BOLOGNA: SMASH REPRESSION! [FOTO E CONTRIBUTI]

Foto e contributi dalla street rave di Bologna del 17 dicembre contro il decreto antirave “SMASH REPRESSION”

In aggiornamento…


Un contributo e un volantino distribuito durante la street:

https://brughiere.noblogs.org/post/2022/12/18/contro-il-carcere-lergastolo-ostativo-e-il-41-bis-con-alfredo-in-sciopero-della-fame-per-la-liberta-di-tuttx/


Contributi dal Collettivo antipsichiatrico “Strappi”

Martedì 13/12 con un maxi intervento di polizia è stata sgomberata l’occupazione di via Stalingrado 31. Un’occupazione che come soggettività in lotta contro il carcere, la psichiatria e la società che li producono, abbiamo profondamente sostenuto, consapevoli della sempre maggiore necessità di spazi di incontro liberi dal disciplinamento istituzionale. Un’occupazione durata solo poche settimane ma che a molti di noi sono sembrati mesi per l’intensità e la qualità delle interazioni che si sono sviluppate e che ancora ci scaldano il cuore.

La violenza con cui in ogni città si sta annientando qualsiasi spazio di libertà non ci vedrà passive! 
Siamo qui per dire che intendiamo opporci con ogni mezzo ad un mondo che ci vuole sempre più addomesticate e sottomesse. Vogliamo essere sabbia negli ingranaggi del potere! 
Ci rivendichiamo di sentirci disadattate all’interno di questo modello di sviluppo insensato e irrazionale. La loro “normalità” ci fa schifo! 
A colpi di riqualificazione, decoro e repressione, lungo le strade in ogni città vediamo rastrellamenti quotidiani abbattersi sulle fasce più marginalizzate della società. E’ questa la loro ‘normalità’! 
Il taser viene sempre più legittimato contro i poveri e chi vive un’esistenza fuori dagli schemi normati imposti dalla società.
Assistiamo all’uso sempre più frequente e capillare del daspo urbano per allontanare persone “sgradite”, e della manipolabilissima categoria di “pericolosità sociale” di derivazione psichiatrica e fascista per reprimere il conflitto e contenere/sedare diseguaglianze e oppressioni.
Vediamo continuamente puntare il dito contro la “malamovida”, neologismo che si vuole contrapposto a “buona movida”, cioè a quella socialità che rientra perfettamente negli spazi e nei tempi del consumo. 
Anche l’infanzia è nel mirino: attraverso la costruzione mediatica del “bullo” e della “baby gang”, giovani e adolescenti sono continuamente trattati e rappresentati come un problema di ordine pubblico da reprimere mentre rimangono intatti quei modelli che il sistema stesso riproduce ed esalta, pesci grandi che mangiano pesci piccoli all’interno di una realtà dove solo chi ha soldi e potere è preso in considerazione, e chi non accetta di essere un cavallino da corsa non è nessuno. 
In nome delle bandiere del decoro e del degrado assistiamo alla costruzione di sempre nuovi “mostri” su cui scaricare insicurezza e timori per fomentare tutte quelle paure che possono essere strumentalizzate in funzione di consenso: l’obbiettivo è spezzare qualsiasi possibilità di solidarietà e impedire qualsivoglia forma di messa in discussione del presente. Una “sicurezza” sempre più “preventiva”, volta ad asfaltare tutti gli spazi di fiducia, libertà, relazione, intersezione, prossimità e solidarietà dal basso.
La psichiatria è pronta a raccogliere i cortocircuiti di queste oppressioni e a colonizzare con nuovo slancio il quotidiano e l’individuo: la platea di “difetti” e “tare” da “curare” è destinata ad aumentare proporzionalmente allo sfruttamento e all’oggettivazione che attraversano sempre più infanzia ed età adulta. L’isolamento e il disciplinamento esasperato di ogni aspetto della vita, l’insicurezza legata al presente e al futuro, la vede infatti in prima fila nell’individuazione di nuovi “disturbi” e “terapie” per “contenere” con nuove diagnosi e nomenclature le “ansie”, legato a rabbia, paura e frustrazione in crescente aumento.
Non vogliono che stiamo bene, vogliono che stiamo buone!
Conosciamo psichiatria e polizia, conosciamo le loro “cure” e i loro trattamenti. Riappropriamoci della nostra rabbia, della nostra gioia!
Vogliamo essere liberx di ballare e di esplodere con tutta la nostra vitalità
Restituiamo al mittente un briciolo di quella frustrazione che ci è impostata ogni giorno all’interno di una vita che non ci appartiene e che vorremmo radicalmente diversa.

