Autore: Brughiere
Opuscolo: Dal Profondo. Raccolta di testi, articoli e comunicati sulle rivolte carcerarie di marzo 2020
Liberiamo nelle brughiere:
Dal Profondo. Raccolta di testi, articoli e comunicati sulle rivolte
carcerarie di marzo 2020
“…perché è verissimo, come dice unx compagnx in una lettera, che “c’è una parola che di solito viene usata con parsimonia ma che alla luce dei fatti successi richiede di essere innalzata sul pennone delle future lotte contro il carcere, la parola è vendetta”.
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Questo testo ha molte pecche, per esempio non parla, se non accennandolo in alcuni testi, dei pestaggi e delle torture avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, come vendetta dello stato verso i rivoltosi, così come non parla delle numerose rivolte che si sono ripetute nelle carceri anche dopo marzo e nel corso di tutto l’anno passato. Ci saranno, come
ci saranno stati, altri contributi e testi che amplieranno l’argomento e contribuiranno all’analisi, l’importante è che il discorso non si fermi, che ciò che è successo non venga sepolto nel dimenticatoio e che le prossime rivolte, perché ce ne saranno, possano diventare occasioni da sfruttare e non semplici notizie viste al telegiornale.
“Dal Profondo” è una raccolta che nasce dalla volontà di mettere per iscritto alcuni comunicati, aggiornamenti e alcune riflessioni che si sono diffuse, quasi esclusivamente su internet, durante i giorni di marzo di un anno fa, quando le rivolte carcerarie hanno infiammato le notti e i giorni.
Quelle notti e quei giorni in tante e tanti le ricordiamo bene, nonostante a distanza di un anno la portata di rabbia che ha generato rischi pian piano di esaurirsi.
La raccolta è divisa in due parti: la prima, a eccezione di una cronistoria iniziale che raccoglie i principali avvenimenti del 7, 8, 9, 10 e 11 marzo, contiene tutta una serie di comunicati, contributi e riflessioni pubblicate nei giorni immediatamente successivi alle rivolte, contributi usciti principalmente su siti internet di controinformazione e blogs. Insieme a questi sono presenti anche alcuni articoli di giornali istituzionali. Questi ultimi, lungi naturalmente dal potersi considerare attendibili, lungi dal ricevere una qualunque considerazione politica dallx autorx della raccolta, sono stati inseriti esclusivamente per dare un’ idea della portata delle rivolte, per poter meglio inquadrare quegli avvenimenti nell’ottica dell’effetto che hanno avuto al di fuori, in questo caso, nelle cronache dei media di regime, con tutta la portata di propaganda e sciacallaggio dialettico che questi comportano.
La seconda parte dell’opuscolo invece contiene due comunicati che sono stati diffusi a distanza di alcuni mesi dalle rivolte, riflessioni sui fatti e sulla repressione statale che li ha conseguiti.
Una premessa è importante: primo, questa raccolta non è esaustiva; secondo, e di conseguenza, non segue in alcun modo un corpus cronologico preciso, se non quello utile allx autorx per dare forma e contenuto al susseguirsi del testo. Alcuni testi inseriti non riguardano nemmeno direttamente le rivolte, ma piuttosto è stato scelto di inserirli per questioni cronologiche o per semplice diletto ( per esempio un articolo di giornale che parla dell’incendio che ha annerito il palazzo di giustizia di Milano, il 28 marzo, evento che non ha forse una causa politica, ma che comunque non può non far sorridere).
Strappare queste testimonianze e riflessioni dal gelo della rete internet è necessario per contribuire a rendere le rivolte carcerarie di marzo 2020 un’ evento nitido, quanto mai attuale, che ha portato persone a scontrarsi contro i secondini e contro le strutture carcerarie, che non rappresentano altro che una delle forme reali di ciò che lo stato rappresenta: miseria, sfruttamento, coercizione e prigionia.
Affinché le carceri esplodano, affinché le morti e le torture non rimangano invendicate.
Lunga vita alla rivolta.
Per ricevere copie, informazioni, costi dell’opuscolo o altro contattare
l’ indirizzo mail nereidee@riseup.net
Le copie sono gratuite per i prigionierx anarchicx e per tuttx i detenutx.
E’ ben visto e incitato lo stampare e diffondere questo opuscolo!
SOLIDARIETÀ A NATASCIA IN SCIOPERO DELLA FAME. 1312.
Inizia il processo contro i detenuti accusati per la rivolta a Rebibbia del marzo 2020
Di seguito il volantino distribuito nel quartiere adiacente al carcere di Rebibbia e la locandina dell’appuntamento previsto per il 30 giugno pomeriggio.
