BOLOGNA: PRESIDIO AL CARCERE DELLA DOZZA [25 APRILE]

Diffondiamo:

Il 25 aprile è la festa della liberazione, giorno scelto per ricordare la resistenza, la lotta dei partigiani e delle partigiane che hanno scelto di imbracciare le armi contro il regime nazifascista. Ma come si può parlare di liberazione oggi?

Dall’inizio del 2025 la conta delle “morti di stato” non fa che aumentare, per le strade e nei luoghi di reclusione, mentre oltre 700 detenuti continuano a essere torturati quotidianamente nel regime 41 bis. Il Mediterraneo è un cimitero e dentro e fuori le frontiere della fortezza Europa si moltiplicano i lager dove deportare migranti. Ogni giorno in media tre persone vengono uccise sul lavoro mentre le città diventano gabbie smart a cielo aperto. Nei quartieri, sempre più escludenti e militarizzati, vengono istituite “zone rosse” da cui allontanare chiunque venga giudicato “sospetto”. Intanto, sotto i nostri occhi, a Gaza si sta consumando un genocidio e la guerra torna ad essere l’orizzonte storico terribile del nostro tempo. Ed ecco che con l’ultimo pacchetto sicurezza viene sancita la repressione sistematica di qualsiasi forma di dissenso, rendendo così il carcere l’orizzonte sempre più concreto per chiunque intenda mettere in discussione questo sistema di morte.

Oggi come ieri il carcere rappresenta uno dei pilastri della violenza statale volto a mantenere i rapporti di sfruttamento capitalista e razzista.
Oggi come ieri la guerra col suo portato di morte e distruzione viene presentata come la via d’uscita dalla crisi sistemica in atto per continuare a perpetuare lo sfruttamento capitalista su uomo e natura. E dunque, detto ciò, cosa c’è da festeggiare? Di quale liberazione stiamo parlando?

Il 25 aprile invitiamo tuttx sotto al carcere della Dozza affinchè la liberazione non sia solo una celebrazione.

Ci vediamo alle 15 in via Ferrarese davanti le sezioni femminili (in prossimitá del benzinaio).

Portiamo le nostre voci e la nostra solidarietà alle persone detenute, con la consapevolezza che non saremo mai davvero libere, finchè tuttx non saranno liberx (A)

CAGLIARI: PER UN 25 APRILE CONTRO LE GALERE – PRESIDIO AL CARCERE DI UTA

Riceviamo e diffondiamo

PRESIDIO DI FRONTE AL CARCERE DI UTA
PER UN 25 APRILE CONTRO LE GALERE
CONTRO LO STATO E LE SUE ISTITUZIONI
CHIUDERE UTA, TUTTE LE GALERE E TUTTI I CPR

Noi il 25 aprile andremo a portare la nostra solidarietà a chi resiste, ai prigionier* dello Stato fascista, certi che lo Stato si abbatte e non si cambia e le galere si chiudono con il fuoco.

Per questo il 25 aprile lasciamo la piazza a coloro che decidono deliberatamente di condividerla con personaggi con cui non vogliamo avere niente a che fare.

Non possiamo vedere in una piazza antifascista il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che, con la stessa logica securitaria della destra, prepara le zone rosse per allontanare dal centro città migranti e disagio, al fine di favorire lo sviluppo del turismo, lo sfruttamento della manodopera precaria e ostacolare l’accesso alla casa.
Non possono essere antifascisti né gli esponenti di organizzazioni a favore del riarmo, della guerra imperialista, della presenza delle industrie di morte (RWM, LEONARDO, TELIT, etc.) e delle basi militari in Sardegna né politici responsabili della devastazione della nostra terra da parte delle multinazionali dell’energia.
Non sono antifascisti i sindacati che voltano la faccia dall’altra parte quando i lavoratori muoiono a centinaia, che santificano il lavoro precario e lo sfruttamento, che scelgono di non vedere le migliaia di persone senza casa perché preferiscono esaltare il turismo che sviluppa un’economia di precariato e sfruttamento selvaggio.
Non possiamo stare né a fianco di coloro che pensano ipocritamente che basti una passeggiata al mese o un flash mob nel centro di Cagliari per fermare il genocidio in Palestina o la violenza fascista né di coloro che disponendo di spazi e/o fondi per l’accoglienza, esprimono il loro razzismo impedendo a migranti e senzatetto di accedere ad un alloggio.
Infine non possiamo considerare antifascista chiunque giustifichi il 41 bis con la storiella dell’emergenza mafia, chiunque finga di non accorgersi che a Macomer esiste un lager dove i migranti vengono torturati sino alla morte, pensato e creato quando al governo erano i partiti che organizzano la manifestazione ufficiale, chiunque giustifichi l’esistenza di strutture come il lager di Uta, in cui centinaia di donne e uomini vengono ammassati per essere umiliati e torturati nel tentativo di farli impazzire per annientarli definitivamente.

