Consigli per la rivolta


Un compagno di Saronno qualche settimana fa è stato chiamato in questura per un interrogatorio riguardo a due post da lui ‘condivisi’ su facebookdimerda nell’ottobre 2020.

Questo il volantino condiviso,
Contro l’oppressore: fotocopia, diffondi, distribuisci!


Link: Saronno – Quando dei consigli per l’autodifesa diventano “Istigazione a delinquere” (qui)

Fano: tso su studente

A Fano è stato fatto un Tso ad un ragazzo di diciotto anni per una protesta contro l’obbligo di mascherina.

Link qui


In una società frenetica e senza respiro, non ci può essere spazio per la relazione e una sincera messa in discussione del quotidiano.

La violenza è ammessa come istituzione e prassi irrununucabile, la sorveglianza si sostituisce all’ascolto, la sicurezza all’apertura, l’assistenza alla compagnia, la terapia alla vita.

La contenzione e il ricovero obbligatorio diventano la risposta. La psichiatria arriva dove lo Stato non può, spacciandosi per ‘terapia’, ‘cura’.

Non esistono prove che l’abuso del ricovero coatto porti benefici a chi lo subisce, è certo invece che tale coerzione risulti traumatica e lesiva, e tenda ad avviare un processo vizioso che conduce la persona verso la completa dipendenza assistenziale dal servizio psichiatrico, creandole problematiche ulteriori che possono aggravare il suo stato.

Ricoverare obbligatoriamente una persona è una pratica crudele e disumanizzante, doppiamente crudele in quanto inutile.

Che sia stato fatto a scuola, è un fatto ancora più aberrante.

Op. Prometeo: aggiornamenti su Natascia dal carcere di S. Maria Capua Vetere

Lo scorso 13 marzo Natascia è stata trasferita dalla sezione AS3 del carcere di Piacenza a quella del carcere di Santa Maria Capua Vetere.
L’avvocato è stato avvertito dal carcere di arrivo. Dopo una decina di giorni di isolamento per quarantena, è stata trasferita in sezione in una cella che le stesse guardie chiamano “cubicolo”: una cella singola dove invece sono rinchiuse due persone, che con l’arrivo di Natascia sono diventate tre.

A quanto pare, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il sovraffollamento è cronico.

Nonostante Natascia sia stata inserita in sezione, con lei non valgono le stesse regole che valgono con le altre detenute in AS3.
Non appena arrivata le hanno requisito i cd e il lettore e, nonostante le sue proteste, la situazione ad oggi è rimasta invariata.
La quantità di libri (una borsa) che Nat aveva con sé al suo arrivo nel carcere di S. Maria Capua Vetere pare che abbia messo in crisi le guardie al punto che si sono sentite in dovere di porre un tetto a quelli che può tenere in cella: all’inizio 2, quando Nat ha protestato che persino al 41 bis i libri concessi sono 4, l’hanno alzato, appunto, a 4.

Può chiamare i suoi genitori solo due volte al mese (da Piacenza poteva chiamarli due o tre volte alla settimana) e può fare alcune video chiamate, ma al momento anche in questo a quanto pare ha delle limitazioni. Ha fatto domanda anche per fare i video colloqui con la compagna con cui faceva regolarmente i colloqui e i video colloqui prima di essere trasferita a S. Maria Capua Vetere. Dopo un mese di istanze, invii di documenti, censimenti, rifiuti, garanti, nuove istanze e altri invii di documenti, il carcere si è degnato di concedere una sola ora di colloquio al mese con la compagna in questione: sebbene ci sia un permesso di colloquio permanente rilasciato dal giudice che la autorizza ai colloqui senza limitazioni (a Piacenza poteva fare con Natascia fino a tre colloqui al mese, e in seguito quattro video colloqui al mese di un’ora durante il lockdown), la direzione del carcere di S. Maria Capua Vetere è determinata a marciare sopra la decisione del tribunale affermando che “la discrezione del direttore del carcere è certa. Il giudice autorizza e il direttore stabilisce il numero consentito di colloqui”. A SUA DISCREZIONE. Attualmente l’avvocato ha fatto ricorso alla corte d’assise.
L’avvocato ha inoltre chiesto il trasferimento di Natascia per riavvicinamento territoriale. L’istanza è stata rigettata a causa di una fantasiosa formalità.

