CPR DI BARI PALESE: FUOCHI, RIVOLTE, SCIOPERI DELLA FAME E REPRESSIONE

La situazione nel Cpr di Bari è insostenibile, il caldo sta rendendo ancora più insopportabile le giornate già infernali.
Abbiamo già scritto della situazione insostenibile e delle lotte quotidiane nei Cpr Pugliesi: https://japrlekk.noblogs.org/post/2025/06/04/rivolte-scioperi-resistenze-ed-evasioni-nel-cpr-di-bari-e-brindisi/
Ma i racconti che ci arrivano in questi giorni sono critici: solo stamattina alle 11 B. ci ha raccontato che nel modulo 3 (uno dei moduli più represso e rivoltoso) sono stati accessi materassi (non sappiamo in che quantità) sempre nel modulo 3 un amico ci ha detto che in tutto il modulo non è arrivato il pranzo fino alle 15.

Sempre B. ci ha raccontato che nel suo modulo il cibo è arrivato tardi perché “qualcuno dei rivoltosi ” ha bloccato il carrello.  Anche oggi le guardie sono entrate nei moduli (non abbiamo capito se per picchiare o solo spaventare). Ma la lotta e la resistenza non si mostrano solo nel fuoco e nella violenza fisica. A. un caro amico del 2005 che purtroppo sentiamo rinchiuso da molto tempo in quel posto di merda, è in sciopero della fame da 8 giorni, (questo uno dei tanti intrapresi) fuma solo le sigarette (sigarette che quando possiamo mandiamo noi, una delle lamentele più grosse e motivo di rabbia di A. è che il centro non riesce mai a fornirli tabacco), ha entrambe le mani e le gambe ingessate, abbiamo parlato con un suo compagno di cella che dice che è completamente bianco, ed è molto spaventato per lui.

Prima e durante la sua prigionia è stato picchiato e torturato dalle guardie, è rimasto in isolamento per più tempo e subito vari abusi. A. minaccia di uccidersi da un po’ ormai, settimana scorsa in Tunisia gli è  morta la mamma.  Sa di essere rinchiuso lì per nessun motivo, come tuttx d’altronde. La violenza fisica e psicologica subita da A. è insostenibile, sentire la sua voce al telefono che peggiora ogni giorno fa rendersi conto della situazione. Stanno abbandonando a se stesso un ragazzino. I pochi sorrisi e cose felici che ci scambiamo per telefono, la contentezza di sentire dei fuochi d’artificio e sapere che sono per te,che qualcunx affronta la polizia lì fuori come chi è recluso affronta ogni giorno quelle merde, lottare insieme .
Sapere di qualcunx che ti porta un pacco e che è pronto ad ascoltarti come un amicx sono gesti importanti.

Importanti come un post su Facebook?
Questo non lo so, forse qualcosa è sempre meglio di niente(?). La pagina Mai più Lager ha pubblicato una foto di A. raccontando la sua storia, A. era consapevole e contento di questo, sa che è un modo di resistere , un modo di lottare. Da anarchicx priviliegiatx non lo condividiamo, ma da amici di A. e persone che vogliono il meglio per lui, siamo felici di questo.

Non ci sentiamo di screditare nessun tipo di lotta.
A. ci ha chiesto se avessi visto la foto, ed era molto contento, poi mi ha detto che se volevamo pubblicare anche noi sarebbe stato felice. Rispettiamo queste pratiche e le scelte delx opressx di lottare, ma ribadiamo che mostrare la presenza, la complicità e la solidarietà in modo concreto allx reclusx avrà sempre più forza.

A. NON SARÀ IL PROSSIMO ABEL!!
RESTIAMO VICINX ALX RELCUSX DI BARI, PARTECIPAMO AI SALUTI, ATTIVIAMOCI🐈‍⬛️!

LA FORZA PER RIBELLARSI ARRIVERÀ SOLO DA DENTRO, STA A NOI RACCOGLIERE LA LORO RICHIESTA!!
CHI È IN RIVOLTA CHIEDE IL NOSTRO SUPPORTO!
METTI IN GIOCO I TUOI DIRITTI!!!
FUOCO AI CPR
I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO, SI CHIUDONO UNA VOLTA SI CHIUDONO DI NUOVO!

