MILANO: PRESIDIO AL CPR DI VIA CORELLI

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Domenica 25 maggio alle ore 16:00 torniamo sotto le mura del cpr di via Corelli a Milano per fare sentire le nostre voci e portare solidarietà ai reclusi.
Ci troviamo al parcheggio di via Cavriana di fronte al centro sportivo per raggiungere insieme il parco bosco di Tucidide (Milano).

Per Abel e tutti i morti di stato.
Solidarietà ai ribelli

FERRARA: PIC-NIC E CHIACCHIERA SUL DL SICUREZZA

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Domenica 18 maggio

Picnic e chiacchiera sul dl “Sicurezza”. Cos’è? Quali prospettive? Ne parliamo con i legali di “Mutuo Soccorso per il diritto di espressione” da Bologna.

Dalle 12.30 sotto i grattacieli della stazione di Ferrara, parco Marco Coletta.
Porta cibo veg da condividere!

PALERMO: ASSEMBLEA PUBBLICA CONTRO IL DECRETO SICUREZZA. VERSO IL CORTEO DEL 17 MAGGIO A CATANIA

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Contro uno Stato che tumula, affossa ed uccide le detenutx dentro le carceri e i CPR cosa possiamo fare?

Contro uno Stato che ha in mente di devastare il territorio costruendo il Ponte sullo Stretto sulle case delle persone cosa possiamo fare?

Contro uno Stato che si impegna per una costante militarizzazione dei quartieri cosa possiamo fare?

Cosa fare per opporci al Genocidio del popolo Palestinese?

Il governo ha le idee chiare: non possiamo fare niente.

Il 12 Aprile, dopo un colpo di mano, Mattarella firma il DL in materia di sicurezza.

Un decreto legge liberticida che aumenterà le pene per chi occupa case, per chi fa un picchetto fuori da lavoro, per chi si oppone alle grandi opere, per chi possiede materiale di controinformazione ed inserisce nuovi reati che permettono di incarcerare sempre più persone.

Un DL che fornisce nuovi strumenti, soldi e impunità a sbirri e guardiani vari per abusare, uccidere, e provare a imporre così la violenza sistemica che questo Stato di Polizia non ha mai sdegnato.

Il 17 Maggio a Catania è previsto un corteo che possa riportare in strada le grida dellx ultimx e la rabbia di chi non si piega al potere ed alla violenza del capitale.

Lo presenteremo a Palermo giorno 11 Maggio 2025 in Piazzetta S. Agata alla Giulia h. 16.30

SCIOPERO DELLA FAME DEI RECLUSI NEL CPR DI MACOMER

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Martedì scorso i reclusi nel blocco destro del lager (CPR) di Macomer sono stati male dopo aver mangiato il cibo datogli dall’amministrazione. In particolare un ragazzo ha accusato un forte malore e perciò è stato portato in ospedale. I medici hanno confermato che il malore era causato dall’ingestione di cibo avariato. Ieri i suoi compagni del blocco hanno iniziato uno sciopero, rifiutando il cibo e protestando contro l’amministrazione di Officine Sociali, diretta, in Sardegna, da Elizabeth Rijo, già candidata alle scorse elezioni regionali con la lista di Soru e alle comunali di Cagliari con una lista per Massimo Zedda . Sono intervenuti gli antisommossa e qualcuno dei loro dirigenti di polizia ha odorato il cibo dicendo che era immangiabile. La protesta comunque è stata temporaneamente bloccata, ma non lo sciopero del cibo.

Infatti stamattina la rivolta si è riaccesa quando il ragazzo è rientrato dall’ospedale. Per placare tutto è stato forzatamente trasferito a Roma (non sappiamo se per un rimpatrio o per la reclusione in un altro cpr). Oggi anche gli altri due blocchi si sono uniti allo sciopero, i reclusi stanno rifiutando il cibo.