Tutti questi antifascisti da operetta non meritano nessuna contestazione perché ne trarrebbero un modo per utilizzare ancora una volta il proprio presunto antifascismo per difendere i loro interessi di classe e il sistema.

Gli Stati garantiscono l’ordinato sviluppo del sistema capitalistico attraverso istituzioni parlamentari, magistratura, esercito e forze dell’ordine. Quando il sistema, come in questo momento, attraversa una crisi, gli Stati, al fine di favorirne il rilancio, sostituiscono la maschera democratica con la maschera fascista più autoritaria e repressiva. Un cambiare tutto per non cambiare niente per i proletar*, per chi è e sarà, per scelta o per forza, fuori dai giochi. In questo senso la guerra diventa utilissima per promuovere lo spirito capitalista, per fare ripartire la produzione di massa, per riorganizzare il lavoro, per eliminare i “rifiuti” sociali e chi viene individuato come “nemico”: il sovversiv*, il migrant*, il pover*, chi soffre di qualunque disagio.

Gli Stati e le loro istituzioni sono per loro natura fascisti e non possono cambiare. Nelle carceri non si è mai smesso e mai si smetterà di torturare, nei tribunali non si è mai smesso e mai si smetterà di giudicare in favore dei potenti e le forze armate non hanno mai smesso di cercare l’annientamento del nemico interno. La pratica antifascista è pratica antiautoritaria, anticapitalista, antirazzista, antimilitarista, antimperialista, è pratica del rifiuto dello Stato e delle sue istituzioni.

LIBERTÀ PER ANNA, ALFREDO, JUAN, STECCO, GIULIO, GHESPE,
ANAAN, PAOLO, JOAN

ORE 19 presidio di fronte al carcere di Uta; appuntamento ORE 18 nei
parcheggi del mercato di via Quirra

Anarchicx contro carcere e repressione

 Testo PDF: 25aprileanticarcerario (2)

BOLOGNA: UNA RADIO CONTRO IL CARCERE, PER CHI STA DENTRO E PER CHI STA FUORI

Diffondiamo:

Ricordiamo a tuttx la puntata di Mezz’ora D’aria in onda oggi 19 aprile alle 17.30 sulle frequenze di Radio città Fujiko (FM 103.1) o sul sito della radio.

In questa puntata aggiornamenti su cpr, deportazioni e Albania. Un contributo dal cpr di Trapani Milo. Una testimonianza su cpr e detenzione amministrativa. Info sui recenti attacchi in Francia e sulle rivolte dei giorni scorsi a Piacenza, invito al presidio del 25 aprile sotto al carcere della Dozza.

Finchè  tuttx non saranno liberx.

Ogni mese uno spazio a disposizione delle persone private della libertà a cui fare arrivare saluti, dediche ed esperienze ma anche un momento per condividere le lotte dentro e fuori.

Di seguito i riferimenti della radio, a cui potete far arrivare le vostre dediche, i vostri pensieri ed esperienze:
– contatto whatsapp e telegram per chi volesse mandare con un messaggio i propri saluti dentro: 3501550853.
– per chi volesse scriverci una mail: info@mezzoradaria.com
– Per chi invece volesse inviarci una lettera: Mezz’ora d’aria, presso Radio Città Fujiko, via Zanardi 369, 40131 Bologna.

Ricordiamo che Mezz’ora d’aria è in onda tutti i sabato pomeriggio alle 17:30 in FM 103.1

Qui si può trovare l’archivio delle puntate di questo appuntamento mensile.

