RADIO BLACKOUT: ALFREDO COSPITO. VIETATO DIFFONDERE NOTIZIE SULLE SUE CONDIZIONI DI SALUTE

Evidente la volontà di far calare il silenzio sulla tomba per vivi nella quale Cospito rischia ormai di morire con la benedizione del ministro della giustizia Nordio. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Caterina Calia.

Link: https://radioblackout.org/2023/01/cospito-vietato-diffondere-notizie-sulle-sue-condizioni-di-salute/

ALFREDO AL 41BIS CONDANNATO A MORTE, FISSATA TRA TRE MESI L’UDIENZA PER IL RICORSO

E’ stata fissata tra tre mesi (!!!), il 20 aprile prossimo, l’udienza in Cassazione che affronterà il ricorso presentato dal difensore di Alfredo Cospito. Lo rende noto l’avvocato Flavio Rossi Albertini.

Link: https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/01/25/cospito-udienza-cassazione-fissata-tra-tre-mesi_57ce9638-96f1-403b-8546-83ca72d600c2.html

SUL CORTEO CONTRO IL CARCERE, IL 41BIS E L’ERGASTOLO OSTATIVO DEL 19 GENNAIO A BOLOGNA

Condividiamo un testo prodotto collettivamente tra varie individualità riguardo al corteo che c’è stato il 19 gennaio scorso a Bologna, un corteo contro il carcere, il 41bis e l’ergastolo ostativo in solidarietà all’anarchico Alfredo Cospito.

“QUALE SAREBBE IL MESSAGGIO?”

Il 19 gennaio a Bologna si è svolto un partecipato corteo contro il carcere tutto e in solidarietà con l’anarchico Alfredo Cospito e la sua lotta contro il 41bis e l’ergastolo ostativo. In un centro storico militarizzato, partendo da piazza Malpighi, il corteo si è mosso in modo determinato per le strade cittadine, dirigendosi verso uno dei luoghi simbolo dell’abominio carcerario, il carcere minorile del Pratello, per portare solidarietà a chi vi è rinchiuso. Un luogo agli onori delle recenti cronache per la rivolta di dicembre, ma da sempre noto per angherie sui reclusi, atti di autolesionismo, tentativi di fuga; un luogo pieno di sofferenza e rabbia, una rabbia verso cui quello stesso corteo si sentiva affine.

Perché, qualcuno si chiede, tutta questa rabbia? Perché a Bologna, come altrove in tutto il mondo questi “anarchici” bloccano strade, rompono e bruciano cose, imbrattano muri? Perché tale scomposta “violenza”?

Dal 20 ottobre 2022, giorno di inizio del suo sciopero della fame contro ergastolo ostativo e 41bis, Alfredo ha perso 40kg; i medici parlano di un suo collasso imminente. Fino a questo momento lo Stato si è barricato dietro un violentissimo silenzio, non rispondendo alle istanze di revoca del 41bis poste dagli avvocati, né alle svariate sollecitazioni ricevute. Alfredo è stato, di fatto, condannato a morte.

Le proteste, le azioni, le manifestazioni, parte ormai di una campagna internazionale in corso, di cui il corteo di Bologna è solo un piccolo episodio, parlano della volontà di protesta contro l’orrore carcerario, di cui 41bis ed ergastolo sono un’espressione particolarmente efferata; ma parlano allo stesso tempo di emozioni forti che sempre più vanno prendendo campo e chiedono di potersi esprimere. Una protesta è il tentativo di comunicare un messaggio e, seppur nella sua possibile conflittualità, rientra ancora in un rapporto dialettico. Di fronte tuttavia al muro di gomma alzato dallo Stato italiano è evidente che da comunicare ci sia sempre meno e non possiamo che constatare come altre volontà prendano piede. Emozioni come l’angoscia per una terribile notizia che potrebbe arrivare in ogni momento, o la rabbia per un’ingiustizia che sentiamo di star subendo chiedono sempre più di potersi esprimere.

Ci stanno lentamente ammazzando un compagno, non è il primo e non sarà l’ultimo lo sappiamo, ma è il nostro compagno e siamo arrabbiati, arrabbiate, tanto. Non vogliamo muovere compassione, giustificarci, ci mancherebbe, questa rabbia ce la rivendichiamo. Se però qualcuno vuole trovare un senso a momenti o gesti altrimenti incomprensibili che in giro per il mondo si aggiungono alle civili proteste innalzando il livello dello scontro, è nella rabbia di un cuore a cui stanno ammazzando un compagno che deve cercarlo.

