da ottobre, canale nuovo.  Sul canale si incontrano diversi tentativi di organizzare ronde e pessaggiate. La modalità è la stessa, un soliloquio fatto di sproloqui, e sondaggi con un  “pubblico” pressochè inesistente. A prendere in considerazione un sondaggio per una ronda a Bologna a novembre sono in sei.

Il fatto che non sia un gruppo organizzato non deve per forza rassicurare, e anzi, potrebbe comportare un aspetto di imprevedibilitá maggiore, di fatto però è stato chiaro fin da subito che si trattava di una chiamata tutta virtuale e senza struttura, e infatti è bastato uno scappellotto dai fasci organizzati, e uno dalla questura, per far si che l’eroe annullasse la marcia e chiedesse ai “camerati” di non presentarsi il 15. Patrick però rassicura, la manifestazione verrà riproposta in altre forme, rispettando tutte le norme imposte dalla questura, ha imparato la lezione, farà le cose a modo. Alle 14:20 video e proclami sul fatto che la marcia non si sarebbe fermata, alle 18:20 tutto annullato. Una storia che ha del ridicolo.

Ai diversi sondaggi lanciati e rilanciati dal canale a sigla RN per capire in quanti iscritti al gruppo telegram si sarebbero presentati alla chiamata, avevano risposto positivamente meno di quaranta persone su uno, una ventina su un altro. Questi sondaggi e questi numeri però vogliono dire poco e niente e non possono essere considerati un elemento di valutazione attendibile, trattandosi di persone di cui è ignoto il reale coinvolgimento.

A Bologna per il 15 febbraio sono state chiamate due piazze dai movimenti per contrastare questo tentativo di adunata di feccia, una in Piazza Medaglie D’oro, nel luogo di indizione dove doveva partire questa marcia, una in Piazza dell’Unitá.

Va notato che nel movimento le informazioni circa questa “marcia” e la sigla che l’ha promossa sono girate in modo grossolano, sull’onda di un allarmismo un po’ prematuro. L’antifascismo così rischia di diventare soltanto la vetrina della realtà di turno per autorappresentarsi.

Il neo-fascismo risorgente non va assolutamente sottovalutato, ma occorre collocarlo nel contesto corretto per poterlo contrastare e combattere con metodi efficaci ed adeguati. Analizzare la natura e la geografia di queste nuove formazioni neo-nazifasciste non può essere fatto in modo superficiale, e serve a poco se questa attività non viene accompagnata da una costante vigilanza, da coerenti pratiche di mobilitazione, e dall’antifascismo militante.

Chissà, forse se si fosse evitato di ingigantire questa marcia avremmo potuto incontrare il prode Patrick alla stazione, spiegargli davvero cos’è l’antifascismo, e di non riprovarci più?

Alcune antifasciste⁩⁩⁩

 

FORLÌ: LA STRAGE DI STATO E IL FILO NERO DELLA STORIA

Riceviamo e diffondiamo:

Giovedì 12 dicembre 2024
Al Circolo ARCI Asyoli, Corso Garibaldi 280, Forlì

LA STRAGE DI STATO E IL FILO NERO DELLA STORIA

Dalle 19.15
_ Buffet Vegan
_Esposizione mostra “Piazza Fontana, sappiamo chi è Stato”
_Proiezione di “La notte che Pinelli” e “Falsi miti su Piazza Fontana e la strategia della tensione”
_Dibattito


IL FILO NERO DELLA STORIA

Il 12 dicembre cade l’anniversario della Strage di Piazza Fontana a Milano (1969), che causò 17 morti e 88 feriti per lo scoppio di una bomba alla Banca dell’Agricoltura. Strage commessa dai fascisti, voluta e coperta dagli apparati statali, con la complicità dei servizi segreti e dei vertici militari N.A.T.O. Si inseriva nel contesto della “guerra fredda” tra blocco occidentale, di cui l’Italia faceva parte, e quello guidato dall’Unione Sovietica. L’Italia, infatti, al tempo era un’eccezione tra i paesi europei del mediterraneo. In Spagna, Portogallo e Grecia governavano dittature fasciste o militari, appoggiate da Stati Uniti e N.A.T.O. Anche in Italia il “partito del golpe” – ampi strati di politica, giornalismo, economia ed esercito – credeva che una dittatura di stampo fascista/militare avrebbe meglio compresso la conflittualità sociale, allora decisamente maggiore di oggi, evitando l’avvento di qualche forma di “comunismo”.
Si doveva atterrire l’opinione pubblica attribuendo le stragi agli anarchici, per dare avvio alla svolta autoritaria. Si è dato a questo disegno il nome di “strategia della tensione”.

