Op “Prometeo” Beppe ai domiciliari – Appello benefit per spese legali

Beppe, nonostante l’assoluzione, è rimasto in carcere, poiché condannato in primo grado a 5 anni con l’accusa di aver posizionato nel 2016 una tanica di benzina ad un postamat di Genova. Dal gennaio 2021, dopo vari trasferimenti dal sapore punitivo (sia per lui che per Natascia e Robert), Beppe è stato trasferito nel carcere di Bologna, nella sezione AS3. In seguito all’assoluzione per l’op. Prometeo è stato “declassificato” e trasferito, sempre alla Dozza, nella sezione universitaria. Da lì ha fatto subito istanza per i domiciliari, velocemente rigettata dalla corte d’appello di Genova con le seguenti motivazioni che il compagno chiede di condividere:

[…] osserva che a sostegno della presente istanza è stata addotta la mera considerazione del trascorrere del tempo;
le ragioni che hanno determinato il Giudice di primo grado a disporre le misure in atto non sono venute meno; il reato commesso è molto grave, l’imputato è gravato da un precedente penale non rilevante in astratto ma significativo in relazione al reato contestatogli; nemmeno gli arresti domiciliari, pur in luogo lontano da quello di commissione del reato e tantomeno le altre misure meno afflittive, potrebbero garantire un adeguato controllo a fronte del concreto rischio di reiterazione della condotta illecita, potendo l’imputato rientrare in contatto con soggetti dediti a condotte di ribellione e distruzione o comunque attivarsi personalmente con tale finalità; nessun rilievo può avere il tempo decorso dall’inizio della limitazione della libertà personale, perché insignificante per la valutazione della pericolosità, come irrilevante è la vicenda relativa alla contestazione del reato di cui all’art. 280 c.p., conclusasi allo stato con sentenza di assoluzione; è prossima la celebrazione del giudizio di secondo grado (già fissato da questo Presidente, per il quale dovrà essere emesso decreto di citazione a giudizio).
A seguito del suo trasferimento dall’AS al polo universitario, dopo due anni e mezzo di rimbalzi burocratici tra carcere e istituzioni sanitarie – nonostante le condizioni critiche che gravavano sulla sua salute – ha finalmente ricevuto l’operazione per la quale ha portato avanti scioperi della fame e dell’aria.
Mercoledì 10 novembre si è tenuta l’udienza d’appello ed è stata presentata una nuova istanza di domiciliari, questa volta accolta. Oggi, 13 novembre, Beppe uscirà dal carcere per essere trasferito agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni in Sicilia.

Approfittiamo di questo aggiornamento per invitare caldamente tutte e tutti a contribuire alle spese ancora in corso!

Per sostenere le spese dell’ Op Prometeo si può fare riferimento ad entrambi gli IBAN (indicandolo nella causale), mentre per il processo di Genova che vede imputato solo Beppe, va fatto riferimento al secondo IBAN riportato di seguito:

– Postepay evolution
intestata a Vanessa Ferrara
n° 5333 1710 9103 5440
IBAN: IT89U3608105138251086351095
(BIC/SWIFT): PPAYITR1XXX

– Postepay evolution
intestata a Ilaria Benedetta Pasini
n° 5333 1710 8931 9699
IBAN: IT43K3608105138213368613377

A FIANCO DI BEPPE E DI TUTTI I PRIGIONIERI E LE PRIGIONIERE ANARCHICHE!

Operazione “Sibilla”, è l’azion l’ideal!

Un contributo solidale

Decine e decine di perquisizioni a Genova, Carrara, Pisa, Cremona, Bergamo, Roma, Perugia, Viterbo, Lecce, Taranto, Cosenza e Cagliari. Le indagini svolte dai carabinieri del ROS, su ordine della Procura di Perugia, si sono concentrate sul giornale Vetriolo e sui siti di contro-informazione roundrobin.info e malacoda.noblogs.

Il reato principale che viene contestato è istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

Oltre alle decine di perquisizioni in tutta la penisola, 6 le misure cautelari: Alfredo, già detenuto nel carcere di Terni, 4 compagnx con obbligo di dimora e firme, uno ai domiciliari con braccialetto elettronico.

In un momento in cui la ristrutturazione del Capitale è ad una svolta autoritaria senza precedenti e si specializzano nuove forme di sfruttamento e dominio, lo Stato intende chiarire e segnare preventivamente un confine da non oltrepassare per intimidire e scoraggiare chi intende sfidare l’attendismo dilagante e lottare.

I padroni evidentemente temono che la vivacità a sperimentare qualcosa di più rivoluzionario possa diventare sempre più una necessità per moltx.