Alla prossima!

Alcun* complici e solidali al corteo del 19 gennaio

PIATTAFORMA PER L’ABOLIZIONE DI ERGASTOLO E 41BIS

Morire di pena, piattaforma per l’abolizione di ergastolo e 41bis.

Link: Osservatorio Repressione

E’ attiva la piattaforma “Morire di pena. Per l’abolizione di ergastolo e 41bis”. Una piattaforma per una sensibilizzazione della società civile e per l’eliminazione dei due istituti più inumani dell’ordinamento penitenziario italiano. Qui il blog e il canale telegram.

Dal 20 ottobre l’anarchico Alfredo Cospito, detenuto in 41bis, ha rinunciato ad alimentarsi, utilizzando il suo corpo come unica arma possibile per protestare contro il regime di detenzione speciale a cui è sottoposto nel carcere di Sassari e contro l’istituto dell’ergastolo ostativo. Il 6 luglio scorso il reato di “strage contro la pubblica incolumità” per cui era stato condannato è stato riqualificato dalla Cassazione in “strage contro la sicurezza dello Stato”, nonostante le azioni di cui è accusato avessero uno scopo prettamente dimostrativo, e non abbiano causato feriti né morti.

Lo sciopero della fame di Cospito ha avviato una discussione su questi temi anche tra settori della società solitamente prudenti su questi temi, denunciando l’accanimento dello Stato nei suoi confronti persino sui media mainstream, puntando però, per lo più, sull’ambiguo tema della “non proporzionalità” della pena applicata nel singolo caso.

La battaglia che Cospito sta portando avanti ha tuttavia la forza per aprire faglie più ampie nel sistema e un dibattito reale sulla necessità di superamento di due istituti inumani come l’ergastolo e il 41bis, oltre che dell’intero sistema dei circuiti speciali di detenzione. Altre letture rischiano di diventare strumentali al mantenimento dello status quo, e incapaci di rendere giustizia alla lotta che il detenuto anarchico sta portando avanti, mettendo a rischio la propria vita.

Fin dalla sua nascita, che trova radice nelle legislazioni speciali degli anni Ottanta e Novanta, il 41bis si è mostrato come uno strumento di ricatto per spingere i detenuti alla collaborazione con la magistratura, fondato su pratiche di vera e propria tortura. Le condizioni inumane e prive di ogni logica previste da questo istituto si concretizzano in isolamento in celle di pochi metri quadri, limitazioni all’ora d’aria, sorveglianza continua, limitazione o eliminazione dei colloqui con i familiari, controllo della posta, limitazione di oggetti in cella persino come penne, quaderni e libri. Un progressivo annientamento che provoca danni incalcolabili nel corpo e nella psiche dei detenuti.

L’ergastolo, assimilabile in tutto e per tutto alla pena di morte, è invece l’istituto con il quale lo Stato prende possesso del corpo di un individuo, arrogandosi la prerogativa di decidere discrezionalmente se, come e quando restituirgliela attraverso la “libertà condizionale” per “buona condotta”, senza che questi possa venire a conoscenza dei tempi e dei modi del suo eventuale rientro nel consesso sociale. Al netto della inumanità di una punizione a vita, che cancella nell’individuo le idee stesse di “speranza” e di possibile reinserimento nella comunità, l’ergastolo è incompatibile con la Costituzione e con l’idea di “rieducazione” del condannato.

Un dibattito limitativo rischia di essere in questo senso quello sulla possibile abolizione del solo istituto dell’ergastolo ostativo, ovvero quello che – nel caso di alcuni specifici reati – non prevede la possibilità di liberazione condizionale e di altri benefici, a meno che la persona condannata non collabori con gli organi inquirenti. Con la recente legge approvata dal parlamento, inoltre, la possibilità di liberazione condizionale viene spostata a trent’anni di pena scontata invece di ventisei, senza contare che altre misure rendono altamente improbabile la possibilità di affrancamento dalla pena fino alla morte. Il vero tema è quindi quello dell’abolizione dell’ergastolo in toto, nell’ottica di un futuro superamento dell’intera istituzione carceraria, mero strumento di confinamento della marginalità e della povertà (basta vedere da chi è oggi costituita la grande maggioranza della popolazione carceraria, e quali sono i reati di cui questi detenuti sono accusati) nonché di controllo e punizione rispetto a tutte le potenziali conflittualità sociali.