UDINE: PRESENTAZIONE DELL’OPUSCOLO “O LA GUERRA O LA VITA” CON IL COLLETTIVO SUMUD

Riceviamo e diffondiamo

Domenica 27 aprile ore 11
Spazio autogestito V. De Rubeis 42 (Udine)

LOTTA ALLA GUERRA

Incontro con il collettivo SUMUD e presentazione dell’opuscolo “O la guerra o la vita! Breve dossier sullo stabilimento di LEONARDO spa a Tessera, nel comune di Venezia”

A seguire aperitivo e spuntino benefit

FORLÌ: CORTEO CONTRO IL DL REPRESSIONE, LO STATO DI POLIZIA E LE POLITICHE DI GUERRA

Riceviamo e diffondiamo

Forlì, sabato 10 maggio, ore 15,30, corteo
(concentramento in piazzale del foro boario)

Contro le leggi che disciplinano le nostre vite, e in particolare il nuovo dl sicurezza che vorrebbe ridurci a persone arrendevoli, mute e passive!

Contro il baratro della guerra verso la quale ci stanno spingendo stati, politiche economiche/energetiche e interessi delle aziende belliche e dei tecnocrati!

Al fianco della resistenza della popolazione palestinese, per farla finita con il sionismo ed ogni altra forma di colonialismo!

Scendiamo in strada per vivere gli spazi pubblici non solo da spettatori o consumatrici.
Con rabbia e con gioia!

Collettivo samara – samara@inventati.org

PALERMO: RIQUALIFICAZIONE SIGNIFICA SBIRRI NELLE STRADE

Diffondiamo

Riqualificazione significa sbirri nelle strade, gente in galera e cpr
Parliamone insieme sabato 19 aprile in Piazza Colajanni (Palermo) ore 16.00

Palermo è cambiata molto negli ultimi anni. Il turismo ha modificato completamente molte strade e interi quartieri. Gli interventi del comune negli anni hanno sia assecondato l’ondata turistica, sia favorito progetti di cosiddetta “riqualificazione”, cioé messa a valore di aree a fini speculativi, rendendole più attraenti per nuovi abitanti frequentatori, più ricchi o comunque più decorosi e controllabili

Questi cambiamenti sono stati possibili solo grazie a un maggior controllo della popolazione, da parte degli sbirri e delle telecamere presenti ovunque. Una grossa mano è stata poi data dall’associazionismo, soprattutto di sinistra, che ha fornito la copertura ideologica e la manodopera per portare avanti buona parte dei progetti di “riqualificazione”.

Ballarò è un buon esempio di questi cambiamenti, ma nel quartiere tali dinamiche non hanno totalmente preso il sopravvento. Le diverse “comunità” riescono ancora a mettere in campo forme di abitare e vivere il quartiere resistenti al controllo dello Stato.

Recentemente il contrasto alla vendita di crack e le regolarizzazioni del mercato storico e di quello dell’usato sono state le occasioni per un rinnovato intervento statale, chiesto a gran voce dalle associazioni. Le conseguenze non sono tardate ad arrivare. Ballarò, l’Albergheria e le aree
circostanti sono infestate giorno e notte da volanti e falchi in borghese.

Negli ultimi mesi si sono succeduti numerosi fermi di polizia con arresti, trasferimenti in cpr e correlate violenze sbirresche.

Nel frattempo il governo ha messo a punto nuove norme repressive, che prevedono numerosi e nuovi reati e aumenti delle pene, insomma più carcere per sempre più persone. Il governo ha pure previsto l’apertura di nuovi cpr, centri per il rimpatrio, cioè luoghi dove rinchiudere le persone prive di permesso di soggiorno prima di deportarle.

Queste misure, quindi carcere e cpr, andranno a colpire anche la gente di Ballarò, soprattutto chi sarà ritenuto un ostacolo ai cambiamenti in corso.

E’ il momento, per chi non vuole lasciare tutto in mano a politicanti e sbirri, di prendere la parola e cercare i modi per auto-organizzarsi.

SOLIDARIETÀ AI RECLUSI DI GRADISCA: DI NUOVO SOTTO QUELLE MURA!

Diffondiamo un resoconto e qualche notizia dal presidio sotto il lager CPR di Gradisca d’Isonzo:

Siamo tornate/i domenica 13 aprile sotto il Cpr di Gradisca come sempre per cercare di portare la nostra solidarietà e vicinanza a chi è rinchiuso lì dentro, cercando di rompere la barriera d’omertà che circonda questo Cpr, come tutti gli altri. “Scriveteci, condividete video e testimonianze di quello che succede, fateci sapere come state e come vi trattano, noi faremo uscire di lì la vostra voce” la frase ripetuta al microfono innumerevoli volte, alternandosi al grido di “Libertà”, musica ed interventi di denuncia di cosa sta succedendo negli altri Cpr italiani e in quello di Gradisca.