“Seguite il vostro istinto, la vostra rabbia, non date troppo retta ai compagni/e coscienziosi. Buttatevi nella mischia, male che vada avrete vissuto una vita con qualche rischio e sofferenza in più ma anche piena di pensieri felici, piaceri e soddisfazioni. Contribuendo magari a cambiare le cose, e perché no… a fare la differenza. Come diceva un vecchio canto anarchico, “È l’azion l’ideal”. 
”

Alfredo Cospito dal carcere di Terni

Contro Stato e Capitale, contro chi sfrutta e opprime, dalla parte di chi si ribella!

TORINO: CORTEO CONTRO SGOMBERI, FRONTIERE E CPR

In montagna come in città gli spazi di autogestione sono sotto attacco.
Solo sulla frontiera del Monginevro in sette mesi ci sono stati tre sgomberi.

Vorrebbero fermare chi si organizza per attraversare e contrastare questo dispositivo che controlla, seleziona e uccide. Il numero di persone che passa il confine rimane alto e la repressione in frontiera non fa che crescere, portando con sé il suo prezzo di feriti e morti, ancora più ora con l’inverno alle porte.
In città, anche e soprattutto in quest’ultimo periodo caratterizzato da Green Pass e continui “stati di emergenza”, il controllo sociale aumenta e la repressione incalza: controlli polizieschi diffusi, retate, sgomberi, sfratti.
Il cpr di corso Brunelleschi, ingranaggio del sistema di detenzione ed espulsione, è l’incarnazione della frontiera in centro a Torino.

Assistiamo al tentativo di distruggere ogni forma di pensiero e pratica non istituzionale e ogni esperienza di autogestione e di disinnescare ogni tensione di lotta; il tentativo di eliminare la pratica delle occupazioni, impedendone di nuove e piano piano sgomberando le vecchie.

Per tutto questo, scendiamo in piazza.
Appuntamento per un corteo a Torino, sabato 6 novembre ore 16:30!

Info: https://www.passamontagna.info/

BOLOGNA: GUERRA ALLA DROGA

Il Procuratore Amato annuncia un’ulteriore stretta autoritaria per quanto riguarda… la guerra alla DDDdroga, dice: ” Se non cessa la domanda, non può cessare l’offerta”.

“Dobbiamo occuparci non solo di chi spaccia, ma anche di chi consuma […] nel momento in cui al divieto di fare uso di sostanze venissero associate delle sanzioni, pecuniarie o interdittive, anche l’assuntore avrebbe consapevolezza della sua responsabilità. Un ragazzo, di fronte al rischio di una ‘punizione’, come ad esempio il divieto di frequentare locali per un determinato periodo o il sequestro della macchina, probabilmente ci penserebbe due volte prima di fumare uno spinello”.

Tutto questo servirebbe – come no – per “sensibilizzare sugli ‘effetti collaterali’ connessi all’uso di sostanze”.

Una ‘salute’ e una ‘prevenzione’ che fanno sempre più rima con repressione. Ci si abitua sempre più ai ‘cani antidroga’ nelle scuole, a controlli polizieschi su adolescenti nei parchi, a vessazioni e abusi da parte delle forze dell’ordine.

“Il popolo è minorenne, la repressione è il nostro vaccino, repressione e civiltà.”

Si pensa anche alla possibilità di una sanzione ‘retroattiva’: non solo per chi è sorpreso in flagranza a consumare ma anche per chi risulta aver assunto sostanze, a seguito di analisi.

Facendo leva su una ‘responsabilità personale’ che vede nell’uso/abuso di sostanze psicotrope un comportamento “pericoloso” da punire attivamente, si propongono sanzioni pecuniarie o interdittive da applicare soprattutto in un’ottica “preventiva”, come non allontanarsi dall’abitazione prima o dopo un certo orario, il divieto di frequentare determinati locali pubblici, l’obbligo di presentarsi in orari precisi agli uffici di polizia.

Nonostante i laboratori antiproibizionisti da oltre 20 anni indichino come l’unico modo per stroncare alla radice i narcotraffici sia la depenalizzazione della coltivazione di cannabis per uso personale e il commercio legale delle foglie di coca – come chiedono le popolazioni indigene sudamericane da decenni – le politiche repressive e la caccia alle streghe su categorie sociali già marginalizzate e stigmatizzate non si arresta, anzi, li arresta.

Oltre il 35% della popolazione detenuta è in carcere
per violazione della legge sulle droghe, circa il 30% della popolazione carceraria fa uso di sostanze o ha problemi di dipendenza che spesso esordiscono o si cronicizzano/acutizzano proprio durante la detenzione (alla faccia del tanto declamato ‘recupero sociale’).