Inoltre nel blocco destro hanno tutti un problema alla pelle: sono comparse delle macchie rosse, che irritano e bruciano. L’amministrazione gli ha somministrato una crema che ha solo peggiorato la situazione.

Solidali con le persone private della libertà, vicini alla loro lotta, facciamo uscire la loro voce aldilà delle mura di quel lager.

I CPR SI CHIUDONO CON IL FUOCO DEI RECLUSI, A LORO LA NOSTRA SOLIDARIETÀ E COMPLICITÀ

Anarchicx contro carcere e repressione

https://rifiuti.noblogs.org/post/2025/05/08/sciopero-della-fame-dei-reclusi-nel-cpr-di-macomer/

NUOVA PUBBLICAZIONE, REPRINT EDIZIONI: “MARA E LE ALTRE. LE DONNE E LA LOTTA ARMATA: STORIE, INTERVISTE, RIFLESSIONI”

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È uscito un nuovo testo del progetto reprinting, copie anastatiche di libri di un certo interesse per i contenuti e di difficile reperibilità. Dopo “La rivolta di piazza statuto”,  “I tupamaros in azione”, “I Nap”, “Com’è cominciata” e “Diritto all’odio”, questa volta abbiamo scelto il testo “Mare e le altre – Le donne e la lotta armata: storie interviste e riflessioni” di Ida Faré e Franca Spirito, edizioni Feltrinelli 1979, un testo introvabile e che riteniamo sia altamente interessante per le testimonianze che riporta. Una serie di racconti ed interviste ad alcune delle protagoniste di gruppi armati degli anni settanta in Italia ed in Germania. Dialoghi, scambi e riflessioni che vogliono indagare le scelte profonde che  le portarono nel percorso della lotta armata senza mitizzare né porre giudizi o accuse, ma un modo per comprendere come le donne hanno vissuto le loro scelte nell’intraprendere il loro percorso di azione diretta, in alcuni casi anche in contraddizione con il movimento femminista di quel periodo o del proprio vissuto. Ed infine,  “Mara e le altre” torna  ancora più attuale in questo periodo in cui viene riaperto il processo per la sparatoria a Cascina Spinotta, dove il 5 giugno 1975 Mara Cagol viene uccisa. La giustizia di stato si ostina nella sua ricerca di vendetta, vendetta in primis nei confronti di un’idea, quella coraggiosa e rivoluzionaria di riprendersi il presente per cambiare il futuro, e vendetta verso uomini e donne che hanno trascorso molti anni della propria vita privati della libertà nelle carceri, spesso il regimi duri e di isolamento, ai quali ed alle quali tornat@ in libertà è stato impedito di parlare o raccontare con le proprie testimonianze delle loro esperienze nella lotta armata. Noi invece riteniamo altamente interessante che di quella esperienza si sappia e si conoscano le storie, attraverso le parole delle sue protagoniste ed eccoci qui…

Per info e spedizioni:

reprintedizioni@autistici.org
Edizioni Reprint


Dalla quarta di copertina:

