SENTENZA DI APPELLO PER JUAN

Sentenza di appello per Juan: il compagno è stato condannato a 14 anni e 10 mesi dalla corte d’assise d’appello di Venezia per gli ordigni contro la sede della Lega di Villorba (Treviso) dell’agosto 2018.

Per scrivere al compagno:
Juan Sorroche Fernandez
Strada delle campore 32
05100 Terni

Solidarietà rivoluzionaria con tutti i prigionieri anarchici!

ALFREDO: RIGETTATE LE RICHIESTE DI DIFFERIMENTO PENA

I tribunali di sorveglianza di Milano e Sassari hanno respinto le richieste di differimento pena – domiciliari – per Alfredo. Lo sciopero della fame è considerato “strumentale”. I giudici milanesi scrivono: “La strumentalità assolutamente certa” dello sciopero “ha dato corso alle patologie presenti”. “La condizione clinica è diretta conseguenza” della protesta al regime del 41bis cui è sottoposto.

SAINTE-SOLINE, MANIFESTAZIONE CONTRO IL BACINO IDRICO: UN COMPAGNO IN TERAPIA INTENSIVA COLPITO ALLA TESTA DA UNA GRANATA ESPLOSIVA

Diamo diffusione al comunicato sulla situazione di S., compagno colpito alla testa da una granata esplosiva a Sainte-Soline durante la manifestazione contro il bacino idrico.

Sabato 25 marzo a Sainte- Soline, il nostro compagno S. è stato colpito alla testa da una granata esplosiva durante la manifestazione contro il bacino idrico.
Nonostante il suo stato di assoluta emergenza, la prefettura ha consapevolmente impedito ai servizi di assistenza sanitaria prima di intervenire, e dopo di trasportarlo in un ospedale in cui potesse ricevere le cure adeguate. Attualmente si trova in terapia intensiva neurochirurgica. La sua prognosi vitale è ancora riservata.
L’esplosione di violenza che i manifestanti hanno subito ha provocato centinaia di feriti, con diverse lesioni fisiche gravi, come riportano i vari bilanci disponibili.
I 30.000 manifestanti erano venuti con l’obiettivo di bloccare la costruzione del mega-bacino idrico di Sainte-Soline: un progetto di monopolizzazione dell’acqua da parte di una minoranza e a vantaggio di un modello capitalista che non ha più nulla da difendere se non la morte. La violenza del braccio armato dello Stato democratico ne è l’espressione più evidente.
Nella breccia aperta dal movimento contro la riforma delle pensioni, la polizia mutila e cerca di assassinare per impedire la rivolta, per difendere la borghesia e il suo mondo.
Nulla indebolirà la nostra determinazione a porre fine al loro dominio. Martedì 28 marzo e nei giorni successivi, rafforziamo gli scioperi e i blocchi, scendiamo in piazza, per S. e per tutti i feriti e i rinchiusi dei nostri movimenti.
Viva la rivoluzione.
Dei compagni di S.
PS: Se avete informazioni sulle circostanze del ferimento di S., contattateci all’indirizzo: s.informations@proton.me.

Desideriamo che questo comunicato venga diffuso il più possibile.

DICHIARAZIONE DI ALFREDO COSPITO ALL’UDIENZA DI RIESAME PER LE MISURE CAUTELARI DELL’OPERAZIONE SIBILLA

Da: https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/03/23/dichiarazione-di-alfredo-cospito-alludienza-di-riesame-per-le-misure-cautelari-delloperazione-sibilla/

“Riceviamo e diamo massima diffusione alla dichiarazione dell’anarchico Alfredo Cospito durante l’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla tenutasi il 14 marzo. Ricordiamo che (come si è appreso un paio di giorni dopo) il tribunale del riesame di Perugia ha annullato, per la seconda volta, l’ordinanza di misure cautelari contro Alfredo e gli altri cinque compagni accusati di istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo in relazione alla pubblicazione del giornale anarchico “Vetriolo” e di altri articoli e interventi. L’indagine Sibilla (per cui il pubblico ministero aveva originariamente chiesto otto arresti in carcere per 270 bis c. p. e 414 c. p. con l’aggravante terroristica, successivamente mutati in sei misure cautelari, tra cui un mandato d’arresto in carcere per Alfredo) è uno dei due “pilastri”, assieme al processo Scripta Manent, su cui si basa il provvedimento di detenzione in 41 bis per il compagno.”

Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

Innanzitutto volevo iniziare con una citazione del mio istigatore:

“Il nostro ordinamento ha introdotto quella figura di isolamento mortuario che è il 41 bis, e che per certi aspetti è più incivile anche di questa mutilazione farmacologica. Questo per dire che il nostro sistema non brilla di civiltà”
Carlo Nordio, 28 marzo 2019

Questo è stato il mio istigatore della lotta che ho iniziato. Non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto, ho sempre trovato ridicolo il melodramma, amo di più la commedia, ma così è andata. In fin dei conti siamo o non siamo il paese del melodramma? E quindi mi tocca finire in bellezza. Però se ci penso qualcosa di ironico c’è: sono l’unico coglione che muore nel progredito Occidente democratico poiché gli viene impedito di leggere e studiare quello che vuole, giornali anarchici, libri anarchici, riviste storiche e scientifiche, senza trascurare gli amati fumetti.

Ammetterete che la cosa è paradossale e anche un po’ buffa, non riesco a vivere in questo modo, proprio non ce la faccio, spero che chi mi ama lo capisca. Non ce la faccio ad arrendermi a questa non-vita, è più forte di me, forse perché sono un testone anarchico abruzzese. Non sono certo un martire, i martiri mi fanno un certo ribrezzo. Sì, sono un terrorista, ho sparato ad un uomo e ho rivendicato con orgoglio quel gesto anche se, lasciatemelo dire, la definizione fa un po’ ridere in bocca a rappresentanti di Stati che hanno sulla coscienza guerre e milioni di morti e che a volte, come uno dei nostri ministri, si arricchisce col commercio di armi. Ma che vogliamo farci, così va il mondo, almeno finché l’anarchia non trionferà e il vero socialismo, quello antiautoritario e antistatalista, vedrà finalmente la luce. Campa cavallo direte voi e anch’io, per adesso gli unici spiragli di luce che vedo sono i gesti di ribellione dei miei fratelli e sorelle rivoluzionari per il mondo e non sono certo poca cosa, perché sono fatti con cuore, passione e coraggio, per quanto sparuti e sconclusionati possano sembrare.

Detto questo, volevo spiegare il senso del mio accanimento contro il regime del 41 bis. Qualche giurista credo l’abbia capito, ma in pochissimi hanno compreso: il 41 bis è una metastasi che rischia e di fatto sta minando il vostro cosiddetto stato di diritto, un cancro che in una democrazia un tantino più totalitaria – e con il governo della Meloni ci siamo quasi – potrà essere usato per reprimere, zittire col terrore qualunque dissidenza politica, qualunque sorta di ipotetico estremismo. Il tribunale che decide la condanna alla mordacchia medievale del 41 bis è del tutto simile a quello speciale fascista, le dinamiche sono le stesse: io potrò uscire da questo girone dantesco solo se rinnegherò il mio credo politico, il mio anarchismo, solo se mi venderò qualche compagno o compagna. Si inizia sempre dagli zingari, dai comunisti, dagli antagonisti, teppisti, sovversivi e poi le sinistre più o meno rivoluzionarie.

Come potevo non oppormi a tutto questo, certo in maniera disperata, e per un anarchico, proprio perché non abbiamo un’organizzazione, la parola data è tutto, per questo andrò avanti fino alla fine. Per concludere, come disse se ricordo bene l’anarchico Henry prima che gli tagliassero la testa: quando lo spettacolo non mi aggrada avrò pure diritto ad abbandonarlo, uscendo e sbattendo rumorosamente la porta. Questo farò nei prossimi giorni, spero con dignità e serenità, per quanto possibile.

Un forte abbraccio a Domenico che al 41 bis di Sassari ha iniziato lo sciopero della fame con la speranza di poter riabbracciare i propri figli e i propri cari, nella mia forte speranza che altri dannati al 41 bis spezzino la rassegnazione e si uniscano alla lotta contro questo regime che fa della costituzione e del cosiddetto – per quanto vale – stato di diritto carta straccia.

Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.

Grazie fratelli e sorelle per tutto quello che avete fatto, vi amo e perdonate questa mia illogica caparbietà. Mai piegato, sempre per l’anarchia.

Viva la vita, abbasso la morte.