Rompiamo i ruoli imposti! Riprendiamoci il tempo, lo spazio, riprendiamoci le strade, riprendiamoci il presente!


Siamo matte, schifose, balorde, tossiche, criminali, feccia!
Siamo l’anomalia.
Quando c’è un’anomalia del grande quadro capitalistico, la identificano, la etichettano, la stigmatizzano, la demonizzano finché non diventa identitaria, finché non viene allontanata, ingabbiata, ricoverata, anestetizzata, sterminata.
Così agisce la repressione. Agisce con violenza, o in maniera più silenziosa facendo sì che l’autodeterminazione diventi una diagnosi e il libero arbitrio diventi il rispetto indiscutibile delle regole.
Siamo strane e quindi diventa un dovere reprimerci. Sgomberano spazi in cui le persone hanno la possibilità di parlare del loro disagio senza dover incorrere in un iter burocratico e ospedaliero fatto di soldi da spendere, farmaci da prendere, sguardi da scansare, cicatrici difficili da guarire. Creano leggi che impediscono il divertimento autogestito senza fini produttivi o lucro, perchè la socialità si può fare sì ma come da normativa. Noi gente allegra abbiamo bisogno di ballare, urlare, ridere e giocare, con la nostra libertà, stiamo male se ciò non avviene, tutti stanno male, tutti. Se il controllo avviene anche sul tempo libero, in un mondo che monetizza il valore del tempo, ecco che la repressione funziona, ed ecco che ci ammaliamo. La malattia è un segnale che qualcosa non va e tutto conduce a qualcosa che non va dentro di noi, malate da sempre. La malattia è e deve essere un segnale che qualcosa non va là fuori. Che la responsabilità non è sempre nostra, dei nostri sensi di colpa cristiani, dei nostri errori. La responsabilità è politica (porco dio).
Rinchiudono compagni, chiudono le loro bocche, gettano nell’oblio delle celle le loro identità. Una tortura, ecco cos’è il 41 bis. Una tortura. Che ha lo scopo di annullare la persona. Ma non sono riusciti a cancellare i nostri compagni Alfredo e Juan, e la nostra compagna Anna! La loro lotta risuona e rimane nelle loro azioni e in noi che stiamo al di là delle sbarre. La loro lotta contro il sistema è diventata la lotta contro l’atrocità del carcere e le misure detentive. Non solo per i compagni e compagne anarchiche, ma per tutte le individualità che subiscono la reclusione. Le galere sono l’arma del boia che è questa società e infonde paura. La paura è il manganello che fa più male. La paura di finire in gabbia, chiude le bocche e spacca le teste. La paura di non vedere più il cielo nella sua immensità fa raddrizzare lo storto. E se ciò non avviene ecco che il sistema ti vomita in faccia l’esempio negativo del balordo o balorda del quartiere, delle periferie che ha preso la strada sbagliata e che ha la punizione che si merita. Quella strada sbagliata, quei ghetti li ha creati lo stesso sistema che invece protegge i grandi centri in cui l’economia invece si muove in banche, carte e conti finanziari al posto delle buste di plastica, bilancini e doppi pavimenti delle periferie e province.
Ricoverano in modo disumano le persone che soffrono. Il ricovero coatto, il tso è la pratica che forse lede più di tutto la libertà di scelta di una persona. Viene imposta una cura violenta, sbattendo nello stigma in modo brutale e permanente la persona che lo subisce e che sta vivendo una sofferenza. Non è un momento, il tso te lo porti tutta la vita. Una pratica inaccettabile. Lo schizzato non è capace di intendere e di volere e per gestirlo è giusto attuare una misura violenta e obbligatoria. Questa è la giustificazione. Declassando una persona a un oggetto dannoso, una persona diventa una bomba che va spenta e distrutta. Con lacci, lettini, punture, infermieri e sbirri. Ma dopo che l’hanno spenta, l’obiettivo è che mai più si riaccenderà. Inaccettabile. La coercizione detentiva del tso è ciò che più rappresenta  l’incapacità del potere di prendersi cura del disagio creato dallo stesso. E allora ecco l’ennesimo strumento repressivo. Perchè quando emerge l’anomalia, si deve rinchiudere, obbligare a guarirla, se si ha fortuna reinserire il soggetto nella produttività, se no emarginarlo, mettergli un marchio e annichilirlo.

Mostri, quando li guardo mi sembrano mostri. Quelli lì, col caschetto lo scudo e la divisa,  quelli lì seduti in poltrone, in giacca e cravatta… e io di mostri nella mia testa ne ho visti parecchi, ma quelli lì, quei mostri, vi assicuro che fanno molta più paura.
Noi non siamo mostri!  urliamo contro la loro mostruosità, contro la loro repressione, urliamo insieme per non avere più paura.
Contro i loro abiti cuciti con tessuto di odio,di violenza, di galere, di sgomberi, di emarginazione, di tortura, di paura, di controllo, noi siamo e saremo strappi.


