Questa mattina sono stati sgomberati gli appartamenti occupati in via Zampieri.
Solidarietà alle persone colpite!
ACER E PD: MERDE SIETE E MERDE RIMARRETE
Cresciamo nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, ai bordi dei viottoli
Questa mattina sono stati sgomberati gli appartamenti occupati in via Zampieri.
Solidarietà alle persone colpite!
ACER E PD: MERDE SIETE E MERDE RIMARRETE
In carcere dal 21 maggio 2019 per l’op. Prometeo, il compagno anarchico Beppe è stato assolto il 4 ottobre, insieme a Natascia e Robert per “insufficienza di prove”. L’accusa principale era quella di “attentato con finalità di terrorismo” per i plichi esplosivi che nel 2017 sono stati inviati ai pm Rinaudo, Sparagna e all’allora capo del DAP Consolo.
Un contributo solidale
Decine e decine di perquisizioni a Genova, Carrara, Pisa, Cremona, Bergamo, Roma, Perugia, Viterbo, Lecce, Taranto, Cosenza e Cagliari. Le indagini svolte dai carabinieri del ROS, su ordine della Procura di Perugia, si sono concentrate sul giornale Vetriolo e sui siti di contro-informazione roundrobin.info e malacoda.noblogs.
Il reato principale che viene contestato è istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
Oltre alle decine di perquisizioni in tutta la penisola, 6 le misure cautelari: Alfredo, già detenuto nel carcere di Terni, 4 compagnx con obbligo di dimora e firme, uno ai domiciliari con braccialetto elettronico.
In un momento in cui la ristrutturazione del Capitale è ad una svolta autoritaria senza precedenti e si specializzano nuove forme di sfruttamento e dominio, lo Stato intende chiarire e segnare preventivamente un confine da non oltrepassare per intimidire e scoraggiare chi intende sfidare l’attendismo dilagante e lottare.
I padroni evidentemente temono che la vivacità a sperimentare qualcosa di più rivoluzionario possa diventare sempre più una necessità per moltx.
“Seguite il vostro istinto, la vostra rabbia, non date troppo retta ai compagni/e coscienziosi. Buttatevi nella mischia, male che vada avrete vissuto una vita con qualche rischio e sofferenza in più ma anche piena di pensieri felici, piaceri e soddisfazioni. Contribuendo magari a cambiare le cose, e perché no… a fare la differenza. Come diceva un vecchio canto anarchico, “È l’azion l’ideal”. ”
Alfredo Cospito dal carcere di Terni
Contro Stato e Capitale, contro chi sfrutta e opprime, dalla parte di chi si ribella!
AGGIORNAMENTO SULLE SORVEGLIANZE SPECIALI RICHIESTE E DATE A BOLOGNA
A circa due mesi dall’udienza del 12 luglio il tribunale si è espresso sulla proposta di applicazione della sorveglianza speciale per 7 compagne/i di Bologna: 6 i rigetti e un accoglimento.
Al nostro compagno Guido verrà applicata la sorveglianza per due anni con obbligo di dimora.
A pochi giorni dall’udienza il PM Dambruoso aveva presentato un’integrazione affinché il tribunale si esprimesse non solo, come da richiesta iniziale, sulla “pericolosità qualificata” per reati di terrorismo, ma anche sulla pericolosità generica. Ed è infatti sulla base di quest’ultima che la richiesta è stata accolta.
Stando alle motivazioni, sono le accuse mosse dallo stesso Dambruoso con l’Operazione Ritrovo ad avere “spiccata rilevanza”, “prova della propensione ad atti di pericolo accentuato per la sicurezza e la tranquillità pubblica”. Ci si spinge addirittura nel merito di quell’inchiesta da cui, secondo i giudici, “emerge chiaramente” che il nostro compagno “è stato autore dell’incendio al ponte ripetitore, in località Monte Donato, nel dicembre 2018”.
Ad oggi, l’instancabile PM ha già presentato ricorso contro due dei sei rigetti e non escludiamo se ne possano aggiungere altri.
Tutta la nostra solidarietà va alle compagne e i compagni sottoposte/i a questa infame misura e a tutte/i quelle/i colpiti dallo Stato per aver attaccato questo mondo.
link: https://ilrovescio.info/2021/10/13/aggiornamento-sulle-sorveglianze-speciali-richieste-e-date-a-bologna/
Macerie su Macerie (sulle frequenze di Radio Blackout)
Genova, un punto su devastazione e saccheggio
A vent’anni da allora rimbombano prepotenti le inchieste delle testate italiane sul G8 di Genova.
Non c’è pagina online di questi ambasciatori del vero che per l’occasione non abbia contribuito a revisionare la storia di quelle giornate e trasporla in una deprecabile copia di un quadro cubista, in cui le testimonianze di alcuni macellai in divisa si accostano a quelle dei togati, per andare poi a sfumare nelle rappresentanze dei manifestanti, quelli che ora sono reimpiegati tra le fila di un mite e vacuo “avevamo ragione noi che chiedevamo pacificamente un mondo migliore”.
A urlare, a vent’anni da Genova, sono solo loro, politici, sbirri di varia natura e persino le associazioni culturali rimaste nell’ombra mortifera del cadavere della sinistra. Non è ahinoi la rabbia per le strade di fronte allo sfacelo liberticida, né la forza dei discorsi di chi ha sempre saputo che non c’è nessuna ragione possibile nelle buone intenzioni.