Negli ultimi mesi dal Cpr goriziano sono uscite numerose testimonianze di rivolte, di fughe riuscite e di tentativi purtroppo non andati a buon fine, e immancabili ogni volta resoconti della violenza repressiva delle guardie e dell’ente gestore – la cooperativa Ekene – incluse le ultime di lancio di gas lacrimogeni direttamente dentro le celle, pestaggi, mancato soccorso per ore e ore di prigioneri feriti e neanche 40 minuti prima dell’inizio del presidio di domenica, l’ennesimo ingresso della celere nelle gabbie.

Domenica il presidio è riuscito ad avvicinarsi molto più del solito al muro e si sono sentite più chiare le urla dei prigionieri in risposta alle nostre parole. Il grido “libertà” è stato spesso lanciato insieme e da dentro molte parole in risposta, purtroppo solo in parte comprensibili: “…mettono le medicine nel cibo…” “… abbattere i muri…” “…siamo persone…”.

Sembra un fatto oramai dato per scontato, ma per chi si trova là dentro, lottare in ogni forma vuol dire subire ancora più abusi fisici e psicologici, per loro è rischioso anche solo urlare di rabbia e chiedere libertà, il tentativo di costruire una lotta comune tra dentro e fuori è quindi un gesto potenzialmente denso di significato e forza.

L’intento della controparte è sempre quello di spezzare i legami di solidarietà tra dentro e fuori, adattando i suoi strumenti a seconda che siano diretti verso chi è rinchiuso o verso chi soldarizza, supporta e sostiene da fuori la lotta dei prigionieri. Questo intento non sta riuscendo ma, per quel che ci riguarda, ci teniamo a sottolineare l’importanza di essere presenti sotto quelle mura, più spesso e più in forze.

 

A conclusione del presidio non ci sentivamo più, probabilmente i prigionieri erano stati spostati in celle più lontane dal muro. Ce ne siamo andate/i come sempre con quel po’ di angoscia che gli sbirri stessero aspettando la nostra partenza per essere violenti dentro. Gioia e amarezza quindi quando in serata e ancora questa mattina, arrivano da dentro video e notizie di fuochi, piccoli e grandi, accesi negli ultimi giorni, soprattutto nelle ore notturne e anche nella giornata di ieri, in risposta al presidio. Amarezza perchè sono sempre accompagnati dalla celere che entra nelle gabbie con violenza, per piegare le proteste dei detenuti. Pare sia successo anche negli ultimi giorni, con un intervento muscolare, scudi e manganelli per sedare le proteste di una persona.

L’ex-ddl “sicurezza” è ora legge e si può quindi prevedere cosa questo comporterà all’interno di tutte le galere ma, è lecito pensare, ancor di più nei campi per le deportazioni dove, come per le carceri del circuito penale, è stato introdotto ex-novo il “reato di rivolta” specificamente volto a reprimere ogni episodio di protesta interna o tentativo di evasione e punire con anni di carcere anche le forme di resistenza passiva agli ordini impartiti. Se la “sospensione dell’applicazione delle normali regole di trattamento delle persone detenute” è, per il momento, ancora l’ultima spiaggia a disposizione delle guardie all’interno delle carceri, essa è invece la normalità quotidiana dei prigionieri nei Cpr.

Essi ci mostrano invece come gli inasprimenti penali non riescano a fiaccare la loro lotta per abbattere le gabbie in cui sono rinchiusi, incrinando il sistema detentivo ed espulsivo e l’immagine che li vorrebbe solo passive esistenze “in eccesso”, corpi-merce di scambio, fantasmi buoni solo alla propaganda securitar-razzista di ogni schieramento, anche di quello che il Cpr li ha pensati e aperti e ora vorrebbe far credere di volerli chiudere, o magari solo qualcuno, o solo quello sotto casa.

La macchina del dominio invisibilizza e abusa, insabbiando persino le morti. Sta a noi non lasciarli liberi di fare, smascherandoli per quello che sono: torturatori e assassini.

