BOLOGNA: RESOCONTO DEL PRESIDIO AL CARCERE DELLA DOZZA [13 OTTOBRE]

Riceviamo e diffondiamo:

A distanza di tre mesi ieri siamo ritornate sotto al carcere della Dozza, prima sotto le sezioni femminili, poi sotto quelle maschili, per portare la nostra solidarietá a tuttx le/i reclusx. Sul lato del femminile, poco esposto e poco accessibile alla comunicazione, rumori e fischi da dentro, anche se lontani, ci hanno testimoniato che, nonostante la distanza, la nostra presenza è riuscita a bucare quelle mura e a raggiungere chi vi resiste.
Sul lato delle sezioni maschili, piu esposte e dove la comunicazione è diretta, la risposta al nostro arrivo è stata invece accesa e immediata: saluti da dietro le sbarre, richieste d’aiuto, cori e grida: rivolta, libertá.
Ripreso come al solito a vista da guardie e digos, il presidio è stato particolarmente attenzionato, e le divise schierate più del solito: al concentramento una camionetta, oltre che una significativa presenza di agenti sul muro di cinta, nel tentativo di rompere, o quanto meno scoraggiare, la comunicazione dentro/fuori, e con questa la solidarietà.
Nonostante guardie e digos, la rabbia dei reclusi ci ha raggiunte, forte e chiara.
Abbiamo condiviso aggiornamenti sul DDL sicurezza, quindi cosa comporterebbe se fosse approvato, per chi lotta, dentro e fuori. Abbiamo raccontato quanto sta avvenendo nelle altre carceri in Italia, al carcere minorile del Pratello, quanto sta avvenendo in Palestina, in Libano.

Abbiamo lasciato i riferimenti per scriverci, e rilanciato la puntata di Mezz’ora d’aria che andrà in onda sabato 19 ottobre in FM su Radio Cittá Fujiko, uno spazio che ogni mese vuole essere a disposizione delle detenute e dei detenuti per rompere l’isolamento del carcere.

CONTRO IL DDL SICUREZZA, CONTRO IL RAZZISMO E LA VIOLENZA DI STATO, SOLIDARIETÁ A CHI È RECLUSX, LIBERX TUTTX!

I FASCI IN QUARTIERE CI STANNO GIÀ: SONO QUELLI IN DIVISA

Condividiamo il testo di un volantino diffuso a Bologna il 26 settembre in  occasione del raduno “stop degrado”, promosso da un’accozzaglia fascio-leghista.

L’appuntamento che oggi, giovedì 26 settembre, la destra si è data in Piazza dell’Unità non nasce dal nulla. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento continuo delle politiche di repressione e di controllo anche e soprattutto in questa parte della città, in stretta connessione con i processi di gentrificazione e turistificazione che hanno attraversato anche questo quartiere.
A farne le spese più degli altri sono come sempre le persone che non hanno la pelle bianca, chi non ha soldi, chi non vuole farsi cacciare da ‘sto quartiere sempre più in mano a ricchi e guardie. Identificazioni, fermi, intimidazioni, retate, perquisizioni, presidi fissi di polizia e carabinieri, arresti (e tutto quello di cui non veniamo a conoscenza) sono ormai pane quotidiano in Bolognina.
A questo si sono aggiunte le ronde patriottiche dei fasci, app che permettono di comunicare direttamente alla questura atteggiamenti sospetti, scritte anti degrado e quant’altro. Questo clima di tensione e di razzismo, a suon di manganelli e di prime pagine del resto del carlino, ha dato agibilità politica a questa accozzaglia di gente che si ritroverà oggi in quella piazza. Già in passato Bologna ha vissuto chiamate fatte dai fascisti. Solitamente si trovavano in piazza Galvani, forse per visibilità, forse per essere più protetti dalle via del centro. Altre volte si spingevano nei quartieri popolari per campagna elettorale e propaganda.
Oggi invece, uniti a commercianti e speculatori sotto lo slogan di stop al degrado, si permettono di lanciare un presidio in Piazza dell’Unità, ma soltanto dopo aver fatto fare il lavoro sporco di gestione al PD. Combattere le sfilate della destra in quartiere significa anche, soprattutto, organizzarsi e lottare contro l’occupazione quotidiana della Bolognina, quella dei fascisti in divisa.

