La smart city che avanza

Da https://www.radiocittafujiko.it/autobus-bologna-in-arrivo-la-possibilita-di-pagare-con-carta-contactless/

Bologna, 2021

Eccola qui la smart city. La bologna sostenibile, innovativa, pratica, competitiva, all’avanguardia.

“Il futuro del viaggio su autobus è già qui: dal 30 marzo, su tutta la Linea 25 e su 150 autobus dell’area urbana di Bologna, sarà disponibile un nuovo metodo di pagamento della corsa, mediante carta di credito contactless.
Questo nuovo sistema permetterà all’utenza di acquistare il proprio biglietto direttamente sull’autobus, passando la propria carta vicino ai nuovi validatori, consentendogli così di viaggiare col mezzo pubblico indipendentemente dal tipo di corsa effettuata e dei cambi necessari per arrivare a destinazione.”

“Caratteristica fondamentale di questo nuovo mezzo è la sua praticità, oltre che per il pagamento, anche per le corse che gli utenti dovranno effettuare. Il sistema, infatti, non comporterà modifiche di tariffario: se un utente, per necessità, dovesse cambiare più autobus nel corso della giornata non pagherebbe comunque più dei 6€ richiesti dall’attuale abbonamento giornaliero, e non dovrà neanche occuparsi di effettuare il pagamento più comodo alle sue esigenze, dato che il sistema gestirà la richiesta in automatico. E non gli sarà neanche difficile verificare il suo titolo di viaggio, dato che all’utente, quando gli sarà richiesto il biglietto, basterà dichiarare al controllore le ultime quattro cifre della propria carta, in modo che il sistema possa riconoscere chi usufruisce del servizio e garantire al contempo la sua privacy.”

Sarà tutto semplicissimo insomma! Pratico e veloce! La miglior tariffa! Il miglior vantaggio! E soprattutto per il nostro bene! Privacy garantita! Sarà tutto comodissimo!

“Questo è solo il primo tassello di un processo di sostenibilità, sicurezza e digitalizzazione di cui l’assessore regionale alla mobilità, Andrea Corsini, ha fatto accenno durante la presentazione; processo che ha lo scopo di incoraggiare l’uso del trasporto pubblico locale, soprattutto per i più giovani.”

Insomma le tre paroline magiche: sostenibilità, sicurezza e digitalizzazione.
La solita vecchia bugia per cui il digitale trasforma la merda in green e  la sicurezza si fa con la sorveglianza e il controllo.
L’assessore vuole incoraggiare l’uso del trasporto pubblico locale da parte dei giovani… con il contactless?

“Il sistema, ovviamente, non sostituirà gli altri metodi di pagamento, ma si aggiungerà agli stessi”
Certo. Finchè gli stessi non verranno dichiarati obsoleti.

«I pagamenti devono essere un acceleratore al processo di digitalizzazione, perché impattano positivamente con la nostra vita quotidiana» ha dichiarato, infatti, il direttore del Public Sector di SIA, Emiliano Doveri, il quale ipotizza che questa esperienza si possa applicare in futuro non solo alla mobilità, ma anche a parcheggi, bike sharing e musei, grazie alla sua sostenibilità e praticità.”

Dunque pagamenti veloci e digitali, e abitudini e spostamenti sempre piu tracciati impatterebbero positivamente la nostra vita.

Bisognerebbe chiedere cosa ne pensano del processo di digitalizzazione le cassiere e i commessi vessati dai contapersone negli store, com’è migliorata la loro vita sui luoghi di lavoro.

E’ il modello Amazon. Con il pretesto dell’ottimizzazione si stanno trasformando le città in industrie di sfruttamento, interconnesse e digitalmente sorvegliate. Non-luoghi, ripuliti, inibiti al vagabondaggio, agli incontri estemporanei e al confronto con l’alterità.

La digitalizzazione delle città aumenterà le forme di discriminazione ed esclusione, depoliticizzando lo spazio pubblico in una sempre piu ampia disumanizzazione delle relazioni sociali. Il controllo totale e l’organizzazione algoritmica dello sfruttamento, si ripercuoterà necessariamente su chi è già vulnerabilizzato e sfruttato, e naturalmente su chi si ribella e lotta. Tutto questo si consumerà attraverso i grandi profitti finanziari dei soliti pochi, con investimenti che non hanno nulla di green se non il colore dei soldi (e nemmeno quello ormai) , e che serviranno unicamente a rafforzare il potere dei mercanti e dei loro amici governanti.

“L’obiettivo, come dichiarato dalla presidentessa, sarà quella di rendere disponibile il servizio su tutta la flotta di Tper, anche per le aree extra-urbane, entro il 2022, anche grazie ai finanziamenti regionali e comunitari già stanziati per il progetto.”

