BOLOGNA: FAVOLOSE, INFESTANTI, INDISCIPLINATE. GIORNATA TRANSFEMMINISTA

Da infestazioni.noblogs

SABATO 10 DICEMBRE DALLE ORE 10
AL NUOVO SPAZIO OCCUPATO – VIA STALINGRADO 31

🔥Favolosə, infestanti, indisciplinatə 🔥
Come soggettività socializzate donne e fr0ce sentiamo la necessità di contaminare con germi TFQ ogni spazio della città. Ripartiamo dalla nuova occupazione in via Stalingrado 31 per condividere saperi, pratiche e per momenti di socialità fuori dalle logiche del consumo e dai paradigmi eteronormativi. Mentre vediamo un inasprimento della violenza, vogliamo provare a costruire spazi affermativi e safer per tutt*
Crediamo in un femminismo eccentrico, radicalmente fr0cio e intersezionale.
Ci troviamo Sabato 10 dicembre alla nuova occupazione di via Stalingrado 31
PROGRAMMA
H 10 Laboratorio di autoformazione transfemminista con Collettiva Matsutake
H 13 Pranzo
H 14 letture da King Kong Theory
H 15 Incontro sul sex work con Ombre Rosse
H 16 Intervento su carcere e detenzione dalle Brughiere.
H 17 Autoinchiesta con Laboratorio Smaschieramenti
H 19 Talk su autoproduzioni trans femministe
H 20 Socialità degenere! Musica e aperitivo
Odio il macho
Lotta mucho
Rispetta lo spazio, le persone e gli animali non umani attorno a te!

BOLOGNA: HACKERIAMO LA GABBIA! SOCIALITÀ ANTIPSI

Da Collettivo Antipsichiatrico Strappi

Questo lunedì 21 dalle 17:30 ci uniremo all’iniziativa prevista in Piazza Verdi contro il 41-bis e in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame.

Dalle 20:00 saremo al nuovo spazio occupato (Via Stalingrado 31) con un piccolo rinfresco e un po’ di musica, a cospirare per un mondo senza psichiatria, senza carcere e senza frontiere!

MESSINA: SOLIDARIETÀ SOTTO ATTACCO, SPEZZIAMO LE CATENE DELL’ISOLAMENTO E DELLA REPRESSIONE!

In questi giorni alcuni compagni siciliani sono stati raggiunti da 5 decreti penali di condanna dall’ammontare di 4.450 euro a testa per aver portato la loro solidarietà alle persone recluse nel carcere di Messina.

Questa estate, a seguito del  campeggio antimilitarista svoltosi nella città dello Stretto – una tre giorni partita dalla necessità di mettere in relazione le lotte antimilitariste per un momento di intersezione e scambio sul territorio – un nutrito gruppo di compagni e compagne ha raggiunto il carcere di Gazzi per portare un saluto alle persone detenute, improvvisando un corteo intorno alle mura del carcere. Il gruppo di solidali ha poi appeso uno striscione e lasciato delle scritte sui muri.

Qualche scritta solidale è diventata immediatamente materiale per la costruzione del “disegno criminoso” del pubblico ministero, mentre il corteo solidale e i cori contro il carcere si sono aggiudicati  “vilipendio all’ordine giudiziario e all’assemblea legislativa autrice dell’istituzione dell’articolo 41 bis”. Questo non ci stupisce se pensiamo che per i solerti tutori della legge un manifesto affisso sui muri della città si è tradotto in “istigazione a delinquere” e un’intervista rilasciata in radio da un compagno per raccontare del percorso assembleare siciliano “Per chi sente il ticchettio” è diventata indizio di “pericolosità sociale”, così come l’aver occupato un parco durante un’iniziativa antimilitarista.

E’ evidente quanto l’operazione che si sta muovendo su Messina si riferisca al fermo proposito della Procura di spezzare qualsiasi intersezione e vivacità antagonista sul territorio. Lo Stato teme la solidarietà e perciò l’attacca con l’obbiettivo di scoraggiare, dividere e isolare chiunque intenda sfidare l’attendismo dilagante e lottare. Ad essere sotto attacco infatti non è solo qualche compagno, ma tuttx noi. In un momento in cui è sempre più chiaro a molte la necessità di mobilitarsi e agire sul presente, le maglie della legge e della repressione si stringono con l’obiettivo di tenerci isolate e ancorate ad un’esistenza rassegnata, fatta di miseria e oppressione.

