Dalla Francia all’Italia, da Napoli a Firenze, da Torino a Palermo, contaminiamo le strade a ritmo di BPM martellanti contro il decreto anti-rave!
SMASH REPRESSION
Cresciamo nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, ai bordi dei viottoli
Dalla Francia all’Italia, da Napoli a Firenze, da Torino a Palermo, contaminiamo le strade a ritmo di BPM martellanti contro il decreto anti-rave!
SMASH REPRESSION
E’ un privilegio morir d’Amor.
Ericailcane + Infinite sui muri dell’occupazione di via Stalingrado 31 a Bologna
“non esiste vera gioia se non sperimentando
mettendo al bando ogni velleità di comandare
sperimentare libertà per liberarsi
perché siamo fatti per marciare sulle teste dei potenti
non per marcire di miseria
per soffiare sulle braci dei tizzoni ardenti
per illuminare col fuoco questi tempi spenti”
Foto da: https://infestazioni.noblogs.org/le-idee-non-si-sgomberano-foto/
Diffondiamo un contributo del Collettivo antipsichiatrico Strappi, all’iniziativa “MOVIMENTI TRANSFEMMINISTI E SOVVERSIONE DELLO SPAZIO URBANO”
[Polizia e psichiatria: conosciamo le loro cure e i loro trattamenti]
Il proliferare di pratiche psichiatriche va di pari passo ai processi che vedono le città configurarsi sempre più come industrie di sfruttamento e controllo. Metropoli mediate da aziende private, interconnesse e digitalmente sorvegliate, disciplinate sempre più in senso autoritario e iper-razionale, centri di profitto burocratizzati, scientificamente normati e igienizzati, tra telecamere “intelligenti”, “innovazione” urbana, sofisticate architetture e panchine antidegrado. Speculazione edilizia e militarizzazione dei territori aprono la strada ad affitti impossibili, sfratti e sgomberi, oltre che a progetti di ipocrisia sociale all’insegna del greenwashing, del socialwashing, della menzogna tecnologica [la smart city] e della falsa coscienza. A colpi di riqualificazione, decoro e repressione, si esaspera l’inesorabile processo di espulsione – legittimato da culture securitarie – di tutte quelle soggettività considerate problematiche al discorso del potere e non utili al profitto. Lungo le strade in ogni città rastrellamenti quotidiani si abbattono sulle fasce più marginalizzate della società. Una “sicurezza” sempre più “preventiva” , volta ad asfaltare tutti gli spazi di fiducia, libertà, relazione, intersezione, prossimità e solidarietà dal basso.
In nome delle bandiere del decoro e del degrado, controllo e repressione identificano costantemente nuovi “mostri” su cui scaricare insicurezza e timori per fomentare tutte quelle paure che possono essere strumentalizzate in funzione di consenso: l’obbiettivo é spezzare qualsiasi possibilità di solidarietà e impedire qualsivoglia forma di messa in discussione del presente. La retorica del “decoro” e del “degrado”, la gestione violenta e iper-razionale dello spazio urbano, la pulizia di quanto imprevisto e non-normato, non sono altro che l’esito di un potere che si appella in modo sempre maggiore a paradigmi psichiatrici e a dicotomie di stampo binario e patriarcale. Questi paradigmi si consolidano nell’articolazione del potere di pari passo all’irreggimentazione delle strutture che lo regolano, e che regolano le relazioni all’interno dei territori e tra le persone.