Oggi il protagonismo dei gruppi neofascisti è nuovamente presente. Chi governa usa questa manovalanza per provocare e attaccare i movimenti. Inoltre nuove leggi come il DDL 1660, che il governo Meloni sta per approvare, andranno ad incidere pesantemente, con l’introduzione di 13 nuovi reati e diverse aggravanti (pensiamo al reato di “blocco stradale” o a quello di “rivolta carceraria” per chi, anche pacificamente, protesta nelle carceri e nei CPR). Siamo davanti ad una innegabile svolta repressiva, uno “Stato di polizia” la cui evidenza è data dall’art.20 di questo decreto, che autorizza gli sbirri a portare armi senza licenza anche fuori servizio. Se poi aggiungiamo la volontà del governo di far adottare all’Italia il presidenzialismo, vediamo che alcuni dei progetti dei golpisti di un tempo stanno trovando applicazione nel solco della democrazia formale.

Se durante gli anni della “strategia della tensione” da contrastare era una conflittualità sociale di massa che impensieriva e non poco il potere, oggi come si spiega questa “controrivoluzione preventiva” in assenza di agitazioni rivoluzionarie? Si spiega con le dinamiche mondiali, che vedono nuovamente schierarsi gli Stati in blocchi contrapposti. L’Italia è pienamente coinvolta nelle guerre che insanguinano il pianeta, con le armi fornite all’Ucraina e a Israele (per fare gli esempi più noti), con l’eventualità di entrare direttamente nei conflitti in corso. Questo genera politiche di tagli ai servizi e una continua dissipazione di fondi pubblici per fare la guerra. Lo Stato italiano teme che l’economia di guerra, generando povertà, possa far da volano a proteste sociali molto più forti di quelle che vediamo oggi. Ecco perché, preventivamente, ricorre ai fascisti e a norme ed assetti sempre più autoritari. Per farli accettare la tattica è sempre la solita: creare artificialmente il bisogno di “sicurezza” con la designazione dei nemici interni. Un’informazione controllata a dovere mostrifica a turno i “manifestanti violenti” che se la prendono coi “poveri poliziotti” (anche se sono questi ad usare il manganello), i sindacalisti che scioperano creando disagi al “paese che lavora”, i “clandestini” e i figli di immigrati (quando uno di loro – Ramy – viene ammazzato al Corvetto a Milano, per non essersi fermato all’alt dei carabinieri, il pensiero è “se lo è cercato!”), finendo ovviamente con gli anarchici “professionisti degli scontri”. La divisione del corpo sociale in buoni e cattivi serve a compattare sul fronte interno l’esercito dei buoni: una “nazionalizzazione delle masse” per rendere più agevole il compito del partito trasversale della guerra sul fronte esterno.

Vediamo un filo nero che lega la “strategia della tensione” di ieri e quella di oggi. Ed è preoccupante, ma emblematico, che il DDL 1660, all’art.23, conceda a funzionari ed agenti dei servizi segreti infiltrati nei movimenti l’impunità penale nel caso di “direzione ed organizzazione di associazioni terroristiche” nonché di “fabbricazione o detenzione di ordigni o di materiale con finalità di terrorismo”. Non lo abbiamo sempre detto? Terrorista è lo Stato!
Democrazia borghese e dittatura sono due facce della stessa medaglia!
Contro l’economia di guerra, la lotta e l’azione diretta sono nostre amiche!

Collettivo Samara – samara@inventati.org

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DA PIAZZA FONTANA A CORVETTO, LO STATO E I SUOI SGHERRI ASSASSINI!