Il 17 giugno un giudice di Modena ha deciso di archiviare il fascicolo delle indagini aperte sui responsabili della strage avvenuta durante la rivolta dell’8 marzo 2020: 9 i morti tra i detenuti rinchiusi in quel carcere. 14 in totale in Italia.
Lo Stato non processa chi gli è fedele.
Nel frattempo, tanti i processi iniziati contro i detenuti ritenuti responsabili dei seri danneggiamenti all’interno delle galere. Per questi processi nessuna richiesta di archiviazione è stata mai avanzata dalle procure.
Come dimenticare quel marzo 2020? Quel costante susseguirsi di notizie di contagi, ammalati e morti da Covid. Chi è detenuto/a, conosceva bene le gravi mancanze già esistenti del sistema sanitario penitenziario e sapeva che nessun governante avrebbe mosso un dito per mettere in salvo dal contagio chi è rinchiuso dentro le galere. In quei giorni, l’unica decisione presa dal Ministero di Giustizia e dal DAP è stata quella di chiudere l’ingresso del carcere a tutti coloro che non lavorano all’interno. Decisione che come si è visto, e come era ovvio, non ha certo fermato i contagi.
Alla notizia della chiusura dei colloqui con i familiari, la miccia si è accesa.
Chi ha deciso di ribellarsi ha avanzato richieste a difesa della propria e altrui salute, all’interno di un luogo già di per sé malsano e sovraffollato. Ha deciso di agire per far sì che qualcuno si accorgesse della drammatica situazione degli istituti carcerari di questo Paese. E, infatti, qualcosa seppur minima è stata ottenuta. C’è chi è riuscito ad ottenere delle misure alternative, di detenzione domiciliare e prolungamento di permessi e licenze. Nulla di risolutivo, certo. Ma chi rinuncia a lottare ha già perso.
Il 30 giugno nell’aula bunker a pochi passi da qui si aprirà il processo di primo grado contro i 46 detenuti di Rebibbia accusati di devastazione e saccheggio, violenza, sequestro e altro. Tutti reati che prevedono pene molto pesanti.
È la necessità di scongiurare nuove proteste a scatenare questa pesante vendetta dello Stato. Le giuste rivendicazioni vengono messe a tacere con la violenza più feroce. E le morti durante le rivolte parlano chiaro. Raccontano quello che lo Stato è disposto a farci: governare con la paura, ribadire la sua arroganza se alziamo la testa, impedire la solidarietà e vicinanza.
Sì, lo Stato non rinuncia alle sue galere, a quelle mura e a quelle sbarre così alte che hanno un effetto su milioni di esistenze, anche quelle “libere”. Le condizioni di vita di ognuno di noi, se non reagiremo, peggioreranno di giorno in giorno, fatta eccezione per quella strettissima minoranza che continua a far profitto speculando e passando sopra i corpi di tantissime persone. Questo, ad oggi, dovrebbe essere chiaro a tutte e tutti.
E quelle galere sono lì apposta, perché servono da avvertimento: “Abbassa la testa e tira avanti”.
Lo dicono a noi qui fuori, utilizzando come monito migliaia di vite isolate dal resto del quartiere.
Per questo il carcere non può restare un qualcosa di distante dalle nostre vite, una bolla separata da chi abita la città.
Per questo non possiamo permetterci di girare le spalle a chi è imprigionato/a.
Per noi le accuse per cui saranno a processo i 46 detenuti non sono reati ma atti di dignitosa rabbia.
Sempre il 30 giugno, alle 18:30, nel Parco di Aguzzano (entrata alla fine di via Bartolo Longo) davanti il carcere, ci sarà la presentazione del fumetto di Zerocalcare “Lontano dagli occhi – Lontano dal cuore”, sulle rivolte dei prigionieri di Rebibbia lo scorso marzo, con la presenza dell’autore. Sarà un altro momento per incontrarci, conoscerci e parlare di carcere.
L’UNICA SICUREZZA E’ LA LIBERTA’!
Per restare in contatto, potete scrivere a dulceri211@gmail.com
Link: Rete Evasioni
Manifesti contro la sorveglianza speciale. Nessun ravvedimento, al fianco di chi lotta!
Di carcere e di accoglienza si muore. Solidarietà con gli imputati dell’ex caserma Serena
Dalla pagina fb del Comitato lavoratori delle campagne,(qui)
Contro la repressione e il razzismo, solidarietà agli imputati!
Link:
Un testo di Divine sulla sua espulsione dall’Italia
Un saluto a tutt*
La mattina del giorno 15/07/2019, mi ritrovai gli sbirri in casa che mi chiesero di seguirli per la firma di una notifica.
Arrivati in questura scoprii che la notifica riguardava la mia espulsione per il giorno seguente, così mi portarono e trattennero all’aereoporto di malpensa.