Per non farsi mancare nulla, forse a causa dello stesso principio di discrezionalità che regola in modo particolare questo carcere, i pacchi destinati a Natascia vengono aperti dalle guardie in sua assenza, trattenendo ciò che decidono di trattenere senza che né Natascia, né chi manda i pacchi possano essere in grado di sapere realmente che fine abbia fatto ciò che non è stato consegnato.

Sebbene appaia abbastanza chiaro il carattere punitivo di questo trasferimento, Natascia sta bene ed è combattiva come sempre: continuiamo a sostenerla!

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Lunedì 10 maggio, presso il tribunale di Genova, comincerà il dibattimento del processo Prometeo che vede imputati Natascia, Beppe e Robert. Le udienze avranno luogo nei giorni di lunedì e martedì di ogni settimana del mese di maggio (fino a martedì 1 giugno). L’1 e il 2 luglio avranno luogo la requisitoria del pm Manotti e le repliche degli avvocati e, fra luglio e settembre, è prevista la sentenza di primo grado.

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SOLIDALI E COMPLICI CON NATASCIA, BEPPE E ROBERT
SOLIDALI E COMPLICI CON CHI E’ PRIGIONIERO DI UN SOGNO

Per scrivere a Natascia:

NATASCIA SAVIO
c/o c.c. F. Uccella
s.s. 7 bis – via Appia Km 6,500
81055 S. Maria Capua Vetere (CE)

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Giuseppe Bruna
c/o C.C. di Bologna Dozza
via del Gomito 2
40127 Bologna

Per contributi e benefit in sostegno a Nat e Beppe e alle spese legali:

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intestata a Ilaria Benedetta Pasini
n° 5333 1710 8931 9699
IBAN: IT43K3608105138213368613377

Bologna 1 maggio: CONCENTRAMENTO ANTIFASCISTA

Il primo maggio a Bologna in Piazza della Pace è stata annunciata una manifestazione di ‘patrioti’, termine sotto cui si celano varie formazioni neofasciste.

In una giornata di lotta e di rivendicazione di lavoratrici e lavoratori si ripresenta chi nella storia li ha sempre massacrati in nome degli interessi dei padroni.

Nella città che ha visto la strage neofascista alla stazione non lasceremo a chi ha da sempre rappresentato il braccio armato del potere strumentalizzare questa data.

Nessuna piazza e nessuna strada di Bologna sarà lasciata ai fascisti senza contrastarne la presenza.

Concentramento antifascista ore 13
Piazza dell’Unità, Bologna

Antifasciste e antifascisti bolognesi

Il degrado è la vostra riqualificazione

Ieri Merola (sindaco di Bologna) e Alberani (presidente di Acer) hanno inaugurato in sordina il cantiere ACER che svenderà al profitto e all’ipocrisia un’altro pezzo di storia del quartiere Bolognina, l’Xm24, sgomberato con le ruspe democratiche il 6 agosto 2019.

“Il giorno dopo la festa di Liberazione dal nazi-fascismo, il PD e Acer sono venuti di nascosto in quartiere per esporre alle telecamere le macerie di XM24, un luogo che per 17 anni è stato un presidio di antifascismo e avamposto culturale contro razzismo e discriminazioni nel quartiere Bolognina.” Dal sito di Xm24 (qui)

L’iniziativa è stata tenuta nascosta per la paura di subire contestazioni, che puntuali, invece, sono arrivate.

Costa 7 milioni di euro “l’abitare condiviso” di Merola e Alberani.

Sfratti e sgomberi per fare spazio a speculazione edilizia e progetti di ipocrisia sociale all’insegna del greenwashing, della menzogna tecnologica e della falsa coscienza.

Un altro mostro urbano che si inserirà tra le attività finanziarie e amministrative che stanno trasfromando la Bolognina in un centro direzionale burocratizzato e sterilizzato, vetrina di ingresso per i turisti col portafoglio in arrivo da tutta Europa grazie all’alta velocità e alla nuova stazione.

