NUOVO OPUSCOLO: SULLA LOTTA CONTRO GLI SFRATTI TRA PORTA PALAZZO, AURORA E BARRIERA DI MILANO [TORINO]

Riceviamo e diffondiamo:

Questo opuscolo nasce dall’idea di un’iniziativa svoltasi a Firenze
nel 2022 per parlare della lotta agli sfratti portata avanti tra il 2011
e il 2014 a Torino. L’iniziativa, al tempo, era composta da pezzi di
audio, interviste, articoli, fanzine e interventi radiofonici rilasciati
da chi ha partecipato a quella lotta in quegli anni. Oltre a delle
valutazioni personali a posteriori sul percorso, i suoi limiti e quelle
che erano le prospettive sperate. Per completezza si aggiungeva
una (se pur parziale) cronologia dei fatti e degli eventi di maggior
importanza di quel periodo e in quel ambito specifico. Questo
opuscolo parte da quelle considerazioni e cerca di sviscerare alcuni
degli aspetti che hanno caratterizzato la lotta agli sfratti a Torino nei
quartieri di Porta Palazzo, Aurora e Barriera di Milano.

Ho deciso di scrivere questo opuscolo perché penso che se pur
quell’esperienza è andata concludendosi e se pur il periodo di
lotta preso in considerazione in questo scritto non copra tutto il
percorso (dopo il 2014 la lotta è proseguita ancora per diversi anni)
quell’esperienza è stata rilevante sia per chi vi ha direttamente
partecipato sia per chi viveva quelle strade al tempo. Oltre che per
la necessità di non lasciar cadere nell’oblio quelle che sono state
esperienze di lotta poiché se pur limitate nel tempo e nello spazio o
piene di contraddizioni e problematicità lasciano comunque spunti di
riflessione e possibilità di ragionamenti futuri. […]

OPUSCOLO IN PDF: torino lotte contro gli sfratti

STATI UNITI: ARRESTATA LUCY, ACCUSATA DI AVER VANDALIZZATO UNA CONCESSIONARIA TESLA

Diffondiamo

Apprendiamo l’arresto in Colorado, Stati Uniti, di Lucy Grace Nelson,
donna trans accusata di aver vandalizzato ripetutamente una concessaria
Tesla.
Gli attacchi sarebbero avvenuti il 29 gennaio, 2 febbraio e 7 febbraio
2025: le auto Tesla della concessionaria sono state vandalizzate con
vernice spray sui vetri, la scritta “nazi-cars” è stata trovata su una
colonnina di ricarica, c’è stato un tentativo di incendio e alcune
vetrate dell’edificio sono andate in frantumi.

Le ripetute azioni hanno portato la polizia a tenere attenzionata la
concessionaria in questione, e Lucy Grace sarebbe stata identificata
come l’autrice, sulla base di un video delle telecamere di sorveglianza,
che riprende un soggetto vestito di nero; ritenuta la principale
sospettata, è stata seguita nei suoi spostamenti ed è stata arrestata
nei dintorni della concessionaria il 24 febbraio, in possesso di alcuni
dispositivi incendiari. I danni contro questa concessionaria
ammonterebbero a 5.000 dollari.
Lucy Grace è entrata in prigione con l’accusa di possesso di esplosivi e
congegni incendiari, è stata messa in una sezione femminile, ma dalle
notizie sembra che sia già uscita su cauzione (100.000 dollari). La
prossima udienza preliminare sarà il 15 marzo 2025.

Lucy Grace è una donna trans attivista radicale trans antifascista di 40
anni; i giornali e i commenti su internet abbondano di transfobia e
rimarcano che le donne trans non sono donne, e che devono essere recluse
nelle sezioni maschili; che è una persona disturbata affetta da sindrome
AntiTrump e Musk. Questi sono alcuni dei tanti orribili commenti che
abbiamo letto quando cercavamo notizie su di lei. Seguiranno
aggiornamenti.

PESCARA: PRESIDIO AL CARCERE IN SOLIDARIETÀ ALLE PERSONE DETENUTE

Diffondiamo

Domenica 9 marzo ore 10:30
Presidio al carcere di San Donato, Pescara
In solidarietà con le persone detenute

Lunedì 17 febbraio al carcere di San Donato un giovane detenuto si è tolto la vita. Ne è seguita una rivolta alla quale lo Stato ha risposto con la repressione di sempre, trasferendo decine di detenuti.

