CONTRO IL 41-BIS, CONTRO OGNI PRIGIONE

Il 27 giugno si terrà presso la corte di Cassazione l’ultima udienza del processo “Scripta Manent”. Lo scorso 5 maggio il compagno Alfredo Cospito, imputato in questo processo, è stato sottoposto al regime di 41 bis e trasferito al carcere di Bancali. Un regime di tortura e annientamento all’apice del sistema repressivo dello Stato italiano.

SABATO 27 GIUGNO ALLE 19
Iniziativa itinerante, Piazza Tola, Sassari

DOMENICA 26 GIUGNO ALLE 17
Presidio sotto al carcere di Bancali (SS)

ROMA: OPS! È successo: una nuova occupazione in città

Riceviamo e diffondiamo:

OPS! È successo: una nuova occupazione in città.

Però, OPS!, è proprio una di quelle Occupazioni Piantagrane Separatiste
Femministe che magari per qualcun sarà un po’ scomoda, forse sarà
troppo, forse sarà oltre.. Ma vabbè, pazienza. Quel che ci interessa è che questa sia un’Occupazione Per  Scappatedicasa*. Per lx Sottounponte, lx Senzatetto, lx Senzatitolo, lx Senzadocumenti, lx Senzasperanza, lx Senzanalira.. un’Occupazione

Per lx Sognatrici*, lx Streghe*, lx Strambe*, lx Solitarie*, lx Stralunate*, lx Sbagliatissime*, lx Spessone*, lx Spassose*… Per lx Sopravvissute*.  Per le Soggettività lesbiche trans e non binarie in lotta. Per chi si rende Solidale con le lotte di autodeterminazione. Per chi è Stufa* di questo mondo, per le Sorelle* di sangue e non…

Insomma, con un po’ di fortuna e tanta pazienza, vogliamo che questo spazio sia una fucina di pratiche e saperi femministi e transfemministi. Uno spazio in cui riconoscerci anche in base alle nostre cicatrici e ai nostri sogni, partendo dai quali costruire autodifesa, complicità e alleanze pericolose…
All’interno delle complesse geografie politico relazionali di questa città, e dentro un mondo in cui non era previsto che sopravvivessimo, da brave guastafeste continuiamo a lottare per la liberazione e l’autodeterminazione di corpi e desideri non conformi. Solo che, da
oggi, lo faremo anche da dentro questo spazio attraversato da donne, lesbiche persone trans e non binarie che vogliono organizzarsi insieme per lottare contro stato e patriarcato.

Tenetevi il mondo fatto a misura di uomo cis etero bianco, noi saremo le esplosioni rumorose e canaglie!

Lo spazio si trova in via Giannino Ancillotto a Roma!
https://opsfemminista.noblogs.org/

Saluto a Santa Maria Capua Vetere

Riceviamo e diffondiamo:

Domenica scorsa, alcune decine di solidali transfemministx hanno portato un saluto alle persone recluse dentro il carcere di Santa maria capua vetere in occasione del secondo anniversario della “mattanza della settimana santa” del 6 aprile 2020. Le urla da dentro si sono alzate mentre ancora si stava raggiungendo il punto più vicino possibile alle finestre. Tante erano le persone detenute che si sono affacciate chiedendo aiuto e libertà; molte delle grida raccontavano dell’assenza di acqua e cibo immangiabile, nonché delle condizioni pessime e insostenibili della vita dentro. I tentativi di parlare con loro sono stati quasi subito impediti dalle sirene accese dalla penitenziaria per ostacolare la comunicazione e intimidire lx solidalx. Da dentro alcuni hanno iniziato a gridare di andare via per segnalarci l’arrivo delle guardie.

Le urla erano forti e determinate, il tempo a disposizione poco. Appare quantomeno necessario diffondere queste poche notizie sulle condizioni pessime e al limite della sopravvivenza. Nonostante la visibilità mediatica data a ciò che accadde due anni fa e al processo tuttora in corso a carico delle guardie per torture, pestaggi e omicidio colposo, le condizioni per chi è reclusx lì dentro continuano a essere inumane. Questo a dimostrazione che per Stato e istituzioni, ciò che non è sotto i riflettori, può tranquillamente continuare a marcire.