Contributo infestante:

Voglio raccontarvi una storia, tenete bene a mente queste parole:
Il possibile sta in quello che riusciamo a immaginare e nella nostra forza collettiva
Lo scorso martedì, a Bologna, c’è stato uno sgombero coatto. L’ennesimo sgombero da parte di chi in questa città non ne vuole sapere di spazi liberi e autogestiti. Negli ultimi mesi a Bologna sono nate diverse occupazioni, come non se ne vedevano da anni, ma la risposta del potere è sempre la stessa. Sbirri e questura fanno il loro solito lavoro, a servizio dei potenti vari.

Per chi non lo sapesse o non fosse riuscita a passarci, vi racconto quello che è successo in via Stalingrado 31, quello che con la forza di tuttə siamo riuscite a creare in neanche un mese di tempo:
Abbiamo realizzato un ciclo di incontri sul tema feste: la festa è un evento che è stato spoliticizzato e messo a profitto e su come questo decreto tenda a inasprire le libertá di tuttə, non solo di chi va alle feste
C’era un collettivo di socialitá antipsi e letture contro il carcere, perché siamo contro isolamento, detenzione e emarginazione e vogliamo che i nostri spazi siano accessibili e attraversabili anche da chi vive un disagio
C’erano uno sportello trans e laboratori transfeministqueer, perchè dobbiamo ribadirlo anche e soprattutto oggi che sessismo, discriminazione e violenza di genere sono nemici di tuttə e tuttə insieme dobbiamo combatterle, ogni giorno, anche oggi, anche dentro questa street
C’era un laboratorio di filosofia politica perchè siamo pirati e piratesse e sentiamo la necessità di coordinate folli che guidino il nostro galeone
C’erano un corso di uncinetto e giochi da tavolo perchè insieme dobbiamo tessere trame e pensare nuove strategie di assalto ai luoghi del potere
E poi c’erano un laboratorio hacker, una cucina popolare a prezzi bassi e accessibili, una pelucheria per renderci bellissime, un mercatino di autoproduzioni e una serigrafia, perché il diy dev’essere una pratica di tuttə

E poi c’era un murales bellissimo, che avevano realizzato i nostri fratelli e compagni Ericailcane e Infinite. L’abbiamo cancellato, come volevano loro, perché l’arte non si privatizza, non si addomestica in dei musei o in dei palazzi privati. L’arte dev’essere per tutte e tutti, dal basso, senza prezzi senza biglietti.

Questa street vuole e deve essere una festa, un momento di socialitá libero dove insieme ci autodeterminiamo. Ma è anche un momento di protesta, dove alziamo la voce e la testa contro questo ennesimo inasprimento repressivo, contro questo clima di crescente fascistizzazione e militarizzazione delle nostre vite e dei nostri corpi.

In questa street noi, come infestazioni, vogliamo creare anche un disagio all’amministrazione di questa città, che sia il comune, il prefetto, la questura o privati vari come Unipol. Loro credono di avere le mani sulla cittá, vogliono ridurci al silenzio e isolarci, ma se ancora non l’han capito, noi ad ogni sgombero risponderemo diffondendo autogestioni, perché non ci facciamo addomesticare e perché saremo sempre prontə a sgangherare i loro piani, con tutto l’amore la rabbia e la follia che ci contraddistingue.


Un intervento infestante:

Oggi siamo in piazza perchè il tentativo di limitare la nostra libertà non può passare. Siamo in piazza per affrontare un decreto che si presenta come un azione muscolare di un governo di fascisti.  Siamo in piazza perchè vogliamo autodeterminarci, perchè vogliamo luoghi di  socialità ed espressione radicalmente diversi, perchè vogliamo una vita radicalmente diversa.  Non chiediamo nulla a chi risponde col nulla e ci prendiamo tutto poichè c’è chi ha tutto e chi  niente. La voce sinora urlata piano dei raver oggi si alza e con loro quella degli spazi autogestiti la  voce di chi ha ben presente la differenza tra legalità e giustizia.
Il 13 12 abbiamo subito uno sgombero con un dispiegamento di forze militare. Crediamo che questo sia un buon segno: vuol dire che stiamo andando nella direzione giusta, che stiamo tenendo alto il conflitto in città, che gli facciamo paura. Il 13 12 abbiamo subito lo sgombero dello
spazio di via stalingrado 31 un motivo in più per urlare insieme ACAB. Siamo uscite da quello  sgombero col sorriso, sotto la neve con il morale altissimo perchè sapevamo e sappiamo che non è un esercito di sbirri che fermerà un ideale, che fermerà l’ infestazione. La marea di persone che ho davanti è la dimostrazione che abbiamo la forza di rompere ogni tentativo repressivo. Alziamo il volume contro ogni giogo, battiamo i piedi contro ogni autorità, occupiamo per una vita libera e radicalmente diversa.


