BOLOGNA: ASSEMBLEA APERTA, CONFRONTI E PROPOSTE SULLA LOTTA CONTRO IL 41BIS, L’ERGASTOLO OSTATIVO E IL CARCERE, IN SOLIDARIETA AD ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME

Lo sciopero della fame del compagno anarchico Alfredo Cospito contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo prosegue, nel silenzio delle istituzioni e nella determinazione della solidarietà attiva che non sta smettendo di farsi sentire in ogni parte del globo.
Negli ultimi mesi abbiamo inoltre assistito a rivolte ed evasioni nelle carceri minorili e il conteggio di fine anno dei suicidi in carcere è raccapricciante.
Il carcere ha tanti volti, il 41 bis contro cui Alfredo sta lottando è solo la punta dell’iceberg di un sistema carcerario che va combattuto nel suo complesso.
Invitiamo ad un’assemblea di confronto e proposte territoriali sulla lotta contro il 41 bis, ergastolo ostativo e in solidarietà al compagno Alfredo Cospito.

MARTEDÌ 10 GENNAIO ORE 20.00 – SPAZIO DI DOCUMENTAZIONE ANARCHICO “IL TRIBOLO” via D.Creti 69/2, Bologna

BOLOGNA: SEX WORK IS WORK!

Diffondiamo:

Dopo il triplice femminicidio avvenuto a Roma a ridosso del 25 novembre è imprescindibile prendere parola oggi, 17 dicembre, giornata internazionale contro la violenza su sex worker, abbiamo diffuso in tutta la città le nostre parole per ribadire che non accettiamo alcun tipo di criminalizzazione sui nostri corpi e che rivendichiamo il diritto al lavoro sessuale in sicurezza. Siamo a fianco alle lavoratrici in lotta.

Il lavoro sessuale non è la vendita del corpo, è lavoro di cura e si situa nell’ambito della riproduzione sociale rompendone le regole attraverso l’attribuzione di un costo esplicito e la delimitazione di prestazioni in cui il corpo viene impiegato in pratiche concordate. Come ben sappiamo non esistono mansioni nell’organizzazione capitalista del lavoro in cui non sia previsto l’uso del corpo per lavorare: il problema è il capitalismo non sono le puttane! La rottura delle regole patriarcali che impongono la gratuità delle prestazioni sessuoaffettive porta a una denaturalizzazione delle stesse: perché il lavoro di cura nel matrimonio è accettato e invisibilizzato, mentre se viene palesato attraverso una transazione economica esplicita diventa qualcosa da criminalizzare? Non ci ritroviamo, forse, per disparità di accesso al reddito, in posizioni di costante ricattabilità economica? Non è forse il matrimonio un patto basato più che sull’amore sui ruoli di genere imposti?

È importante uscire dalla logica dicotomica prostituzione per scelta o costrizione, il lavoro sessuale è LAVORO e come tale rappresenta un mezzo di sopravvivenza utilizzato per le più svariate circostanze: non sarà lo stato a decidere se il lavoro sessuale è legittimo o meno, è l’esistenza del lavoro sessuale che apre all’imprescindibile necessità di tutela di chi esercita.

Le proposte di modifica della legge Merlin, che ciclicamente vengono presentate in parlamento con intenti strumentali e propagandistici, mostrano come il dibattito sul lavoro sessuale sia fermo su un piano ideologico che non tiene conto delle istanze e delle ripercussioni che le leggi hanno sulla materialità delle vite. L’ultimo disegno di legge è stato presentato da Alessandra Maiorino, esponente del Movimento Cinque Stelle, la cui proposta è chiara: importare il modello svedese in Italia. La proposta di Maiorino emula un approccio al lavoro sessuale diffusosi nell’Europa del nord che si distingue dalla criminalizzazione classica per la mancata perseguibilità delle lavoratrici e dei lavoratori sessuali, a fronte della criminalizzazione del solo cliente. Si tratta di un approccio insidioso, che si fonda su un finto intento salvifico delle lavoratrici, considerate tutte vittime da salvare, incapaci di autodeterminarsi e che persegue l’intento ideologico di eliminazione della prostituzione. Si tratta di una logica paternalista e patriarcale che fa leva sulla retorica delle “donne costrette a vendere il proprio corpo” e non si cura degli effetti che la criminalizzazione della domanda ha su chi vende. Come si può pensare di non colpire direttamente le sex workers se si incide sull’attività da cui queste fanno dipendere il proprio sostentamento? Come si può spacciare un simile modello per femminista se fa leva su una retorica stigmatizzante e patriarcale come la vendita del corpo? Il modello svedese si è gia rivelato fallimentare, sia nell’intento di eliminazione della prostituzione che in quello di tutela delle sex workers. Nei paesi in cui viene applicato, le sex workers per lavorare sono costrette a contrattare le condizioni di lavoro nel minor tempo possibile e sono impossibilitate a denunciare abusi, lavorare in gruppo o in luoghi visibili per non mettere in pericolo i propri clienti. Al contrario di quello che si prefigge la legge, il modello svedese favorisce lo sfruttamento, costringendo le sex workers a trovare protezione da parte di terzi, cedendo parte del loro guadagno.