Noi ci rivendichiamo la nostra ostilità ad una realtà regolata dalla guerra e fatta di sfruttamento, ci rivendichiamo la solidarietà nei confronti delle persone recluse, nei confronti di Anna, Alfredo, Juan e tuttx x prigionierx, contro il 41-bis, il carcere e la società che lo produce: finchè dell’ultima galera non rimarrà neanche una pietra.

AGGIORNAMENTO SULLA SITUAZIONE DI ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME

Diffondiamo un aggiornamento sulla situazione di Alfredo Cospito in sciopero della fame dallo scorso 20 ottobre contro il 41bis e l’ergastolo ostativo.

Alfredo ad oggi ha perso 16 chili, sta complessivamente in buona salute. Non sta ancora prendendo integratori. Informiamo inoltre che è stato fissato per il primo dicembre il riesame della disposizione di 41bis nei suoi confronti. L’udienza è molto importante in quanto dovrà pronunciarsi sulla legittimità della decisione del precedente ministro della giustizia Marta Cartabia di applicazione del regime carcerario del 41 bis contro il nostro compagno.

IL 41-bis È TORTURA, FUORI ALFREDO DAL 41-bis, LIBERX TUTTX!

COMUNICATO DI JUAN IN SCIOPERO DELLA FAME

Diffondiamo il comunicato di Juan in sciopero della fame

JUAN SORROCHE FERNANDEZ DAL CARCERE DI TERNI, SEZIONE AS2 IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 25/10/2022 PER UN PERIODO INDEFINITO IN SOLIDARIETÀ

1° – CHIEDO: IL DECLASSAMENTO DELL’ANARCHICO ALFREDO COSPITO DAL 41BIS.

Lo scorso 5 maggio Alfredo Cospito è stato sottoposto al regime di 41bis e in seguito trasferito nel carcere di Bancali (Sassari). È stato fatto per impedirgli fisicamente di comunicare e contribuire al dibattito tra anarchici, dopo che per 10 anni è stato in carcere in AS2 più volte sottoposto alla censura della corrispondenza, a indagini e processi inerenti i suoi scritti. Lo Stato vuole zittirlo e annichilirlo con il regime 41bis, un carcere nel carcere, carcere di annientamento, è una tecnica di tortura studiata scientificamente e basta, sulla deprivazione per indurli a rinnegare le proprie convinzioni. Il 41bis non è stato solo pensato per gli accusati di associazione mafiosa, questo regime di reclusione è stato ed è ancora utilizzato ai fini della repressione dei rivoluzionari e sovversivi. Da 17 anni ci sono alcuni rivoluzionari comunisti sottoposti a questo regime.

2° -PER UNA SOLIDARIETÀ ATTIVA:

Siccome non mi percepisco isolato voglio dare continuità di solidarietà e di lotta internazionalista perché i nostri esempi non sono casi a sé di vendetta-statale contro noi specificamente come prigionierx sociali.

Non concordo con il ritorno del concetto del prigioniero politico, che credevo ampiamente superato nelle esperienze delle lotte passate, credo che generi separazione, isolamento e rimarca una separazione tra prigionierx politicx e prigionierx comuni, questa separazione nasconde dietro di sé un sentimento di superiorità e di disprezzo del resto delle persone prigioniere. Ribadisco il “vecchio” concetto che siamo prigionierx sociali, tuttx.

Ma è un dato di fatto che in tante parti del mondo i prigionierx sociali che lottano, i sovversivi, i rivoluzionari sono soggetti a particolari condizioni di prigionia perché lottano all’interno delle carceri. In Cile, Grecia, Spagna, Turchia, nello Stato sionista di Israele, ecc. Il fatto di rimanere impenitenti anche all’interno delle mura, continuando le nostre lotte, seppur limitate, e mantenendo le nostre posizioni di rottura con lo Stato all’interno delle carceri, ci mette nel mirino dei meccanismi repressivi dello Stato, contro il quale abbiamo lottato e continuiamo a lottare. Com’è successo con Alfredo Cospito trasferito al 41bis, un compagno anarchico generoso e impenitente che tanto ha dato al dibattito e allo sviluppo rivoluzionario negli anni dell’anarchismo.