Questo è accaduto grazie a leggi repressive come la Fini/Giovanardi, la Bossi/Fini, la Cirielli, le leggi sulla sicurezza volute da Minniti e Salvini.

La Fini Giovanardi è stata stracciata dalla corte costituzionale nel 2014, esiste ancora la 309/90, che il referendum nel 2022 potrebbe ‘migliorare’   – ma solo in parte – depenalizzando uso personale e coltivazione.

La proposta medioevale del procuratore Amato mette in luce tutta l’ipocrisia di un sistema fatto per rimanere tale: tabacco 70mila morti l’anno, alcool 40 mila, eroina circa 168, cocaina 63 , cannabis zero, ma sulle sostanze ‘legali’ si può lucrare accettando tangenti dagli spacciatori autorizzati.

Sebbene enti come le Nazioni Unite abbiano già dichiarato sulla carta diversi anni fa il fallimento della ‘Guerra alla Droga’ – il consumo zero è fantasia – continuare a fare ‘la guerra ‘a chi usa sostanze non solo lede i più fondamentali diritti umani ma  toglie la possibilità di contrastare le narcomafie che hanno proprio bisogno del proibizionismo per alzare i prezzi.

Mentre si incarcerano i piccoli spacciatori, si perseguono i consumatori e le morti per overdose passano inosservate, si lascia intaccato un giro miliardario che evidentemente fa comodo così.

Lo stato di emergenza non perdona,  la stretta autoritaria non solo continua ma minaccia di amplificarsi a dismisura senza trovare argine alcuno.

Nessunx è al sicuro. Lo Stato è la vera ‘droga’, l’autodeterminazione è la risposta!

Piu info: Lab57  https://lab57.indivia.net/
(Laboratorio Antiproibizionista bolognese)

Aggiornamento sulle sorveglianze speciali richieste e date a Bologna

AGGIORNAMENTO SULLE SORVEGLIANZE SPECIALI RICHIESTE E DATE A BOLOGNA

A circa due mesi dall’udienza del 12 luglio il tribunale si è espresso sulla proposta di applicazione della sorveglianza speciale per 7 compagne/i di Bologna: 6 i rigetti e un accoglimento.
Al nostro compagno Guido verrà applicata la sorveglianza per due anni con obbligo di dimora.

A pochi giorni dall’udienza il PM Dambruoso aveva presentato un’integrazione affinché il tribunale si esprimesse non solo, come da richiesta iniziale, sulla “pericolosità qualificata” per reati di terrorismo, ma anche sulla pericolosità generica. Ed è infatti sulla base di quest’ultima che la richiesta è stata accolta.

Stando alle motivazioni, sono le accuse mosse dallo stesso Dambruoso con l’Operazione Ritrovo ad avere “spiccata rilevanza”, “prova della propensione ad atti di pericolo accentuato per la sicurezza e la tranquillità pubblica”.  Ci si spinge addirittura nel merito di quell’inchiesta da cui, secondo i giudici, “emerge chiaramente” che il nostro compagno “è stato autore dell’incendio al ponte ripetitore, in località Monte Donato, nel dicembre 2018”.

Ad oggi, l’instancabile PM ha già presentato ricorso contro due dei sei rigetti e non escludiamo se ne possano aggiungere altri.

Tutta la nostra solidarietà va alle compagne e i compagni sottoposte/i a questa infame misura e a tutte/i quelle/i colpiti dallo Stato per aver attaccato questo mondo.

link: https://ilrovescio.info/2021/10/13/aggiornamento-sulle-sorveglianze-speciali-richieste-e-date-a-bologna/

Op. Prometeo: assolti Beppe, Robert e Nat

Peppe, Robert e Nat assolti in primo grado nel processo per l’operazione Prometeo. Secondo i giornali, sono stati assolti “per non aver commesso il fatto”, con la formula dell’insufficienza di prove.

In attesa della sentenza, compagni e compagne hanno fatto un presidio trasformatosi in corteo.
Nella scorsa udienza il sostituto procuratore della Dda genovese Federico Manotti aveva chiesto 18 anni e quattro mesi per Beppe, e 17 anni per Robert e Natascia.
Beppe, essendo detenuto per un altro procedimento, per ora rimane in carcere, mentre Nat, dopo due anni, è libera!