Questo succedeva negli stessi giorni in cui la garante dei detenuti in Abruzzo, seguita a ruota dai politicanti di turno, dichiarava che le carceri abruzzesi non presentano criticità.

Quello che il carcere fa è invisibilizzare la popolazione non allineata con le leggi che difendono la borghesia ed è sicuramente la linea di chi vuole sempre di più rimarcare la divisione tra buoni e cattivi e tra ricchi e poveri.

Le persone detenute, che a detta di chi dovrebbe “tutelare” ed “esserne garante” non stanno poi così male, per lorsignori, stanno bene dentro, dove l’importante è che non se ne parli nel mondo “di fuori”.

Che sia con garanti, “riforme” o “percorsi rieducativi”, tutto ciò non può cambiare il fatto che di una gabbia si tratta, dove rinchiudere e reprimere esistenze, per nascondere le contraddizioni dello Stato.
La detenzione è una condanna alla disumanizzazione e talvolta anche alla morte. Tutto ciò perché natə dalla parte sbagliata, perché non conformi alla società che impone dei modelli e non succubi delle leggi di chi è al potere.
Leggi liberticide, inoltre, non fanno altro che aggravare questa situazione.

Solidarizziamo con le persone detenute.
Perché il carcere non è un corpo estraneo della società, ma il luogo in cui il dominio esplica le sue contraddizione e compie le sue efferatezze.
Tuttə liberə!

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SPAGNA: SCRIVIAMO A GHESPE

Dopo il suo arresto a Madrid, avvenuto il 15 febbraio durante un controllo di polizia, il compagno anarchico Ghespe è stato trasferito nel carcere di Soto del Real e non si è opposto all’estradizione verso l’Italia.
Ghespe, irreperibile e ricercato dal 2023, era stato condannato a 8 anni di reclusione nell’ambito dell’operazione Panico, per l’azione contro la libreria “Il Bargello” (Firenze, 1° gennaio 2017), spazio legato a Casapound.

Per scrivere a Ghespe:

Salvatore Vespertino
Carretera M-609 Km 3.5
28791 Soto del Real (Madrid)
España

GALLICO (RC): PRESENTAZIONE DELL’OPUSCOLO “PRIMI PASSI… ATTRAVERSO IL DDL SICUREZZA VERSO UNO STATO DI GUERRA”

Diffondiamo

Venerdì 7 Marzo al CSOA Cartella la presentazione dell’opuscolo:

𝐏𝐑𝐈𝐌𝐈 𝐏𝐀𝐒𝐒𝐈 – 𝘼𝙩𝙩𝙧𝙖𝙫𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙞𝙡 𝘿𝘿𝙇 𝙨𝙞𝙘𝙪𝙧𝙚𝙯𝙯𝙖 𝙫𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙪𝙣𝙤 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙜𝙪𝙚𝙧𝙧𝙖
a cura di 𝐌𝐚𝐭𝐞𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐏𝐢𝐫𝐨𝐜𝐥𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨

“È la preparazione della guerra in altri ambiti – politici e sociali – che da lungo si preparano ad essere qui arrivati ad un punto di svolta. Dopo i passi che la legislazione emergenziale ha approntato in questi anni, con il ddl 1660-1236 è la volta di scoprire le carte, con un bel salto in avanti. Il terreno è finalmente fertile per l’accrescersi del sentimento patriottico, il pozzo è avvelenato, la costruzione del nemico è ultimata, le forche sono distribuite ai passanti.”

Quali sono le prospettive col nuovo DDL sicurezza? Sicurezza? Ma per chi?
Ne parliamo insieme 𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢’ 𝟕 𝐌𝐚𝐫𝐳𝐨, 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟗 al 𝐂𝐒𝐎𝐀 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞𝐥𝐥𝐚 (via Quarnaro, I, Gallico, RC)

CATANIA: VOLI LA CIVETTA

Alfredo M. Bonanno.
Discussione e testimonianze sul movimento anarchico degli anni ’60, ’70, ’80

Palestra LuPo (Piazza Pietro Lupo 25)
4 marzo
ore 17.30

Se la lotta non è una meta, ma un modello interpretativo della realtà, per riappacificarci con il nostro intelletto abbiamo la necessità di conoscere la storia delle lotte nel nostro territorio. La nostra isola trattata alla stregua di una colonia; dove riversare nocività industriali, basi, armi e soldati oltre a ogni tipo di prigione, ha ormai una salda ed univoca narrazione.

