dalle 15:00
presentazioni e aggiornamenti
– Presentazione del progetto: “HAIKU SENZA HAIKU”
Raccolta di versi scatenati e sillabe Incendiare ispirata da Juan Sorroche
– Presentazione dell’opuscolo “ERBARIO ANTICARCERARIO”
Scritto da un ex detenuta sulle sue esperienze di utilizzo di piante medicinali in carcere
– Presentazione dell’opuscolo di OLGa
– Presentazione del “Vademecum sulle misure alternative”
dalle 19:30
aperitivo benefit per il processo al corteo dell’11 febbraio per lo sciopero della fame di Alfredo Cospito
Il 30 gennaio la Cassazione ha rigettato tutti i ricorsi (sia della Procura di Torino sia della difesa), disponendo tre nuove misure cautelari – che si aggiungono alle 14 già applicate da mesi –, questa volta per altrettanti compagni trentini: due obblighi di dimora e di firma giornaliera (per una compagna già da tempo in detenzione domiciliare per dei definitivi di pena e per un compagno già sottoposto da qualche settimana alla “libertà controllata”, cioè ad obbligo di dimora e firme, per un decreto penale di condanna) e le firme quattro volte alla settimana per una terza compagna.
L’Operazione City è l’inchiesta per la manifestazione in solidarietà con Alfredo Cospito che si era svolta a Torino il 4 marzo 2023, per la quale si aprirà il processo nel maggio prossimo contro 19 imputate e imputati di “devastazione e saccheggio” (https://ilrovescio.info/2025/01/13/aggiornamento-sulloperazione-city/).
Quel 4 marzo c’eravamo tutti. Solidarietà agli imputati e alle imputate. Fuori Alfredo dal 41 bis!
Domenica 2 febbraio ore 15.30
Presidio davanti alle mura del cpr di Ponte Galeria
Torniamo lì, dove il ferro e il cemento segnano l’invisibilità di chi è reclusx per il solo fatto di esistere, per non essere natx nel luogo giusto. Torniamo davanti alle mura del CPR di Ponte Galeria per essere fianco a fianco di chi, dentro e fuori quelle mura, combatte ogni giorno contro l’annientamento che lo Stato infligge con il razzismo e l’esclusione.
Lo Stato sta affinando la sua guerra e lavora con nuovi strumenti per segregare, selezionare, controllare ed espellere. Il decreto Cutro trasforma ogni angolo della città in un potenziale campo di concentramento. Ogni stanzino di un edificio pubblico può diventare un temporaneo luogo di prigionia e tortura. Deve vincere l’isolamento per evitare che le persone si organizzino insieme, nelle rivolte e nelle evasioni. Ecco che il CPR di Gradisca d’Isonzo, come sta avvenendo nelle ultime settimane, ci parla di dignità, di una parte di popolazione che resiste e un’altra che opprime.
Il razzismo sistemico si riproduce ogni giorno. Ogni volo di linea è un luogo in cui può avvenire un’espulsione e ogni espulsione è questa società che si riproduce nel nome della sicurezza come strumento di propaganda.
Ogni operazione di polizia, ogni retata in quartiere o nelle campagne, è la propaganda del razzismo che si alimenta sulla vita delle persone: è la politica di questo governo, è la natura della sua democrazia.
Ogni zona rossa vuole essere una prigione sotto il cielo. Uno strumento pensato per legittimare sempre più l’uso della polizia e della sua violenza. Lo abbiamo visto a Corvetto, dove il quartiere è diventato una cassa di risonanza per giustificare gli abusi della polizia, ma nello stesso tempo grido di riscatto e coraggio. Dove ogni corpo, ogni volto, viene sottoposto alla violenza del razzismo e della conseguente criminalizzazione. Tutto per difendere la sicurezza dei ricchi di continuare a sfruttare, tutto per alimentare la guerra contro chi non ha diritto di esistere dove ha scelto di stare.
A Quarticciolo la guerra assume l’altra faccia della stessa medaglia. La polizia, le retate, i modelli Caivano, le deportazioni: una guerra che fa leva sull’umiliazione, sulla separazione, sull’esclusione. È la guerra dei governi, la guerra sulla pelle di chi non può essere altro che una merce da spostare, da annientare, da sottomettere.