Link: https://roundrobin.info/2021/10/op-prometeo-assolti-beppe-robert-e-nat/

Vignola: arriva il daspo urbano

Dal 1° settembre in tutta l’area dell’Unione Terre di Castelli (Castelnuovo Rangone, Castelvetro di Modena, Guiglia, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola, Zocca) sarà possibile per le forze dell’ordine utilizzare il daspo urbano per allontanare soggetti indesiderabili,  individualità dissidenti e marginalità sgradite.

La misura, voluta dalla sindaca di Vignola Emilia Muratori (PD) in qualità di assessore dell’Unione con delega alla Sicurezza, potrà essere applicata a luoghi pubblici come le autostazioni, le stazioni dei treni, i centri storici, i servizi sanitari, le scuole,  le fiere, oltre che ai mercati e agli spettacoli, ai parchi, ai centri sportivi e ai luoghi della cultura.

Link: https://www.comune.vignola.mo.it/comune/sindaco/vignola_informa/entra_in_vigore_dal_1settembreil_daspo_urbano.htm


Arriverà quella soglia di saturazione in cui l’insieme delle oppressioni e delle discriminazioni sistemiche diventerà inaccettabile?

Il tema del “decoro” continua ad alimentare una macchina della sicurezza sempre più infame e affamata: ad ogni provvedimento restrittivo ne consegue un altro più duro.

Il disciplinamento esasperato di ogni aspetto della vita sta individuando sempre nuovi bersagli su cui scaricare insicurezza e timori: sicurezza, controllo, disciplinamento e sanzionamento preventivo,  diventano i nuovi paradigmi su cui fondare relazioni e legami in una sempre piu ampia disumanizzazione delle relazioni sociali.

Mentre nei programmi scolastici le istanze femministe e transfemministe vengono depoliticizzate, strumentalizzate e spogliate della loro intrinsceca conflittualità (chi propone il daspo urbano è lo stesso che vuole “cambiare una mentalità patriarcale e retriva”), l’asse portante del controllo patriarcale attraverso cui si perpetra la riduzione strumentale e svilente delle persone a oggetti diventa sempre più forte.

La dottrina della “tolleranza zero”,  la retorica militare della “guerra” al “crimine”, al “nemico”, all'”invasore”, all'”alieno”, la “difesa” e “riconquista” (fortificazione/colonizzazione) dello spazio (riqualificazione e messa a profitto) si accompagnano alla morale “disinfettante” della “pulizia” e del “decoro”.

Neoliberismo e iper-regolazione penale vanno di pari passo: naturalizzare le ingiustizie sociali e puntare sulla “sicurezza” è utile a fomentare tutte quelle paure che possono essere usate in funzione di consenso.

Normare in senso punitivo si presta alla necessità neoliberista di  manodopera salariata sottopagata: l’essere inseritx/piegatx o meno nella catena dello sfruttamento diventa condizione/presupposto minimo per esistere. Chi è contro, fuori, sotto, o ai margini di questa condizione deve essere neutralizzato poichè mette in discussione l’ordine costituito.

Gli spazi pubblici, inibiti all’incontro libero e generativo, diventano il bersaglio di una macchina repressiva  sempre più specializzata nel rendere invisibili le contraddizioni sociali prodotte dal capitalismo:  identificare, preventivamente allontanare, rinchiudere e castigare tutte quelle soggettività che queste contraddizioni subiscono ed esprimono serve ad impedire qualsiasi possibilità di liberazione,  autodeterminazione e messa in discussione dei rapporti di potere ed oppressione che attraversano le città e le nostre esistenze.

Resistere a tutto questo è una responsabilità di tutte e tutti.

Perquisizioni sull’appennino bolognese

29 Luglio 2021

Questa mattina ci siamo svegliate presto, alle 7 quattro digossini hanno bussato alla porta con una mandato di perquisizione per reati commessi nei mesi di marzo e aprile 2020 e che riguardano istigazione a delinquere per alcuni presidi sotto il carcere della Dozza di Bologna e per delle striscionate, compiuti nei giorni della rivolta che in marzo è avvenuta nel carcere bolognese, imbrattamento e offese alla religione per delle scritte. Se non fosse per il fastidio e l’incazzatura per la violenza dell’atto in se, con i soliti modi di merda e misgenderate varie la perquisizione si è rivelata un pretesto. si è svolta in poco più di un’ora comprese le perquisizioni alla macchina e alla cantina/legnaia, con pochissima attenzione a cosa effettivamente ci fosse scritto nel materiale cartaceo che, a quanto scritto dal PM GUSTAPANE, era l’oggetto della ricerca. alcuni manifesti sono stati messi da parte e studiati un poco, salvo poi lasciarli nell’abitazione, concludendo che la perquisizione ha avuto esito negativo. L’impressione è che dei 4 digotti presenti, 3, due uomini e una donna, fossero delle nuove reclute cui insegnare come si fanno queste porcate. Ci sono state scene grottesche di imbarazzo e impreparazione da parte degli sbirri che, francamente, superano quelle a cui normalmente siamo abituate.
Questo non fa che aumentare l’odio e la rabbia per essere trattate come figuranti della loro merdosa scuola di polizia nelle due ore che nostro malgrado abbiamo passato in loro compagnia, non abbiamo perso occasione di ricordargli il nostro disprezzo e il nostro odio, facendoli sentire dei perfetti imbecilli ogni volta che aprivano bocca.