La sottomissione, il disinteresse e l’indifferenza, queste le caratteristiche che regnano sovrani nella Trinacria, non sono solo un atteggiamento temporaneo legato ad uno specifico contesto, ma sono una categoria dell’anima, un tratto comune della popolazione, una tara di lombrosiana memoria. Questa tossica vulgata è strumentale, palesemente per proteggere lo Status Quo ed è fondamentale per isolare tra rabbia e impotenza qualsiasi pensiero sovversivo individuale.

Riappropriarsi della conoscenza di una Sicilia ribelle e indomabile non è assolutamente da ritenere come risolutivo, ma è senza ombra di dubbio concime per le teste che nascondono un seme di ribellione, che altrimenti potrebbe non germogliare mai.

Nel giorno in cui Alfredo Maria Bonanno avrebbe compiuto 88 anni ci sembra doveroso cogliere l’occasione per parlare di un eccezionale figura anarchica e del suo contesto.

Prolifico autore che ha scritto più di 150 opere tradotte in decine di lingue, non ha mai smesso di mettere il suo pensiero e il suo corpo al servizio della libertà, senza aver avuto mai paura di perderla. I suoi continui studi ed interventi sui metodi e le strutture organizzative anarchiche, in un modo o in un altro, hanno influenzato nella sua interezza l’odierno pensiero anarchico; rimanendo per lo più sconosciuto nel territorio dove è nato, ha passato la sua giovinezza e soprattutto, ha dato luogo alle sue prime battaglie. Nostra intenzione è recuperare questo passato attraverso le testimonianze di chi, quelle battaglie, le ha vissute in prima persona prima che cadano nell’oblio, rafforzando il mito della Sicilia impassibile e inerte a qualsiasi moto di rivolta.

MESSINA: CORTEO CARNEVALE NO PONTE [1 MARZO]

Diffondiamo

L’ombra del ponte è già qua: espropri, cantieri propedeutici, depositi di scorie, propaganda, sottrazione di risorse, decreti legge per aggirare prescrizioni e per reprimere il dissenso… Il ponte è il simbolo di un’idea di progresso che se ne infischia delle nostre vite: estrae valore dai territori a costo di devastarli, li sottrae ai bisogni e ai desideri degli abitanti… per far guadagnare i pochi soliti noti.

Per ribaltare questo scenario e far sì che non si ripresenti mai più, abbiamo bisogno di capovolgere prospettive, ricontattare energie, immaginare mondi nuovi, creare relazioni differenti.

E allora… CARNEVALE!

Da sempre festa popolare, eretica, liberatrice, che dissacra, rovescia, si fa beffe del potere, la festa del tempo che tutto distrugge e rinnova!

…un carnevale per difendere lo Stretto, un carnevale per esorcizzare i mostri del profitto, un carnevale di festa, un carnevale di lotta!

Volete inondarci di cemento… …ma sarà la nostra risata che vi seppellirà!

STAMPA E DIFFONDI

FILE STAMPA VOLANTINO

SOLIDARIETÀ AI DETENUTI DEL CPR DI MACOMER

Diffondiamo

Nella notte di giovedi 13 febbraio i prigionieri del CPR di Macomer hanno dato vita ad una protesta (uno di loro è salito sul tetto) poiché due loro compagni avevano tentato il suicidio e per le sempre peggiori condizioni di vita all’interno della struttura.

Il CPR è totalmente isolato dal punto di vista geografico, a due ore circa di auto da Cagliari, nascosto in prossimità della zona industriale di Macomer (tanto che qualche abitante del paese ne ignora addirittura l’esistenza), strettamente sorvegliato da tutti i tipi di forze dell’ordine e dall’esercito e per raggiungerlo è necessario utilizzare strategie adeguate a evitare di essere intercettati e respinti prima di arrivarci.