A chi si ribella, a chi prova ad alzare la testa, lo Stato risponde con la sua violenza. La risposta è un corpo strappato via dalla vita, deportato in un lager legalizzato, pestato e torturato affinché non si ribelli, affinché non sia di esempio.
Vogliamo tornare là, davanti alle mura di Ponte Galeria, dove l’unica sezione femminile del Paese è chiusa in un angolo dimenticato posto ai confini della città.
Per sostenere le resistenze quotidiane di chi è reclusx, chi lotta ogni giorno per la propria libertà, per la propria dignità. Vogliamo tornare là per dire, ancora una volta, che non avranno il silenzio di cui necessitano le torture.
Hanno un solo nome: infami.
Vogliamo tornare davanti alle mura di Ponte Galeria, dove ogni giorno si riscrive la storia di chi rifiuta la prigione: nelle sezioni che prendono fuoco, nelle evasioni, nella dignità della vita in un sistema di morte.
Parole del prigioniero anarchico Abel in occasione della marcia a Brians[1]
Mi sto avvicinando agli otto mesi di reclusione in questo penitenziario. Quasi otto mesi di odio e rabbia, ma anche di amore e solidarietà. Pensavo di uscire con un permesso a maggio di quest’anno, che è quando sconto un quarto della pena, e secondo il regolamento penitenziario è il momento di accedere ai permessi, a patto che il consiglio formato dall’equipe di trattamento (psicologa, educatrice, giurista e direzione) sia d’accordo. In questo modo, con il ricatto dei permessi, ti costringono a fare il programma di trattamento quando, secondo lo stesso regolamento, è volontario, e rifiutarlo non può comportare alcuna punizione.
Non gli è sufficiente rinchiuderti, vogliono anche rieducarti. Dato che devo fare tre corsi del programma individuale di trattamento, mi stanno ritardando i permessi di maggio fino al terzo trimestre 2025. E tutto questo senza avere nessun procedimento disciplinare, che allungherebbe ulteriormente il processo.
Si dice che i corsi siano sovvenzionati e per questo c’è tanto interesse affinché tutti li facciano, è un business. Penso che sia anche un modo per giustificare il lavoro dei burocrati della repressione, dall’equipe di trattamento al Tribunale di Sorveglianza Penitenziaria, che dovrà dare la sua approvazione per i permessi superiori alle 48 ore.
Non è da molto tempo che sono rinchiuso, però in questo periodo già ho saputo di due morti: una nella sezione 12 di questo penitenziario e un’altra nella sezione femminile di Brians 1. In entrambi i casi, secondo la direzione la causa di morte è stata il suicidio. Nel caso di Maria, il suo compagno si trova nella mia stessa sezione, e mi ha detto che non l’ha mai vista con l’intenzione di togliersi la vita, si vedevano faccia a faccia, si scambiavano lettere e si chiamavano abitualmente. Non gli hanno lasciato vedere il cadavere, gli hanno dato delle pillole e hanno attivato nei suoi confronti il protocollo anti-suicidio, obbligandolo ad essere sempre accompagnato. Immaginatevi di trovarvi in una situazione del genere ed essere costretti a condividere la cella con qualcuno con cui non avete nulla in comune.
È difficile mantenere un buono stato d’animo qui dentro, tra la reclusione, la vita in regime disciplinare, lo sfruttamento lavorativo… un giorno dopo l’altro, sapendo che il tuo futuro è completamente sottomesso a questa rete di guardie carcerarie e altri funzionari. Nonostante ciò, cerco di rimanere forte e allegro, e in questo gioca un ruolo fondamentale la solidarietà che sto ricevendo. Il carcere ti trasforma in un automa medicalizzato senza personalità.
Spero che per la marcia dell’anno prossimo, io possa essere dall’altra parte e, in caso contrario, vi incoraggio a fare un rumore così forte che vada oltre le mura.
Un forte abbraccio, vi voglio bene, salute e libertà
[1] Carcere a Barcelona. Il 18 gennaio alcunx compagnx hanno organizzato una camminata verso il carcere per portare solidarietà ad Abel e a tutte le persone recluse.
