BOLOGNA: LA GUERRA DEI TANUKI NELL’EPOCA DELLA GENTRIFICAZIONE [PROIEZIONE]

Diffondiamo:

*INIZIATIVA ANNULLATA*

Mercoledì 28 al parchetto di via Fioravanti proiezione di:

Pom Poko – La Guerra dei Tanuki del Periodo Heisei, regia di Isao Takahata (Giappone, 1994)

Nel pieno del boom economico del Giappone, la città di Tokyo necessita sempre più di spazi da cementificare per accogliere la sua crescente popolazione. Un progetto di espanzione urbana, che minaccia la deforestazione e la distruzione di una collina, vede un’inaspettata quanto improbabile opposizione in un gruppo di coraggios* Tanuki, piccoli mammiferi simili ad un misto tra cane e procione dotati di particolarissimi poteri. Riusciranno i simpatici animaletti a difendere il proprio habitat dalle grinfie dell’Uomo? Dallo storico Studio Ghibli (fondato dal maestro Hayao  Miyazaki e dallo stesso Takahata) una piccola perla dell’animazione nipponica che getta uno sguardo particolare sul problema della cementificazione e sulle ricadute che le attività umane hanno sull’ambiente naturale.

Mercoledì 28 giugno al calar del sole ci ritroviamo al parchetto di via Fioravanti per la proiezione del film, per ri-appropiarci della socialità e degli spazi che i progetti di cementificazione e gentrificazione tentano di toglierci. Proprio come i Tanuki scegliamo di resistere e opporci al modello capitalista di questa società, che sempre di più agisce su di noi cercando di reprimerci. Per questo motivo ribadiamo che gli spazi siamo noi a crearli e non aspettiamo che ce li diano.
Ci rivendichiamo la solidarietà come strumento di lotta e resistenza davanti ad uno stato che oggi più che mai ci vorrebbe zitti e omologati.
Esprimiamo la nostra solidarietà agli indagati per 270 bis e a chi lotta dentro e fuori le carceri.

Prima della proiezione dibattito su cementificazione/gentrificazione, per riflettere collettivamente e pensare a nuove prospettive.
Tutti i banchetti sono benvenuti (portati tavolo e luci!).
Il tutto sarà animato da dj set con cenetta a cura del collettivo cannibale.

Resistere è meglio che cementificarsi

AGGIORNAMENTI SUI DUE DETENUTI IN SCIOPERO DELLA FAME NEL 41BIS DI BANCALI

Le condizioni di Domenico Porcelli non sono buone: pressione molto bassa, come anche la glicemia, dolori alle gambe, stanchezza costante tanto da essere spesso assopito durante la giornata. Anche l’eloquio non è fluido, ma un po’ biascicante. Dal 28/02 ha perso 16 kg solo di muscoli purtroppo

Un altro detenuto in 41bis ha iniziato lo sciopero della fame dal 12/06, si tratta di Natale che ha perso circa 6 kg. Richiede di essere seguito meglio per la sua patologia e accetterebbe anche un trasferimento in struttura e in isolamento pur di essere curato come deve.

NON LASCIAMO SOLI!

BOLOGNA: CHI LOTTA NON È MAI SOLX

In quartiere contro la repressione

Diffondiamo da: https://infestazioni.noblogs.org/post/2023/06/23/chi-lotta-non-e-mai-solx/

Nei giorni scorsi la procura di Bologna ha aperto un’indagine contro 6 compagnə bolognesi e trentinə per fatti inerenti alla mobilitazione in solidarietà ad Alfredo Cospito e con tutte le persone detenute in regime di 41 bis. L’accusa è quella di associazione con finalità di terrorismo, un evergreen buono per tutte le stagioni repressive, da cucire addosso all’occorrenza a chi non ha mai smesso di portare il proprio sostegno ai/alle reclusə.

La mobilitazione contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo iniziata a maggio 2022 ha coinvolto moltissime persone in tutti i continenti, con convinzioni ed esperienze politiche eterogenee, ma che, ognuna con le proprie pratiche, si sono mosse per squarciare il velo di omertà sulla tortura del carcere duro. Azioni solidali, momenti di piazza, presidi, cortei, street parade, in tantə si sono attivatə in questa lotta accanto ad Alfredo.

Non lasceremo solə chi entrerà nel mirino della repressione.

A Bologna già a gennaio 2023 alcunə compagnə hanno subito perquisizioni per la contestatazione all’ex ministra della giustizia Cartabia, con striscioni e lo sversamento di letame davanti al cancello della facoltà di giurisprudenza all’inaugurazione dell’anno accademico. A marzo un compagno e altrə solidali si sono visti notificare un avviso di apertura indagini per un presidio sotto le due torri per Alfredo in sciopero della fame, contro il 41bis e l’ergastolo ostativo.

Quest’ennesima indagine si inserisce in un clima di tensione generale e di avvitamento repressivo che vediamo concretizzarsi sia a livello locale che a livello internazionale, nelle carceri così come nelle strade.

A livello internazionale le lotte ambientali ed ecologiste vengono represse nel sangue, chi vi prende parte viene additato come terrorista, secondo la stessa retorica di slittamento per cui le stesse istituzioni che uccidono i migranti, devastano i territori, emarginano i poveri e torturano nelle carceri, accusano di terrorismo chi lotta per un mondo più giusto e radicalmente diverso.