La notte della protesta qualcun* ha deciso di fare un salto nella zona del CPR per capire che aria tirasse. Dalla struttura la situazione sembrava abbastanza tranquilla ma i diversi posti di blocco posizionati per tutto il paese sono stati una conferma indiretta che fosse accaduto qualcosa di significativo.

Per questo la mattina di sabato 15 febbraio abbiamo deciso quindi di effettuare un saluto per portare solidarietà a tutti i detenuti e per ricordargli che non sono soli. La risposta è stata forte e calorosa, sono riusciti a informarci che all’interno sono in cinquantatre, che una mezza dozzina di prigionieri non dovrebbero essere reclusi neppure per la durissima legislazione in vigore (perché figli di genitori con cittadinanza italiana o perché privi dei requisiti previsti per la detenzione amministrativa), che il cibo è immangiabile, che non hanno acqua calda, che gli viene impedito qualsiasi tipo di comunicazione telefonica se non alcune a pagamento, che gli viene impedito di svolgere qualsiasi tipo di attività compreso quelle ricreative (hanno una sola televisione con un unico canale) e che all’interno alcune celle sono completamente bruciate tanto da non essere abitabili. Ci hanno detto che si rendono conto di venire uccisi lentamente.

Dopo una mezzora di scambio di comunicazioni con i prigionieri, come consuetudine si sono presentati polizia, digos e carabinieri, che dopo averci identificato e filmato e avere registrato i messaggi che scambiavamo con i prigionieri in lingue diverse dall’italiano dopo diverse ore di fermo ci intimavano di andarcene, denunciando i compagn* che hanno violato il foglio di via da Macomer; fogli di via che il questore di Nuoro, Alfonso Polverino, emette, con motivazioni di fantasia, per tutt* coloro che si avvicinano al CPR per solidarizzare con i detenuti e/o protestare.

La risposta ricevuta dai prigionieri, più forte del previsto, è per noi una spinta a continuare la lotta. Contro il razzismo del sistema e di chi lo appoggia, contro il razzismo volgare e squallido della destra e il razzismo elegante e raffinato della sinistra d’opposizione (quella che ha creato i CPR, che ogni tanto finge di indignarsi in maniera decisa ma che agisce perché nulla cambi, protestando contro il progetto CPR albanese mentre ignora il suo prototipo di Macomer), contro la distrazione che sconfina nel razzismo, di chi dimentica l’esistenza di prigioni come il CPR in una Sardegna che è una Cayenna con le altre sue 14 prigioni (3 delle quali con il 41 bis) e l’occupazione militare più ampia d’Europa. È evidente che la lotta contro il CPR di Macomer è una lotta che il sistema ci fa pagare caro, con l’utilizzo di misure di prevenzione e le successive denunce nel caso di violazione. Tanto accanimento ci fa pensare che forse stiamo colpendo nel segno, ricordando ancora una volta che non saranno quattro sbirri in divisa e un pezzo di carta a farci allontanare dalle lotte.

LE GALERE SI CHIUDONO CON IL FUOCO

TUTTE LIBERE E TUTTI LIBERI

Anarchicx contro carcere e repressione

COMO: SALUTO AL CARCERE BASSONE

Riceviamo e diffondiamo

Nella giornata di domenica 9 alcune persone si sono riunite per portare un saluto di solidarietà e vicinanza alle persone detenute dentro al carcere Bassone, a Como.
Il saluto ha permesso di parlare con le persone dentro, e di abbattere, seppure per un momento, il muro che divide dentro-fuori. L’intento era quello di comunicare un indirizzo postale a cui scrivere da dentro, per raccontare ed essere meno sol*.
Sappiamo che le condizioni all’interno del carcere sono disumane, con un sovraffollamento al 185.4% (dati antigone 2024) che lo rende il terzo carcere più sovraffollato d’Italia, numero inadeguato di personale sanitario, violenza delle forze dell’ordine, e molteplici tentati suicidi.
Il carcere non è un  luogo per  rendere giustizia  ma solo un posto violento che cerca di togliere alle persone libertà, dignità e parole.
Crediamo che il carcere elimini le storie personali e comunitarie attraverso la criminalizzazione delle stesse. Con tutto l’aiuto di un sistema giuridico e di un codice penale razzista e classista, che confina chi non si vuole adeguare alla quotidiana oppressione in luoghi dimenticabili e dimenticati.
Il saluto è stato portato a termine con grande entusiasmo, sia dall’interno che dall’esterno, ma la repressione non è tardata ad arrivare. Alla fine della giornata, sei persone sono state fermate per identificazione e una di queste è stata arrestata in flagrante; le accuse che pendono sono manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale, con due fogli di via da Como per un anno. Come al solito e sempre degno di nota, le accuse hanno seguito un racconto fasullo della situazione vissuta, creduta e riportata anche dai giornali locali, e sono quindi esito dell’ostinazione delle forze dell’ordine nel soffocare azioni e parole dissidenti.
Il carcere non è un luogo da riformare, ma un’istituzione inutile e criminalizzante e che per questo va eliminata. Solidarietà con lx carceratx, libertà x tuttx.
Fuoco alle galere