C’è un orribile e sanguinario filo nero che lega la strage di stato di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) all’assassinio causato dai carabinieri di Ramy Elgaml, ragazzo di 19 anni di Corvetto, Milano.
Questo filo nero è la mentalità che sta alla base della società che ci troviamo a subire: la mentalità dei padroni che si sentono onnipotenti e che decidono, letteralmente, della vita, della morte, della malattia, della carcerazione, della disperazione di milioni di individui, umani e non.
Se i padroni del 1969 infatti hanno armato i fascisti (tramite i servizi segreti che la sinistra chiama “deviati” ma semplicemente i servizi segreti fanno, sempre, ovunque, questo sporco infame lavoro) che hanno messo la bomba nell Banca dell’Agricoltura per seminare il panico tra la gente, i carabinieri, la polizia, le guardie carcerarie, gli assistenti sociali, i professori, i guardiani privati, seminano quotidianamente paura e violenza (certo a piccole dose rispetto alla bomba che fece 88 morti) per inculcare in tuttx noi, emarginatx o ribelli all’ordine costituito, i più devastanti dei virus: la rassegnazione e l’obbedienza.
E la mentalità dei padroni dell’epoca, e dei padroni di oggi, che poi sono sempre gli stessi (politici, industriali, grandi proprietari terrieri, banchieri, generali) è quella che ci mantiene costantemente sotto il tallone di ferro dell’autorità: all’epoca però, nei famigerati anni ‘60 e ‘70, grande parte della popolazione povera e ribelle rispondeva con fantasia, pistole, corpi, canti, cortei, occupazioni, scritti, molotov, oggi, aihnoi, ci pare che quella violenza e quella frustrazione che quotidianamente immagazziniamo, la rivolgiamo piuttosto contro noi stessx, ammalandoci, commiserandoci, disprezzandoci (perchè il mondo ci fa sentire inutili, sbagliatx) oppure contro i nostri fratelli e sorelle potenziali, ossia altrx emarginatx, altrx ragazzx arrabbiatx, altrx che stanno in strada tutto il giorno perchè in casa c’è la solitudine ma fuori comunque non c’è niente.

Quel filo nero che collega Piazza Fontana e la morte di Ramy sono le divise sguinzagliate dappertutto, impunite, che con il nuovo DDL1660 diventaranno ufficialmente (già lo sono nei fatti) dei cittadini di classe superiore a tuttx lx altrx: potranno girare armati anche non in servizio, per ogni processo lo stato, ossia le tasse di chi le paga, sborserà fino a 40mila euro (preventivi!) per difenderli e tutelarli e noi, poverx mortalx, se ci rifiutiamo di dare le generalità finiamo in processo penale senza contare le minacce, gli schiaffi, l’umiliazione.
Sì, forse non sono proprio tutti uguali, ma andatelo a dire a chi è stato torturato nella caserma di Piacenza o a Bolzaneto (Genova 2001) chi al carcere di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia (solo per citare casi “famosi”) andatelo a dire alle ragazze stuprate dai militari a Firenze e a l’Aquila, andatelo a dire a Ramy, che potevamo essere noi, ognunx di noi.
Andate a dire che i padroni non esistono più e che la legge è uguale per tutti ax detenutx nelle carceri italiane (e di tutto il mondo), ax prigionierx nei CPR e negli istitui minorili, che hanno come alternative di fronte a sè o gli psicofarmaci del vitto ministeriale (e diventare zombi) oppure l’evasione o la rivolta…e quando ci provano gli sparano addosso e dicono che erano tutti tossici strafatti di metadone (vi ricordate le rivolte che hanno inaugurato l’incubo securitario della “gestione COVID” nel 2020? Noi sì.)
E se in carcere non hai nel cuore la fuga o la rivolta resta solo il lenzuolo stretto al collo e già, in Italia, se ne sono ammazzatx 77 di detenutx.
E tutto quello che politici ed “esperti” (qualunque cosa significhi) sanno fare è istituire altri reati per i quali altrx emarginatx, altrx poverx, altrx ribelli finiranno dietro le sbarre a popolare questi inferni dimenticati.
E più ci ammazzano, più ci incarcerano, più ci arrestano, più ci terrorizzano, più si lamentano che siamo cattivi, delinquenti, violenti e se a Corvetto lx amicx di Ramy hanno tirato pietre e incendiato qualche cassonetto pare che sia la guerriglia urbana! Ma magari!! Cosa contano oggetti e strade bloccate di fronte ad una vita stroncata? Come si può mettere sullo stesso piano un ragazzino ammazzato da un carabinieri per odio securitario e un autobus coi vetri rotti per rabbia?!