Gli unici stranieri: fasci e sbirri nei quartieri!

ROMA: TIZIANO LIBERO! PRESENZA SOLIDALE

Il 5 ottobre, durante la manifestazione che si è svolta a Roma, un compagno, Tiziano, è stato malmenato dalla polizia e in seguito portato in questura, dove è stato trattenuto in stato di fermo. Oggi sarà processato per direttissima con accuse che siamo certi essere arbitrarie, pretestuose e infondate. In situazioni come questa non lasciamo nessuno da solo, organizziamoci contro questo sistema repressivo che si accanisce contro chi lotta e resiste. Pretendiamo l’immediata liberazione di Tiziano e lanciamo un invito alla mobilitazione e ad una presenza solidale lunedì 7 ottobre al Tribunale Piazzale Clodio, via Golametto, ore 9.

Si parte e si torna insieme

TESTIMONIANZA DAL CARCERE DI REGINA COELI

Diffondiamo il racconto di un detenuto del carcere di Regina Coeli.

Ciao,

Parto dalla situazione qui. Non so se e quanto resterò. Avrete saputo della rivolta. Ma la storia è molto diversa e nessuno ancora ci ha permesso di parlare.

I disordini sono partiti da una goffa operazione delle guardie che avevano mandato una squadra di una decina di agenti per prelevare un detenuto che secondo loro disturbava troppo. È stata un’operazione stupida fatta a sezione aperta. In poco tempo la situazione si è accesa e poi tutto è degenerato. Dopo aver preso il controllo di tutta la sezione, sono stati distrutti gli uffici degli agenti e incendiati i loro magazzini, poi sono state distrutte le barriere visibili che impediscono di guardare fuori. Dopo 2 ore la rivolta era fuori controllo. Non si respirava più, non si vedeva. Dopo un bel po’ non so come ma sono riusciti a buttare giù le due porte blindate che vanno sul tetto. Alcuni sono saliti e hanno iniziato a lanciare tegole sui mezzi delle guardie. Tutto ciò, tra incendi, allagamenti e ogni altra forma di azione, è andato avanti per quasi 5 ore. Poi è andata giù la linea elettrica e siamo rimasti tutti al buio. Molti erano nelle celle cercando di sopravvivere al fumo acre e tossico mischiato ai lacrimogeni. Poco dopo abbiamo visto le torce elettriche dei reparti speciali che irrompevano. Erano agenti penitenziari con armature, caschi, manganelli e scudi. Tantissimi.

Non è vero, come hanno scritto, che non ci sono stati contatti. Non hanno solo preso chi trovavano in giro. Sono entrati in ogni cella e hanno manganellato chiunque, anche detenuti anziani seduti sulla branda che non sono mai usciti dalla cella durante la sommossa. […] Le persone hanno addosso i segni dei colpi e non sono state medicate. Tutta la sezione è un cumulo di macerie, non c’è luce elettrica, c’è ancora fumo e ceneri ovunque. Da due giorni siamo tutti chiusi nelle celle. Portano solo il vitto e le terapie più serie. Per il resto niente aria, niente docce, niente spesa, niente telefonate, niente visite mediche o scuola o incontri con psicologi / educatori. Non abbiamo più modo di comunicare e io (come tutti) siamo chiusi h24 in questo buco di cella. La cosa più assurda è che non possiamo lavarci o che siamo senza corrente elettrica. Non abbiamo luce, così dopo le 18 piomba il buio e non possiamo manco muoverci o cucinare. Durante il giorno, per via delle gelosie alle finestre, riesco a malapena a scrivere. Leggere è ormai impossibile. So che ieri è passata Ilaria Cucchi ma non c’è stato permesso di parlarci. È stato fino ad ora faticoso e non ci dicono per quanto tempo saremo costretti a questa tortura. Ci sono ancora molti, incluso me, che sono rimasti intossicati. Ho tossito catrame nero per 24 ore e non ho ricevuto alcuna assistenza. Per non parlare di quanto accaduto durante la repressione della rivolta.