Assistiamo all’uso sempre più frequente e capillare del daspo urbano per allontanare persone “sgradite”, e della manipolabilissima categoria di “pericolosità sociale” di derivazione psichiatrica e fascista per reprimere il conflitto e contenere/sedare diseguaglianze e oppressioni. Vediamo continuamente puntare il dito contro la “malamovida”, neologismo che si vuole contrapposto a “buona movida”, cioè a quella socialità che rientra perfettamente negli spazi e nei tempi del consumo. Anche l’infanzia è nel mirino: attraverso la costruzione mediatica del “bullo” e della “baby gang”, giovani e adolescenti sono continuamente trattati e rappresentati come un problema di ordine pubblico da reprimere mentre rimangono intatti quei modelli che il sistema stesso riproduce ed esalta, pesci grandi che mangiano pesci piccoli all’interno di realtà dove solo chi ha soldi e potere è preso in considerazione, e chi non accetta di essere un cavallino da corsa non è nessuno. Nel frattempo imprese e attività commerciali sono incentivate a tappezzare i marciapiedi di telecamere con la promessa di detrazioni fiscali, gli individui sono incoraggiati a sorvegliare le strade a loro volta, forti di una crescente accessibilità dell’intervento delle forze dell’ordine, cementificandone il ruolo di controllo e repressione anche all’interno dei singoli, costantemente spinti alla delazione piuttosto che alla relazione.
Lo spazio pubblico irrimediabilmente costruito a immagine dell’uomo bianco, eterosessuale e borghese richiede prestazioni sempre più abiliste e performative che seguono norme ideali di neurotipicità o aspettative sociali calate dall’alto piuttosto che concrete e reali esigenze provenienti dalle soggettività oppresse che vivono desideri e bisogni altri.
L’organizzazione algoritmica dello sfruttamento, la mercificazione esasperata di ogni aspetto della vita, sta depoliticizzando l’incontro con noi stessi, con l’altro e con l’ambiente e incoraggiando una sempre più ampia disumanizzazione delle relazioni sociali. La psichiatria è pronta a raccogliere i cortocircuiti di queste oppressioni e a colonizzare con nuovo slancio il quotidiano e l’individuo: la platea di “difetti” e “tare” da “curare” è destinata ad aumentare proporzionalmente allo sfruttamento e all’oggettivazione che attraversano sempre più infanzia ed età adulta. Lo sfruttamento, l’isolamento e il disciplinamento esasperato di ogni aspetto della vita, l’insicurezza legata al presente e al futuro, la vede infatti in prima fila nell’individuazione di nuovi “disturbi” e “terapie” per “contenere” con nuove diagnosi e nomenclature le “ansie”, legate a rabbia, paura e frustrazione in crescente aumento, da addomesticare e spiegare con specializzazioni create ad hoc.
Ma la solitudine a fronte di un contesto comunitario deprivato si riferisce anche ad una vita sociale impossibile nei “loculi” domestici cittadini.
La famiglia nucleare patriarcale come modello dominante continua a svolgere il suo ruolo di piccola istituzione totale, laboratorio quotidiano di abusi, isolamento e oppressioni sistemiche: lo spazio domestico e familiare spesso infatti esaspera dinamiche oppressive con la tendenza mattofobica a isolare una vittima, che diventa tante volte capro espiatorio di situazioni nocive, da punire proprio quando manifesta in maniera eterodossa atti di libertà ed espressione di sè che non vengono capiti o accettati. Non dimentichiamo che, così come le violenze, anche il ricorso alla psichiatria, quando avvengono i TSO, proviene sovente da persone conviventi e spesso parenti della persona interessata, vuoi per mancanza di conoscenza, vuoi per mancata elaborazione di alternative, che il più delle volte nei nuclei famigliari sono assenti o non ricercate per l’accumularsi e incancrenirsi di processi tendenti a circoli viziosi che si richiudono al loro interno.
Tutto questo, come soggettività con un posizionamento antiautoritario e antipsichiatrico non solo ci riguarda, ma ci chiama in causa. Le strade che vorremmo percorrere sono in direzione altra rispetto alla famiglia intesa come nucleo ciseteronormativo, nella direzione di legami e parentele inedite dove l’aspetto di interdipendenza e cura reciproca si alimentano in un circolo virtuoso.
E’ evidente quanto la fatica ad organizzare una resistenza derivi in primo luogo dall’inesorabile sottrazione di reali spazi di autodeterminazione, soggettivazione e messa in comune delle esperienze, in favore della competizione fra individualità deprivate, impegnate a sopravvivere e concorrere come monadi per rimanere a galla.
CONOSCIAMO LA FALSA SICUREZZA CHE VENDONO PSICHIATRIA E POLIZIA, CONOSCIAMO LE LORO CURE E I LORO TRATTAMENTI!