Tra “innovazione”, “architetture contemporanee” e panchine antidegrado.

Un modello di sviluppo che a colpi di decoro e repressione annienta un quartiere storicamente popolare per farne terreno di speculazione immobiliare e conquista militare, mentre gli affitti si alzano e il costo della vita aumenta.

La Bolognina diventa la nuova stazione per l’alta velocità, la Fiera, la Trilogia Navile, il Tecnopolo, i Campus, lo Student Hotel, il People Mover, i palazzi di Giulia Srl., l’Unipol… E ora anche questi 11 appartamenti, 7 milioni di euro sulle ceneri di Xm24,  che si vogliono far passare come ‘progetto sociale’.

Spariscono con un colpo di spugna le migliaia di corpi, progetti, collettivi, attività, laboratori che dal basso per diciassette anni hanno tenuto vivo un presidio di solidarietà e antifascismo, contro il razzismo e le discriminazioni nel quartiere Bolognina.

Se ne sente la mancanza, oggi piu che mai.

Resistere alla desertificazione sociale e organizzarsi contro l’ipocrisia istituzionale  per l’autogestione e l’autodeterminazione è una responsabilità di tutte e tutti!

Solidarietà a Xm24
Complici e solidali con chi non si arrende alla città vetrina!

Il degrado è la loro riqualificazione

Il collettivo Artaud sui recenti fatti del reparto di psichiatria di Livorno

Liberiamo nelle Brughiere un comunicato del collettivo Artaud di Pisa

Comunicato del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa sui recenti fatti del reparto di psichiatria a Livorno

” Le nostre strade sono sconnesse,
I nostri figli ridotti in schiavitù ,
i nostri cuori senza amore.
Ho paura di restare. ”

Terra de Bandidos  di Elena Casetto

Dopo aver appreso dalla stampa della morte di un paziente ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Livorno, il collettivo Antonin Artaud di Pisa, attivo da quindici anni nell’ascolto e nella vicinanza nei confronti di chi ha subito e vissuto lo stigma della malattia mentale, che troppo spesso si traduce in abusi anche durante il proprio percorso terapeutico, esprime cordoglio e vicinanza alla famiglia e agli affetti più cari. Il nostro augurio è quello che su questa vicenda, di cui alcuni aspetti non sono affatto chiari, si possa fare luce quanto prima.

Abbiamo deciso di aprire questo nostro intervento partendo da un componimento poetico, già premiato, di Elena Casetto. Il 13 agosto 2019, nel reparto psichiatrico dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è divampato un incendio di cui non si conoscono ancora le cause. Elena, che aveva 19 anni, è morta bruciata viva nel letto al quale era stata legata: la contenzione non le ha permesso di fuggire. Ad oggi per quel terribile evento sono indagati solo i due addetti della ditta che aveva in appalto il servizio antincendio dell’ospedale. Un identico episodio era già accaduto nel Manicomio Giudiziario di Pozzuoli, quando Antonia Bernardini morì per le ustioni riportate dopo l’incendio che l’aveva avvolta nel letto di contenzione al quale anche lei era stata legata ininterrottamente per 43 giorni. Il collettivo Antonin Artaud ha anche seguito la vicenda umana e giudiziaria del Maestro più alto del mondo: il 4 agosto del 2009 Francesco Mastrogiovanni è morto per edema polmonare dopo 4 giorni di contenzione, legato per più di 87 ore consecutive nel reparto di psichiatria dell’Ospedale di Vallo della Lucania in provincia di Salerno. Era ricoverato in TSO, trattamento sanitario obbligatorio che si è scoperto poi essere stato effettuato in maniera illegale e senza il rispetto delle procedure previste dalla legge 180. Mastrogiovanni, sedato e legato con delle fascette ai polsi e alle caviglie, è rimasto senza mangiare, senza bere e senza che nessuno gli parlasse o si preoccupasse delle sue condizioni di salute per tutto il tempo del ricovero. Il medico del reparto ha negato perfino alla nipote il diritto di fargli visita in ospedale. La Sentenza della Corte di Cassazione sul caso Mastrogiovanni ha definito l’uso della contenzione meccanica un presidio restrittivo della libertà personale che non ha né una finalità curativa né produce l’effetto di migliorare le condizioni di salute del paziente.

