Di ieri la notizia di una detenuta trovata morta alla Dozza mentre in carcere si svolgeva l’ipocrita passerella del Cardinale Zuppi. Si parla di gas inalato, ma sarebbero in corso accertamenti per capire se si sia trattato di suicidio o meno.
Mentre si continuano ad investire sempre più soldi nella costruzione di nuove galere e nell’assunzione di nuovi agenti penitenziari, non interessano le condizioni di chi si trova reclusx e quotidianamente subisce l’orrore del carcere, tra celle sovraffollate, cibi scaduti e soprusi, come non interessano le difficoltà di una vita libera ‘fuori’ fatta di precarietà, sfruttamento, discriminazioni, solitudine, impoverimento di beni materiali e reti sociali. Difficoltà che si moltiplicano esponenzialmente nell’impatto con una quotidianità come quella dietro le sbarre.
La caccia alle streghe che vediamo dispiegata per le strade dei nostri quartieri, sempre più militarizzati, conferma la funzione primaria del carcere come strumento di governo e gestione delle diseguaglianze e del conflitto sociale: una guerra a bassa intensità affinché il processo di accumulazione capitalista proceda senza soluzioni di continuità, che mira a spostare il limite di tolleranza delle sfruttate e degli sfruttati, sempre un po’ più in là.
Per noi una sola cosa è certa, un’altra donna è morta per mano dello Stato.