Scopo di questo libro non è analizzare le ragioni politiche che spingono le donne a entrare nella lotta armata. bensì rintracciare, attraverso le storie di alcune protagoniste, o, là dove il caso lo ha consentito, gli incontri e le interviste, quali sono le possibili motivazioni profonde, le spinte inconsce, che determinano una scelta cosi drammatica e nella maggior parte dei casi irreversibile. Una contraddizione tragica sembra segnare quella scelta poiché íl corpo della donna, la sua sessualità, la sua identità, tutti i nuovi valori che essa tonde a costruire, vengono violentemente e necessariamente cancellati da questo tipo di lotta politica. Eppure nell’atto assoluto, di ribellione totale, sembra agire un’identificazione (anche sognata, anche fantasticata) che riscuote e risveglia qualcosa che non appare estraneo alle donne. Lo conferma la loro partecipazione ai gruppi armati che, anche se non ben nota come percentuale, risulta significativa Si tratta dunque di indagare su questa contraddizione, in alcuni suoi aspetti specifici, il rapporto tra le donne e le istituzioni, di storica estraneità, il rapporto con la violenza esercitata direttamente (rapporto ambivalente, perché da un lato risulta assunzione di parametri maschili, dall’altro racchiude il fascino dell’apparentemente possibile e immediata rottura della subordinazione, fino al gioco liberatorio della clandestinità come illusione di essere fuori da tutte le regole); la realtà materiale in cui di fatto si svolge la pratica dell’azione armata, la condizione di quelle che “sono tornate indietro”: l’analisi della situazione quale appariva alla più “teorica” delle combattenti armate, Ulrike Meinhof, le lotte nelle carceri, in cui le donne dei gruppi armati hanno esercitato una funzione guida; il dibattito sulla violenza nel movimento delle donne, con particolare riferimento ai gruppi che esercitano e si riconoscono nell’azione diretta.
“Il gruppo clandestino si pone per definizione contro e fuori del sistema” — è una prima conclusione delle Autrici — “ma non ha la possibilità di pensarsi e di definirsi, nel senso che il suo ‘contro’ non può che trasformarsi in uguale, anche se contrario. Non riesce più a trovare la possibilità di costruirsi e di differenziarsi da quel sistema violento che vuole combattere e finisce per essere travolto e per indossare il vestito che lo stato gli dà. Si può dire allora che in una situazione come questa le donne rappresentano una contraddizione invisibile, e si sono andate a ficcare in un luogo ìn cui riconoscere la propria differenza e i propri specifici problemi risulta più impossibile che mai.”


Qui un podcast con degli estratti dal libro realizzato dalle compagne di
porfido:

https://porfidotorino.it/2025/04/14/mara-e-le-altre-di-ida-fare-e-franca-spirito/

TORINO: PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CPR

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SABATO 10 MAGGIO ORE 18:30
appuntamento in Corso Brunelleschi angolo Via Monginevro

Ora più che mai sentiamo l’esigenza di essere presenti e numerosx sotto le mura del CPR di Torino.

Dal giorno della sua riapertura, i reclusi hanno continuato senza tregua a resistere e lottare contro questo lager di stato. Nella serata di Mercoledì 30 Aprile, il fuoco della rivolta ha divampato portando all’attuale chiusura dell’area Viola.
Nonostante la repentina e brutale repressione di questi momenti, nei giorni a seguire non sono mancati atti – anche consistenti – di insubordinazione.

Sappiamo che l’unica forma di lotta possibile contro questi centri è quella che i detenuti continuano a mettere in campo con coraggio, attraverso proteste quotidiane: dagli scioperi della fame alle rivolte che infiammano le aree.
L’unica soluzione possibile è che questi lager vengano chiusi da dentro e con il fuoco della rivolta, come è successo nel Febbraio 2023.
Dinanzi a questo, il minimo – ma necessario e irrinunciabile – che possiamo fare noi è essere presenti da fuori per trasmettere tutta la forza della solidarietà ai reclusi.

Sappiamo che ci sentono, teniamoci strettx a loro. Non lasciamo nessunx indietro.

Perchè chi lotta non è, e non sarà mai, solx.

FUOCO AI CPR

TORINO: LO SGUARDO DEL NEMICO. DISCUSSIONE CONTRO IL REATO DI DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO

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Alle nostre latitudini vige una certa difficoltà a riconoscere alcuni comportamenti collettivi come fatti intrinsecamente politici. Quando la violenza viene messa in atto dal basso, certe chiavi interpretative tendono, colpevolmente, a svuotare di significato tali pratiche: invisibilizzando la rabbia sociale di chi vive perennemente intrappolato nella subordinazione razziale e di classe. Specifiche situazioni di potente esplosione collettiva vengono così, di conseguenza, depoliticizzate e/o addomesticate.