Che delle galere restino soltanto macerie.
LIBERTA PER TUTTE LE PERSONE RECLUSE

PER UN MONDO SENZA PSICHIATRIA, SENZA CARCERE E SENZA FRONTIERE

A luglio del 2021 è stata aperta una sezione ‘nido’ al femminile della Dozza proprio accanto alla sezione psichiatrica – la cosi detta ‘sezione articolazione salute mentale’, l’unica femminile in Emilia Romagna.

Il carcere che annienta gli adulti si è organizzato per l’infanzia: un nido dietro le sbarre accanto al repartino psichiatrico, due dispositivi che insieme esprimono tutta la ferocia del sistema carcerario.

Sabato 22 gennaio dalle 18:00 alle 18:30 su Mezz’ora d’aria, trasmissione radio anticarceraria bolognese sulle frequenze di Radio Città Fujiko, una puntata per parlare di carcere femminile, infanzia reclusa e psichiatria.

PER UN MONDO SENZA PSICHIATRIA, SENZA CARCERE E SENZA FRONTIERE

Il podcast della puntata

La puntata si troverà anche sul sito della trasmissione
https://www.autistici.org/mezzoradaria/

Diffondi

Il 15 febbraio 2021 muore Isabella P., 37 anni,  ‘temporaneamente trasferita’ dall’articolazione femminile di Bologna in quella di Pozzuoli per il tempo dei lavori di ‘ristrutturazione’ nel repartino psichiatrico della Dozza.

Una crisi respiratoria.

Isabella è solo un nome in più nell’elenco dei tanti morti di carcere e di psichiatria.

Isabella non c’è più, l’articolazione ‘salute mentale’ c’è ancora, oggi con una sezione ‘nido’ accanto.

Protesta e battiture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Dalla Vampa, Napoli.

Il 1 gennaio nel reparto Senna del carcere di Santa Maria Capua Vetere le donne detenute, circa 50, hanno protestato dopo l’ennesimo maltrattamento di una di loro da parte del medico di turno. C’è stata una battitura e sono stati bruciati alcuni asciugamani.
Della notizia non ha parlato quasi nessuno, se non un paio di articoli che concludono invocando più sicurezza per la polizia penitenziaria, che sarebbe oggetto di continue violenze da parte delle persone detenute. Gli stessi secondini noti per la mattanza dell’Aprile 2020 e di cui un centinaio sono ora sospesi e sotto processo, insieme a diversi funzionari del DAP. La stessa penitenziaria che ogni giorno maltratta, abusa e uccide in questa e in tutte le altre carceri italiane.
Mentre i sindacati di polizia penitenziaria piangono miseria e i vertici del ministero di giustizia fanno di Santa Maria Capua Vetere un caso esemplare per ripulirsi la faccia della strage di Stato avvenuta a Marzo 2020 nelle prigioni italiane, ricominciano a scoppiare focolai in diversi reparti dappertutto. In Campania, sia a Poggioreale che a SMCV sono diverse decine le persone detenute positive. Ma i contagi all’interno non fanno più notizia. Dopo l’iniziale clamore della campagna vaccinale, è evidente che la situazione strutturale di malasanità e sovraffollamento non è mai cambiata.
Ieri un piccolo gruppo di solidali è andato sotto le mura della prigione per portare un grido di solidarietà alla lotta delle detenute di SMCV. Dopo i primi cori, la risposta da dentro è stata immediata, con battiture e urla – “Libertà, hurryia, indulto”. Il saluto è durato poco, ma il messaggio di rabbia e resistenza da dentro è stato forte e chiaro. Torneremo, non mollate.
Tuttx liberx! 🔥



https://lavampa.noblogs.org/post/category/comunicati/

Diventare urgenza contro lo stato d’emergenza

Avevamo provato a dirlo che il green pass non era una misura sanitaria e che il criterio del doppio binario tra “vaccinati” e “non vaccinati” si sarebbe rivelato non solo eticamente inaccettabile, ma assolutamente inefficace e controproducente in termini epidemiologici, di profilassi, prevenzione e salute pubblica.

Con l’approssimarsi dell’inverno il riacutizzarsi della situazione e la possibilità di nuova pressione sul sistema sanitario era assolutamente prevedibile dal momento che la protezione relativa legata alla vaccinazione si sapeva coprire un raggio di tempo molto breve e richiedere oltretutto pluri-richiami molto ravvicinati (Israele è già alla quarta dose in un anno).