“:L’unico modo è fare come Torino…:”
“In che senso?”:
:”Col fuoco!:”
Discussione avuto con un amico recluso nel Cpr di Bari.
ARRIVERÀ IL CALDO!!
Stamattina un recluso ci ha chiamatx per dirci che stava accendendo un materasso per protesta e che se il giorno dopo il cibo non sarebbe cambiato avrebbe continuato fino a distruggere tutto. A qualsiasi ora nelle chiamate il caos e la rabbia è costante, tanto da rendere difficile la comunicazione.
CHE IL VENTO ALIMENTI IL VOSTRO FUOCO FRATELLI!🔥

AGGIORNAMENTI

Oggi più moduli ci hanno confermato delle rivolte e dei fuochi accesi. F. ci ha raccontato che dopo aver protestato nel proprio modulo è stato trasferito nel modulo 7 e lì è stato picchiato da una quindicina di persone, a detta di F. con la complicità, anzi un vero e proprio pestaggio commissionato da parte del capo dei carabinieri. È la prima volta che ci raccontano di questo ma F. è convinto che sia un modo per punire chi si ribella.  Su questo non sappiamo la verità, ma una cosa che accade spesso è che le persone con cui siamo in contatto, spesso le più ribelli, vengono spesso spostate di moduli con dinamiche non sempre chiare e questo crea delle rotture nei rapporti non indifferente, un ennesima tortura per chi si ribella! Appena possibile abbiamo deciso di portare un saluto a gli amici che ci stavano aspettando e sapevano del nostro arrivo!

Per la vostra vendetta! Per la vostra libertà!

BARI: CORTEO PER LA PALESTINA

Riceviamo e diffondiamo

Sabato 14 giugno, ore 17
Piazza Umberto (Bari)

Ultimamente la causa del popolo palestinese sta venendo sbandierata a destra e a manca: ogni giorno, dai social alla televisione, assistiamo ad un genocidio, ad una violenza rumorosa e brutale. Contemporaneamente l’unica cosa che la politica è in grado di fare, quando non reprime per conto d’Israele, sono azioni puramente simboliche. Non si vuole mai fare qualcosa di concreto. Diventa una gara a chi è più ipocrita e qui in Puglia dovremmo sapere che significa.

Chi è con la Palestina non può non riconoscere la complicità delle istituzioni della città di Bari e della regione Puglia nell’occupazione e nella guerra quotidiana al popolo palestinese. Non basta pronunciare slogan, cari Leccese ed Emiliano. Se volete sostenere il popolo palestinese bisogna interrompere i finanziamenti e i rapporti con lo stato illegittimo di Israele, le aziende belliche che continuano a fornirgli armi e le banche che continuano a dare soldi.

Non basta litigare sui social con il console d’Israele in Puglia “Luigi De Santis”. Il consolato israeliano va chiuso. Questo testo allora è rivolto a chi è stancx di sentire parole vuote, di essere presx per il culo. Vediamoci in piazza e lottiamo al fianco del popolo palestinese, assieme a tutti i popoli e le persone oppresse.

CAMPAGNA “DATE I NUMERI” SULLE CONTENZIONI IN TOSCANA

Diffondiamo

Nel 95% dei 329 reparti psichiatrici ospedalieri legare i pazienti è ancora un’attività abituale. In Italia continuano a essere legati a un letto anche i minorenni. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità la contenzione meccanica provoca danni fisici e psicologici. Ogni reparto dovrebbe custodire un registro delle contenzioni meccaniche. Ma a oggi non è possibile una raccolta completa delle statistiche. A un monitoraggio del 2024 quasi metà delle regioni non ha risposto o ha comunicato di non detenere dati sulle contenzione meccanica a livello regionale.

Tra queste, la Regione Toscana.

