TENTATIVI DI SUICIDIO E RIVOLTA AL CARCERE DI SPINI

Martedì 9 aprile nel carcere di Spino di Gardolo i detenuti di una sezione hanno staccato i caloriferi, allagandone i locali. La rivolta è stata poi sedata, richiamando in servizio tutti gli agenti della penitenziaria.

I giornali hanno riportato la notizia della protesta (anzi, il racconto della direzione e dei sindacati di polizia), ma ne hanno taciuto le motivazioni. All’origine della protesta sembrano infatti esserci due tentativi di suicidio nel giro di pochi giorni. Il primo da parte di un detenuto africano, portato prima in ospedale, e successivamente riportato in carcere in infermeria. Al momento sembra fuori pericolo di vita.

Il secondo di un altro detenuto nordafricano a cui sono stati rifiutato più volte i permessi per vedere i figli: dopo le sue proteste gli è stato fatto un rapporto disciplinare che ha comportato la perdita del lavoro all’interno. È stato portato in isolamento, ammanettato sotto il letto e poi portato in infermeria, dove ha cercato di impiccarsi.

Questi tentati suicidi e la conseguente rivolta arrivano dopo il suicidio di Indira (a dicembre 2023), soccorsa tardivamente dalle guardie e lasciata morire. Nelle carceri italiane dall’inizio del 2024 c’è stato un suicidio ogni tre giorni.

La causa di queste morti è il carcere stesso, con le sue restrizioni, le ordinarie vessazioni da parte delle guardie, la sanità inesistente e il sistematico rigetto delle richieste domiciliari e uscite anticipate da parte dei tribunali di sorveglianza. Non ultimo c’è il tentativo di imporre le “sezioni chiuse”, riducendo quindi la possibilità di socialità tra reclusi.

SOLIDARIETÀ ALLE DETENUTE E AI DETENUTI DI SPINI E A CHI SI RIVOLTA