Ma nonostante il fallimento della campagna vaccinale presentata come unica soluzione sia sotto agli occhi di tuttx, si inaugura il nuovo anno con ulteriori provvedimenti e restrizioni che insisitono sulla linea della premialità e del ricatto, creando un solco nella società ancora maggiore utile soltanto a scaricare in basso costi e responsabilità, per tornare il più in fretta possibile allo sfruttamento di una normalità feroce.

L’istituzionalizzazione di un nuovo principio di discriminazione e la normalizzazione dell’estorsione del consenso informato stanno passando come prassi legittima e consolidando un modello di sanità sempre piu discrezionale che non ha niente a che vedere con quei principi di prossimità, gratuità e universalità, che, quanto meno sulla carta, muovevano l’assistenza sanitaria in Italia.

Non si tratta di negare il vantaggio che possono comportare le vaccinazioni per qualcunx, si tratta di non considerarle per forza l’unica possibilità per tuttx e l’unica risposta necessaria: se per molti i benefici superano i rischi, per altri i benefici sono discutibili e i rischi rimangono indefiniti: è importante non banalizzare scelte terapeutiche che dovrebbero essere valutate caso per caso e rimanere personali.

Se da una parte mascherine, tamponi e test diagnostici restano a carico delle persone (che non trovando accessibilità nel pubblico stanno ingrassando il privato) e gli individui possono essere sottoposti a ricatto vaccinale per il ‘bene comune’ vedendo scaricati su di sè spese e rischi, dall’altra le aziende farmaceutiche produttrici di vaccini che hanno beneficiato di ingenti finanziamenti pubblici, non solo per la ricerca ma anche per la copertura del rischio, possono continuare a negare la sospensione della proprietà intelettuale e a macinare profitti da capogiro.

Due pesi e due misure che parlano dello stesso ricatto.

Una ‘guerra al virus’, che, come ogni guerra, si sta rivelando un’occasione epocale per nuove speculazioni e ristrutturazioni del capitale sulla pelle degli ultimi.

Mentre aumenta il potere delle industrie farmaceutiche la maggior parte dell’insieme di attenzioni e cure necessarie per il sostentamento della vita rimane lavoro sfruttato, invisibilizzato, salariato al ribasso, ultra-proletarizzato e fortemente connotato in termini di genere e razza.

Quanto non è compreso dallo sfruttmento, dalla fabbrica della ‘cura’ e dai ‘servizi’, rimane tombato nelle case, schiacciato in quel privato alienato che esprime gli stessi meccanismi patriarcali di Stato.

L’istituzionalizzazione e la medicalizzazione dell’anzianità ad esempio è un fenomeno relativamente recente legato all’organizzazione capitalista della società e all’espropriazione dello spazio e del tempo ‘non produttivo’ che la sostiene.

Il buon vecchio, produci, consuma, crepa.

Un modello di accentramento corporativo, di espropriazione e profitto che  in tempi di pandemia ha evidenziato in ogni campo l’ipocrisia che lo muove e la sua potenziale e sempre maggiore spregiudicatezza e pericolosità.

Le assunzioni senza precedenti di sanitari interinali a tempo determinato e spesso alle prime esperienze che avevano ‘emozionato’ durante gli scorsi lockdown migliaia di cittadinx terrorizzati dalla narrazione strumentale e guerranfondaia dell’emergenza, poco hanno inciso a livello strutturale se non come forza lavoro sacrificabile usa e getta.

Gli ospedali già provati dal processo di aziendalizzazione, tra burnout, sospensioni e abbandoni spontanei, sono tornati a patire, mentre sanità, trasporti, scuola e lavoro hanno visto soltanto l’applicazione di misure volte unicamente a contenere la massa degli sfruttatx tra capitalismo predatorio, sfruttamento indiscriminato e negligenza verso le generazioni future.

Tantissime persone in questi giorni si sono trovate costrette da lunghe attese perchè il tracciamento pubblico è completamente saltato, mentre altre, spaventate dalla narrazione mediatica e disorientate dalle informazioni contrastanti, hanno assediato gli ospedali affaticandoli ulteriormente nella completa assenza di una medicina territoriale e di prossimità.