Possiamo testimoniare che nei reparti psichiatrici ospedalieri o SPDC (Servizi Psichiatrici Diagnosi e Cura) continua a prevalere un atteggiamento custodialistico e un impiego sistematico di pratiche e dispositivi manicomiali come l’obbligo di cura, le porte chiuse e le grate alle finestre, il sequestro dei beni personali, la limitazione e il controllo delle telefonate e di altre relazioni e abitudini, il ricorso alla contenzione meccanica e farmacologica.
Dunque, oggi nei reparti psichiatrici si continua a morire di contenzione meccanica, sia in regime di degenza che durante le procedure di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio).
La contenzione non è un atto medico e non ha alcuna valenza terapeutica: è un evento violento e dannoso per la salute mentale e fisica di chi la subisce; offende la dignità delle persone e compromette gravemente la relazione terapeutica. Solo in 15 reparti viene praticata la terapia no restraint, la contenzione è stata abolita e le porte sono aperte.

Ricerche condotte in Europa hanno fatto emergere l’esistenza di un gran numero di reparti psichiatrici ospedalieri aperti, in contraddizione con quanto rilevato nel nostro Paese dove circa l’80% degli SPDC prevede porte d’ingresso chiuse a chiave e il ricorso quotidiano alla contenzione. Già nella metà dell’Ottocento lo psichiatra inglese Conolly sosteneva la necessità e la possibilità di una no restraint psychiatry, una psichiatria che non ricorre a mezzi di contenzione. Ancora oggi invece, contenzione meccanica e farmacologica sono praticate diffusamente nei reparti psichiatrici e nelle strutture che ospitano persone anziane e/o non autosufficienti. Denunciamo inoltre come l’impossibilità di fare visita alle persone ricoverate in ospedale a causa dell’emergenza sanitaria in corso abbia reso complicato poter verificare le condizioni di chi si trova in stato di degenza. Difficoltà che riguarda non solo i familiari e gli amici ma anche gli operatori e le strutture sanitarie stesse. Questo avviene quando proprio, anche a causa di tale situazione emergenziale, il ricorso al ricovero in reparto psichiatrico si è fatto più frequente. Ma in nessun caso la carenza di personale e di strutture può giustificare il ricorso a pratiche coercitive. Obbligare una persona al ricovero, limitarne la libertà personale per sottoporla a pratiche violente e dannose, costituisce, oltre che un intollerabile abuso, un’amara beffa: la logica dei “motivi di sicurezza”, dello “stato di necessità” o delle “persone aggressive” a cui sovente si fa appello nei reparti, deve essere respinta poiché fondata sul pregiudizio, purtroppo ancora assai diffuso e duro a morire, di una potenziale pericolosità della persona sofferente psicologicamente.
Nell’aprile del 2016 la Regione Toscana ha approvato una mozione in merito al divieto della pratica della contenzione negli SPDC regionali, che impegnava la Giunta Regionale “a provvedere a emanare disposizioni puntuali alle aziende sanitarie per il divieto di pratiche di contenzione meccanica” e “a promuovere buone pratiche attivando la commissione per il monitoraggio e l’eliminazione della contenzione meccanica, farmacologica, ambientale e delle cattive pratiche assistenziali”. Visto il protrarsi ancor oggi in Toscana delle pratiche di contenzione meccanica, non ci sembra che tale mozione sia stata applicata, e tuttavia ci si appella ai protocolli che ancora la prevedono ignorando quanto già conquistato in ambito di riconoscimento della dignità delle persone ricoverate.