EPPURE
– nel 2010 la conferenza delle regioni ha raccomandato di «monitorare a livello regionale il fenomeno delle contenzione attraverso la raccolta sistematica di dati di qualità tale da consentire di predisporre azioni migliorative».
– Nel 2022 l’intesa tra Stato, Regioni e Province autonome si è posto l’obiettivo di superare la contenzione meccanica entro il 2023; ha stanziato 60 milioni di euro destinati, tra l’altro, a «conoscere e monitorare la contenzione».

DATE I NUMERI!
Quanto si lega nei reparti psichiatrici? Per quante ore? O giorni? O settimane? Quanti adulti vengono legati? Quanti bambini?
Chiunque deve sapere cosa succede nell’inferno dei reparti psichiatrici.
Affinché questa pratica disumana venga abolita!

Per Francesco Mastrogiovanni, Elena Casetto, Wissem Abdel Latif e tanti altri.
Morti perché legati in un reparto psichiatrico.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

NUOVO OPUSCOLO: CORPI IN FUGA. UNA RIFLESSIONE SUL CONTATTO, LA DISCONNESSIONE E IL DESIDERIO

Riceviamo e diffondiamo

“Il corpo dell’altrx non è una risposta ai nostri vuoti. Il desiderio è sano solo quando è scelto. Quando nasce dalla lucidità, non dalla solitudine. Quando rispetta la distanza, senza scambiarla per freddezza. Quando sa dire: “ti vedo”, senza aggiungere: “ti voglio”. Il mio corpo non è un segnale stradale verso l’intimità. Non è una risposta automatica. È un luogo in cui entrare solo se si sa restare in ascolto. Il desiderio non è un diritto, ma un invito. E come ogni invito, può anche non essere accettato.”

PDF OPUSCOLO: corpi in fuga ITA

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AGGIORNAMENTI DAL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO

Riceviamo e diffondiamo

Nelle ultime settimane la temperatura nella campagna che avvolge il Cpr di Palazzo San Gervasio è salita di tanti gradi. La vita della stagione del pomodoro inizia a popolare i bar e la zona. Come avviene ogni anno da maggio a ottobre i mezzi militari che fendono quotidianamente il paesaggio si alternano con quelli agricoli. Il vociare dei campi e i rombi assopiscono il silenzio nel quale il Cpr è catapultato durante i lunghi inverni lucani.
L’inverno che si è appena chiuso è stato un inverno in cui la macchina della criminalizzazione ha colpito forte le aree lucane di lavoro agricolo. In particolare nel Metapontino dove sgomberi, controlli e arresti si sono ripetuti continuativamente, alcune persone residenti nei casolari o nelle zone del Metapontino sono state fermate e portate nel Cpr di Palazzo. Tra questi fermi e trasferimenti, anche quello di un signore senegalese che è rimasto per un mese nel Cpr nonostante problemi psichiatrici accertati e l’azione di denuncia delle realtà che animano la zona e lo conoscevano. Tutte azioni di sgombero e bonifica finalizzate alle campagne elettorali borghesi e all’apertura della stagione turistica.
Nell’area dell’Alto Bradano, dove si trova Palazzo San Gervasio, l’ex Tabacchificio, l’anno scorso sgomberato e per il quale quest’anno è stato pubblicato il nuovo bando di gestione, resta decadente e sotto sorveglianza H24.