Un libro contro la repressione è un’iniziativa che si rivolge a donne, persone queer e trans che vivono una situazione di repressione. L’iniziativa nasce dalla necessità espressa da alcune persone detenute di ricevere materiale di lettura che racconti storie in cui ritrovarsi, dalla narrativa alla saggistica alle fanzine. Materiale transfemminista e queer che faccia sentire meno solx le persone detenute e per sentirci tutt3 parte di una collettività che resiste. Perché siamo donne e persone trans e queer per cui la comunità è vita e salvezza in un mondo che vorrebbe vederci estint3 o sottomess3. Perché viviamo sulla nostra pelle la violenza del patriarcato e del mondo cis-etero-normato, di cui il carcere rappresenta una delle materializzazioni più brutali.
Vogliamo quindi esprimere la nostra vicinanza e presenza a quell3 di noi che si trovano a vivere la repressione sulla propria pelle, facendo sentire loro che una comunità esiste e non si dimentica di quello che accade oltre quelle mura.
Il carcere è un luogo di repressione, privazione ed esclusione sociale. Il totale isolamento e invisibilità a cui lo stato condanna le persone recluse nelle prigioni e quelle colpite dai dispositivi repressivi sempre più capillari si configurano come una pena nella pena, un tentativo di togliere la voce a chi vive la repressione sulla propria pelle. Allo stesso tempo anche la solidarietà è nel bersaglio del controllo statale, in un crescendo di provvedimenti che puntano a fiaccarla, disincentivarla e reprimerla, da ultimo il nuovo DDL 1660 in materia di sicurezza che si appresta a essere approvato in via definitiva dal parlamento.
In questo scenario crediamo sia fondamentale mantenere viva e alimentare la solidarietà con chi è colpitx dalla repressione, a partire dalla nostra comunità.
Se vuoi partecipare all’iniziativa “Un libro sospeso contro la repressione” puoi comprare un libro o lasciare un buono regalo dell’importo che preferisci presso le seguenti librerie:
Antigone Roma: Via dei Piceni 1, Roma
Antigone Milano: Via A. Kramer 20, Milano
Provvederemo noi a inviare i libri raccolti a donne, persone queer e trans recluse in carcere o colpite dalla repressione: grazie alla collaborazione con compagn3 e realtà associative sparse per l’Italia stiamo, infatti, raccogliendo una serie di contatti a cui inviare i libri.
Se sei in contatto con una o più persone a cui vorresti che inviassimo uno dei libri dell’iniziativa (o anche un libro specifico), faccelo sapere o passa in libreria!
Ragione sociale: Libreria Antigone MFM S.A.S. di Sposato Federica & C.
sede operativa: via dei Piceni 1, 00185 Roma
sede legale: Via Palmiro Togliatti 595 -00172 Roma
telefono: 06270481
Codice Fiscale: 16334601008
P.IVA: 16334601008
pec: libreria.antigoneroma@legalmail.it
codice univoco: T9K4ZHO
Ricordiamo a tuttx la puntata di Mezz’ora d’aria in onda oggi sabato 18 gennaio 2025 alle 17:30 sulle frequenze di Radio città Fujiko, FM 103.1.
In questa puntata parleremo dell’uccisione di Ramy a Milano, dello scudo penale per le forze dell’ordine e dell’istituzione di “zone rosse” all’interno di molte cittá. Infine, la collettiva anarcoerbana interverrá con la seconda pillola di erbacce anticarcerarie.
Di seguito i riferimenti della radio, a cui potete far arrivare dediche, pensieri ed esperienze:
– contatto whatsapp e telegram per chi volesse mandare con un messaggio i propri saluti dentro: 3501550853.
– per chi volesse scriverci una mail: info@mezzoradaria.com
– Per chi invece volesse inviarci una lettera: Mezz’ora d’aria, presso Radio Città Fujiko, via Zanardi 369, 40131 Bologna.
Domenica 26 gennaio torniamo sotto le mura del carcere di Piacenza per portare un saluto a tutte le persone recluse.
