AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA PER I FATTI DI BUDAPEST

Diffondiamo da: Osservatorio Repressione:

Ilaria, anarchica e antifascista, è da nove mesi in carcere a Budapest (Ungheria) per i fatti avvenuti durante la cosidetta “Giornata dell’onore”, ovvero il raduno internazionale di neonazisti dell’Est Europa svoltosi nella capitale ungherese lo scorso febbraio.

In una lettera scritta ai propri legali, Ilaria denuncia una situazione da incubo: detenuti al “guinzaglio”, obbligo di guardare il muro durante le soste nei corridoi, “malnutrizione”, scarafaggi, topi e cimici “nelle celle e nei corridoi”, “una sola ora di aria al giorno”. Per più di 6 mesi Ilaria non ha “potuto comunicare con la famiglia”, mentre durante l’unico interrogatorio, avvenuto senza avvocato, è stata umiliata pubblicamente, costretta “a indossare vestiti sporchi, malconci e puzzolenti”. La missiva – costituita di diciotto pagine scritte a mano – è stata depositata presso la Corte d’Appello di Milano dai difensori per chiedere di non dare esecuzione al mandato d’arresto europeo, e quindi al trasferimento in un penitenziario ungherese, di Gabriele, antifascista milanese arrestato qualche giorno fa e ora ai domiciliari.

L’udienza relativa all’estradizione o meno in Ungheria di Gabriele si svolgerà il 5 dicembre, nell’ambito del maxiprocesso intentato dalla magistratura magiara contro una ventina di antifascisti di mezza Europa, arrivati a Budapest lo scorso febbraio per opporsi alla calata continentale dei neonazisti per la cosiddetta “Giornata dell’onore”.

Antifasciste e Antifascisti sono accusati di avere contrastato i nazisti per le strade, provocando ad alcuni di loro ferite giudicate guaribili nel giro di pochi giorni o settimane. Nonostante questo sono accusati di lesioni aggravate o addirittura tentato omicidio, tanto che a Ilaria è stato proposto un patteggiamento per 11 anni di carcere.

Radio Onda d’Urto ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato di Ilaria e Gabriele insieme a Mauro Straini


AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA A BUDAPEST

UN ALTRO ARRESTATO PER I FATTI DELL’11 FEBBRAIO A BUDAPEST

NOTE A MARGINE SULLE PERQUISIZIONI DI BOLOGNA

Riceviamo e diffondiamo un testo a cura di alcunx indagatx con qualche riflessione a seguito delle 19 perquisizioni avvenute il 16 novembre scorso tra Bologna, la Lombardia e il Trentino. Qui la versione in pdf.

NOTE A MARGINE SULLE PERQUISIZIONI A BOLOGNA

Dopo una pigra estate di accertamenti da parte dei RIS di Parma sui materiali rinvenuti nei luoghi dei fatti contestati, l’indagine che vedeva 6 compagni/e coinvolte ha preso un nuovo slancio. Le perquisizioni avvenute a metà novembre a carico di 19 persone (due in trentino, una nel bergamasco e le restanti a Bologna) ci rendono noto come il bacino di accusati/e si sia allargato. La presunta associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico è ora a carico di 11 persone, cui ne vanno aggiunte 8, considerate di fatto alla stregua di pedine, a cui sono addossati alcuni dei fatti specifici.
Tutte le azioni – e più in generale la finalità della presunta associazione – avrebbero come movente la solidarietà ad Alfredo, la lotta al 41bis e al carcere in generale e, nel caso di alcuni ripetitori incendiati, l’opposizione alla partecipazione dell’Italia alla guerra in Ucraina. Questi fatti ci danno l’opportunità di spendere qualche parola di carattere generale su quello che sta accadendo a noi e ad altri compagni/e in questo paese.

L’azione repressiva che ci coinvolge va ovviamente interpretata nel contesto più ampio della stagione anti-anarchica che sta seguendo la campagna di lotta contro il 41bis e per la libertà di Alfredo.
Ci pare chiaro il presupposto da cui partono le procure di tutta Italia e i ROS.
Si tratta dello stesso sillogismo fatto proprio dal ministro Nordio, e che sta tenendo Alfredo al 41bis: la lotta anarchica porta ad organizzarsi senza scrupolo di legge, l’assenza di legge è violenza, dunque l’anarchismo è violenza e criminalità finalizzata a ricattare lo Stato.

