NOTIZIE DALL’UDIENZA SUL RIESAME PER ANDRE, BAK E GUI (COMPAGNX ARRESTATX PER I FATTI DI MESSINA): INFAMI NON SPEZZERETE LA SOLIDARIETA’

Diffondiamo:

Ieri mattina si è svolta l’udienza del riesame per mettere in discussione la scelta della detenzione carceraria come misure cautelari per Bak, Andre e Gui.
E’ durata circa una ventina di minuti, questo il tempo che basta – secondo loro – per discutere della sottrazione totale della libertà, senza processo, a tre ventiduenni incensuratx .
La difesa aveva già presentato istanza al giudice per richiedere pene alternative al carcere per scontare le cautelari. è stata contestata l’assurdità delle ragioni con cui viene giustificata la detenzione – connesse semplicemente all’ipotesi che, non avendo rispettato le prescrizioni per la piazza dell’1 marzo a Messina, lx imputatx sarebbero inclini al mancato rispetto delle istituzioni e dunque a rischio di violazione di eventuali misure alternative al carcere.

L’accusa ha presentato dettagliate relazioni dei vari presidi in solidarietà che si sono svolti nelle ultime settimane in diverse città e anche di fronte alle carceri, strumentalizzandoli allo scopo di dimostrare che il forte legame dellx compagnx accusati con “gruppi antagonisti” possa rappresentare un rischio di reiterazione di reati. Sulla scorta di questi infami tentativi di spostare sullx solidalx la colpa della prosecuzione del trattenimento, l’accusa ha dunque richiesto alla corte di confermare la detenzione carceraria come forma di misura cautelare.
La difesa ha contestato questo intento di ritorsione degli atti solidali, compiuti da soggetti altrui, contro lx compagnx sotto accusa.
La corte ora si riserva di decidere e ha due giorni lavorativi di tempo per informare le parti sulla decisione presa. Essendoci il weekend nel mezzo, la risposta potrebbe essere nota soltanto lunedì.

Lo schema dell’accusa è volto a privare della libertà lx compagnx in virtù della profilazione che gli inquirenti fanno di loro, descrivendone la presunta “pericolosità sociale” attribuita agli ideali cui aderiscono – molto più che alle azioni in sé di cui vengono accusatx. Credere in un mondo senza frontiere né cpr, senza grandi opere devastanti come il ponte sullo stretto, credere nella fine del capitalismo è considerato un atto criminale per chi ha tutto l’interesse che questo mondo d’oppressione rimanga esattamente com’è.

Pare evidente che, a questo punto, ad essere a processo non sono solo le accuse di “lesioni gravissime” ma le idee politiche e le affinità ad una rete di amicizie che lo stato infame vuole tentare di distruggere, sedare e arrestare.
La paura che i carcerieri provano per la solidarietà fra oppressi non ci è nuova, né lo sono i loro ridicoli e inutili tentativi di soffocarla. Sanno bene quanto sono pericolose per la tenuta delle loro gabbie la rabbia e l’amore solidali che incendiano i cuori di chi lotta. Per loro la solidarietà che si insinua fra le mura delle carceri e arriva allx recluse che vorrebbero isolare è un grosso problema, rendiamolo ancora più grosso! Considerano pericolosa la rete di affetti che supporta, sostiene e si fa complice contro le violenze che lo stato sta scagliando sullx nostrx tre compagnx rinchiusx in gabbia, rendiamola ancora più pericolosa!

Avevano già provato a spezzarla quando, la mattina dopo il caldo saluto portato ad Andre fuori dalle mura del carcere di Bari nella sua seconda notte in cella, hanno effettuato un trasferimento punitivo nel carcere di Potenza, pensando così di poterlx isolare… La notte seguente, anche fuori da quelle mura, una batteria di fuochi d’artificio ha illuminato il cielo, a dimostrare che per quanto lo stato ed i suoi sgherri, provino ad annientare la solidarietà, quella è imprevedibile e continuerà ad esplodere, scomposta e incontrollata, pronta a creare crepe nei loro muri infami.

Riprendiamo le parole di un compagno, per esprimere meglio un concetto che vorremmo fosse chiaro ad ogni difensore della legge e guardiano: “ Perché la solidarietà è l’unica arma che non potranno mai scipparci dalle viscere”, che quindi se vogliono darci a bere, e quindi giustificare, la detenzione per colpa della solidarietà, ecco, rimandiamo indietro questo boccale avvelenato.
Ai politicanti, come il ministro dell’interno, che si scaglia contro chi finalmente incendia le strade in solidarietà per Gaza, che gioisce dell’arresto di Andre, Gui e Bak, che criminalizza la lotta contro le grandi opere, che propone di far pagare allx organizzatricx delle mobilitazioni i danni della rabbia, e della violenza di cui non lasceremo il monopolio allo stato, rimandiamo indietro, e con più forza le infamanti accuse. Che pagasse lui i ponti che crollano, le autostrade fatiscenti, le vite delle persone intossicate per l’arsenico nelle falde acquifere a Messina.

E’ di ieri la notizia che la CEDU ha respinto il ricorso di Alfredo, detenuto nel carcere di Bancali, contro il regime carcerario del 41bis, carcere duro ed infame che condivide con altrx 749 detenutx. La corte dice che l’italia, ha fornito valide ragioni per mantenere il suo stato di detenzione sotto regime speciale, nonostante il suo stato di salute si sia aggravato, ma solo in seguito allo sciopero della fame. Mettendo così a tacere le forme di resistenza che da dentro si provano ad avere contro questo regime infamante, ma non ci stupisce, occorre infatti ricordare che Nadia Lioce resta al 41bis nonostante il suo cancro progredisce e lentamente la uccide.
Che Nadia ha partecipato ad ogni battitura per abolire il regime di carcere speciale ad Anna e Silvia, detenutx nello stesso carcere in regime di alta sicurezza.
Che tra compagnx la solidarietà non si spezza, in qualsiasi gabbia ci ficcheranno dentro, da aquella ureremo con rabbia, con amore verso la libertà, con odio verso lo stato ed oppressori.

Noi siamo con chi della rivolta ne fa la quotidianità, siamo con chi sta nelle piazze e nelle strade, nei lager di stato chiamati cpr, siamo con chi ha paura di essere deportato e rinchiuso solo per non avere un pezzo di carta in tasca. La libertà non si comanda e l’aula di un tribunale non ci toglierà il sogno e la speranza di vedere ogni singola gabbia in frantumi.

FUOCO ALLE GALERE
FUOCO AI TRIBUNALI