Alfredo Cospito
[In videoconferenza dal carcere di Opera, 14 marzo 2023]

Nota: Il compagno, citando l’attuale ministro della giustizia Nordio, fa riferimento all’articolo “Castrazione chimica, ritorno al Medioevo”, pubblicato ne “Il Messaggero”, 28 marzo 2019 (attualmente consultabile a questi link: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html & https://web.archive.org/web/20230323152621/https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html). Inoltre, il riferimento al ministro che si arricchisce con il traffico d’armi riguarda sicuramente l’attuale ministro della difesa Crosetto, presidente di una importante lobby dell’industria bellica al momento della nomina. Infine, Alfredo cita a memoria il compagno Émile Henry (1872–1894), le cui parole esatte sono le seguenti: “Inoltre, ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la recita mi diventa odiosa, ed anche di sbattere la porta uscendo, pur col rischio di turbare la tranquillità di quelli che ne sono soddisfatti” (traduzione italiana in Émile Henry, Colpo su colpo, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2013, pag. 141; attualmente consultabile anche a questo link: https://www.edizionianarchismo.net/library/emile-henry-colpo-su-colpo).

PDF: Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

A TRE ANNI DALLE RIVOLTE


Condividiamo un intervento portato sotto al carcere Sant’Anna al corteo anticarcerario del 12 marzo 2023 a Modena:

Siamo qui fuori perché crediamo che quello che succede dietro quelle mura ci riguardi tutte e tutti! Sono passati tre anni da quei giorni di marzo. Dai giorni in cui le rivolte dei detenutx hanno infiammato le carceri di tutta Italia. Dicono che sono morti di overdose, lo hanno detto dal primo giorno, ma queste sono morti di Stato e qui fuori lo sappiamo bene! Perchè anche con l’assunzione di quantitativi rischiosi ed elevati di metadone, la morte per insufficienza respiratoria non sopraggiunge subito, ci sono segnali: sonnolenza, diminuzione delle capacità vitali, si tratta di un processo non immediato, che avrebbe permesso ad eventuali soccorsi di intervenire. Ma chi interviene se chi ha la tua vita in mano è lo stesso che ti ha riempito anche di calci e manganellate? Se è proprio lui che vuole la tua morte? Quattro morti sono sopraggiunte durante e dopo i trasferimenti in altri carceri, questo conferma che non sono stati soccorsi! Il silenzio di medici e infermieri è assordante rispetto gli abusi compiuti in quei giorni e rispetto agli abusi che si perpetuano ogni giorno in tutte le carceri! Infermieri, medici, tecnici, operatori, complici di un sistema che li vede colpevoli per l’omertà con cui attraversano quelle mura. Perché al carcere è evidentemente riconosciuto il diritto di provocare  malattia, menomazione e anche di uccidere! Lo ha detto la procura di Modena: “Indagini da archiviare”

. Nessuna responsabilità! Sono morti per overdose. Nessun pestaggio. Assistenza sanitaria garantita. Tutto a posto. Vogliono mettere a tacere non solo le ragioni delle rivolte, ma tutto ciò che ne è seguito. Non possiamo permetterlo! Non dobbiamo permetterlo! Perché ne approfitteranno per stringere una morsa ancora più stretta intorno a chi vive l’oppressione carceraria! In carcere si muore, oggi come ieri, oggi piu di ieri. I suicidi sono in continuo aumento! La sindemia ha portato allo scoperto l’incompatibilità della condizione detentiva con qualsiasi concetto di salute, non solo per le ridicole condizioni igieniche, per il sovraffollamento, o per l’assistenza sanitaria inesistente, ma strutturalmente: il carcere è in sè stesso l’antitesi della salute, della prevenzione e della cura per la violenza e la deprivazione su cui si fonda. Isolamento, solitudine, sradicamento, attese e procedure alla mercé completa della discrezionalità di guardie e direzione, sono la prima fonte di deterioramento psicologico per chi subisce la reclusione. L’impossibilità di comunicare annienta e distrugge corpi e menti, generando fragilità, patologie, disturbi e malattie psico-somatiche. Il carcere non deve esistere e le persone devono uscire! Sovvertire le ingiustizie è l’unica possibilità che abbiamo per non soccombere allo schifo che ci circonda e la solidarietà è l’arma che il potere teme di più! Se il carcere è lo strumento che lo Stato ha per mantenere le diseguaglianze,  controllare il conflitto sociale e far si che nulla cambi, combatterlo è una necessità per tutte e tutti noi! Cinque detenuti hanno avuto il coraggio e la determinazione di alzare la testa e di esporsi su quanto avvenuto in quei giorni, si sono messi a rischio scegliendo la loro coscienza al silenzio! Ma più saremo, ad alzare la testa, piu qualcosa potrà cambiare.
Siamo al fianco di Alfredo in sciopero della fame da quasi 5 mesi ormai contro il regime del 41 bis. A fianco di Anna, Juan, di tutti i prigionieri anarchici e di chi lotta dentro e fuori le galere. Perché nonostante le sentenze che possono emettere i tribunali, la solidarietà attiva può trasformare la realtà più cupa e aprire varchi insospettabili nei muri dell’isolamento. Soltanto lottando possiamo rompere il filo spinato dell’omertà che avvolge queste mura affinché le rivolte, e il sacrificio di chi non c’è più non siano stati inutili!