Diventa sempre più chiaro a moltx il carattere avventato e sconsiderato di scelte e provvedimenti arbitrari e a breve termine volti soltanto a tutelare gli interessi dei padroni nella totale assenza di cautela in termini di impatto sociale e salute pubblica.

Mentre si ignorano i guariti e i benefici che la loro situazione porta alla collettività, si glissa su una sorveglianza superficiale e opaca rispetto gli eventi avversi e su una sanità dove ad essere abbandonati sono, oggi come ieri, anche e sorpattutto tutti i malati cronici e chi soffre di altre patologie.

Ci troviamo oggi di fronte a quella che è divenuta una sindemia, una condizione in cui l’interazione tra diverse vulnerabilità/criticità rafforza e aggrava ciascuna di esse.

Emerge sempre più urgente la necessità di sviluppare un’epidemiologia dal basso che accanto a riflessioni etiche e filosofiche affianchi una scienza critica militante che sappia rielaborare i fatti alla luce delle tante connessioni possibili, facendo emergere abusi e omertà, poichè non si può considerare il covid senza considerare i differenti contesti in cui si diffonde e l’autodeterminazione di chi li attraversa.

Il rischio è quello di alimentare una guerra tra poverx e di trascurare gli effetti iatrogeni di provvedimenti presi unicamente dalla necessità di tutelare gli interessi dei padroni.

Mentre la deforestazione indiscriminata, l’annientamento della biodiversità e la dipendenza mondiale dai sistemi di sfruttamento/allevamento intensivo continuano a rappresentare un rischio non solo per lo sviluppo di ulteriori pandemie, ma per i già compromessi equilibri ecologici del pianeta, la ‘salute’ diventa sempre più una questione di ordine pubblico da gestire, normare e disciplinare con interventi di tipo securitario che non hanno nulla di ‘sanitario’, volti per lo più a disciplinare una ristrutturazione del capitale sempre più violenta e a contenere una crisi destinata a peggiorare, che non solo non riducono il danno ma non toccano assolutamente le determinanti strutturali che lo riproducono e alimentano.

Oggi piu che mai dobbiamo lavorare a comunità critiche che siano in grado di considerare i diversi rapporti di potere e oppressione in campo, che coinvolgono aspetti politici, economici, ambientali, sociali, culturali, quindi modelli di vita, di relazione, di produzione e riproduzione sociale e di fruizione della cultura.

Per questo è prioritario ritornare a fare attivamente inchiesta, confrontarsi, organizzarsi all’interno delle fratture che abitiamo, per le strade, dentro e fuori ai luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle fabbriche, per rimettere al centro le vulnerabilità che solchiamo, così che l’intersezione delle oppressioni che ci attraversano diventi una forza in grado di esprimere e liberare una più lungimirante urgenza, contro ciò che lo Stato si ostina a chiamare ancora ‘emergenza’.

Bologna, gennaio 2022

Lugano: Molino rioccupato, aggiornamenti

A 7 mesi dallo sgombero del Molino e’stato riOccupato nella giornata di ieri da compa che si sono barricati all’interno mentre all’esterno alcune centinaia di solidali sosteneva l’occupazione.
In serata polizia in antisommossa ha attaccato il presidio esterno arrestando due compa che al momento sono stat* trasferit* nel carcere di Lugano.
In serata ci sono stati scontri con gli sbirri che hanno sparato lacrimogeni, spray al peperoncino, manganellate e proiettili di gomma. Alcune persone ferite. Il presidio si e’ protratto nella notte.
Alle 4.50 di mattina squadre speciali, polizia cantonale e comunale, pompieri insieme ai servizi di sicurezza privata hanno circondato e fatto irruzione nello stabile. Portando in centrale le persone che erano dentro. Due compa sono riusciti a raggiungere il tetto.

Al momento una compagna resiste ancora sul tetto e rimmarra’finche tutt vengano rilasciat.

Un presidio solidale rimane in sostegno di fronte al Molino e alla centrale di polizia dove si stanno svolgendo interrogatori e perquisizioni alle persone fermate.

Per ulteriori informazioni
Canale telegram @Controinforma-ti

La solidarieta’e’la nostra arma. Usiamola!!!

Aggiornamenti giovedì mattina