ANNA BENIAMINO INTERROMPE LO SCIOPERO DELLA FAME

Da: Infernourbano

Tramite telefonata apprendiamo che nella sera di oggi, mercoledì 14 dicembre, Anna interrompe lo sciopero della fame avviato 38 giorni fa al fianco di Alfredo, ristretto in 41 bis. Al termine dello sciopero Anna risulta aver perso 13 chili, con una pressione arteriosa di 50 la minima, 80 la massima. Alcuni valori del profilo epatico superano i parametri ritenuti accettabili dal punto di vista sanitario. Nell’ultimo periodo le è stato prospettato più volte da parte del carcere il ricovero in ospedale, ricovero che ha sempre rifiutato.

In questa lotta è in gioco la vita dei nostri compagni in prigione. A tutti noi anarchici e rivoluzionari spetta il compito di fare in modo che venga salvaguardata. Questo vale tanto più nei riguardi di Alfredo, giunto al 56° giorno di sciopero e le cui condizioni si fanno sempre più critiche in attesa della decisione del Tribunale di sorveglianza.

BOLOGNA: CONTRO LA SORVEGLIANZA SPECIALE

Esperienze a confronto

!! Attenzione !!
A causa dello sgombero dello spazio occupato in via Stalingrado 31, l’iniziativa si svolgerà allo spazio di documentazione anarchico “Il Tribolo” in via Donato Creti 69/2. La proiezione è invece annullata.

La misura della sorveglianza speciale (non legata a specifiche accuse di reato ma ad arbitrarie analisi della personalità dell’individuo e dei possibili reati futuri, e i cui provvedimenti sono altrettanto discrezionali) è stata usata sempre più di frequente negli ultimi anni per tentare di fiaccare persone, rapporti sociali e realtà di lotta. Come l’abbiamo sempre avversata continueremo a farlo e a essere solidali con chi viene colpito da questa misura di fascisti natali.

TORINO: AGGIORNAMENTI PROCESSO SCRIPTA MANENT

Da Radio Blackout

 

Il 5 dicembre si è tenuta la prima udienza del processo d’appello bis contro Anna Beniamino ed Alfredo Cospito, già condannati in primo e secondo grado per un attentato alla Caserma degli allievi carabinieri di Fossano nel 2006.

La Corte d’appello di Torino, chiamata a ridefinire la pena nei loro confronti, dopo la decisione della Cassazione di configurare i fatti di Fossano come strage politica, ha accolto una delle tre eccezioni di incostituzionalità avanzate dalla difesa e ha rimandato alla Corte Costituzionale la decisione su quel punto. Nello specifico hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale sul divieto di prevalenza di una attenuante specifica (fatto tenue, previsto per i reati contro la personalità dello stato) perché non sarebbe applicabile a Cospito in ragione della recidiva reiterata specifica. Questo significa che avrebbero accolto la tesi difensiva che si tratti di un fatto tenue. Sia chiaro: la prospettiva, nella migliore delle ipotesi, sarebbe comunque di moltissimi anni di carcere.

Durante l’udienza, Alfredo Cospito e Anna Beniamino, arrivati rispettivamente a 46 e 31 giorni di sciopero della fame erano collegati in video conferenza dal carcere di Sassari e da quello di Rebibbia ed hanno fatto dichiarazioni spontanee.
Cospito, recluso in regime di 41bis ha dichiarato che avrebbe continuato la propria lotta contro l’ergastolo ostativo e il 41bis sino al suo ultimo respiro.
In seguito c’è stata la requisitoria del Procuratore generale che ha chiesto l’ergastolo, con un anno di isolamento diurno per Alfredo Cospito e 27 anni ed un mese per Anna Beniamino. Poi la parola è passata agli avvocati difensori. Il 19 dicembre in corte d’appello leggeranno le motivazioni della decisione presa oggi. Poi bisognerà attendere che si pronunci la corte costituzionale.Tempi lunghi, mentre le prospettive di sopravvivenza di Alfredo Cospito, diminuiscono giorno dopo giorno. Il tribunale di Sorveglianza, dopo il ricorso contro il 41bis presentato dai difensori il 1 dicembre, continua a tacere.
Davanti al tribunale ieri c’è stato un presidio di solidali, che prima hanno fatto un blocco stradale e poi si sono mossi in corteo sino ai giardini reali.