Ci rivediamo presto a Gradisca, nelle piazze e nelle strade per ripetere che i CPR vanno chiusi, col fuoco, con le rivolte da dentro e da fuori.

https://nofrontierefvg.noblogs.org/

FORLÌ: BICICLETTATA PER LA PALESTINA

Riceviamo e diffondiamo

Venerdì 18 aprile 2025 (in caso di pioggia, rimandata al 23 aprile)

Alle ore 18.00 ci troviamo davanti al McDonald’s di viale Bologna 74 (Forlì). Mc Donald’s, oltre ad essere l’emblema della multinazionale che distrugge il pianeta e sfrutta lx lavoratrcx, è anche un fiero alleato dell’esercito coloniale israeliano. La campagna mondiale di boicottaggio contro McDonald’s è iniziata quando il franchise israeliano di McDonald’s ha regalato pasti e bevande al personale militare israeliano mentre commetteva il genocidio contro i palestinesi a Gaza, promuovendo questa forma di complicità provocatoria e razzista sui propri canali di social media. Non possiamo lasciar passare questa cosa. Boicottiamo McDonald’s perché cessi la collaborazione con il suo affiliato israeliano, contro l’apartheid e il genocidio commesso contro la popolazione palestinese.

Ci troviamo davanti a questo simbolo di sfruttamento (umano e animale) per poi muoverci caoticx nella città: porta la bici e cartelli, fischietti, quello che vuoi!

NON BLOCCHIAMO IL TRAFFICO, SIAMO IL TRAFFICO!

– ANARCHICX E LIBERTARX –

NUOVA PUBBLICAZIONE: “NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH” DEI GRUPPI AUTONOMI RIVOLUZIONARI INTERNAZIONALISTI

Riceviamo e diffondiamo

Gruppi Autonomi Rivoluzionari Internazionalisti
NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH

Titolo originale: NO FUIMOS NOSOTROS QUIENES ASESINAMOS A PUIG ANTICH
(Grupos Autónomos Revolucionarios Internacionalistas)
Prometeo Ediciones, primavera 2024.

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Per tradurre un libro editato in una lingua diversa occorrono energie e tempo, è necessario quindi dare un senso perchè questa energia e questo tempo non siano sprecati.
Le parole danno un significato all’agire (anche se spesso l’azione si spiega da sola) che è essenziale per costruire la propria forma di e nel mondo. Le parole da sole non sono sufficienti per comprovare la pratica dell’utopia.
Le parole ci aiutano però a non dimenticare, a far conoscere la nostra storia, la storia dei vinti quando a scrivere la Storia sono i vincitori, la storia delle e degli audaci, di coloro i/le quali azzardano e arrischiano, che lanciano il cuore oltre l’ostacolo. Perché come è apparso sulle colonne de «l’anarchie»: La vita, tutta la vita, è nel presente. Aspettare è perderla.
In queste pagine parleranno i GARI e i prigionieri accusati di far parte dei GARI, come sempre nelle nostre pubblicazioni abbiamo voluto dare risalto alla testimonianza diretta per non travalicare l’esperienza soggettiva del percorso individuale di chi ha voluto intraprendere la propria rivolta contro il Sistema; da qui lo sciopero della fame di quarantatré giorni visto con gli occhi di chi lo ha intrapreso, benché contrario a tale pratica,  come unica possibilità per sottrarsi alle continue umiliazioni ci ha riportato alla mente la vicenda di Alfredo Cospito e dei suoi centoottanta due giorni  di sciopero della fame. Ci ha ricordato che dobbiamo avere fiducia nella capacità di auto-critica di chi lo inizia, come hanno ludicamente dimostrato i compagni dei GARI nella Lettera da Fresnes.
Inoltre ci sembra interessante affrontare la questione del terrorismo, questo mostro spaventoso che solo al sentirlo nominare ci azzittisce atterrite dalla paura dei nostri pensieri. In questo testo troverete una visione differente da quella che apparirà nei libri della Collana La vita non attende di prossima uscita, tratti da Programma della fazione terroristica di Narodnaja Volja e da La lotta terroristica (Morozov 1880).
Come anarchiche non abbiamo risposte certe ma solo una selva di punti interrogativi. Ognuna cercherà le proprie risposte e speriamo che nel farlo la terra ci tremi sotto i piedi.