Genova 2001 avrebbe potuto essere contemporaneamente la fine o l’inizio di un milennio. Il fatto stesso che dopo due decadi la rielaborazione da parte di quell’entità di dubbia esistenza che alcuni chiamano il “movimento” non solo non ci sia stata, ma proprio non sia stata possibile, offre senza dover fare analisi storiche la soluzione di quali delle due opzioni sia la risposta.
Dietro alle rappresentazioni propinate, oltre l’incapacità di rispondere prontamente agli scempi del capitale compiutamente globalizzato (ultima non ultima, una pandemia e la sua farneticante gestione), c’è tuttavia il dovere assoluto di continuare a sostenere i compagni e le compagne che ancora oggi stanno pagando a caro prezzo quelle giornate di luglio, trasformate dallo Stato a monito ed esempio.
A Macerie su Macerie un veloce aggiornamento sulla situazione repressiva e una chiacchierata con un compagno di Prison Break Project sul dispositivo della devastazione e saccheggio, sia dal punto di vista penale che sociale, per evidenziare come sia stato funzionale all’imposizione di un certo ordine del nuovo millennio:
Link trasmissione -> qui
E’ in corso lo sgombero della FOA Boccaccio, storica esperienza autogestita monzese.
Info e aggiornamenti link qui (pagina fb F.O.A. Boccaccio)
Nel pomeriggio di domenica 4 luglio un gruppo di solidali ha raggiunto il carcere di Santa Maria Capua Vetere per portare solidarietà a Natascia, in sciopero della fame dal 16 giugno, e a tutte le persone detenute.
Vari sono stati gli interventi che hanno espresso forte solidarietà nei confronti della compagna rinchiusa in AS3, che si trova alla terza settimana di sciopero della fame per ottenere il trasferimento da quel carcere. È stato sottolineato come il meccanismo di dispersione dei prigionieri e delle prigioniere attuato dal DAP, attraverso trasferimenti in carceri situate a centinaia e centinaia di chilometri di distanza dai propri affetti, dai propri contesti di vita e di lotta – e nel caso di Natascia rendendo quasi impossibile il confronto con il proprio avvocato a processo già cominciato – sia chiaramente volto a isolare completamente chi è recluso/a e a spezzare le relazioni di solidarietà tra dentro e fuori. Di fronte alla determinazione grande di Natascia, sappiamo che una presenza fuori dalle mura del carcere che la tiene prigioniera non è che un tassello minuscolo di quello che possiamo fare per supportarla nella sua battaglia.
Conosciamo bene anche l’intento punitivo della dispersione, in questi giorni attuato anche nei confronti di molti detenuti di S.M.C.V., in particolar modo del reparto Nilo, la sezione in cui il 6 aprile 2020 sono avvenuti i pestaggi e le torture. A distanza di un anno, in cui torturati e torturatori sono stati tenuti fianco a fianco, avvengono i trasferimenti per volontà del DAP in chiara ottica vendicativa per le misure di sospensione e gli arresti che hanno riguardato la penitenziaria, soprattutto considerato che due delle prigioni di destinazione, Modena e Rieti, sono quelle nelle quali lo Stato ha consumato e poi sepolto la strage del marzo scorso. Le altre destinazioni note sono le carceri di Terni, Perugia, Carinola e Ariano Irpino.
Il giorno in cui i media hanno portato alla ribalta lo “scandalo di SMCV”, nelle sezioni del carcere è stata interrotta l’energia elettrica (le guardie parlano di blackout…), ma tutto lascia immaginare all’intento di far sì che ai detenuti e alle detenute non arrivasse alcun tipo di notizia.
Fuori, intanto, la solidarietà verso i detenuti si è fatta sentire in molte città con messaggi che sconfessano l’esistenza delle cosiddette “mele marce” nel sistema penitenziario, sottolineandone invece la profonda natura marcia e assassina. Il DAP grida allo scandalo e invoca la protezione delle guardie. I giornali parlano anche di un “blocco doloso dei telefoni del penitenziario, causa attentato a una centrale telefonica”.
È stato riportato oltre il muro ciò che giornali e tv stanno raccontando in questi giorni in merito al carcere di Santa Maria, ribadendo però che i toni intrisi di stupore e scandalo di cui i servizi giornalistici sono farciti in questo momento sono puramente ipocriti. La brutalità dei pestaggi del 6 aprile 2020, era già emersa un anno fa dalle testimonianze di detenuti e parenti e la loro voce era rimasta perlopiù inascoltata, fino a quando non sono scattate le misure nei confronti di secondini e vertici della penitenziaria. Agli occhi di chi voleva vedere e alle orecchie di chi voleva sentire, la spirale di violenza e rappresaglia da parte delle guardie e del DAP durante e in seguito alle rivolte del marzo 2020 è stata immediatamente e fortemente percepibile, nonostante il megafono mediatico strillasse unanimemente alla “cieca violenza dei detenuti”.
Le recenti notizie di pestaggi, abusi e violenze da parte delle guardie in tante altre prigioni d’Italia, come per i recenti casi di Foggia, Melfi, Monza, Palermo e altri ancora, non fanno che confermare la natura violenta e vendicativa del carcere e di chi ci lavora.
Questo abbiamo voluto riportare ai detenuti e alle detenute di S.M.C.V. che durante tutto lo svolgimento del presidio si sono fatti sentire con urla (purtroppo non comprensibili da fuori) e forti battiture, dopodiché il gruppo di solidali ha lasciato le mura del carcere dopo una scarica di fuochi d’artificio.
A FIANCO DI NATASCIA IN SCIOPERO DELLA FAME!
CON I DETENUTI E LE DETENUTE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE!
LIBERTÀ PER TUTTE E TUTTI!