Qualche foto del corteo. A tre anni dalle rivolte, contro il carcere, al fianco di Alfredo.

BOLZANO: AMMANETTATA E BUTTATA A TERRA DAI VIGILI

Diffondiamo da Non una di meno Bolzano e Bolzano Antifascista

Bolzano, 8 marzo 2023 – Buona “festa della donna”. Il patriarcato, con le sue modalità di abuso di autorità, violenza e oppressione, e’ riuscito anche stavolta a farci gli auguri.

Urla disperate squarciano il corteo transfemminista.

A margine della manifestazione organizzata in occasione dell’8 marzo è accaduto un fatto gravissimo: una ragazza disabile di giovane età, in stato confusionale è stata ammanettata e buttata a terra da dei vigili urbani.
Tutto è successo molto velocemente. Il corteo stava per partire. La ragazza sul marciapiede piange e si divincola , trattenuta a terra da due vigili della polizia municipale.
Alcune compagnə si avvicinano e vedono le manette che le bloccano le mani dietro la schiena. Il vigile, perentorio e aggressivo, liquida tutte le richieste di spiegazioni.
“La conosciamo bene, F***. Correva in strada, voleva rubarci la pistola”.
La ragazza sta male, è in posizione scomoda, indossa uno zaino pesante che la trattiene a terra, le mani gonfie, ammanettate, schiacciate dallo zaino.
– “ Perché? “ E’ la domanda posta con veemenza alle forze dell’ordine..
“che necessità c’è di trattenerla con una simile violenza?”
– “ La ragazza sta male, la conosciamo, ha fermato il traffico, va incontro alle macchine, abbiamo già chiamato un’ambulanza…”
“Ma non è necessario bloccarla a terra così, le sale il panico, basta parlarle, tranquillizzarla…Possibile che non lo capite….?”
In risposta alla nostra solidarietà, arriva a muso duro la minaccia dei vigili “ Volete una denuncia?”
Nel frattempo la ragazza continua ad urlare. Le mani sempre più viola.
Diverse persone si staccano dal corteo, si avvicinano, qualcuna le fa una carezza, le parla piano, lei momentaneamente si tranquillizza. Dal corteo arriva anche una psicologa, capace di gestire la situazione e che calma la ragazza in poco tempo.
Si aspetta un’ambulanza, i vigili blaterano della necessità di un “medico di urgenza” e dell’impossibilità di “contenere la ragazza”. Abbiamo continuato a monitorare la situazione, cercando di tranquillizzare la ragazza.
Grazie all’intervento di alcune persone la ragazza è stata liberata dalle manette.
Portata in ospedale e accompagnata da una compagna con il rischio, per fortuna scongiurato, di TSO. In psichiatria nessuno ha mostrato interesse nel capire cosa fosse successo. Nessuno le ha visitato la mano che era gonfia, nessuno si è preoccupato di capire l’operato dei vigili per altro presenti in ospedale.
Molte cose andranno ancora chiarite.

Sappiamo solo che al margine di una manifestazione che pone l’attenzione verso la violenza strutturale nei confronti di donne, persone lgbtq* e persone marginalizzate,come le persone disabili, la violenza della polizia municipale di Bolzano era sotto gli occhi di tuttə e che questa violenza non resterà senza risposta.