Muovendo da questo assunto, la strategia della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo che sta dietro l’azione degli sgherri dell’Arma sembra articolarsi su due fronti.
Da una parte la proliferazione di operazioni di piccola entità calate sulle specificità locali, ma con un impianto accusatorio simile. Il fine è che in questa gran massa ne scappi fuori qualche precedente utile per la futura repressione a tappeto di ogni manifestazione dell’attività anarchica.
Dall’altra, sebbene non si tratti di una novità, ci pare aver subìto un’accelerata in una sorta di “banalizzazione” del reato di terrorismo. Passateci il termine, lo usiamo in mancanza di altro, lungi da noi affermare che ci sia una corretta applicazione del reato in questione e dichiararci vittime di un’aberrazione dello stato di diritto. Quello che vogliamo dire è che ci troviamo di fronte ad un’applicazione su vasta scala del reato in questione, e per altro non solo ai danni dell’azione anarchica, volta ad aggravare atti di limitata gravità penale (reati di opinione, manifestazioni non autorizzate, danneggiamenti, imbrattamenti).

UN TERRENO DA TESTARE

Azioni repressive simili sono avvenute in tutta Italia. Ognuna con le sue specificità e con l’obiettivo di colpire specifici gruppi di compagne/i, ma tutte accomunate da un rinnovato 270 bis. Rinnovato, ahinoi, sulla base della sentenza Scripta Manent, di cui nelle carte a noi presentate troviamo un vero e proprio copia-incolla. Un insieme di anarchici/che in lotta diventerebbe di necessità “un’associazione di stampo anarco-insurrezionalista che si propone il compimento di atti di violenza con finalità di eversione dell’ordine democratico, strutturata in modo non gerarchico e spontaneista secondo il patto di ‘mutuo appoggio’ ed attraverso la ‘solidarietà rivoluzionaria’ (…) con l’accordo sulla scelta dell’azione diretta compiuta mediante l’uso di ogni mezzo”. A ciò è bene aggiungere come il codice penale italiano detti che “sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che (…) sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto”. Nel caso di questa inchiesta non si parla nemmeno di “poteri pubblici” ma delle politiche delle multinazionali. Si legge infatti nelle carte che l’associazione in questione si prefiggerebbe l’obiettivo di compiere azioni dirette e/o di sabotaggio, tutte connotate da violenza politica, aventi come fine ultimo la cessazione delle politiche perseguite dalle grandi multinazionali italiane anche in ragione del recente conflitto russo-ucraino, la liberazione da tutte le carceri e la liberazione del militante Cospito Alfredo dal regime detentivo previsto dall’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario.

Sarebbe interessante conoscere la genesi dell’indagine a cui siamo sottoposte/i. Assistiamo infatti, per certi aspetti, a un copione inedito: nessuna pomposa operazione da prima pagina con misure cautelari fondate su roboanti reati associativi, che poi si cerca di validare in corso d’opera.
Invece, dopo un anno e mezzo di indagini si richiedono analisi di laboratorio che informano 6 compagne/i, (già oggetto, negli ultimi tre anni, chi di operazioni analoghe con tanto di misure cautelari a seguito, chi di condanne definitive e chi di richieste di sorveglianza speciale) di essere sottoposti ad un’indagine per 270bis con diversi reati specifici (tra cui un 280bis); dopo altri 5 mesi seguono un ampliamento della rosa delle persone indagate e 19 perquisizioni. Ci pare verosimile che a questo punto gli inquirenti vogliano arrivare a richiedere delle misure cautelari fondate su qualcosa di ben architettato, e chissà, magari trovare finalmente il modo di liberarsi per un pò di questi sei personaggi scomodi”. Interpretare questo nuovo copione ci risulta difficile; possiamo tuttavia ipotizzare che, almeno sul piano locale, la memoria dell’operazione Ritrovo del 2020 possa avere indotto la controparte ad adottare un approccio più cauto, almeno sin qui.