Nel frattempo, con lo stesso mandato, un’altra perquisizione veniva intentata verso un altro compagno che, fortunatamente, era irreperibile e senza un domicilio. Gli sbirri hanno bussato in un paio dei suoi vecchi domicili, non trovandolo ma approfittandone per entrare in una delle case da una finestra aperta, dando un buongiorno di merda ad un inquilino, per poi andarsene.

Ci teniamo a informare che gli atti per cui sono state decretate le perquisizioni sono compiuti in concorso con altre persone finora non identificate, e che quindi la cosa potrebbe ripetersi.

che brucino le gabbie!

Link qui

Bologna e Imola: lo “street tutor”, la nuova ronda cittadina

Ronde istituzionalizzate? No, qui li chiamano “facilitatori di strada per le zone della movida” per “attività di prevenzione dei rischi e di mediazione dei conflitti”.

Come cambiano le carte in tavola quando si gioca con le parole! Succede che ti trovi le ronde per le strade e nessunx si è oppostx.

Sul sito del ministero dell’Interno che ne dà notizia è possibile leggere che “l’iniziativa rientra nell’ambito dell’accordo sulla sicurezza integrata stipulato tra Regione Emilia Romagna e prefettura di Bologna, nonché della normativa nazionale sulla sicurezza urbana e di quella regionale che ha previsto, nell’ambito della riforma della polizia locale del 2018, l’introduzione di tale figura professionale.”

Per istituire questa ‘nuova figura professionale’che solcherà le strade della città vetrina bolognese e imolese sono stati previsti ‘finanziamenti ad hoc’.

“Con un apposito corso sono stati formati i primi 18 aspiranti street tutor con la collaborazione della scuola interregionale di polizia locale. In qualità di docenti anche dirigenti della Polizia di Stato e ufficiali dell’Arma dei carabinieri.”

Una bella formazione con dirigenti della polizia e carabinieri come  ‘docenti’ per 18 aspiranti sbirri di quartiere (120 euro, 10 ore di lezione e passa la paura, anche le guardie mancate potranno avere il loro riscatto, in rete si trovano enti di formazione che propongono il corso ‘professionalizzante’).

“Opereranno, già dalla fine di giugno, in spazi adiacenti ai locali, nelle aree più delicate della città individuate dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e in luoghi nei quali si svolgono eventi pubblici.”

La Lega, in linea di continuità, va già oltre chiedendo che si abbandoni l’ipocrisia dell’impiego degli street tutor soltanto per locali, ‘movida’ e iniziative pubbliche legate all’intrattenimento, per estendere la possibilità del loro impiego in maniera generica alle ‘aree più turbolente della città’.

Le vie bolognesi nel mirino al momento sono via delle Moline e via Mascarella, assieme a piazza San Francesco.

A Imola verranno impiegati nell’area del centro storico (con particolare attenzione a piazza Matteotti e piazza Gramsci, via San Pier Grisologo, Vicolo Giudei, al Centro Intermedio in viale Carducci), nella zona della stazione ferroviaria e nel quartiere Pedagna (in particolare piazza Mozart).

Sempre il sito del ministero dell’interno fa presente che “l’impiego delle nuove figure assume grande rilevanza nell’attuale contesto di vigilanza per il rispetto delle norme di comportamento richiesto per la prevenzione della diffusione dell’epidemia da Covid-19.”

E che fai! Le norme anticovid non gliele metti?! Una chiara iniziativa con intento sanitario!

In Piazza San Francesco proprio in questi giorni a Bologna un esempio di salute pubblica: uno street tutor fa intervenire la polizia che denuncia un uomo “di origine messicana” perchè “infastidiva un cliente seduto ad un dehor”.

Il ‘buttafuori per risolvere i conflitti di strada’ è in realtà un buttadentro vestito di democratica retorica.

A quanto pare i nuovi paladini della strada “saranno in contatto tra loro tramite auricolare e avranno un referente alla polizia locale, con cui comunicare direttamente in caso di necessità.” (qui)