A fronte di un’oppressione che vede coinvolte sempre più soggettività, crediamo sia urgente e necessario individuare spazi dove liberare complicità, legami nuovi e solidarietà impreviste!
Collettivo antipsichiatrico STRAPPI
Link: https://antipsi.noblogs.org/post/2022/11/10/spazio-urbano-e-psichiatrizzazione-della-dissidenza/
PDF PSICHIATRIZZAZIONE DISSIDENZA
Mentre quartieri storicamente popolari sono oggetto di violente speculazioni per costruire città a misura di ricco fondate sul furto e sulle bugie, sulla pelle dei poveri e di chi i quartieri li vive dal basso…
Mentre speculatori e palazzinari con le retoriche dell’innovazione tecnologica, del social washing e del green washing, attraggono grandi capitali per trasformare le città in bomboniere per turisti espellendo i poveri e chi non arriva alla fine del mese…
Mentre sgomberano e recuperano le controculture facendone un marketing e costruiscono ogni giorno nuovi mostri di cemento, incoraggiando l’aumento degli affitti e lasciando intere fette di popolazione per strada, tra sfratti e militarizzazione…
Mentre installano telecamere per la videosorveglianza e insieme a giornali e stampa esasperano la percezione di insicurezza e degrado per perseguitare e cacciare quotidianamente migranti e senza tetto dai quartieri e chiunque non rientri nel loro business plan, con interventi di polizia e repressione…
Occupare, squattare e resistere, guide pratiche all’occupazione, manuali per hackerare l’abitare e riappropriarsi del presente.
A fronte di una crisi destinata a peggiorare, a dispetto di chi ci vorrebbe estintə, per vita radicalmente diversa.
Lo squat dalla A alla Z (2007)
Manuale di autodifesa dagli sfratti (2022)
Survival Without Rent – How to squat (2020 ed)
Di seguito la puntata di Mezz’ora d’aria, trasmissione anticarceraria sulle frequenze di Radio Città Fujiko, andata in onda sabato 22 ottobre.
Voci dal presidio del 13 ottobre chiamato dall’Assemblea Antipsichiatrica a Roma per contestare il convegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla salute mentale.
Riceviamo e diffondiamo:
«Siamo fermamente convinti che la questione degli studenti non possa rimanere confinata dentro le mura scolastiche, ma debba affacciarsi all’esterno, alla ricerca di complici e rivoltosi di ogni tipo. Come farlo spetta a noi oppressi deciderlo: incontrandoci fisicamente, cospirando uno al fianco dell’altra contro i nostri nemici comuni (Stato e padroni), facendo nascere complicità, amicizie, relazioni basate sulla reciproca cura, sulla solidarietà e sullo stare insieme nella realtà vera; rifiutandoci di barattare le relazioni sociali con quelle virtuali fatte apposta per dividerci e controllarci meglio, per renderci mansuete, isolati, ognuno nel suo involucro fatto di illusioni e false promesse di benessere e felicità. Alla nostra porta bussano le guerre, la scarsità di risorse sempre più care, un pianeta devastato dal capitalismo, un futuro precario in cui saremo impossibilitati a fare qualsiasi tipo di scelta che per noi sia veramente importante e determinante. Passa il tempo, i mesi e gli eventi catastrofici corrono. A noi la scelta: rimanere in difesa e subire passivamente le ingiustizie dei potenti, oppure unirci e attaccare chi ci vuole in catene nelle scuole, dentro e fuori i posti di lavoro e di studio».
Indice
Editoriale
Chi ha bisogno della scuola per imparare?