Report antigone https://www.antigone.it/osservatorio_detenzione/lombardia/188-casa-circondariale-di-como

DUE NOTE SULL’ISOLAMENTO DEL CPR DI BARI-PALESE E DEI SUOI DETENUTI. VERSO IL PRESIDIO DEL 22 FEBBRAIO

Riceviamo e diffondiamo

Il CPR di Bari Palese (come il CARA) si trova nei pressi dell’aeroporto internazionale di Bari – Karol Wojtyla, vicino al quartiere San Paolo. In un’area oltre che periferica, completamente militarizzata, dallo stesso aeroporto ma soprattutto dalla Guardia di Finanza con gli edifici, le mura e il filo spinato del gruppo operativo Bari 1 e della Legione Allievi Finanzieri. A primo impatto sembra un grande residence di lusso perché spiccano i palazzi alti, in mezzo al nulla, con i loro balconi e finestre, poi quando ti avvicini e vedi le mura, le targhe, qualcosa inizia a puzzare… Quelle mura nella parte a nord del lato est combaciano con quelle di un’altra struttura, molto più piccola, che di alto non ha nessun palazzo e non ha nessun balcone: è il centro di tortura di stato chiamato “ufficialmente” Centro di Permanenza per i Rimpatri, dove vengono detenute le persone in movimento sprovviste dei documenti richiesti dall’Unione Razzista Europea.

L’ingresso del CPR non è sulla strada principale, la stessa strada della GdF, ma infondo ad un viale alberato che costeggia le mura della GdF.

Il CPR di Bari Palese dunque ha un perimetro rettangolare. Vicino all’angolo sud ovest, sul lato sud c’è il cancello in direzione del viale alberato, poi si sviluppa verso est con una decina di moduli: un paio per gli uffici, uno per l’infermeria e gli altri sono celle. Oltre le celle e i moduli, a contenere i prigionieri c’è una prima cinta di mura, poi una seconda in cemento, alta 6 metri.

Negli ultimi anni ci sono state importanti rivolte dentro al CPR di Bari Palese, una in particolare che causò l’inagibilità di una parte, riducendo la capienza del lager di stato. Ma sappiamo che quello non fu un caso isolato, chi è rinchiusx dentro il CPR lotta ogni giorno. Grazie alle testimonianze dei reclusi o di chi lo è stato, possiamo farci un’idea della violenza che viene usata per sedare le proteste, da quella più diretta della celere al momento della rivolta, a quella indiretta degli psicofarmaci, dell’assenza dei servizi sanitari, dell’isolamento.

Sempre negli ultimi anni la repressione dentro e fuori il centro di tortura di Bari Palese è cresciuta: per aumentare l’isolamento e vanificare i presidi a sostegno di chi è colpito dal razzismo di stato dentro i CPR, la questura di Bari tramite prescrizioni o tramite il dispiegamento dei powerrangers con casco e manganello, ha allontanato il presidio dalla strada adiacente al CPR, obbligando le persone a stare lontane, annullando le possibilità di interazione con chi è imprigionato, ostacolando il più possibile anche solo la vista del CPR.

Noi questo CPR -come gli altri- lo immaginiamo preso dalle fiamme della rabbia di chi è rinchiuso e vogliamo dare loro tutta la solidarietà e il coraggio possibile per la lotta verso la libertà. Sabato 22 febbraio alle 14 rompiamo l’isolamento al centro di tortura di stato CPR di Bari Palese.