SULLA BANALIZZAZIONE DEL REATO DI TERRORISMO

Merita notare che in questa indagine lievi reati di piazza contestati alle 8 persone non incluse nell’associazione diventino però, grazie all’aggravante dell’eversione dell’ordine democratico, un pretesto per avviare intercettazioni, richiedere il prelievo di DNA, avanzare possibili richieste cautelari.
Capiremo col tempo se un giudice si prenderà effettivamente la briga di firmare un’ordinanza per il prelievo coatto del DNA, per tutte le persone coinvolte nelle perquisizioni, indipendentemente dall’entità dei fatti di reato contestati.
Pare che sul movimento anarchico si stia tentando un intervento simile a quello impiegato nel contrasto al cosiddetto “islamismo jihadista” che, seppur distante anni luce dall’idea anarchica, è stato un fenomeno sulla cui gestione lo Stato ha dovuto scervellarsi producendo strumenti giuridici e impianti accusatori che oggi si prova a impiegare nella repressione anti-anarchica. Sebbene la tattica e gli strumenti impiegati differiscano, la strategia è la medesima: applicare una sanzione spropositata per gesti di incisività modesta. Visitare il sito sbagliato, frequentare la piazza sbagliata, sventolare la bandiera sbagliata, urlare lo slogan sbagliato sono il pretesto per trasformare qualcosa che un tempo avremmo concepito come semplice dissenso, in terrorismo. Così facendo anche gesti banali diventano impraticabili, figurarsi poi cosa può diventare un’azione un po’ più decisa. Su certi pensieri e pratiche cala una pesante cappa di paura, e il terrore che rimane fa tabula rasa di ogni pensiero sovversivo e radicale.

Il recente pacchetto sicurezza varato dal governo sulla scia dei DL Cutro e Caivano, la repressione delle lotte del sindacalismo di base e dei movimenti ambientalisti, la repressione contro i “no vax”, così come la recente repressione anti-anarchica, stanno tutte assieme nel clima di attuale irrigidimento securitario.
Perché lo Stato stia agendo così è una domanda che merita porsi. Esiste un governo che necessita di nemici e emergenze costruite ad arte, di un fronte interno insomma da combattere per deviare l’attenzione dal fatto che il vento di cambiamento che da anni la destra ha promesso all’elettorato, è evidente, sarà men che un alito, e che le condizioni di vita andranno irrimediabilmente peggiorando. Gente insomma cui addossare i mali di un’Italia in declino. Ed esiste poi uno Stato che, ci pare, ha almeno due orizzonti che ne muovono l’azione: la possibilità di una guerra in cui sarà necessario in un prossimo futuro dover intervenire direttamente, e la necessità di una riconversione energetica. A fronte di ciò è necessario perseguire non tanto la pace sociale, che è traguardo ormai utopico per chi ci governa, ma una società accettabilmente pacificata, dove gli inevitabili conflitti risultino gestibili e bastonabili prima che deraglino.
Se da una parte è sempre stato proprio dello Stato italiano negli ultimi decenni quello di abbassare gradualmente, o per piccoli balzi, il livello del conflitto ed impegnarsi in una repressione dal carattere costante e preventivo, ci pare che questa ampia diffusione repressiva sia sintomo di un’altrettanto diffusa paura, fra chi ci governa, della possibilità che situazioni difficilmente gestibili e pericolose si possano improvvisamente verificare. In questo senso le rivolte nelle carceri del 2020 sono state davvero un inedito e possibile avviso di quello che significa perdere il controllo della situazione. Cose simili è imperativo che non succedano, si stanno ripetendo i governanti.

Nella città di Bologna la lotta in solidarietà con Alfredo si è espressa vivace, con azioni diurne, notturne, azioni simboliche, momenti di piazza, iniziative -va pure ricordato- portate avanti non solo da anarchiche/ci. Non certo una situazione che deraglia, ma sicuramente l’espressione di un conflitto vivo, estesosi anche fuori dai margini dell’anarchismo, e quindi fastidioso. Restringere ciò all’azione premeditata di un gruppo di 11 teste calde anarchiche ci pare quantomeno eccessivo. I fatti specifici su cui si fonda questa indagine, lo ripetiamo sono cinque, ovvero: il tentato danneggiamento di alcuni mezzi della MARR, il danneggiamento di alcuni ripetitori, l’interruzione di una messa, l’occupazione di una gru e il blocco di una via con dei cassonetti incendiati; su di essi non ha senso entrare nel merito, se non per dire che sono gesti che riteniamo giusti e assolutamente comprensibili all’interno del clima di lotta in cui si sono espressi. Ci sentiamo semmai di discostarci dall’ennesima trovata associativa della procura di Bologna, proprio perché a livello politico ci addossa la responsabilità di una lotta di cui siamo stati/e partecipanti fra tanti/e; è una responsabilità che, a prescindere dalle implicazioni penali, moralmente non ci sentiamo di avere, non sarebbe giusto nei confronti di tutte quelle persone che hanno lottato per la libertà del nostro compagno. Una libertà che continuiamo a tenere nel cuore.