Un giorno come un altro: riflessioni sulla miseria del vissuto
scolastico quotidiano
Parole pericolose
Memorie di un’operaia dell’educazione
Tabula rasa, o della scuola digitale
Prezzo copia singola: 4 euro
Dalle 5 copie: 3 euro
[Purtroppo abbiamo dovuto aumentare il costo della pubblicazione a causa del numero delle pagine (il doppio rispetto al numero scorso) e al formato della rivista che – di conseguenza- abbiamo dovuto modificare]
Per info e ordini: scalmanatx@riseup.net
“Una buona salute mentale consente alle persone di lavorare in modo produttivo e di realizzare appieno il proprio potenziale. Al contrario, una cattiva salute mentale interferisce con la capacità di lavorare, studiare e apprendere nuove competenze. Essa ostacola i risultati scolastici dei bambini e può avere un impatto sulle prospettive occupazionali future. I ricercatori stimano che solo a causa della depressione e dell’ansia si perdono ogni anno 12 miliardi di giorni lavorativi produttivi, per un costo di quasi 1.000 miliardi di dollari. Questo dato comprende i giorni persi per assenteismo, presenzialismo (quando si va al lavoro ma non si lavora) e turnover del personale.”
(World mental Health report. Tranforming mental health for all; Cap. 4.3.2 Economic Benefits; OMS 2022).
Il 13 e 14 ottobre 2022 si terrà a Roma l’incontro internazionale promosso dall’OMS (Organizzazone Mondiale della Sanità) in cui si presenterà il World Mental Health Report. È in questa occasione che nasce la chiamata a scendere in piazza a Roma Giovedì 13 Ottobre.
OCCUPARSI DELLE CAUSE NON GENERA PROFITTO
La gestione sanitaria dell’emergenza pandemica ha evidenziato una totale assenza di interventi diretti ad approfondire le cause che l’hanno determinata, occupandosi esclusivamente dei sintomi. Focalizzare l’attenzione sulla ricerca delle cause avrebbe significato inevitabilmente attuare una radicale trasformazione delle politiche sociali, economiche, ambientali, sanitarie, relazionali. Troppo costoso e quindi, poco produttivo. La psichiatria funziona con le stesse modalità: al presentarsi di una crisi non vengono prese in considerazione le cause che l’hanno determinata, la persona viene espropriata della possibilità di esprimere i propri significati e di autodeterminarsi attraverso un potere del tutto arbitrario il cui interesse non é affatto quello dichiarato della cura, ma piuttosto la progressiva medicalizzazione e cronicizzazione della crisi. Lo Stato in questi due anni si è comportato allo stesso modo: in nome di una presunta irresponsabilità collettiva ha imposto le sue direttive dall’alto imponendosi come ‘organo iper-razionale’, una mente che decide e sovradetermina il ‘corpo sociale’, che in quanto ‘corpo’ è ad esso subordinato secondo un dualismo riduzionista para-psichiatrico appunto. Lo Stato e i suoi tecnici hanno valutato lo ‘stato di necessità’ secondo le leggi dell’economia, e gestito l’emergenza/crisi con la contenzione – l’esproprio della salute – esattamente come avviene in psichiatria. Allo stesso modo si è imposto un trattamento farmacologico col ricatto, impedendo alle persone di esprimere il proprio consenso, assicurando l’immediato introito per Big Pharma e lasciando solo chi ha subito le conseguenze sulla propria salute degli effetti collaterali del vaccino.
PER LA LIBERTÀ DI SCELTA CONTRO L’OBBLIGO DI CURA
L’attuale prassi nelle istituzioni psichiatriche prevede l’assunzione obbligatoria di psicofarmaci che a lungo termine risultano il più delle volte essere dannosi e invalidanti. La progressiva cronicizzazione della sofferenza è funzionale da un lato alla presa in carico a vita dall’altro al profitto delle multinazionali del farmaco. La parola della persona non viene presa in considerazione o addirittura giudicata come sintomo della malattia, mentre vivere in una società fondata sulla prestazione e l’individualismo, la solitudine e l’assenza di una dimensione comunitaria sembra cosa del tutto normale. Si interviene sui sintomi categorizzandoli come espressione di “malattia mentale” ricorrendo ai TSO, alla contenzione fisica, meccanica e farmacologica. Nei CIM i colloqui sono troppo brevi e non c’è nessuna possibilità di essere ascoltatз o di esprimere dubbi e difficoltà. Crediamo che rivendicare il diritto ad avere parola e ad autodeterminarsi significhi anche riappropriarsi delle proprie esperienze, delle difficoltà, della sofferenza e della molteplicità di modi per affrontarla. Siamo convintз che ci siano persone, tra coloro che operano all’interno delle strutture sanitarie, che si rifiutano di essere complici di questo sistema di oppressione e che preferiscono slegare piuttosto che contenere, ascoltare piuttosto che mettere a tacere con i farmaci, essere solidali con chi si sottrae alle logiche di competizione. Sono loro che vorremmo al nostro fianco.