I danni alle sezioni sono ingenti ma riguardano solo cancellate, finestre, porte, uffici delle guardie e magazzini. Non sono state toccate celle, infermeria, scuola e raccolta di libri. Le guardie, quando sono scappate, hanno lasciato l’ufficio di guardia aperto e perfino le chiavi sul tavolo! Grazie a quelle sono stati aperti i magazzini e i cancelli. È quasi matematico che ora inizieranno azione di rappresaglia, trasferimenti, denunce etc… Non so cosa succederà né che fine farò. Quello che per ora è certo è che vorrebbero chiudere la sezione o accorpare 4 piani in 2 (cosa insostenibile). Nel frattempo siamo chiusi come sardine senza possibilità di aria, luce, acqua. A tempo indeterminato. Sto soffrendo molto. Mi sento così perso e solo.


Questo che segue invece è un ultimo aggiornamento

Verso le 14 di mercoledì 2 ottobre sono partite nuove proteste all’interno della VII sezione di Regina Coeli. I detenuti sono partiti con una battitura, per poi arrivare a dar fuoco a oggetti. Al momento non si hanno altre notizie. Non ce la fanno più. Hanno trasformato in stanza persino i magazzini, senza finestre o bagno.

Nella sezione VIII le condizioni sono insostenibili. Dopo la rivolta li tengono chiusi la maggior parte del tempo, sono senza luce, quindi dopo il tramonto non si vede più nulla. Senza acqua.

La spesa la portano quando decidono loro, dipende se gli va.

Odiamo il carcere e la società che ne ha bisogno

 



JUAN LIBERO! PROSSIME UDIENZE DEL PROCESSO A BRESCIA

Juan libero, abbasso la POLGAI! Prossime udienze del processo a Brescia

Le prossime date delle udienze del processo per l’attacco alla sede della POLGAI di Brescia contro il nostro compagno Juan (che è in videoconferenza) sono:

— 14 ottobre, ore 10:30;
— 19 novembre, ore 9:30;
— 16 dicembre, ore 10:30.

Invitiamo tutti e tutte ad una presenza solidale dentro e fuori dall’aula.

Tutti liberi! tutte libere!

BOLOGNA: PRESIDIO AL CARCERE DELLA DOZZA [13 OTTOBRE]

Diffondiamo

I mesi estivi sono stati scanditi da continue rivolte, proteste, scioperi e tentativi di evasione all’interno delle carceri e dei centri di espulsione. Atti di ribellione contro la violenza quotidiana dello stato e delle condizioni carcerarie sempre più insopportabii, tra sovraffollamento, pestaggi e un tribunale di sorveglianza che non concede misure alternative. Questa violenza sistematica verrà intensificata e legittimata ancora di più dal ddl 1660, che sarà verosimilmente approvato al senato nei prossimi giorni, un decreto che aumenta e affina la repressione contro le lotte sociali, contro chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche, contro chi mette in pratica la solidarietà supportando chi cerca di opporsi allo stato di cose presenti. Ora chi osa ribellarsi all’interno delle mura delle carceri e dei cpr rischierebbe fino a 20 anni.

Per questi motivi torniamo sotto il carcere della Dozza, davanti alla sezione femminile, con il desiderio di far sentire il nostro sostegno e la nostra vicinanza a tutte le persone recluse che vivono una costante violenza da parte dello Stato.

Facciamo sentire il nostro supporto e la nostra solidarità, libertà per tuttx, fuoco alle galere e cpr.