Alcunx indagatx

BOLOGNA: CONTRO IL RAZZISMO DI STATO SOLIDARIETÀ A CHI SI RIVOLTA

Riceviamo e diffondiamo:

L’11 e 12 giugno 2020 scoppia una rivolta all’interno del CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) Ex Caserma Serena di Casier, alle porte di Treviso.

In quell’estate di COVID, la gestione statale del virus aveva reso evidente quali fossero le persone che lo stato vuole proteggere a scapito e a danno di quelle da cui si vuole difendere (detenut3, migrant3, non bianch3, pover3 ….).
All’Ex Caserma Serena, mentre un operatore della Cooperativa Nova Facility srl, che gestisce il centro, risulta positivo al tampone, l’ASL locale e la Cooperativa, in collaborazione con Questura e Prefettura, decidono la chiusura totale degli accessi e delle uscite dalla struttura, anche per chi ha un tampone negativo. Centinaia di persone, migranti e non bianche, si trovano quindi di fatto imprigionate, condannate a perdere il lavoro per chi ce l’ha, e esposte più che mai al rischio contagio.

Quell’11 e 12 giugno 2020 chi sta rinchiuso all’ex Caserma decide di ribellarsi, protestando in varie forme.
La questura trasformò questa protesta multipla in responsabilità singola, individuando quattro “ospiti” del Centro come principali fautori e denunciandoli per devastazione e saccheggio, sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale. Uno di loro, Chaka, morirà nel carcere di Verona, in isolamento, il 7 novembre 2020.

Il 20 ottobre 2023 il Tribunale di Treviso ha pronunciato la sentenza di primo grado nei confronti degli altri tre denunciati: Mohammed, Amadou e Abdourahmane. Cadono tutte le accuse, a parte quelle relative ad un episodio avvenuto il 12 giugno, riconosciuto dal giudice come sequestro di persona. I tre sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi (Mohammed e Abdourahmane) e 2 anni (Amadou), ciascuno con pena sospesa.

La repressione che i tre hanno subito fino a qui ha voluto fin da subito essere esemplare: si voleva punire una rivolta per dare un segnale a tutte le altre, in un’estate in cui le proteste si moltiplicavano in tutti i luoghi di reclusione per persone immigrate in italia.
Abdou, Mohammed e Amadou, dopo tre anni di carcere, arresti domiciliari, obblighi di firma, sono liberi con pena sospesa. Eppure ancora sotto il ricatto quotidiano di non riuscire più a ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno, di non avere abbastanza mezzi economici e reti sociali per sostenere non solo le spese legali, ma anche quelle quotidiane e relative alla loro salute, peggiorata di molto dopo questi tre anni.

Per parlare di questa storia e per confrontarci sulle rivolte, sul razzismo di stato, sulla repressione e sulle solidarietà, venite numeros3 al benefit in sostegno ai tre compagni ! Sarà il 9 dicembre alla casa del mondo, via di vincenzo 18a (Bologna)

In programma :
– Alle 18.30 discussione sui fatti dell’ex caserma e sulle lotte delle persone immigrate dentro all’accoglienza
– Alle 21
Zazza e Dj Nosci (rap + dj set)

Ci sarà un bar e cibo per tutt. Il tutto per sostenere i tre compagni inguaiati. Fate girare!

Se la solidarietà è un’arma, bisognerà anche cominciare ad usarla.
tutt3 liber3!

A PROPOSITO DI UNA PICCOLA INDAGINE SUI COLLI BOLOGNESI

Riceviamo e diffondiamo un testo relativo ad un’indagine della digos di Bologna per ordine del p.m. Gustapane, conclusasi il 29 luglio 2021 con la perquisizione delle abitazioni di due compagnx a Marzabotto, nell’appennino bolognese. I compagnx risultano indagatx per istigazione a delinquere e offese alla religione tramite imbrattamento. Il processo inizierà il prossimo 14 Dicembre 2023.  Il reato di istigazione fa riferimento ad alcune presenze solidali tra marzo e aprile 2020 presso il carcere della Dozza a Bologna, durante e a seguito della rivolta del 9 e 10 marzo. Invece, offese alla religione, si riferisce, sempre in quel periodo, al deturpamento del muro perimetrale dei portici del santuario di San Luca, tanto caro ai timorosi di dio, con numerose e ingiuriose scritte a sostegno dei detenuti in rivolta e contro dio, stato e patriarcato.

