Riceviamo e diffondiamo un volantino distribuito mercoledì 28 febbraio a davanti alla Prosus, una ditta in provincia di Cremona che è letteralmente un mattatoio.
I lavoratori delle cooperative che da anni lavoravano nello stabilimento hanno occupato l’azienda e montato le tende davanti ai cancelli per quattro mesi quando Prosus li ha licenziati per mettere la fabbrica sul mercato ad un prezzo più “vantaggioso”. Circa due settimane fa il presidio è stato sgomberato.
Fra sindacalismo, recupero delle possibili tensioni di rivolta, oppressione e macelli di maiali, industrialismo e tecnologia, alcune rompigonadi hanno voluto dire la loro riguardo la totalità della situazione ad un pubblico gremito per l’arrivo della celebrità di turno al presidio davanti ai cancelli.
Qui il volantino distribuito in pdf: Miseria e carcasse
Cogliamo l’occasione per condividere di seguito una riflessione:
Sabotare la macchina, mettere in discussione quel lavoro nocivo che ammazza e ci ammazza, rivendicare la nostra autodeterminazione fuori dal ricatto di un salario fatto per ghermire e ghermirci, solidarizzare tra oppressx, diventa sempre più necessario se vogliamo rovesciare quell’ordine capitalista e patriarcale che ci opprime.
La catena che siamo costrette ad ingrassare è la stessa che ci lega mani e piedi.
Le innovazioni tecnologiche capitaliste non ci hanno affatto liberatx dallo sfruttamento e dal lavoro, ma hanno permesso ai padroni un migliore e più efficiente sfruttamento sul lavoro.
Se è sul lavoro di milioni di persone che questo modello di sviluppo insensato si regge, è evidente che non si può trattare più solo di diritto “sul lavoro” ma di sabotare la macchina, sottrarsi alla morsa di quel lavoro, vorace e ingordo, che divora ecosistemi, territori e comunità, basato su pratiche crudeli e oppressive, che ingrassano alcuni e tengono alla corda altri.
Non c’è un’altra possibilità, abbiamo una vita e basta per riprenderci quanto ci serve e ribellarci alla macchina, abbiamo una vita e basta per rischiare di essere liberx!