Nelle ultime settimane i rapporti con il dentro sono aumentati. Si è parlato con tante persone tra cui alcune trasferite a Palazzo San Gervasio dopo le rivolte nel Cpr di corso Brunelleschi e quattro persone palestinesi.
Le persone dentro muoiono di fame. Ogni giorno il pulmino bianco che, anonimo, fa la spola dal centro cottura al cpr porta dentro pasti immangiabili con l’intento di deteriorare il corpo e l’anima delle persone.
Quotidianamente il risuono del nome Officine Sociali sui vestiti delle persone che lavorano dentro, si vede nei bar o in strada. Officine sociali, cooperativa che è in attesa dell’ufficialità del nuovo affidamento della gestione del Cpr, nonostante sia stata definita non idonea alla gestione dei centri in altre città di Italia  e nonostante Oussama Darakaoui sia morto nei primi giorni di agosto 2024 (tra il 5 e il 6) dentro quelle  mura nel pieno della gestione della stessa cooperativa.
Le guardie urlano i numeri identificativi, quando alla consegna dei pacchi chi dalla cella si affaccia sul parcheggio dove si sosta e chiede se c è un pacco anche per lui, gli urlano tu chi sei? Se in risposta viene dato il proprio nome, viene chiesto l’id. Questi, a riprova della deumanizzazione e annullamento che avvengono all’interno dei cpr.
Da due settimane un sacco trasparente con roba dentro è abbandonato davanti al muro del Cpr, il numero identificativo scritto su un pezzo di scotch carta è ancora la.
La solidarietà tra compagni di cella è forte.
Arrivera la notte, quando dalla Bradanica invece della luce dei fari da stadio, si vedrà fuoco macerie e libertà per tuttx.

In regione la repressione è forte, le notifiche continuano ad arrivare, e si continua a giocare a guardie e ladre.
Solidarietà a tuttx lx compagnx che vengono affaticatx dalla macchina repressiva, dal 4 giugno ancora più forte.

Vendetta per Ozaro, Oussama, Rabi
Vendetta per tutte le vittime di stato

BOLOGNA: IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO

Diffondiamo:

Il 4 marzo 2023 un corteo deciso ha segnato le strade di Torino, in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame contro 41 bis ed ergastolo ostativo, ormai da 5 mesi. Per quel corteo alcunx compagnx, colpiti dall’operazione city, sono accusati di “devastazione e saccheggio” e il 3 luglio comincerà il processo. Nell’aperto clima di guerra, lo stato sperimenta nuovi strumenti repressivi per eliminare ogni briciola di conflitto sociale, non mancando di sfoderarne di vecchi , come nel caso del reato di “devastazione e saccheggio” nel tentativo di allargarne il campo di applicazione. Torniamo ad analizzare la macchina repressiva dello stato e come colpisce le lotte, per non farci cogliere impreparatx in futuro, per ribadire che a quel corteo, il 4 marzo, c’eravamo tuttx!

Programma:

Ore 16: Laboratorio di cianotipia – creiamo cartoline contro l’isolamento carcerario!
Ore 18.00: Discussione con Prison Break Project sul reato di devastazione e saccheggio
Ore 20.00: Se magna e se beve benefit

A seguire… musichette a sorpresa!

Ci vediamo il 21 giugno a Bologna dalle 15.30 ai Giardini Trombetti (via Lianori)

 

BOLOGNA: PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA VITA NON ATTENDE”



Diffondiamo:

Lunedì 9 giugno ore 19.00 al Tribolo, a seguire cena!

La guerra è sempre di più dichiaratamente una realtà concreta. Sul fronte esterno assistiamo ormai da un anno e mezzo al genocidio del popolo Palestinese da parte di Israele, a conflitti per il controllo di territori strategici e per la sovranità energetica. Scontri tra Stati che uccidono migliaia di persone si spargono a macchia d’olio intorno a noi. Contestualmente sul fronte interno si combatte una battaglia forse più nascosta fondata sulla repressione e l’individuazione di un nemico: chiunque si opponga in qualsiasi maniera allo stato di cose presenti.
In questo contesto ci sembra importante ragionare su cosa significano rivolta e rivoluzione all’interno delle nostre vite. Abbiamo deciso, quindi, di partire dal racconto dei percorsi individuali e collettivi che hanno animato le anarchiche di fine ottocento.

MILANO: PRESIDIO IN TRIBUNALE PER LA SENTENZA DEL PROCESSO PER IL CORTEO DELL’11 FEBBRAIO CONTRO IL 41 BIS

Diffondiamo

Martedì 10 giugno ci sarà la sentenza del processo per il corteo dell’11 febbraio. Le richieste di pena per lx imputatx vanno dai 6 mesi a 6 anni, con le accuse di resistenza aggravata (anche in concorso morale), travisamento, lancio di oggetti e concorso morale in danneggiamento.