Il testo pdf: A proposito di una piccola indagine sui colli bolognesi

QUALCHE DRITTA IN PIÙ SUL PRELIEVO DEL DNA

Riceviamo e diffondiamo questo foglio che contiene qualche info, speriamo utile, per chi si può trovare a dover rispondere a un “invito” al prelievo del dna durante una perquisizione. Avere qualche conoscenza in più rispetto le procedure che regolano questo tipo di richiesta può essere utile ad evitare di cadere nel trannello della minaccia del prelievo coatto, e farci sentire più sicurx nel sottrarci al prelievo.

CHIACCHIERATA CON UNA COMPAGNA AVVOCATO SUL NUOVO PACCHETTO SICUREZZA [MACERIE SU MACERIE]

Condividiamo un podcast di Macerie su Macerie, trasmissione su Radio Blackout, sul nuovo pacchetto sicurezza.

Il 16 novembre il Consiglio dei ministri ha approvato il tanto preannunciato pacchetto sicurezza, ennesima misura sul tema di questo governo, che inasprisce alcuni reati e ne istituisce di nuovi.

Presentato nei giorni scorsi soprattutto alle forze di polizia come una chiara pacca sulle spalle per il lavoro di repressione e tenuta sociale degli ultimi anni, l’elenco delle norme è in continuità col Decreto Cutro del 5 maggio, che già prevedeva una serie di misure aggiuntive in materia penale sulla gestione dei flussi migratori, e il Decreto Caivano, diventato legge con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale solo il 13 novembre, qualche giorno fa, particolarmente incentrato sulla creazione di un certo moral panic intorno alla criminalità giovanile.
Il nuovo pacchetto sicurezza ha però delle specificità, che se non si possono dire inedite o inaspettate, rappresentano un salto di qualità rilevante sia contro la possibile crescita dei conflitti sociali in un paese in via di impoverimento rapido e inesorabile, sia contro alcuni soggetti stereotipici (la borseggiatrice incinta, il truffatore di anziani, l’occupatore di case), pronti a essere utilizzati in una campagna di propaganda spietata in quello che si sta delineando come un vero e proprio fronte interno bellico.

 

A Macerie su Macerie una chiacchierata sul tema con Caterina Calia, compagna e avvocato: https://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-podcast-20-11-23-il-pacchetto-sicurezza-by-meloni/

UN ALTRO ARRESTATO PER I FATTI DELL’11 FEBBRAIO A BUDAPEST

Diffondiamo:

Questa mattina i carabinieri di Milano si sono presentati a casa di un nostro compagno, Gabriele, e lo hanno arrestato per i fatti dell’undici febbraio a Budapest. Per lui era stato emesso un MAE (mandato di arresto europeo). Gabriele si trova al momento nel carcere di San Vittore in attesa dell’udienza per l’estradizione.

Come ormai ben sappiamo i prigionieri in Ungheria non possono ricevere la posta se non dai contatti autorizzati per i colloqui. Mandiamo tanti telegrammi a Gabriele (ci mettono meno di cartoline e lettere) cosicché possa sentire calore e solidarietà finché è recluso in Italia.

Seguiranno aggiornamenti.

GABRIELE MARCHESI
CC DI MILANO SAN VITTORE
PIAZZA GAETANO FILANGIERI 2
20123 MILANO

TUTTX LIBERX


In seguito all’udienza del 22 novembre a Gabriele sono stati concessi gli arrestati domiciliari con tutte le restrizioni! L’udienza in merito all’estradizione verrà fissata per i primi di dicembre.

GABRI LIBERO
TUTTI LIBERI
TUTTE LIBERE


GABRI LIBERO! NO ESTRADIZIONE!

Nella notte fra il 20 e il 21 novembre Gabriele, un compagno di Milano, è stato arrestato e trasferito nel carcere di San Vittore. In seguito alla prima udienza, mercoledì 22 novembre gli sono stati concessi gli arresti domiciliari con tutte le restrizioni, dove si trova ora. Su di lui pendeva un MAE (mandato d’arresto europeo) emanato dall’Ungheria per i fatti del febbraio 2023, quando alcuni neonazisti presenti a Budapest per commemorare il “giorno dell’onore” vennero attaccati.
Il prossimo appuntamento con la giustizia italiana per lui sarà l’udienza in corte d’appello, l’organo competente in materia di estradizioni, fissata per il 5 dicembre. In questa udienza si entrerà nel merito della decisione per l’estradizione. Esprimiamo la nostra totale solidarietà a Gabriele e rinnoviamo la nostra vicinanza a Ilaria e Tobias. Un pensiero di coraggio e buon augurio anche a tutte le compagne e i compagni tedeschi ricercati dalle autorità per questi MAE.
Mobilitiamoci ovunque affinché Gabriele non venga trasferito in una prigione ungherese dove, come se non bastasse, le condizioni detentive sono tra le peggiori in Europa.