Nello specifico, il ddl Maiorino presenta anche delle parti di natura esplicitamente transfobica, in quanto nell’elencare i presunti motivi che spingerebbero una persona trans a fare lavoro sessuale fa esplicitamente riferimento a “motivazioni del tutto peculiari di natura psicologica legate all’identità di genere”.
Le persone trans hanno meno accesso al mondo del lavoro a causa della transfobia ancora oggi imperante: non vogliamo riprodurre lo stigma per il lavoro sessuale né possiamo accettare retoriche patologizzanti, vogliamo invece un accesso al reddito per tutt*!

Lo stigma della puttana è una forma di controllo della sessualità di donne e soggettività dissidenti: per noi puttana è un parola cruciale per la nostra lotta, una rivendicazione di autodeterminazione!

Le realtà transfemministe di Bologna

 

BOLOGNA: SCENDIAMO IN STRADA AL FIANCO DI ALFREDO

Il prigioniero anarchico Alfredo Cospito è in sciopero della fame a oltranza dal 20 ottobre. Il 19 dicembre il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha confermato la sua detenzione nel regime di tortura di 41bis, di fatto firmandone la condanna a morte.

SCENDIAMO IN STRADA, ANCORA AL FIANCO DI ALFREDO CONTRO IL 41bis ED ERGASTOLO OSTATIVO. STATO TORTURATORE ASSASSINO!

MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE ORE 19
PIAZZA VERDI – BOLOGNA

BOLOGNA: OCCUPATA UNA GRU ACCANTO LE DUE TORRI IN SOLIDARIETÀ AD ALFREDO

Diffondiamo:

All’alba del sessantesimo giorno di sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito contro 41 bis ed ergastolo ostativo, due compagnx hanno occupato una gru nel centro di Bologna e calato uno striscione con la scritta “Il 41 bis uccide. Alfredo libero. Tuttx liberx. Morte allo stato”. Altrx compagnx sono in presidio sotto la gru.
Da sessanta giorni, in ogni parte del globo, si susseguono iniziative e azioni in solidarietà con Alfredo e con lx prigionierx che con lui hanno intrapreso questo sciopero della fame. Da diciotto giorni il tribunale di sorveglianza di Roma -chiamato ad esprimersi sulla reclusione di Alfredo in regime di 41 bis- si è barricato in un assordante silenzio. Ogni giorno che passa la vita del nostro compagno è sempre più in pericolo. Alfredo è determinato nel voler proseguire ad oltranza questa battaglia.
Sta a tuttx noi continuare a lottare al suo fianco e dar voce ai nemici dello stato che si vorrebbero mettere a tacere nelle patrie galere.
Stato stragista e assassino.
41 bis ed ergastolo ostativo sono tortura.

CONTRO IL CARCERE, L’ERGASTOLO OSTATIVO E IL 41-BIS, CON ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME, PER LA LIBERTA DI TUTTX!

Un volantino distribuito a Bologna  alla street del 17 dicembre contro il decreto antirave “SMASH REPRESSION”

Nel decreto antirave sono state inserite misure che aggirano le indicazioni della corte costituzionale sull’ergastolo ostativo e le condizioni ostative, rendendo ancora più difficile la concessione dei benefici penitenziari per quei reclusi che non collaborano con la giustizia.