TECNOLOGIE E DIGITALIZZAZIONE: LA RELAZIONE NEGATA
Si parla di “salute mentale digitale”, un processo che strumentalizza le retoriche dell’innovazione, dell’accessibilità e dell’inclusione, introducendo invece forme sempre più specializzate di controllo, disciplinamento ed esclusione. Una “salute” sempre più delegata al dispositivo tecnico, costruita intorno alle esigenze del mercato dell’industria tecnologica e all’inesorabile sottrazione di reali spazi di soggettivazione, autodeterminazione e solidarietà dal basso.
CONTRO IL PROIBIZIONISMO PER LA RIDUZIONE DEL DANNO
C’è un’evidente contraddizione nei proclami dell’OMS, da un lato si promuove il consumo di sostanze “psicotrope” legali con effetti disastrosi, dall’altro si criminalizza l’autoconsumo di sostanze psicoattive. Al mondo un detenuto su cinque è in carcere per violazioni delle leggi sulle droghe. In Italia circa un terzo della popolazione detenuta è in carcere per questo motivo. Il proibizionismo non solo ha fallito, ma è esclusivamente funzionale al controllo sociale e a finanziare narco-mafie e narco-stati utili al riciclo e alla riproduzione del Capitale. E’ fondamentale dare voce allз consumatorз, attivando politiche dal basso improntate alla riduzione del danno e al consumo consapevole.
PER L’ABOLIZIONE DELLA CONTENZIONE E DELL’ELETTROSHOCK
Nonostante le belle parole dell’OMS nei reparti psichiatrici si continua a morire legati nei letti di contenzione. Continuano ad essere praticati dispositivi manicomiali e coercitivi come l’uso dell’elettroshock, l’obbligo di cura, la contenzione farmacologica, le porte chiuse, le grate alle finestre, le limitazioni e il controllo della libertà personale. Non c’è salute nei CPR, nelle carceri, negli SPDC, luoghi di tortura e annientamento delle persone. Non c’è salute dove c’è violenza e discriminazione di genere, senza diritto effettivo all’aborto e supporto alla genitorialità. Non c’è salute nelle politiche economiche che finanziano armamenti e guerre, sottraendo risorse alla collettività e ai bisogni delle persone. La salute che vogliamo si basa su percorsi di solidarietà, autogestione e mutualismo dal basso. E’ il frutto dell’interdipendenza tra corpi, condizioni sociali e ambientali. Non si può garantire salute per tuttз, senza lavoro, scuola e università, spazi comuni e di socialità liberati dalle logiche del profitto neoliberista. Crediamo che non ci sia bisogno di uno Stato né di un’organizzazione Mondiale che si proponga di riorganizzare e che sovradetermini la nostra salute e le nostre vite. Siamo convintз che ritrovarsi, ricostruire delle relazioni e delle comunità, riprendersi strade e spazi, possa essere un primo passo per aprire un orizzonte nel quale dar vita a luoghi liberi dalle dinamiche individualistiche, di sfruttamento e mercificazione.
PRESIDIO COMUNICATIVO GIOVEDÌ 13 OTTOBRE ALLE ORE 11.00
PIAZZA DEL RISORGIMENTO – ROMA
INVITIAMO TUTT3 A PARTECIPARE!
Assemblea Antipsichiatrica
(STRAPPI – Riflessioni antipsichiatriche)
Ad Hackmeeting per tre giorni di seminari, giochi, dibattiti, scambi di idee e apprendimento collettivo.
https://hackmeeting.org/hackit22/
Da Giovani e Palestina
STOP ALL’AGGRESSIONE ISRAELIANA
Martedì 9 agosto ore 18, Piazza del Nettuno