Da una parte, il potere statale e le sue diramazioni, impongono il proprio monopolio nell’esercizio della violenza tesa a salvaguardare il supposto benessere collettivo.
Dall’altra, esiste tangibile una violenza intrinsecamente, politica: che spezza le logiche del gioco democratico e irrompe in maniera improvvisa, mossa dal senso di ostilità e dal desiderio di libertà. Questa rabbia, che si materializza nella necessità imprescindibile dell’uso della violenza, per opporsi ai propri oppressori e ai simboli del potere, irrompe nelle strade, sale al cielo nel fuoco dei CPR e ribolle tra le celle delle carceri. Spiragli di libertà e liberazione su cui, con cadenza regolare e con l’intento di funzionare a monito per tuttx, cade la repressione.

Le proteste a fine ottobre 2020, culminate con la celebre vetrina infranta di Gucci, contro l’ennesimo lockdown imposto dal governo; il corteo del 4 marzo 2023 in solidarietà al prigioniero anarchico Alfredo Cospito condannato al regime di tortura del 41 bis, le rivolte dell’estate scorsa all’interno del carcere minorile “Ferrante Aporti”, sono potenti esempi, diversi tra di loro, accomunati dalla volontà della Procura di Torino di reprimerli duramente tramite la contestazione del reato di devastazione e saccheggio. Un reato che ha trovato un campo di applicazione molto vasto negli ultimi anni: dal reprimere le componenti ultras, a punire con pene altissime le costanti rivolte nei centri di accoglienza o nei CPR italiani, fino alle galere penali. Un utilizzo dell’articolo 419c.p. che trova la sua genealogia nel fine ultimo di soffocare qualsiasi espressione di conflitto sociale.

In un momento storico in cui la logica bellica fa parte della quotidianità e con essa la creazione di molteplici nemici interni, risulta sempre più impellente discutere e analizzare le varie componenti della macchina repressiva per non farci cogliere di sorpresa.

Ne parleremo con il collettivo Prison Break Project, che da anni studia criticamente il contesto sociale italiano in relazione alle dinamiche repressive messe in campo dallo stato.

16 MAGGIO – Ore 18
Campus Einaudi (Torino)

BARI: JAPR L’EKK – APRI GLI OCCHI CONTRO LA REPRESSIONE

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Siamo una rete di collettivi e singole soggettività che si riunisce a Bari dall’inizio di settembre 2024 a seguito delle focose proteste accadute nelle carceri italiane nell’estate 2024. Abbiamo riconosciuto anche grazie alle loro proteste come il pugno di ferro dello stato, sta colpendo sempre più forte. Nelle carceri e nei CPR vediamo la violenza della stato nella sua forma più tangibile ma ormai anche nelle strade si vedono gli attacchi mirati a chi in questo Paese prova ad andare avanti. Ce lo stanno facendo capire bene: se hai il portafoglio pieno (e la pelle bianca) “sii felice sei a bari” altrimenti fuori.

Galere e CPR sono strutture detentive fondamentali per la continuazione e la crescita di questa società ipocrita e sbagliata. Quando sei fuori dalla “legge del momento” devi essere punitx, che tu sia un migrante o una persona trans, che il problema sia la casa o il documento… l’obbiettivo è annullarti e gli strumenti sono tanti. Affinché tu possa essere da esempio, perché la nostra libertà significa la loro banca rotta.

Ed è per questo che nasce questa assemblea: alla repressione che cresce vogliamo rispondere costruendo alleanze bastarde e complicità insolite, vogliamo far scoppiare la bolla del decoro urbano e ricolorare le strade. Vogliamo rompere l’isolamento delle persone detenute a Bari, nel carcere e nel cpr, e provare dal basso a costruire una cassa cittadina per chi viene colpitx dalla repressione.

A CHI HA UNA BOMBA DENTRO AL CUORE LIBERTÀ A TUTTX LX PRIGIONIERX – FUOCO AI CPR

https://japrlekk.noblogs.org/