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Dal prologo di Francisco Solar
Carcere di La Gonzalina – Rancagua
Gennaio 2024

Se stiamo parlando di espressioni di solidarietà rivoluzionaria, solidarietà incentrata sulla liberazione dei compagni imprigionati, è impossibile non citare l’interessante e particolare attività dei Gruppi di Azione Rivoluzionaria Internazionalista (GARI).
Costituito appositamente per sostenere e solidarizzare con i prigionieri del Movimento di Liberazione Iberico (MIL), ha realizzato molte azioni su larga scala per far conoscere e denunciare il brutale trattamento riservato dalla dittatura franchista a questi combattenti imprigionati, che comprendeva anche la pena di morte, come nel caso di Salvador Puig Antich.
Pertanto, l’esperienza di GARI è inseparabile da quella del MIL, dove molti dei suoi membri entrarono a far parte del primo, dando continuità ad approcci e pratiche basati sulla lotta. Così, il modo in cui i membri incarcerati del MIL hanno inteso la solidarietà con i compagni incarcerati, che si riflette in: “[…] l’intensificazione della lotta per distruggere il sistema che genera la repressione è il modo migliore per sviluppare la solidarietà dei rivoluzionari con i prigionieri” , è diventato parte costitutiva delle idee che hanno dato contenuto alle azioni del GARI. Tuttavia, mentre continuare a colpire il potere sarebbe stata la forma più appropriata di solidarietà, che indubbiamente caratterizzava questo gruppo internazionalista, tutta la loro attività ruotava intorno ai prigionieri del MIL. Tutte le loro azioni erano in diretta relazione con la realizzazione di una solidarietà rivoluzionaria che irrompesse con forza sulla scena sociale europea e diffondesse in questo modo la situazione dei compagni imprigionati e la brutalità esercitata dagli ultimi anni del regime di Franco. L’obiettivo era chiaro: evitare le condanne a morte di diversi prigionieri e ottenere la liberazione dei militanti del MIL.
La vita dei GARI fu breve ma di notevole intensità. Scossero la tranquilla normalità di Paesi come l’Olanda, il Belgio e la Francia con ordigni esplosivi, mirando fondamentalmente agli interessi spagnoli. La maggior parte delle loro azioni ottenne, per la loro ampiezza e particolarità, una grande copertura mediatica che, in parte, permise di far conoscere la realtà affrontata dax  prigionierx rivoluzionarx e di generare, in una certa misura, sostegno alla campagna internazionale per la loro liberazione.
L’assassinio di Stato di Salvador Puig Antich da parte della vile garrota segnò un prima e un dopo per l’ampio movimento antifranchista e, in particolare, per l’attività del GARI, con l’entrata in gioco di un fattore decisivo: la vendetta.
L’esecuzione del compagno, lungi dal provocare l’immobilismo dei membri del GARI, costituì una chiara chiamata all’azione che completò e intensificò la lotta per la liberazione dei membri del MIL. La rabbia e l’impotenza si trasformarono rapidamente in attacchi energici contro gli interessi spagnoli, dando un segnale di risposta immediata all’aggressione ricevuta.
Le azioni incorniciate dalla vendetta di Puig Antich riflettono, da un lato, la reazione quasi istintiva dei compagni, che decidono di contrattaccare, e dall’altro la capacità di portare a termine attacchi potenti e immediati, dando un chiaro segno di forza.
Rispondere, vendicare, ripagare ogni aggressione da parte del Potere significa affrontare la guerra in prima persona, significa farsi carico della complessità del conflitto e significa anche saper prendere la parola, capire che non si è spettatori e che le situazioni non sono inavvicinabili.
Sono state queste idee a dare contenuto alle azioni vendicative del 2019 a Santiago [Cile] per le quali sono stato condannato e per le quali sono stato rinchiuso per diversi decenni. Nonostante siano passati vent’anni, il vile assassinio della compagna Claudia López è stato vendicato con una potente esplosione che ha scosso la stazione di polizia dei Carabineros, utilizzata come centro di pianificazione e protezione quella notte del settembre 1998, ferendo diversi poliziotti. Così come gli assassinii e le ondate repressive protette e promosse dall’ex ministro degli Interni Rodrigo Hinzpeter hanno avuto una risposta che ancora oggi tiene in allerta i rappresentanti del potere.
La vendetta, quindi, si inscrive all’interno delle pratiche politiche offensive, dando loro senso e contenuto, costituendo un motore che spinge l’azione vendicativa. Strettamente legata alla memoria, ha la capacità di trovare il momento giusto per entrare in scena, a volte immediatamente, a volte nel corso degli anni. L’importante, ovviamente, è che diventi presente.
In questo senso, la vendetta, oltre al fatto concreto che rappresenta, contiene una dimensione simbolica rilevante nella misura in cui dà conto di un universo di codici condivisi che danno coesione, rafforzano e danno continuità a un determinato gruppo. Non lasciare impunito l’omicidio dex compagnx, praticare la solidarietà rivoluzionaria con x nostrx prigionierx, fanno parte di quell’impalcatura storica che ci permette di continuare a stare in piedi e di non vivere esclusivamente nei libri di storia come molti vorrebbero.
La comprensione della lotta in questo modo spazza via ogni forma di delega che mette nelle mani di terzi la speranza di prendere in mano la situazione.
I GARI non si sono costituiti per ordine di alcun partito o sindacato, né per direttive o mandati di alcun tipo. Ciascuno dei suoi membri, molti dei quali provenienti dal MIL, decise liberamente di dare vita a questo gruppo con lo scopo di sostenere attivamente x proprix compagnx di prigionia. Pertanto, fin dalla sua genesi, l’autonomia è stata un fattore fondamentale che ha determinato ogni loro decisione, che ha dato loro il dinamismo e la flessibilità che ha permesso di adattare le loro pratiche a situazioni e contesti specifici.
Sono stati, in misura maggiore o minore, la continuazione dei MIL, portando avanti l’“intensificazione della lotta per distruggere il Sistema che genera la repressione”, come modo più appropriato e coerente di praticare la solidarietà con x rivoluzionarx imprigionatx, un approccio sviluppato dai MIL, adottato dai GARI e, successivamente, anche da Action Directe.
Questa posizione rompe radicalmente con il vittimismo che generalmente caratterizza la solidarietà con x detenutx, anche quelli che si dichiarano attivx e militantx, ed è per questo che è fondamentale conoscerla e tenerla in considerazione oggi, dove le pratiche assistenziali sono sempre più ricorrenti, dimenticando o tralasciando il fatto e le motivazioni che hanno portato x nostrx compagnx in carcere.