Perciò mi voglio includere come prigionierx nella lotta e dare nello stesso momento la mia solidarietà rivoluzionaria e internazionalista indirizzandola a quelli che caparbiamente, nonostante le condizioni sfavorevoli di lotta, continuano a lottare. Come ad esempio i prigionieri che qui in Italia sono processati per devastazione e saccheggio per avere lottato nelle rivolte del marzo 2020 nelle carceri. O come i prigionieri che si sono ribellati qui nel carcere di Terni. Come quei prigionierx sovversivx, rivoluzionarx che dopo tanti anni di carcere, e che non sono pochi, pur soddisfacendo le condizioni per il rilascio continuano ad essere prigionierx preventivamente, attraverso una serie di leggi speciali, interpretazioni legalistiche e decisioni politiche, in tutto il mondo.

Come ad esempio: in Germania Tomas Mayer, negli Stati Uniti Mumia Abu-Jamal, in Francia Claudio Lavazza, in Spagna Gabriel Pombo Da Silva, in Cile Marcelo Villarroel, in Grecia Dimitris Koufontinas, Pola Rupa, Giannis Michailidis, in Israele lo Stato sionista con i prigionierx palestinesi in conflitto permanente che hanno avviato da poco misure di protesta e scioperi della fame, come tanti altri prigionierx sociali che lottano, rivoluzionarx, sovversivx, non citati, per tuttx libertà!

Solidarietà con Boris, in Francia forza e coraggio, con Ivan, Toby. SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI CHE SI SONO RIBELLATI NELLA PRIGIONE DI TERNI!

SOLIDARIETÀ AI PIÙ FRAGILI, ALLE NONNE E AI NONNI NELLE RSA IGNORATI, ISOLATI DAI LORO CARI CON VETRI DIVISORI COME NEL 41BIS E SEMPRE PIÙ RINCHIUSI IN GABBIE FISICHE-SANITARIE-TECNOLOGICHE-REPRESSIVE TRATTATI COME SCARTI DA BUTTARE!

SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE CON I PRIGIONIERX DELLA LOTTA SOCIALE NEL MONDO INTERO!

SOLIDARIETÀ E LIBERTÀ PER TUTTX I PRIGIONIERX SOVVERSIVI, RIVOLUZIONARI, ANARCHICI, LIBERTARI E PRIGIONIERX SOCIALI CHE LOTTANO, LIBERTÀ PER TUTTX!

DECLASSIFICAZIONE PER ALFREDO Cospito DAL 41BIS
CONTRO IL 41BIS CHE ANNICHILISCE I PRIGIONIERX RINCHIUSI
PER LA DISTRUZIONE DI TUTTE LE STRUTTURE CARCERARIE DEGLI STATI E DEL CAPITALISMO!
PER LA PROPAGAZIONE DELLE PRATICHE DI SOLIDARIETÀ RIVOLUZIONARIE!
PER L’ANARCHIA!

ROMA: FUORI ALFREDO DAL 41-bis! CHIUDERE IL 41-bis! LIBERX TUTTX!

APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ ATTIVA

A partire da fine maggio il compagno anarchico Alfredo Cospito, in carcere dal 2012, è stato sottoposto al regime di 41 bis e deportato nel carcere insulare di Bancali, in provincia di Sassari.
L’esistenza di tale regime di carcere duro è stata dapprima sdoganata grazie alla retorica dell’antimafia; il 41 bis è stato poi applicato a detenuti e detenute appartenenti all’organizzazione comunista BR-PCC. Oggi viene imposto per la prima volta ad un compagno anarchico, rendendo concreto il monito che in anni di lotta avevamo più volte espresso: se esiste questo regime prima o poi lo estenderanno.
Il 20 ottobre Alfredo ha dato inizio ad uno sciopero della fame a oltranza, fino alla morte, per l’abolizione del regime speciale detentivo del 41 bis e il “fine pena mai” dell’ergastolo ostativo, in quanto, entrambi, espressione della vendetta dello Stato attraverso la tortura istituita per legge.
Condizioni di detenzione inenarrabili, unica possibilità di modificarle, fare i nomi di qualcun altro. Mettere qualcun altro al proprio posto.
La sua è una lotta di denuncia, attraverso la quale ci sbatte in faccia che per lui è meglio rischiare la morte mettendosi ancora una volta in gioco, che vivere interminabili anni in condizioni di stillicidio tese all’annientamento psico-fisico. È l’attacco all’ipocrisia dello Stato democratico.  È lo smascheramento della manovra che lo Stato stesso sta operando attraverso il suo caso, perché esso costituisca un precedente nella storia, spalancando le porte del carcere duro per tutti quelli che verranno fatti rientrare nella categoria di “nemico”. È guerra.
Crediamo sia importante non far passare sotto silenzio questa manovra.
È necessario mobilitarsi, per noi e per quelli/e che verranno dopo di noi. Per Alfredo, in sciopero della fame a oltranza. E gli altri.
In solidarietà alla lotta di Alfredo, altri due anarchici prigionieri, Juan Sorroche e Ivan Alocco, hanno iniziato uno sciopero della fame rispettivamente dal 25 e dal 27 ottobre.
Dal 7 novembre anche la compagna anarchica Anna Beniamino, detenuta nel carcere romano di Rebibbia, si è unita a questa lotta, dichiarando anche lei lo sciopero della fame.
Alfredo non ha mai smesso, in nessuna condizione si trovasse, di mettere lo Stato ed il capitalismo di fronte alle loro responsabilità. Per questo lo vogliono tombare vivo. Noi non possiamo permetterlo.
Diciamo chiaramente che riteniamo responsabili della vita e della salute del nostro compagno in primo luogo soggetti e organi dello Stato quali Ministero della Giustizia, Tribunale di Sorveglianza di Roma, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, direttore e personale del carcere di Bancali.
Alfredo ha già superato le prime due settimane di sciopero della fame, e andiamo incontro alla conclusione della terza. Le iniziative di solidarietà si susseguono qui, e ovunque nel mondo. La situazione è di allerta.

Sabato 12 novembre scendiamo in piazza a Roma, dove si trovano i responsabili politici di quanto sta avvenendo.

Concentramento a piazza Gioacchino Belli. Ore 15:00
Partecipiamo numerosi/e!

ALFREDO COSPITO FUORI DAL 41-bis! CHIUDERE IL 41-bis! LIBERX TUTTX!

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE: NON PERMETTIAMO L’ASSASSINIO DI ALFREDO

NON PERMETTIAMO L’ASSASSINIO DI ALFREDO COSPITO IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 20 OTTOBRE
APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE

Lo scorso 20 ottobre l’anarchico Alfredo Cospito, nel corso di un’udienza presso il tribunale di sorveglianza di Sassari, ha tentato di leggere un’articolata dichiarazione nella quale annuncia di essere entrato in sciopero della fame contro il regime detentivo di 41 bis a cui è sottoposto e contro l’ergastolo ostativo. Una battaglia che Alfredo non intende interrompere, fino al proprio decesso. Il compagno, che si trova in 41 bis dallo scorso 5 maggio con un decreto firmato dall’allora ministra della giustizia Marta Cartabia, è attualmente detenuto nel carcere di Bancali, in Sardegna.
Alfredo Cospito è un anarchico da sempre in prima linea nelle lotte, mai disposto a compromessi o ad arrendersi. È un compagno che ha lottato dalla fine degli anni Ottanta, periodo nel quale venne incarcerato come obiettore totale (per il rifiuto di svolgere il servizio militare obbligatorio) e che, dopo l’arresto avvenuto nel 2012, nel corso del processo che ne è seguito, ha rivendicato il ferimento del dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, realizzato dal Nucleo Olga / Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale e avvenuto il 7 maggio dello stesso anno a Genova.
Alfredo è sempre stato attivo nella difesa dei compagni colpiti dalla repressione, in ogni angolo del mondo. La sua lotta oggettivamente riguarda tutti i detenuti, fra i quali ricordiamo particolarmente i tre militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente rinchiusi da oltre 17 anni in 41 bis (Nadia Lioce, Roberto Morandi. Marco Mezzasalma). Nel 2009 la compagna Diana Blefari, della stessa organizzazione, si tolse la vita, dopo la permanenza in questo duro regime carcerario.

Alfredo si trova in carcere ininterrottamente da dieci anni, trascorsi nelle sezioni di Alta Sicurezza fino al trasferimento in 41 bis. Nel 2016 è stato coinvolto nell’operazione Scripta Manent, accusato di associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di molteplici attacchi esplosivi. A seguito della sentenza di Cassazione del luglio di quest’anno, è stata riformulata la condanna per lo stesso Alfredo e per Anna Beniamino in “strage politica”, la cui unica pena prevista è l’ergastolo. Lo Stato italiano che ha sempre protetto gli stragisti fascisti ora vuole condannare per strage due anarchici per un attacco che non ha provocato né vittime né feriti.

