PERUGIA: RAFFICA DI AVVISI ORALI DELLA QUESTURA NEI CONFRONTI DELLX ANTIFA

Riceviamo e diffondiamo dalla ridente Umbria.

Premessa: il 24 Gennaio 2025, a Perugia, un’adunata (neo)fascista ha potuto avere luogo nella suggestiva cornice della Sala della Vaccara, a un solo muro di distanza dall’aula consiliare di Palazzo dei Priori: motivo del ritrovo, la presentazione di un libro edito da Settimo Sigillo, marchio della Libreria Europa. Vista la dichiarata inettitudine dell’amministrazione Comunale ad impedire il raduno in alcun modo, la protesta è montata spontaneamente e un gruppo di persone si è quindi ritrovato in piazza IV Novembre per esprimere almeno il proprio disgusto e ribadire che iniziative del genere non dovrebbero essere tollerate.

A un mese di distanza, stanno fioccando tra chi ha partecipato alla protesta avvisi orali del Questore. Stante l’insostenibilità di mettere alla sbarra quella che è stata una dimostrazione più che pacifica, la Questura ha deciso di criminalizzare il dissenso ricorrendo al collaudato arbitrio delle misure preventive.

Niente udienza, niente possibilità di difendersi nell’immediato, ma solo a posteriori e con un esoso ricorso. Intanto però si viene marchiat* come elemento “antisociale”.

Nelle notifiche infatti si minaccia apertamente chi ha espresso il proprio antifascismo, con buona pace della finzione di ordinamento costituzionale cui il Questore dovrebbe la sua lealtà. Rivolgendosi direttamente alle persone presenti a quella che è definita “adunata sediziosa” (san codice Rocco, illumina il cammino), si sostiene che queste debbano “cambiare condotta”, e che il loro “stile di vita” potrebbe in futuro portarle a commettere dei reati. Si arriva addirittura a ipotizzare il possibile ricorso a procedure restrittive antimafia.
In ogni caso, e senza alcun elemento a suffragio di tale affermazione, le persone sono definite nelle parole della Questura come “socialmente pericolose”.

Ha pienamente ragione, signor Questore.

È un autentico pericolo per il corpo sociale limitarsi a contestare in poche decine la presenza dei fascisti in città. Non siamo certo orgoglios* di quanto accaduto. Quanto abbiamo fatto è il minimo sindacale, lo riteniamo anzi inadeguato, manchevole, e dunque sì, pericoloso.

A sole 48 ore dalla vigilia del giorno della Memoria, i diretti eredi dei responsabili morali e politici dello sterminio nei campi si sono riuniti in pieno centro città con il tacito assenso dell’amministrazione, la stessa che pochi giorni più tardi si sarebbe riempita la bocca di retorica sulla Shoah. Gli epigoni dei boia genocidi hanno potuto ritrovarsi impunemente, e in tutta calma disquisire della continuità di quella che dicono essere la loro “comunità di destino”. Destino da dominanti, costruito sulle ceneri di chi è reputato inferiore, e che vorrebbero vedersi compiere una volta di più nella storia umana. Inutile cullarsi nell’illusione che questi figuri siano anacronistici, e che sia meglio ignorarli, assumendo la comoda posizione dello struzzo. A una certa, è cosa nota, l’odore di piume bruciate arriva anche nel buco in cui si è cacciata la testa per non vedere.

Siamo quindi pienamente d’accordo con lei, signor Questore, e condividiamo la sua preoccupazione. Che un numero tutto sommato esiguo di persone si sia limitato a stazionare lanciando cori fuori della sala in cui si teneva un incontro dell’estrema destra, difeso peraltro da un ingente dispiegamento di FF. OO., è un autentico e allarmante segnale di pericolo per la società intera.

Ribadiamo, signor Questore, il suo cruccio è anche il nostro. Troppo poch*. E troppo poco (come si dice a Perugia). Consentire la presenza fascista può portare ad essere complici di crimini, non c’è nulla di più vero. Crimini contro l’umanità solitamente, quali deportazioni, torture, stragi e genocidi.

Quanto è successo (e sta succedendo tuttora) a Perugia è di assoluta gravità, ma non rappresenta un caso isolato nel panorama locale: pensiamo a quanto recentemente accaduto alla stazione di Terni a margine della protesta contro il decreto Sicurezza, quando di ritorno al binario un manifestante è stato oggetto di intimidazioni da parte degli agenti, trattenuto e denunciato per il solo motivo di avere con sé una bandiera palestinese (plaudiamo all’apparato repressivo, che si erge a difesa di tutti i progetti genocidari, senza fare distinzioni).

Dell’Umbria si è cianciato come di una regione rossa, ultimamente si preferisce paragonarla a un cuore verde… A noi sembra che dietro questa facciata colorata si celi non da oggi un ventre bruno, gonfio di identitarismo e pulsioni autoritarie, peraltro in linea con quelle che sono le tendenze a livello nazionale e internazionale.

Coscienti del pericolo,

L* antifa