Nell’aprile 2021 la corte ha infatti dichiarato incostituzionale il tipo di regime penitenziario previsto dall’art. 4 bis che esclude dall’applicabilità dei benefici penitenziari gli autori di alcuni reati tranne in caso di collaborazione con la giustizia. Il decreto legge del governo Meloni del 31 ottobre stabilisce che non sia però la collaborazione del detenuto l’unico strumento per accedere ai benefici di legge, per usufruirne, il detenuto dovrà dimostrare di aver aderito a specifiche condizioni e obblighi, civili e di riparazione pecuniaria, o «dimostrare l’assoluta impossibilità di tali adempimenti». Queste condizioni risultano però una trappola in quanto quasi impossibili da dimostrare, per cui di fatto l’operazione non fa altro che aggirare le indicazioni di incostituzionalità, riconfermando l’ergastolo ostativo e riconsolidando le condizioni ostative.

Stato e padroni stanno difendendo un dispositivo in cui la collaborazione diventa l’unico modo per recuperare la libertà. Questo non può che riguardarci tutte e tutti. Il “fine pena mai” dell’ergastolo ostativo si traduce in una morte a vita.

Dal fenomeno della criminalità organizzata che lo Stato finge di combattere, è stato istituito ed esteso un regime penitenziario differenziato volto a costringere alla collaborazione una variegata serie di condannati eterogenei, accomunati da una presunzione di pericolosità. Una presunzione assoluta, perché non superabile da altro se non dalla collaborazione stessa che esclude il prigioniero/a “in radice”, dall’accesso ai benefici penitenziari. L’immediata equivalenza tra l’assenza di collaborazione e la presunzione inconfutabile di pericolosità sociale, non permette di tenere conto di altri fattori che potrebbero condizionare e permettere altre valutazioni.

E’ anche bene ribadire che l’ordinamento penitenziario prevede già un dispositivo per costringere alla collaborazione, il 41-bis, ed oggi siamo qui anche contro questo regime di tortura.

Il 41 bis serve per isolare completamente il detenuto dall’esterno, l’unico modo per uscirne è quello di pentirsi e collaborare. Si tratta di un regime di annientamento e tortura studiato per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale e per indurre sofferenza allo scopo di estorcere confessioni o dichiarazioni. Una condanna alla morte politica e sociale volta a recidere ogni forma di contatto con l’esterno e ad annullare la personalità del recluso.

Le prigioni sono lo strumento che Stato e padroni usano per mantenere l’ordine attuale, fatto di sfruttati e sfruttatori. Una guerra a bassa intensità affinché il processo di accumulazione capitalista proceda senza soluzioni di continuità, che mira a spostare il limite di tolleranza delle sfruttate e degli sfruttati, sempre un po’ più in là. Quando qualcuno prova a rompere questo monopolio, restituendo un’infinitesimale parte della violenza statale, viene duramente represso come avvenuto dopo le rivolte del marzo 2020.

È lo stesso Stato che sta tombando nelle patrie galere Alfredo Cospito, compagno anarchico recluso in 41-bis dal 5 maggio 2022 con un decreto firmato dall’allora ministra della giustizia Marta Cartabia.
Alfredo è in sciopero della fame dal 20 ottobre contro il regime detentivo del 41 bis e contro l’ergastolo ostativo. Una battaglia che non intende interrompere, fino al proprio decesso.

La sua lotta riguarda tutte le detenute e i detenuti, fra i quali ricordiamo i tre militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente rinchiusi da oltre 17 anni in 41 bis (Nadia Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma). Nel 2009 la compagna Diana Blefari, della stessa organizzazione, si tolse la vita dopo la permanenza in questo duro regime carcerario. Solo comprendendo questi regimi di isolamento come mezzo di pressione, come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo capire il carattere politico degli scioperi della fame fino alla morte attuati da molti compagnx rivoluzionarx.