Alfredo da anni contribuisce con articoli, progetti editoriali e proposte al dibattito anarchico internazionale. Per questo motivo è stato più volte sottoposto a censura e divieto di comunicazione con l’esterno, venendo condannato per la pubblicazione del foglio anarchico rivoluzionario“KNO3” e dell’ultima edizione di “Croce Nera Anarchica” e attualmente indagato per la pubblicazione del giornale anarchico “Vetriolo”. Dopo questi provvedimenti, nel mese di maggio ad Alfredo è stato applicato il 41 bis e successivamente trasferito dal carcere di Terni a quello di Bancali, a Sassari. In questo modo gli viene impedito ogni contatto con l’esterno.

Il 41 bis serve per isolare completamente il detenuto dall’esterno. La misura viene disposta per quattro anni, ma di fatto l’unico modo per uscirne è quello di pentirsi e collaborare con le forze repressive. In altre parole, il 41 bis è tortura, in quanto ideato per indurre sofferenza allo scopo di estorcere confessioni o dichiarazioni.
Questo regime carcerario comporta un’ora di visita al mese con il vetro divisorio, sotto sorveglianza elettronica e con la registrazione audio e video. Solo se i familiari non hanno la possibilità di recarsi al colloquio, in alternativa alla visita in carcere è prevista la possibilità di una telefonata mensile di 10 minuti, ma per effettuarla il familiare del detenuto deve recarsi presso una caserma dei carabinieri o all’interno di un carcere. Inoltre è prevista una sola ora d’aria e una sola ora di socialità interna alla sezione, che avvengono in gruppi composti da un minimo di due a un massimo di quattro detenuti: la divisione in gruppi viene decisa direttamente dagli uffici dei burocrati a Roma e dura alcuni mesi.

Il 41 bis è un regime carcerario di annientamento, in quanto studiato per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale; si tratta di una condanna alla morte politica e sociale, volta a recidere ogni forma di contatto con l’esterno. Il trattamento riservato ad Alfredo ci ricorda le parole attribuite a Benito Mussolini su Gramsci: bisogna impedire a questo cervello di funzionare per vent’anni.

Esemplificativo del buco nero nel quale si finisce una volta entrati in 41 bis è proprio quanto accaduto il 20 ottobre durante l’udienza presso il tribunale di sorveglianza di Sassari. In questa udienza è stato impedito ai solidali di entrare in aula, il compagno si trovava collegato in videoconferenza dal carcere come previsto dalle regole del 41 bis e quando ha tentato di leggere la propria dichiarazione gli è stata tolta la voce schiacciando un bottone. La dichiarazione è secretata dai giudici, se gli avvocati la diffondessero rischierebbero una pesante condanna penale.

La vicenda del compagno Alfredo Cospito si intreccia con un clima repressivo sempre più cupo nel Paese. Fuori dal movimento anarchico, assistiamo a una repressione sempre più opprimente anche contro gli operai, gli studenti, i movimenti sociali. Citiamo il caso più eclatante: questa estate la procura di Piacenza ha aperto un’inchiesta contro dei sindacalisti accusandoli di “estorsione” perché chiedevano, con una lotta “radicale” (picchetti e blocchi stradali), degli aumenti salariali al padrone.

Vogliamo che si comprenda anche all’estero che la china repressiva che sta prendendo lo Stato italiano riguarda tutti in prima persona, dato che un precedente di queste dimensioni nel cuore dell’Europa potrebbe essere foriero di ulteriori balzi repressivi anche ad altre latitudini. Tutto ciò sta accadendo mentre la crisi sociale e la crisi militare internazionale peggiorano di giorno in giorno. Sappiamo che questi sono i contesti ideali per mettere in atto svolte autoritarie da parte dei governi. Abbiamo poche settimane per salvare la vita di Alfredo Cospito, per evitare il suo assassinio, ma soprattutto per dare un segnale di contrattacco a quanto sta succedendo. Riteniamo lo Stato responsabile della vita e della salute del compagno. Mobilitiamoci in tutto il mondo, facciamo pressione sullo Stato italiano affinché Alfredo possa uscire dal 41 bis.

compagni e compagne
25 ottobre 2022