Naturalmente lo stesso giorno del trattenimento ci fu un processo in stile medievale con tutto già deciso in partenza.
Il giorno seguente, a Malpensa, mi fu detto da uno sbirro che l’espusione era stata bloccata dalla CEDU (corte europea dei diritti umani), così che invece di liberarmi e basta, non soddisfatti degli esiti della corte europea, decisero di rinchiudermi nel cpr di Bari.
Se fino allora gli sbirri erano stati legalisti, nel cpr di Bari gli sbirri sono tutt’altro che sbirri “legalisti”. Vorrei soffermarmi su alcune precisazioni riguardanti il cpr;
1) All’interno del cpr è vietato introdurre telecamere o cose simili.
2) I telefoni vengono forniti dalla struttura stessa (a me personalmente non è mai stato dato…)
3) All’entrata del cpr vieni perquisito come all’entrata di un carcere (il carcere è decisamente meglio) i tuoi effetti personali vengono custoditi da loro, e nel caso tu abbia soldi verranno contati ed anche essi “custoditi” (o meglio incustoditi in tasca altrui dato che all’uscita mi sono quasi fatto menare per averli indietro).
4) La struttura è formata da bracci (spesso nei bracci vieni messo con i tuoi connazionali) ed io ero all’interno di un braccio con una prevalenza di Albanesi.
All’interno del braccio l’aria è nauseante (un mischio di urina e feci), i bagni sono di fronte alle camere, inoltre c’è un soggiorno con una tv dove si mangia ed un campetto dove stare all’aperto.
-Le camere sono formate da semplici file di letti nei quali non ci sono nemmeno lenzuola.
-I bagni sono senza water e l’aria è irrespirabile, con pezzi di escrementi e urina decennali attaccati sulle pareti del bagno e delle docce (le docce sono di fianco al water)
i lavandini anche essi di fianco ai water (ugualmente sporchi di escrementi).
5) Il cibo viene drogato di psicofarmaci tranquillizzanti.
Ora, a distanza di quasi due anni, si è tenuta l’udienza definitiva della corte europea, la quale ha delegato la decisione sulla mia espulsione al governo italiano, che ovviamente mi ha espulso.
L’elenco è lungo ma le cose principali sono queste. Io non sono sorpreso dal trattamento riservato ai senza documenti. Non sono sorpreso dal fatto che mi vogliano espellere; del resto lo stato è lo stato, e come tale vuole salvaguardare i suoi interessi! Sappiamo tutti come si comporta lo stato con i suoi nemici. E nulla ci deve più sorprendere, ma al contrario prepararci a sferrare un pugno più potente cercando di schivare i colpi. Siamo noi che dobbiamo sorprendere loro e non viceversa.
Divine.
Link: https://roundrobin.info/2021/06/un-testo-di-divine-sulla-sua-espulsione-dallitalia/
Modena: fuoco alle galere
Lo Stato ha archiviato il procedimento sulle strage dell’8 marzo 2020 al Sant’Anna, carcere di Modena.
Otto persone uccise due volte da un silenzio assordante, casualmente tutte di origine straniera, e di cui tutto sommato non importerà nulla a nessuno.
Ciò che è chiaro è che soltanto lottando possiamo rompere il filo spinato dell’omertà che avvolge quelle maledette mura affinché le rivolte, e il sacrificio di chi non c’è più non siano stati inutili.
Link:
https://www.carmillaonline.com/2021/06/01/strage-di-modena-il-rischio-di-un-colpo-di-spugna/
Natascia in sciopero della fame dal 16.06
Liberiamo nelle brughiere:
Da un video colloquio di questa mattina con una compagna, Natascia ha fatto sapere che il 16 giugno, di ritorno al carcere di Vigevano dopo l’udienza preliminare per il processo Scintilla in cui è imputata e che si è tenuta a Torino, le è stata misurata la temperatura e subito dopo è stata messa in una cella in isolamento. Quando ha capito che si trovava lì per essere ritrasferita nel carcere di S. Maria Capua Vetere ha dichiarato ufficialmente l’inizio dello sciopero della fame, buttando fuori dalla cella il vitto quando le è stato consegnato.
Assassinato il coordinatore Si Cobas di Novara Adil Belakdim durante lo sciopero alla Lildl di Biandrate
Deliberatamente ucciso per la produzione e i profitti del padrone, travolto senza pietà ed esitazione da un camion che ha forzato un picchetto: Adil Belakdim, coordinatore dei SiCobas di Novara è morto ammazzato trascinato per una decina di metri davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate (Novara) durante un picchetto di lavoratori della logistica nella giornata di sciopero nazionale dell’intero comparto promosso dallo stesso sindacato di base con Adl Cobas, Usb, Cub Trasporti e Slai Cobas.