CPR CALTANISSETTA: AGGIORNAMENTI SULLA REPRESSIONE SEGUITA AL TENTATIVO DI BLOCCARE UNA DEPORTAZIONE

A seguito dell’azione di solidarietà concreta che alcunx compagnx hanno portato avanti martedì scorso al Cpr di Caltanissetta, tentando il blocco della deportazione di alcunx prigionerx, la repressione si stringe su di noi e le persone vicine. Oltre alle denunce ricevute, negli scorsi giorni moltx di noi hanno subito dei fermi in strada. Stamattina, durante uno di questi fermi, D., un amico e compagno è stato trovato privo di documenti ed è al momento in stato di fermo al commissariato di Cefalù, in attesa di essere trasferito a Palermo. Chiamiamo tuttx lx compagnx solidali a ritrovarci in presidio di fronte all’ufficio immigrazione di Palermo, in Via San Lorenzo, 271 per manifestare il nostro sostegno e la nostra vicinanza al compagno fermato.

CONTRO IL RICATTO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO

CONTRO TUTTE LE FRONTIERE

CONTRO TUTTE LE GALERE

TUTTX LIBERX!!

PERQUISITE LE ABITAZIONI DI 19 COMPAGNE/I TRA BOLOGNA, LOMBARDIA E TRENTINO E LO SPAZIO ANARCHICO “IL TRIBOLO”

Questa mattina, 16 novembre, il Ros (di Bologna, Milano, Brescia e Firenze) ha effettuato delle perquisizioni allo spazio anarchico “il tribolo” e nelle abitazioni di 19 compagni/e tra Bologna, Lombardia e Trentino. Le perquisizioni si inseriscono nell indagine per 270 bis, la cui apertura era stata inizialmente notificata a 6 compagni/e nel giugno 2023 e per la quale, nel corso dell estate, il RIS ha eseguito una serie di accertamenti su vari materiali reperiti sui luoghi dei fatti contestati. Oltre al 270 bis (per 11 de perquisiti/e) vengono infatti contestati, solo ad alcuni, una serie di fatti specifici: un attacco a dei ripetitori di telecomunicazioni, un tentato danneggiamento a dei camion della ditta MARR, un blocco stradale tramite danneggiamento di cassonetti, l interruzione di una messa e l occupazione di una gru nel centro di Bologna. Tutti i fatti si inseriscono all interno della lotta contro il 41 bis e in solidarietà al compagno Alfredo  Cospito. Da quanto sin ora siamo riusciti a ricostruire il pm avrebbe richiesto il prelievo del DNA per tutti gli indagati. Ribadiamo la nostra solidarietà ad Alfredo e a tutte le/i prigioniere/i!

Seguiranno aggiornamenti.

LIBRO BENEFIT PRIGIONIERX: “L’AGNELLO AMMAZZERÀ IL LEONE” DI MARGARET KILLJOY

Fresco fresco di rilegatura, diffondiamo un nuovo libro benefit prigionierx, pensato e creato in quel di Bologna.

“L’agnello ammazzerà il leone” di Margaret Killjoy.

Una storia di avventura di un gruppo di amicx anarco-punk-squatter che vive in una cittadina occupata nell’Iowa che si trova a dover far i conti con Uliksi, un demone dai poteri piuttosto singolari, quando la situazione in città sfugge di mano.

Dal retro di copertina:

“Potrei dirvi che scrivo storie su società anarchiche e personaggix anarchicx perché voglio promuovere il progetto politico dell’anarchismo, e questo sarebbe vero, ma sarebbe solo una parte della verità. Lo faccio perché voglio scrivere narrativa, voglio raccontare al mondo di persone come me e perché sono un’anarchica.

La narrativa si basa sul porre domande. E la domanda che ho posto in questa storia, ovviamente, è: e se un gruppo di anarchicx in una città occupata evocasse un demone cervo per mangiare la gente?”

Stampato con il ciclostile e con rilegatura DIY, tutto il ricavato del libro andrà benefit prigionierx.

Per info su copie, prezzo e distribuzione scrivete a agnelli@insiberia.net