Molti ritengono, per atteggiamento culturale o per formazione, che sia ovvio sottoporre le persone diagnosticate come malate mentali a mezzi coercitivi, che ciò sia nell’ordine delle cose, che corrisponda al loro stesso interesse. Forse chi condivide questa opinione non considera adeguatamente, sia in termini esistenziali che giuridici, il valore imprescindibile della libertà della persona. Valore tanto più rilevante quanto più attinente a libertà minime, elementari e naturali, come la libertà di movimento. Sappiamo, per le molte esperienze ormai fatte, che è possibile evitare la contenzione; occorre allora chiedersi perché la contenzione sia tuttora lecita, e soprattutto occorre superarla.

L’applicazione del TSO non autorizza in alcun modo il ricorso a pratiche di coercizione. C’è sempre un’alternativa, è possibile fare a meno della contenzione meccanica senza sostituirla con quella farmacologica o ambientale. Ribadiamo la necessità di proibire, senza alcuna eccezione, la contenzione meccanica nelle istituzioni sanitarie, assistenziali e penitenziarie italiane. Continueremo a lottare con forza contro ogni dispositivo manicomiale coercitivo: TSO, obbligo di cura, elettroshock, contenzione. Il superamento e l’abolizione della contenzione e delle pratiche lesive della libertà personale è possibile.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.orgartaudpisa.noblogs.org/


Link:

**Psichiatria Livorno, la denuncia dell’ex direttore: “Pazienti legati ai letti, ormai è una procedura standard da quando c’è il Covid ” La lettera di Mario Serrano, ex responsabile dei servizi di Salute mentale di Livorno: “Malgrado la legge 180, sono tornate le contenzioni. E un paziente sarebbe addirittura morto dopo una settimana con le fascette”
https://www.livornotoday.it/attualita/morto-paziente-legato-psichiatria-livorno-denuncia.html

**Legati al letto in psichiatria, la replica di Asl: “Procedure corrette anche con il paziente deceduto. In un anno solo 14 contenzioni”
https://www.livornotoday.it/cronaca/morto-paziente-legato-ospedale-livorno-replica.html

**Livorno: “Paziente legato al letto muore dopo 7 giorni in psichiatria”. La denuncia di Mario Serrano, ex responsabile dei servizi di salute mentale, ora in pensione. La Asl: “La contenzione c’è stata, ma non continuativa”. Romano (Pd): “Il ministro ordini un’ispezione”
https://firenze.repubblica.it/cronaca/2021/04/16/news/livorno_psichiatria_paziente_legato_al_letto_muore_dopo_7_giorni_in_psichiatria_-296688342/

Lacrimogeni ad altezza uomo: ferita in modo grave un’attivista No Tav

“Giovanna attualmente si trova all’ospedale Molinette con due emorragie celebrali e plurime fratture al volto. Ha inoltre subito pressioni da un’operatrice nonostante lo stato fortemente provato per le lesioni subite e l’estrema situazione di fragilità, colpevolizzandola per il fatto di essere stata ferita nell’ambito di una iniziativa del movimento no tav violando quel patto di sicurezza e protezione che si dovrebbero trovare in una condizione normale nel momento in cui si varcano le porte dell’ospedale. E’ notizia di questa mattina, inoltre, che la polizia è andata alle Molinette entrando nella stanza di Giovanna cercando di interrogarla contrariamente a quanto definiscono le norme anti-covid che vietano l’entrata di esterni, compresi i parenti, in ospedale.”

Il ferimento è avvenuto a seguito del lungo corteo che il 17 aprile ha attraversato e aggirato i numerosi blocchi allestiti dalle forze di polizia che militarizzano il territorio, tra i paesi della Valle da San Didero a San Giorio, conclusosi con un saluto ai presidianti che ormai da giorni resistono sul tetto del presidio all’interno delle recinzioni.

Le mobilitazioni si oppongono alla costruzione di un nuovo autoporto, cantiere collaterale del progetto, ormai monco, della Torino- Lyone.

Le forze dell’ordine in assetto da guerra hanno regito con spropositati mezzi e particolare violenza: è durante un fitto lancio di lacrimogeni ad altezza uomo che Giovanna è stata colpita in pieno volto.

Link conferenza stampa movimento No Tav :https://www.notav.info/post/18-04-conferenza-stampa-lacrimogeni-ad-altezza-uomo-ferita-grave-unattivista-no-tav/
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