MORIRE DI PENA. PER L’ABOLIZIONE DI ERGASTOLO E 41BIS è una piattaforma di sensibilizzazione e rivendicazione che punta all’abolizione di questi due istituti e dei circuiti speciali di detenzione. La piattaforma nasce a seguito di un’assemblea svoltasi a Napoli che ha visto protagoniste tutte le realtà militanti e sociali in lotta contro il carcere o per la tutela dei diritti dei detenuti, coinvolgendone poi altre sul territorio nazionale. L’obiettivo è quello di allargare la consapevolezza – attraverso iniziative di analisi e discussione, e azioni mediatiche e politiche – rispetto alla necessaria eliminazione di ergastolo e 41bis, sollecitando anche i più prudenti settori sociali citati nella prima parte di questo documento a prendere esplicitamente posizione. Un percorso che immaginiamo lungo e difficile, ma possibile, considerando le fratture che gli accadimenti recenti hanno reso oltremodo visibili.

È possibile, a livello individuale e collettivo, sottoscrivere questo documento e mettersi in rete con le realtà che da qui ai prossimi mesi proveranno a portare avanti la piattaforma, scrivendo all’indirizzo mail: sottoscrizione@abolizioneergastoloe41bis.it. Per qualsiasi richiesta o informazione potete scrivere a: info@abolizioneergastoloe41bis.it

IL DAP DI SASSARI DIFFIDA LA DOTTORESSA DI ALFREDO DAL RILASCIARE INTERVISTE A RADIO ONDA D’URTO

La dottoressa di Alfredo Cospito ha ricevuto una diffida da parte del DAP, su segnalazione della nuova direttrice del carcere di Bancali, che la mette in guardia sul rilasciare interviste a Radio Onda D’urto dopo le visite ad Alfredo, pena la revoca dell’autorizzazione ad entrare nel carcere.

A Radio Onda d’Urto  un commento della dottoressa Angelica Milia:

Link: Osservatorio Repressione


REPRESSIONE È CIVILTÀ.

“Lo Stato c’è e si deve vedere”

“Spaccio, immigrazione e degrado” questo il titolo razzista con cui il 22 gennaio 2023 Il Resto del Carlino – giornale storicamente voce di camerati e padronato – comunica l’esito del patto integrato sulla sicurezza tra Prefettura e Comune di Bologna, siglato con la visita del Ministro dell’Interno Piantedosi in città.

Un titolo che sinergicamente esprime e rilancia l’evidente proposito dell’incontro: mistificare la realtà delle cose per legittimare agli occhi dell’opinione pubblica gli abusi di potere sempre più frequenti delle forze dell’ordine e nascondere sotto al tappeto le reali problematiche di quest’organizzazione sociale e di questo modello di sviluppo insensato.

Il nuovo nemico pubblico sono giovani e adolescenti, minori non accompagnati, soprattutto, stranieri, seconde e terze generazioni cresciute ai margini delle metropoli, nelle periferie e per le strade dei quartieri popolari.

Emergenza micro-criminalità, emergenza droga, emergenza immigrazione, emergenza babygang, emergenza malamovida. E m e r g e n z a, parolina dai risvolti repressivi certi, quando è usata dai padroni.

Degrado, spaccio, prostituzione, accattonaggio, danneggiamento al patrimonio pubblico e privato, insediamenti abusivi… questi i focus citati nell’incontro col ministro a Bologna.

Nel mirino corpi randagi, dissidenti, senza fissa dimora, sex workers, senza documenti, e naturalmente chi lotta per la libertà di tutte, contro tutte le gabbie che sorreggono questo sistema di oppressione.

Un’escalation securitaria che attraverso il governo poliziesco delle marginalità mira a sostenere il processo di ristrutturazione neoliberista e a contenere il conflitto sociale all’interno delle città. Una vera e propria guerra ai poveri e alle dissidenze, che con le retoriche della riqualificazione, dell’innovazione urbana e del degrado intende mettere a profitto ogni angolo di quartiere e annientare qualsiasi possibilità di autodeterminazione, relazione e solidarietà dal basso, oltre che qualsivoglia forma di tensione, conflitto e messa in discussione del presente. Un’intensificazione della repressione che opera anche attraverso l’interiorizzazione dell’autorità da parte delle masse sfruttate, sempre più passive e addomesticate. La solidarietà precipita all’interno di  rapporti  completamente colonizzati dalle logiche dei padroni.