Per un anno lo sciopero della fame di Alfredo Cospito contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo ha dato luogo a centinaia di iniziative e mobilitazioni e quel corteo è avvenuto contestualmente al ricovero in ospedale di Alfredo. La determinazione e la forza di chi per mesi ha lottato contro il 41 bis ora è sotto processo, qua come altrove, con richieste di pena allucinanti, nel tentativo di reprimere la forza che quelle mobilitazioni hanno espresso.

Martedì abbiamo deciso di trovarci alle h.11 in presidio davanti al tribunale di Milano (ingresso di corso Porta Vittoria), in solidarietà allx nostrx compagnx!

Libertà per tuttx

DA PALAZZO SAN GERVASIO A NAPOLI: AGGIORNAMENTI SULLE LOTTE CONTRO CPR ED ESPULSIONI IN BASILICATA E AL SUD

Diffondiamo

DA PALAZZO SAN GERVASIO A NAPOLI
aggiornamenti sulle lotte contro CPR ed espulsioni in Basilicata e al Sud + cena benefit

Il CPR (centro di permanenza per il rimpatrio) di Palazzo San Gervasio è una prigione per chi non ha  documenti europei, un luogo di detenzione prima della deportazione. È a un paio d’ore da Napoli, in provincia di Potenza e sul confine con la provincia di Barletta-Andria-Trani in mezzo alla campagna, dove diverse persone migranti lavorano come braccianti stagionali. Tra i vari CPR che ci sono in Italia (e ora pure in Albania), quello di Palazzo è particolarmente isolato, si sa poco di quello che succede dentro. È anche per questo che viene usato dallo stato come CPR punitivo: una parte dei rivoltosi che hanno fatto chiudere una sezione del CPR di Torino il 22 maggio sono stati portati proprio a Palazzo.

Il CPR di Palazzo, come tutti i CPR, è un luogo di violenza e di morte. Le poche notizie che escono parlano di abusi quotidiani da parte delle guardie e di psicofarmaci a non finire per fare star calmi i reclusi. Qui il 5 agosto 2024 perde la vita Oussama Darkaoui, massacrato dalle guardie e lasciato morire. Dopo questo ennesimo assassinio di stato, i suoi compagni di prigionia hanno dato vita a una grossa rivolta, duramente repressa.
Ma chi è rinchiuso non ha mai smesso di battersi, salendo sui tetti, evadendo e ribellandosi.

Il CPR di Palazzo, come tutti i CPR, è anche un business per chi collabora al suo funzionamento, in un territorio in cui di lavoro e di soldi ce ne sono pochi. Questi soggetti a volte esagerano persino per i tribunali borghesi: vari medici, avvocatx e la società che gestiva il cpr sono attualmente sotto processo per maltrattamenti, violenze e truffe all’interno del centro. Quegli stessi tribunali però sono molto efficaci nel reprimere chi, da fuori, tenta di rompere l’isolamento dei reclusi. Questi ultimi anni, una serie di denunce e di processi hanno colpito compagne e compagni che lottano contro il CPR di Palazzo San Gervasio, per spezzare ogni forma di solidarietà.

A Napoli la normalizzazione delle “zone rosse” trasforma alcune zone della città, come Garibaldi, in anticamere delle deportazioni nei CPR più vicini, ed espone le persone più povere e vulnerabili a controlli arbitrari sulla base del colore della pelle. Complici con chi si ribella contro il razzismo di stato, dentro e fuori dalle mura dei CPR, pensiamo che da Napoli possiamo dare un contributo per rafforzare le lotte contro il CPR di Palazzo San Gervasio e contro la macchina delle deportazioni.

Ci vediamo martedì 10 giugno ore 18,30 al terzo piano autogestito (via monteoliveto 3, Napoli) : accoglieremo dellx compagnx dalla Basilicata e dalla Puglia per una discussione sulla situazione attuale, e a seguire cena benefit.