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SOMMARIO

Comunicati
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ[I]
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [II]
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [III]
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [IV]
COMUNICATO STAMPA INVIATO A «LIBERATION»
PER QUANTO RIGUARDA GLI ARRESTI    “IL CASO SUAREZ”.
ALCUNE PRECISAZIONI POLITICHE SU QUELLO CHE NON È UN FATTO DI INTERESSE GIORNALISTICO
LA SOLIDARIETÀ IN AZIONE.
TELEGRAMMA ALLE AUTORITÀ SPAGNOLE
18 LUGLIO DEL 1974
MI CHIAMO MARIA, ABITO A LOURDES E QUESTA NOTTE ASPETTAVO CHE MI PORTASSERO IN CIELO
LETTERA APERTA A «LA DE PECHE DU MIDI»
ULTIMO COMUNICATO STAMPA
IL NOSTRO E’ TERRORISMO?
AUTODISSOLUZIONE DEI GARI
ELENCO DEI SOGGETTI INCRIMINATI (O IN FUGA)

Testi dei gruppi che parteciparono ai gari
DICHIARAZIONI
A «LIBERATION»
DOBBIAMO ULULARE CON I LUPI
IL SEQUESTRO DEL PRINCIPE DELLE ASTURIE
A COSA VI RIFERITE QUANDO PARLATE DI VIOLENZA GRATUITA?
6 GENNAIO DEL 1975
22 APRILE 1976
23 APRILE 1976
TESTO DI UN GRUPPO CHE PARTECIPO’ AI GARI
LETTERE DALLA PRIGIONE
LETTERA DAL CARCERE DE LA SANTE’
NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH
SECONDA LETTERA DALLA PRIGIONE DEGLI ACCUSATI DEL GARI
LETTERE DEI PRIGIONIERI DEI GARI DAL CARCERE SULLO SCIOPERO DELLA FAME
LETTERA DA FRESNES
LETTERA DALLA PRIGIONE DI SAINT-MICHEL
LETTERA DEI PRIGIONIERI PER UN NUOVO SCIOPERO DELLA FAME
LETTERA A UN GIUDICE APOLITICO E INDIPENDENTE
LETTERA DEI PREGIONIERI POLITICI DI LA SANTE’