E cosi assistiamo a rastrellamenti quotidiani, morti, abusi e uccisioni che si consumano pressoché nell’indifferenza.

Isabella P., trasferita dall'articolazione salute mentale del carcere di Bologna a quella del carcere di Pozzuoli, morta il 15 febbraio 2021 a causa delle massicce dosi di psicofarmaci e dei trattamenti ricevuti.
(Bologna, il repartino psichiatrico con la sezione "nido" accanto". Presidio al carcere della Dozza.)

Matteo Tenni, ucciso dalle forze dell'ordine il 9 aprile 2021 a Pilcante per una semplice infrazione al codice della strada trasformatasi in una violenta e predatoria caccia al «matto» finita nel sangue sulla sua porta di casa. 
(Quello che è successo a me non può essere solo mio)

Abdel Latif, 26 anni, rimasto per dieci giorni su una nave-quarantena, trasferito nel Cpr di Ponte Galeria e poi morto al San Camillo di Roma il 26 novembre del 2021, legato mani e piedi per giorni. (Contenzioni ed espulsioni ingranaggi nella società dell'esclusione)


Cloe Bianco, prof trasgender prima sospesa dal lavoro poi allontanata definitivamente dall’insegnamento, che ha scelto il fuoco all'interno del suo camper pur di smettere di subire le violenze dì questa società. (Oggi la mia libera morte. La tragica scelta di Cloe Bianco)

Alika Ogorchukwu aggredito e ammazzato per strada a Civitanova Marche a luglio del 2022 mentre intorno i passanti riprendevano coi telefonini. (Giustizia per Alika Ogorchukwu)

Yessenia, uccisa a Roma insieme ad altre due sex workers a novembre 2022. (Tutte le sex workers uccise sono nostre sorelle)

Oussama Ben Rebha, 23 anni, raccolto dalle acque del Brenta senza vita il 10 gennaio 2023 dopo un fermo di polizia. (Verità e giustizia per Oussama e contro gli abusi della polizia, corteo dalla stazione centrale di Padova.)

La lista è infinita. Ad unire queste uccisioni il fatto di non essere episodi, tragiche fatalità, ma il preciso esito della medesima violenza strutturale accettata tutti i giorni.

Un sistema di neutralizzazione selettiva che si gioca sempre sulle linee del privilegio, volta ad annientare tutti quei soggetti sociali non utili alla macchina neoliberista e problematici al discorso del potere.

Come il trentaseienne trovato morto in via Carracci a Bologna pochi giorni fa o l’anziano senza tetto settantacinquenne morto di freddo il mese scorso in via San felice, sempre a Bologna, entrambi spirati in pieno centro, a pochi passi da molteplici servizi e attività commerciali.

Intanto la sanità sprofonda inesorabilmente verso il baratro sotto gli occhi – e sulla pelle – di tutti, mentre Stato e amministrazioni si organizzano per portare la polizia anche all’interno degli ospedali e dei servizi socio-sanitari.  Si parte da Roma, Milano, Napoli, ma si valuta anche per altre città e naturalmente per Bologna, dove al policlinico Sant’Orsola sono già stati sperimentati giubbotti antiggressione per gli infermieri.

Un approccio securitario che tende ad investire e a travolgere anche ambiti in cui tali ingerenze non sempre storicamente sono state così accettate, come a scuola, in cui l’intervento militare e poliziesco si fa sempre più violento.

A Parma  il 12 ottobre 2022 presso l’istituto tecnico Bodoni hanno fatto irruzione due agenti di polizia che hanno atterrato e immobilizzato con la forza uno studente di 14 anni. (Parma: fuori la polizia dalle scuole)

Nel 2021 a Fano un giovane studente è stato sottoposto a Tso (trattamento sanitario obbligatorio) e ricoverato al reparto psichiatrico di Pesaro soltanto perchè si rifiutava di indossare la mascherina. (Fano Tso su studente)

Gli studenti del Liceo Manzoni di Milano sono stati invece puniti per le loro rivendicazioni sui muri durante l’occupazione. Recitava il murals dipinto in palestra “Non saremo merce per chi lucra sulle nostre vite, stop alternanza”. E poi altre sparse “Salvini appeso”, “Meloni in piazzale Loreto”, “Fuoco sull’autorità”. Non essendo stato possibile individuare i responsabili tutte le famiglie sono state chiamate a risarcire. (Liceo Manzoni, i danni per le scritte li pagano le famglie)

Come per le rivolte dei detenuti, le sollevazioni degli studenti che hanno infiammato l’Italia dopo decine di mesi di isolamento sono finite duramente represse, finanche col carcere. Sono stati quattro i giovani che hanno pagato con mesi di misure cautelari l’aver osato alzare la testa contro l’aternanza scuola lavoro.