La mentalità dei padroni è una mentalità intrinsecamente stragista: le persone affogate nel Mediterraneo, alle frontiere di montagna, sui posti di lavoro o in strada, durante un “normale controllo di polizia”, sono lì a testimoniarlo.
È la mentalità, portata alle sue estreme logiche conseguenze, che lo stato sionista sta applicando in Palestina e in Libano: sterminare, fisicamente, chi è di troppo, chi si frappone fra il potere e i suoi obiettivi.
E proprio la questione palestinese sbatte in faccia a qualsiasi sincerx democraticx quanto la legge, le regole, i trattati vengano chimati in casua solo ed esclusivamente quando fa comodo a chi li ha stipulati: lo stato sionista, sostentuo, finanziato, armato da USA e Unione Europea può commettere un genocidio in diretta TV e nessuno muove un dito. Se lx studentx manifestano in piazza contro il genocidio, pacificx e coloratx, gli sbirri li manganellano e li denunciano. Ecco cos’è la legge: il ghigno schifoso e maledetto dell’autorità che dopo averti derubato, pestato, incarcerato ti presenta pure il conto.
Questo era vero nel 1969 ed è vero anche oggi, la sostanziale differenza per chi scrive è che cinquant’anni fa tanta parte della popolazioni (in Italia e nel mondo) lottava per stroncare questo stato di cose, mentre ora (di certo in italia, forse anche altrove) la mentalità dei padroni è stata assunta dallx sfruttatx come se avessimo le stesse garanzia e le stesse priorità: no, non siamo sulla stessa barca, chi ha privilegi è nemico di chi non li ha, e sarebbe opportuno che fosse vero, nei fatti, anche il contrario!

La memoria di ciò che è accaduto, di quanto lo stato italiano abbia sempre mantenuto la “pace” con le bombe (Piazza Fontana, Italicus, Stazione di Bologna, Piazza della Loggia) ci fa restare lucidx e non fidarci delle carogne che ci promettono che questo è “il migliore dei mondi possibili”: ce ne sono altre di possibilità, infinite, quanto infinito è il desiderio di creare un modo altro di vivere. Desiderare ardentemente questi sogni e poi armare la fantasia per concretizzarli!

12 DICEMBRE 1969: IL MANDANTE È LO STATO GLI ESECUTORI I FASCISTI!

VERITÀ E VENDETTA PER RAMY E PER TUTTX LX ALTRX AMMAZZATX DAI TUTORI DELL’ORDINE!

SPAGNA: A 6 MESI DI RECLUSIONE DEL COMPAGNO ANARCHICO ABEL. PER AMORE DELL’ANARCHIA, PER ODIO DELLA REPRESSIONE.

Traduciamo e diffondiamo

Questo 30 novembre sono 6 mesi che il nostro compagno anarchico Abel è stato sequestrato dallo Stato ed incarcerato nel centro penitenziario di Brians 2, con una condanna di 3 anni e 9 mesi per l’aggressione, nel 2018, a un manifestante della JUSAPOL[1] che portava simbologia fascista. Tutte le istanze giudiziali dello Stato hanno ratificato l’accusa di reato di lesioni con aggravante di odio, con l’obiettivo di proteggere gli sbirri e criminalizzare ancor di più la militanza del compagno. Un castigo che la reclusione ha fatto diventare doppio, dato che in tutto questo tempo, in ben due occasioni è stata respinta la classificazione in terzo grado, facendo riferimento all’ideologia del compagno e alla sua mancanza di empatia con la “vittima”. Così il Potere giustifica i programmi di reinserimento (condizione indispensabile per ottenere permessi penitenziari) ai quali deve sottomettersi il prigioniero, con l’obiettivo di annichilire la sua coscienza rivoluzionaria: come un falegname che martella i chiodi storti dell’asse. Così si converte la condanna in tortura e ricatto.