Appndice
IL M.I.L. E LA RESISTENZA ARMATA IN SPAGNA
COMUNICATO PER GLI ARRESTI DOPO IL RILASCIO Dl SUAREZ. – N. 1
COMUNICATO PER GLI ARRESTI DOPO IL RILASCIO Dl SUAREZ. – N. 2
GRUPPI D’AZIONE RIVOLUZIONARIA INTERNAZIONALISTA COMUNICATO STAMPA DEI GRUPPI AUTONOMI INVIATO A «LIBERATION»
DOCUMENTI RELATIVI ALL’ARRESTO Dl COMPAGNI DEL GARI

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pagine 124
formato 12×16,5 cm
1 copia 6 euro
dalle 4 copie 5 euro
spese di spedizione 1,50 euro piego di libri
pacco tracciabile 5 euro
per informazioni: tremendedizioni@canaglie.org


“E sarà terribile la Federazione del Dolore”

CATANIA: SALUTO AL CARCERE DI BICOCCA

Riceviamo e diffondiamo

CU’ CICCÀTI? (A CHI CERCATE?)

CATANIA, 13 aprile – SALUTO AL CARCERE DI BICOCCA.

Domenica sera il silenzio assordante che circonda l’Istituto penitenziaro Bicocca di Catania è stato rotto dalle grida dellx solidali che a gran voce hanno urlato solidarietà e vicinanza alle reclusx.

Si è poi saputo che in mattinata tre ragazzi a Palermo erano riusciti ad evadere dall’Istituto minorile, il Malaspina. Uno dei tre che è stato ricatturato, rimesso in cella ha provato a dargli fuoco, si è rivoltato contro i guardiani e inferto tagli su sé stesso.

Non sappiamo altro che questo: che tentare di evadere, distruggere la propria cella, ferirsi sono gesti per provare a difendersi la vita mentre ci si ritrova sepoltx in una condizione inumana.
Una condizione in cui, da quando il Decreto Caivano è in vigore, ci stanno finendo sempre più giovanx. E col dl sicurezza questa cosa aumenterà.

I giornali poi dicono che sono stranieri. I minori stranieri in carcere ci finiscono molto più facilmente, anche e soprattutto come sola custodia cautelare. Nelle carceri siciliane vivono condizioni particolari di inferno, anche per il razzismo dei guardiani.

Il Malaspina, sta dentro la città. Il minorile di Catania, quello con più posti della regione, sta invece in periferia, nella zona industriale, in mezzo al nulla. E’ all’interno del complesso penitenziario del Bicocca.

Il carcere di Bicocca è di quelli che isolano del tutto lx detenutx. Un posto poco raggiungibile, sovraffollato (185 detenutx su 136 posti disponibili in regime di AS3) ed un solo muro di cinta divide la struttura per adulti in massima sicurezza da quella per minori. Dentro quelle mura esterne, si trovano così, separati ma assieme, anime che condividono, sotto regimi diversi, la stessa tortura, quella dello stato. E su cui lo stato vorrebbe marcare a sangue lo stesso perenne presente come destino, senza possibilità di uscita. Il dl sicurezza con il reato di rivolta e l’introduzione delle “condotte di resistenza passiva” lo mostra chiaramente.

Il numero degli agenti della penitenziaria supera quelli previsti, chiaro segnale che quei luoghi vengono tenuti in piedi dalla repressione che stato e guardie riversano sullx detenutx.

Lx reclusx, al nostro arrivo, hanno fatto delle battiture, sventolato le fiammelle degli accendini, urlato dei cori, provato ad interagire con lx solidalx.

“A cu’ ciccàti?”> – sono le parole che unx ha urlato dalla finestra. Significa “chi cercate?”. Si stava preoccupando di capire chi in caso andare a chiamare, pensando che i nostri cori fossero rivolti solo a quel qualcunx.

Ci piacerebbe abbracciarlx, per ringraziarlx della solidarietà e dell’umanità del suo gesto, per dirgli che non eravamo lì per qualcunx, ma per ognunx di loro, eravamo lì per lxi, per tuttx.

Ci siamo lasciatx con dellx compagnx che urlavano “torneremo”, siamo sicurx che sarà così.

Anche per questo ci vediamo il 15/04 a Piazza Castello: per immaginare e costruire solidarietà per tuttx lx reclusx, dalle carceri ai CPR!

MORTE ALLO STATO
MORTE ALLO STATO DI POLIZIA
MORTE ALLO STATO DI GUERRA