Ciò che è chiaro è che non conta da dove arriva la rabbia, la paura, la frustrazione e la sofferenza in crescente aumento, non importa cos’ha da dire chi non ha mai avuto voce, l’importante è contenere, sedare e reprimere.

E dove non arriva la polizia, arriva la psichiatria. (Su spazio pubblico, spazio privato e psichiatrizzazione della dissidenza)

Organizziamoci contro chi ci fa la guerra!

PADOVA: GIUSTIZIA PER OUSSAMA. CORTEO CONTRO IL RAZZISMO ISTITUZIONALE E GLI ABUSI DELLA POLIZIA

28 GENNAIO 2023 – ORE 14.00 CONCENTRAMENTO ALLA STAZIONE CENTRALE DI PADOVA

Oussama Ben Rebha aveva 23 anni, dopo un fermo di polizia, il suo corpo è stato raccolto dalle acque del Brenta senza vita.

Appello per una mobilitazione nazionale contro il razzismo istituzionale, gli abusi di polizia, i cpr, per chiedere verità e giustizia per Oussama e per tuttə.

striscione a Bologna

DICHIARAZIONE DI ALFREDO COSPITO RECLUSO IN REGIME DI 41-BIS IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 20 OTTOBRE 2022

Il sottoscritto Alfredo Cospito comunica al proprio avvocato Flavio Rossi Albertini che in pieno possesso delle mie capacitá mentali mi opporró con tutte le forze all’alimentazione forzata. Saranno costretti a legarmi nel letto. Dico questo perché ultimamente mi è stata adombrata la possibilitá di un T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio). Alla loro spietatezza ed accanimento opporró la mia forza, tenacia e la volontá di un anarchico e rivoluzionario cosciente. Andró avanti fino alla fine. Contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo.
La vita non ha senso in questa tomba per vivi.
Alfredo Cospito


MILANO: RESOCONTO DEL CORTEO CONTRO IL 41 BIS

Diffondiamo:

Domenica pomeriggio, a Milano, un corteo numeroso e composito ha sfilato deciso per le vie che incrociano il piazzale di Porta Genova, il carcere di San Vittore e la Darsena gridando forte la solidarietà verso Alfredo, che si trova oggi in sciopero della fame nel carcere di Bancali da 89 giorni, e tutte le persone detenute.
Nonostante l’ostilità degli sbirri, scesi in campo come sempre con un enorme dispositivo di uomini e mezzi, verso una piazza che non aveva nessuna intenzione di prendere accordi o comunicare con loro, il corteo è stato determinato nel tenere la Digos e la celere a distanza impedendogli di passeggiare all’interno e ai lati della manifestazione.
Con diversi interventi, volantini e cori è stata raccontata la lotta che viene portata avanti da Alfredo, e da tante e tanti compagni a lui solidali, contro il regime carcerario del 41 bis e contro l’ergastolo ostativo, vere e proprie forme di tortura che lo stato mette in atto nelle sue prigioni. La giornata di ieri ha ribadito come la solidarietà verso questo sciopero della fame sia forte e trasversale, di come la vicenda di Alfredo sia un’importante passaggio di una lotta ampia che critica profondamente e alla base il carcere tutto e la società di cui esso è istituzione fondamentale per opprimere e punire. La nostra solidarietà non può dunque non allargarsi a chiunque alzi la testa e decida di lottare sia dentro che fuori le prigioni, a chiunque subisca una repressione sempre più asfissiante.
Continueremo a mobilitarci per stare al fianco di Alfredo e invitiamo tutti e tutte a contribuire a questa lotta e a mantenere alta l’attenzione

FUORI ALFREDO DAL 41 BIS!
FUORI TUTTI E TUTTE DAL 41 BIS!
CONTRO OGNI GALERA!

P.s.: Nonostante il tentativo della Questura di scoraggiare i compagni e le compagne, anche attraverso una straordinaria operazione di prevenzione che ha portato addirittura al sequestro di pericolosissime bombolette di vernice, le vie attraversate dal corteo si sono riempite di slogan scritti sui muri e qualche vetro si è crepato per le note troppo acute delle ugole che hanno intonato i cori per tutta la manifestazione.