SALUTO ALLX DETENUTX TRANS DEL CARCERE DI IVREA

Riceviamo e diffondiamo:

Qualche settimana fa abbiamo portato solidarietà allx detenutx trans del carcere di Ivrea nel contesto di un saluto fuori dalle mura del cacrere.
Quello di Ivrea è uno dei carceri in cui è presente una sezione dove le donne trans vengono segregate, costrette ad aver a che fare con secondini uomini, con spesso poco accesso agli spazi comuni e alla salute. La detenzione è una merda per tuttx, la solidarietà l’abbiamo portata a tuttx, ma ci tenevamo a fare un saluto speciale a persone come noi, per cui le condizioni detentive risultano ancora più vessatorie.
Riteniamo, come persone trans*, urgente e necessario uscire dalle proprie bolle di privilegio anche con dei gesti semplici, che facciano luce su una realtà (quella della detenzione trans e le condizioni degradanti in cui relega le persone) che spesso rimane sommersa, e che speriamo porti del calore a qualcunx con cui condividiamo una fetta di oppressione, di bisogni, desideri e rivendicazioni. Oltre a Ivrea, le sezioni con donne trans e persone transfem si trovano nelle sezioni maschili dei carceri di Roma Rebibbia, Como, Reggio Emilia, Belluno e Napoli Secondigliano. Altre sono attualmente recluse in sezioni con sex-offender, uomini gay e detenuti uomini ritenuti sessualmente “inoffensivi”. Gli uomini trans e le persone transmasc non hanno neanche delle sezioni apposite e si trovano soggettx a condizioni ancor più aleatorie e discrezionali, nelle sezioni femminili.
Come se questo non bastasse, le persone trans detenute si trovano spesso in una doppia morsa di natura istituzionale-sanitaria dove da una parte c’è uno scarso accesso alla salute trans-specifica, e dall’altra parte il diffusissimo problema della “detenzione chimica” (i.e. L’impiego di larga manica di sedativi e modulatori dell’umore) che diventa ancor più gravoso quando va a colpire una popolazione già indebitamente patologizzata e psichiatrizzata.
Per portare della solidarietà da fuori non serve molto, non eravamo molte persone, né stavolta, né qualche mese fa quando abbiamo portato della solidarietà ad un detenuto trans recluso nella sezione femminile del carcere di Rebibbia di Roma, di cui ci era arrivata voce. Come persone che vivono sulla propria pelle dinamiche di esclusione e segregazione, ci auguriamo che sempre più persone intessano reti non solo tra chi è fuori, ma anche con chi è dentro, per portare sempre più solidarietà nei confronti di chi vive quelle dinamiche in modo ancor più gravoso, per eroderle, per immaginare un mondo senza trattamenti speciali e degradanti, senza galere per le persone come noi e per tuttx.

Un gruppo di frocie trans*

Per chi volesse entrare in contatto potete scriverci all’indirizzo tuttxliberx@riseup.net