Complici e solidali con Dayvid, compagno che sta scontando in questo carcere una condanna per devastazione e saccheggio di oltre 6 anni per gli scontri avvenuti a Roma il 15 ottobre 2011.
Dalle 17 si aprono le danze: allestimento del mercatino, birrette e microfono aperto.
Dalle 19:30 chiacchiere e riflessioni a partire dall’opuscolo “NON È FORSE QUESTA GUERRA?”con alcunx compagnx sicilianx. Dal progetto ponte, alle “smart cities” sino agli interessi che si cuciono sui corpi reclusi, migranti, arginati, carcerati. Un opuscolo per condividere saperi e percorsi di significazione verso una più fitta condivisione di pratiche, per un’azione sempre più di massa e sempre meno mediata da strutture di delega e rappresentanza.
L’occasione vuole anche essere un invito ad individualità, collettivi, affinità, lotte territoriali e libidiche alla prossima mobilitazione NoPonte che attraverserà le rive dello Stretto nel periodo carnevalesco. Un invito all’incontro di pratiche e pensieri perché tuttx lottiamo contro lo stesso “gelido mostro”.
Dalle 20:30 cena per sostenere il progetto di una casa aperta, complice e solidale nelle prealpi varesine. Difendiamo dal pignoramento e dalle more spazi amici dove esprimerci, ritrovarci e organizzarci, fuori delle pressioni e dalle logiche del sistema.
Con noi dal pomeriggio Equal Rights Forlì, distribuzione di materiale antispecista e non solo (libri, opuscoli, musica, magliette, etc.) dal 1996
A scaldarci come di consueto caldo vin brulè benefit prigionierx e inguaiatx!
Distro e banchetti come se non ci fosse un domani, musichette fino a mezzanotte.
A fine Dicembre 2024 e a seguito di istanze di revoca delle misure cautelari (applicate il 22 aprile 2024, in relazione al corteo del 4 Marzo 2023) queste sono state di fatto:
revocate per 12 compagnx;
mantenute nella loro totalità (rigettando le istanze) per 3 compagnx: ancora sottopostx a obbligo di dimora, divieto di dimora e presentazione quotidiana alla p.g.;
riformulate per un compagno tutt’ora sottoposto a obbligo di firma quotidiana.
Ricordiamo che a Maggio 2025 inizierà il processo per i 19 imputatx di devastazione e saccheggio in merito a quella giornata di lotta al fianco di Alfredo e contro la tortura del 41bis e dell’ergastolo ostativo.
Inoltre, all’alba del 30 Dicembre sono state notificate ulteriori misure cautelari (stabilite in sede di appello cautelare ed eseguibili solo per coloro che non hanno fatto ricorso in Cassazione):
per 3 compagnx l’obbligo di presentazione quotidiano e di dimora;
per un compagno di sole firme quotidiane;
Paradossalmente, le stesse misure erano già state notificate e applicate a 3 di queste persone decorso il termine di 10gg dalla pronuncia d’appello per la presentazione del ricorso in Cassazione. Poi, ad una di queste tre, l’obbligo è stato sospeso “in attesa di atto esecutivo”, alle altre due le misure erano state revocate insieme alle cautelari dello stesso tipo relative al precedente troncone primaverile. La confusione derivante dalla doppia notifica e applicazione delle misure per tre degli indagati, si presume sia stata determinata dalle istanze della DIGOS che in data 25 Ottobre 2024 richiedeva con atto interno di notificare ed applicare le misure cautelari a sole 3 persone sul totale di 5, che – non promuovendo ricorso per Cassazione – avrebbero dovuto iniziare a essere sottopostx alle misure.
La data dell’udienza di Cassazione dell’ordinanza di appello richiesto dal PM per i e le restantx indagatx per le fasi preliminari del corteo (aka “carrellistx”) sarà il 30 Gennaio.
Tante sono state le persone che si sono mobilitate al fianco di Alfredo e contro la tortura di Stato in quei mesi di sciopero della fame, altrettante con il cuore e con la rabbia o con il proprio corpo e la propria determinazione sono scese in piazza il 4 Marzo e non solo.
Oggi, quei legami e quelle lotte continuano.