Sì, perchè avevano proprio bisogno del contactless le aree extra-urbane.


https://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/sul-bus-anche-senza-il-biglietto-tradizionale-si-paga-a-bordo-con-carta-di-credito-bancomat-smartphone-e-smartwatch

1.500 ‘validatori’  su tutto il territorio regionale per un investimento complessivo di 3 milioni e 275mila euro cofinanziati al 50% dalla Regione attraverso fondi comunitari PorFesr e per il restante 50% dalle aziende Tpl – Seta, Start Romagna, Tep e Tper – attraverso una gara che ha visto Tper nel ruolo di capofila.

Ferrara: rider in coma. L’azienda: “caso risolto, la pratica è stata gestita”

03 Aprile 2021

Fonte: https://bologna.repubblica.it/cronaca/2021/04/03/news/ferrara_rider-294908967/

FERRARA  – E’ caduto mentre in bicicletta stava effettuando una consegna e ora è ricoverato all’ospedale ferrarese di Cona in coma farmacologico. Protagonista della vicenda, un rider 23enne di origine pakistana che adesso – lamenta la fidanzata  – si trova a combattere anche con la burocrazia del lavoro: per aprire la pratica di infortunio, infatti l’azienda per cui effettua consegne, Deliveroo, chiede che sia comunicato il suo codice identificativo. Che solo lui conosce e che non può essere comunicato a voce, essendo in coma. […] Il caso è stato reso noto dall’appello, lanciato su La Nuova Ferrara, dalla fidanzata del giovane fattorino: è risultato inutile fornire nome, data di nascita, fotocopia del documento, visto che, dice, “questi ragazzi sono ridotti a un numero“, il cosiddetto ‘Id Rider’ […] I fatti risalgono al primo pomeriggio di martedì scorso quando il 23enne stava pedalando per lavoro lungo le vie di Ferrara e, per evitare un’auto, è caduto. Portato in ospedale, svolte le analisi e gli accertamenti del caso, il ragazzo è tornato a casa ma poi, continuando a stare male, è stato portato dal 118 all’ospedale di Cona dove hanno scoperto una perforazione intestinale, operata d’urgenza. […] Dall’azienda, che fornisce tutela in caso di infortuni durante le consegne, è stato detto alla fidanzata che, per l’apertura della pratica, non si può fare nulla senza il codice Id del rider. Un inghippo burocratico che fa riemergere le condizioni di scarse tutele in cui lavorano i ciclofattorini. La pratica si è poi mossa. Caso risolto, ora c’è solo da sperare che le condizioni del rider migliorino. […] “La pratica infortunistica è stata gestita e trasmessa all’Inail in linea con quanto previsto dalla normativa: il ‘rider id’ non è un dato necessario per avviare la pratica. Il rider è assicurato e confermiamo che la pratica è stata gestita – comunica l’azienda in una nota.


“Nessuna risposta e nessuna assistenza umana.” Tra le dichiarazioni rilasciate dalla ragazza.
Insomma una società a portata di click dove a 23 anni per alzare due soldi finisci a fare un lavoro pericoloso senza nessuna forma di tutela. In coma farmacologico senza nessuna assistenza o contatto da parte dell’azienda, che infine, posta sotto i riflettori, risolve tutto con lo stesso click: “la pratica è stata gestita”.

Una lettura per riflettere su questo particolare “inghippo burocratico”, come viene definito nell’articolo senza nemmeno provare vergogna.

“Consegne a domicilio, anzi, in qualsiasi domicilio geolocalizzabile, di qualsiasi merce immaginabile. Questa era vera libertà! Che magnifico periodo! Ma poi qualcosa cominciò a guastarsi. Dapprima sembravano semplici errori locali, disturbi del tutto puntuali di un sistema sempre più preciso ed efficiente. Poi, improvvisamente ma decisamente, la situazione peggiorò. “

“Prima ancora, cominciò a diventare difficile dimostrare di essere se stessi, perché, per timore di furti di identità, odiatori e altre spiacevoli evenienze, i sistemi di sicurezza cominciarono a farsi sempre più esigenti. Non si limitavano a chiedere un numero di cellulare aggiuntivo, il nome da nubile della mamma o la conferma di almeno tre amici, nome, cognome e indirizzo, per resettare la password. Cominciarono a chiedere scansioni della retina. Riconoscimento facciale per punti di densità. DNA della cacca del cane con cui vivi, del gatto, di altri eventuali animali di compagnia. E nessuno fu più certo di poter accedere ai propri profili disseminati in Rete… nei cloud, nelle nuvole… “

Da: https://ima.circex.org/storie/0-intro/index.html
Agnese Trocchi ~ Internet Mon Amour ~ CC 4.0 (BY-NC-SA)