Ne abbiamo parlato con l’avvocato Gianluca Vitale, uno degli avvocati della difesa. Dalla diretta è emerso in modo chiaro che l’intera operazione “Scripta Manent” si basa su forzature giuridiche, che si incardinano in una logica di diritto penale del nemico. La logica che animò il legislatore, quando negli anni Trenta introdusse nell’ordinamento il reato di “strage politica”, un reato che all’epoca prevedeva la condanna a morte immediata, ed oggi porta alla morte con lenta tortura tra carcere a vita e 41bis.
Dal fascismo alla democrazia lo Stato non tollera chi lotta per la sua distruzione.

Ascolta la diretta:

https://radioblackout.org/…/cospito-il-pg-chiede…/

PROCESSO SCRIPTA MANENT: DICHIARAZIONI DI ALFREDO ED ANNA

Diffondiamo le dichiarazioni di Alfredo e Anna all’udienza d’appello per il ricalcolo delle condanne nell’ambito del processo Scripta Manent (Torino, 5 dicembre 2022)

DICHIARAZIONE DI ALFREDO COSPITO

Leggo soltanto quattro righe. Prima di scomparire definitivamente nell’oblio del regime del 41 bis lasciatemi dire poche cose e poi tacerò per sempre. La magistratura della repubblica italiana ha deciso che, troppo sovversivo, non potevo più avere la possibilità di rivedere le stelle, la libertà. Seppellito definitivamente con l’ergastolo ostativo, che non ho dubbi mi darete, con l’assurda accusa di aver commesso una “strage politica”, per due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno e che di fatto non hanno ferito e ucciso nessuno. Non soddisfatti, oltre all’ergastolo ostativo, visto che dalla galera continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica, si è deciso di tapparmi la bocca per sempre con la mordacchia medievale del 41 bis, condannandomi ad un limbo senza fine in attesa della morte. Io non ci sto e non mi arrendo, e continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro, per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese. Siamo in 750 in questo regime ed anche per questo mi batto. Al mio fianco i miei fratelli e sorelle anarchici e rivoluzionari. Alla censura e alle cortine fumogene dei media sono abituato, queste ultime hanno l’unico obiettivo di mostrificare qualunque oppositore radicale e rivoluzionario.

Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.
Sempre per l’anarchia.
Alfredo Cospito

 

DICHIARAZIONE DI ANNA BENIAMINO

Questo è un processo politico, che si è mostrato teso fin dall’inizio alla somministrazione della pena esemplare, processo alle nostre identità di anarchici più che ai fatti, processo a chi non abiura le proprie idee.
Una strage senza strage attribuita senza prove è il culmine di un crescente impegno di Antiterrorismo e Procure per esorcizzare lo spettro dell’anarchismo d’azione. Nello stesso disegno si colloca l’imposizione del regime 41 bis ad Alfredo Cospito, reo di intrattenere rapporti con il movimento anarchico dal carcere. Lo sciopero della fame ad oltranza che il compagno sta portando avanti dal 20 ottobre è l’extrema ratio contro isolamento e deprivazione sensoriale, fisica, psichica, contro un bavaglio politico. Bavaglio che gli ha impedito finanche di leggere le motivazioni dello sciopero stesso. Il 41 bis è il grado estremo di accanimento dei regimi differenziati: carceri dove l’isolamento continuato e il sovraffollamento delle sezioni comuni sono le due facce di un sistema teso ad annullare l’individuo. Carceri dove le stragi, quelle vere, si sono verificate e si verificano: nella repressione delle rivolte del 2020, nello stillicidio di suicidi, nel trattamento dei più poveri e fragili tra i prigionieri come “materiale residuale” della società tecno-capitalistica imperante. Se qualcosa accadrà ad Alfredo Cospito qualsiasi individuo dotato di pensiero critico capirà chi siano i mandanti ed esecutori del suo annientamento fisico, non essendo riusciti ad effettuare quello politico e ideale. Sono cosciente di essere ostaggio di un sistema che nasconde dietro al feticcio di “sicurezza” e “terrorismo” il suo collasso politico, economico, sociale, ambientale.

Opporsi a questo è necessario.
Potete distruggere la vita delle persone, non riuscirete a spegnere il pensiero e le pratiche antiautoritarie.
Non riuscirete a spezzare la tensione rivoluzionaria, non riuscirete a spegnere l’anarchia.
Saluto Alfredo e tutti i compagni.
Anna Beniamino