Attualmente detenuto nel carcere di Bancali, in Sardegna, Alfredo si trova recluso ininterrottamente da dieci anni nelle sezioni di Alta Sicurezza e ora in regime di 41 bis. Alfredo è sempre stato in prima linea nelle lotte, mai disposto a compromessi o ad arrendersi, attivo nella difesa dei compagni colpiti dalla repressione, in ogni angolo del mondo. Dopo l’arresto avvenuto nel 2012, nel corso del processo che ne è seguito, ha rivendicato il ferimento del dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, uno dei massimi responsabili del nucleare in Europa. Nel 2016 è stato coinvolto nell’operazione Scripta Manent in cui è stata riformulata la condanna per lo stesso Alfredo e per Anna Beniamino in “strage politica” – la cui unica pena prevista è l’ergastolo – cosa mai applicata nemmeno al massacro del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna o a quello del 12 dicembre 1969 di Piazza Fontana a Milano. Lo Stato italiano complice delle peggiori carneficine fasciste sta condannando per strage due anarchici per un attacco che di fatto non ha provocato né vittime né feriti.

Condividiamo con Alfredo la necessità di lottare contro una società basata sullo sfruttamento e l’annichilimento di ogni forma di vita. Sappiamo che sono tempi ideali per mettere in atto svolte autoritarie da parte dei governi, lottare contro la miseria di questo mondo ci riguarda tutte!

NO AL 41-BIS, NO ALL’ERGASTOLO OSTATIVO LIBERX TUTTX


PDF: CONTRO IL CARCERE, L’ERGASTOLO OSTATIVO E IL 41 BIS, CON ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME, PER LA LIBERTÀ DI TUTTX!


DAI MURI DELL’OCCUPAZIONE DI VIA STALINGRADO 31 A BOLOGNA: È UN PRIVILEGIO MORIR D’AMOR

E’ un privilegio morir d’Amor.
Ericailcane + Infinite sui muri dell’occupazione di via Stalingrado 31 a Bologna

“non esiste vera gioia se non sperimentando
mettendo al bando ogni velleità di comandare
sperimentare libertà per liberarsi
perché siamo fatti per marciare sulle teste dei potenti
non per marcire di miseria
per soffiare sulle braci dei tizzoni ardenti
per illuminare col fuoco questi tempi spenti”


Foto da: https://infestazioni.noblogs.org/le-idee-non-si-sgomberano-foto/

BOLOGNA: FAVOLOSE, INFESTANTI, INDISCIPLINATE. GIORNATA TRANSFEMMINISTA

Da infestazioni.noblogs

SABATO 10 DICEMBRE DALLE ORE 10
AL NUOVO SPAZIO OCCUPATO – VIA STALINGRADO 31

🔥Favolosə, infestanti, indisciplinatə 🔥
Come soggettività socializzate donne e fr0ce sentiamo la necessità di contaminare con germi TFQ ogni spazio della città. Ripartiamo dalla nuova occupazione in via Stalingrado 31 per condividere saperi, pratiche e per momenti di socialità fuori dalle logiche del consumo e dai paradigmi eteronormativi. Mentre vediamo un inasprimento della violenza, vogliamo provare a costruire spazi affermativi e safer per tutt*
Crediamo in un femminismo eccentrico, radicalmente fr0cio e intersezionale.
Ci troviamo Sabato 10 dicembre alla nuova occupazione di via Stalingrado 31
PROGRAMMA
H 10 Laboratorio di autoformazione transfemminista con Collettiva Matsutake
H 13 Pranzo
H 14 letture da King Kong Theory
H 15 Incontro sul sex work con Ombre Rosse
H 16 Intervento su carcere e detenzione dalle Brughiere.
H 17 Autoinchiesta con Laboratorio Smaschieramenti
H 19 Talk su autoproduzioni trans femministe
H 20 Socialità degenere! Musica e aperitivo
Odio il macho
Lotta mucho
Rispetta lo spazio, le persone e gli animali non umani attorno a te!

BOLOGNA: HACKERIAMO LA GABBIA! SOCIALITÀ ANTIPSI

Da Collettivo Antipsichiatrico Strappi

Questo lunedì 21 dalle 17:30 ci uniremo all’iniziativa prevista in Piazza Verdi contro il 41-bis e in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame.

Dalle 20:00 saremo al nuovo spazio occupato (Via Stalingrado 31) con un piccolo rinfresco e un po’ di musica, a cospirare per un mondo senza psichiatria, senza carcere e senza frontiere!