Per noi non rappresenta nessuna novità la loro politica penitenziaria basata sull’esercizio di violenze strutturali in base alla posizione sociale delle persone recluse: lo sfruttamento della manodopera, le umiliazioni e aggressioni delle guardie e il maltrattamento sistematico delle famiglie sono solo la punta dell’iceberg.
Mai abbiamo sperato che le loro leggi potessero essere uno strumento a nostro favore, né abbiamo mai aspirato a riformarle per indorare la pillola di abusi e sofferenze. Perché sappiamo bene che il carcere, come qualsiasi altra istituzione repressiva, è uno strumento al servizio del Potere e della classe dominante, il cui obiettivo è annichilire qualsiasi accenno di dissenso nella società. Un’istituzione che merita solo di essere distrutta e abolita.

La prigione, quel buco dove il tempo sembra essersi fermato e a volte passa senza che ce ne si renda conto, è il luogo che la Democrazia riserva a coloro che osano mettere in discussione l’ordine stabilito, imprigionando quanti sono costretti a vivere in un angolo e chi lotta senza sosta: anche per tuttx loro scendiamo in strada. Perché non ci dimentichiamo del resto dei prigionieri e delle prigioniere in lotta, che resistono dentro e fuori lo Stato. Perché non ci accontentiamo di far tremare a forza di pugni il vetro che ci separa, di far sentire le nostre voci in una chiamata contro il tempo, di inviare il nostro affetto per posta. Vogliamo vedere cadere quei muri.

Questo 30 novembre scendiamo in strada a difendere ciò che è nostro e che vogliono rubarci. Per amore dell’anarchia e per odio della repressione. Perché siamo noi che, amando gli spazi che abitiamo, resistiamo in essi con i nostri corpi, per il banale e semplice fatto che i nostri corpi sono le nostre trincee. Preferiamo le ceneri della metropoli al giogo del Capitale. Per l’odio verso le loro patrie, frontiere, guerre e disastri, dove di fronte ci siamo noi, amanti del conflitto e della rivolta, che seminiamo mutuo aiuto e solidarietà contro l’intero sistema di dominio. Senza inginocchiarci dinnanzi ai morti, ai feriti e ai caduti, senza offrirgli un minuto di silenzio, ma solo una vita intera di lotta e di vendetta. Per l’odio verso capi, borghesi, partiti, fascisti e tiranni che, con le loro maschere democratiche, vorrebbero costringerci con la forza ad essere comparse nello spettacolo della miseria. Nonostante questo, abbiamo deciso di essere protagonisti delle nostre vite, per la nostra passione per la libertà ed il nostro odio per l’autorità, per l’affetto verso i nostri pari e per amore verso lx nostrx compagnx che vogliono portarci via.

Per tutto questo, scendiamo in strada il 30 novembre. Perché la solidarietà è l’arma che colma la distanza che ci separa. Per amore dell’anarchia, per odio della repressione.

Gruppo di supporto per Abel
Novembre 2024

[1] Associazione spagnola formata da agenti del Corpo Nazionale di Polizia e della Guardia Civile, affine a VOX ed altre organizzazioni di estrema destra.


Manifestazione a Barcellona
30 novembre ore 19.30
Plaça d’Orfila


Manifestazione a Siviglia
30 novembre

MESSINA: INIZIATIVE CONTRO IL DDL 1660

Diffondiamo

Ci vediamo venerdi 25 ottobre alla piazza dell’ex fiera (passeggiata a mare) dalle ore 17.00

In un mondo sempre più scandito dal ticchettio del profitto, distruggiamo le lancette; ‘divertirsi è un bisogno vitale’.
Incontriamoci, organizziamoci, creiamo insieme gli spazi che sogniamo.

Prepariamoci al corteo contro il ‘ddl sicurezza’ di giorno 26 Ottobre.

Microfono aperto, musica e socialità.
Porta i tuoi strumenti musicali, vecchie lenzuola per striscioni, indumenti, colori e/o tutto quello che vorresti decorare con la stampa serigrafica e trovare in piazza.

CONTRO IL DDL SICUREZZA
LIBERX DI LOTTARE!

SABATO 26 OTTOBRE
CORTEO A MESSINA

Concentramento a Largo Seggiola (vicino Piazza del Popolo) alle ore 17