A livello locale molte città vivono un clima di crescente controllo, disciplinamento e militarizzazione. A Bologna ultimamente abbiamo visto oltre che sfratti e sgomberi, massicce operazioni di polizia, con militari che fermano i/le passantə lungo la strada, eseguendo arresti, retate nei bar e nelle piazze, soffiando sul fuoco della retorica razzista, classista e forcaiola tanto in voga. In Bolognina poverə e migrantə vengono cacciatə sempre più lontano e in zone meno visibili, mentre vengono aperti baretti hipster per ricchi e i prezzi degli affitti aumentano.

Se uno degli scopi della repressione è dividere il mondo in “buoni” e “cattivi”, spaventando i primi e mettendoli in guardia dai pericoli che si corrono frequentando i secondi, pensiamo sia importante esprimere fin da subito la nostra vicinanza e complicità alle persone indagate, e rispondere collettivamente al tentativo di attaccare la solidarietà nel modo che crediamo più efficace: rilanciandola!

Domenica 25 giugno saremo in Piazza dell’Unità dalle 18 per ragionare insieme su quanto sta avvenendo in città e nei territori, per un pomeriggio di socialità e organizzazione dal basso. Invitiamo le realtà e le individualità affini a partecipare attivamente, a portare le loro distro e i loro contenuti, per ribadire che chi lotta non è mai solx e per opporci alla crescente militarizzazione dei quartieri che abitiamo.

Sempre dalla parte di chi lotta

BOLOGNA: AGGIORNAMENTO SU NUOVA INCHIESTA PER 270bis

Oltre all’avviso di garanzia che informa gli/le indagati/e di essere sottoposti a indagini per 270bis e altri reati, è stato notificato un “Avviso relativo all’espletamento di accertamenti tecnici non ripetibili ex art 360 c.p.p”. Evidentemente è questo il motivo che ha portato i carabinieri a “scoprire le carte” sulle indagini in corso.
Gli accertamenti sul materiale repertato verranno fatti il 5 luglio presso il R.I.S. di Parma e i/le compagni/e indagati/e potranno nominare un avvocato e un consulente di parte.

PROCESSO SCRIPTA MANENT: LE DICHIARAZIONI DI ANNA E ALFREDO DEL 19 GIUGNO

Diamo diffusione alle dichiarazioni spontanee rilasciate da Anna e da Alfredo  all’udienza del 19 giugno 2023 presso il tribunale d’appello di Torino, nell’ambito del processo Scripta Manent. Il 26 giugno 2023, a partire dalle ore 12, ci saranno le repliche e, successivamente, verrà emessa la sentenza.  Ricordiamo che il pm ha nuovamente richiesto l’ergastolo e 12 mesi di isolamento diurno per Alfredo e 27 anni e 1 mese per Anna.

Dichiarazione spontanea di Anna Beniamino all’udienza del 19 giugno 2023 presso Corte d’Assise d’Appello di Torino

Dichiarazione Anna 19.06.23 – pdf

Dopo anni di processo, decine di udienze, non mi stanco di continuar a ribadire quanto dichiarato finora, ad affermare alcune semplici e tautologiche verità, contro l’esercizio del falso perpetrato con metodo scientifico nelle aule di tribunale.
Gli anarchici sono antiautoritari. Gli anarchici non sono stragisti e tanto meno difendono azioni stragiste.
Le stragi che sono state perpetrate in questo Paese sono state il frutto avvelenato dell’intrecciarsi di potere politico ed economico, quanto di più lontano dal pensiero e dalle pratiche antiautoritarie.
Siamo in un processo politico per cui non vale la realtà dei fatti ma la potenza delle suggestioni, tanto più è abnorme ed assiomatica l’accusa, tanto è vanificata la difesa.
Si continua a straparlar di stragi ma quella vera è quella compiuta sulla realtà dei fatti. Vi siete inventati i “capi” anarchici, le “associazioni” funzionanti a singhiozzo o strutturate come scatole cinesi in cui non si capisce neppure più quali siano i contenitori e quali i contenuti, le perizie grafiche “probabilistiche” per attribuire i fatti, l’ultima chicca in ordine di tempo è stata la collusione tra anarchici e mafiosi.
I meccanismi argomentativi nell’attribuzione dei reati e nella creazione di profili biografici ad hoc rendono gli scenari orwelliani qualcosa di squisitamente retrò.
Gli inquisitori mentono sapendo di mentire e facendosi scudo della refrattarietà degli anarchici al mercato della giustizia. Giocano sul fatto che l’etica anarchica non è in vendita al miglior offerente.
La macchina infernale della DNA (Direzione Nazionale Antimafia) diventata DNAA (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) ha bisogno di scalpi per macinar consenso e per fortificare l’impalcatura della repressione preventiva: servono nemici interni, non importa se costruiti ad arte
con falsità storiche, politiche, fattuali e processuali, se no la macchina rimane senza benzina ed i regimi speciali sguarniti di carne e d’anime.
Oggi è rimasta solo la nostra testa sul piatto, ma non va dimenticato che per anni decine di compagne e compagni sono stati inquisiti e incarcerati in questo ed in procedimenti paralleli che si autoalimentano. Così come è successo per i procedimenti che hanno portato al 41bis per Alfredo
Cospito: crollano le impalcature delle operazioni Bialystok e Sibilla, non ci sono capi e istigatori… però il 41bis rimane.
Colgo una tragica ironia in tutto questo: i vari inquisitori si impappinano non conoscendo bene neppure la sostanza dell’accusa, infarciscono le loro carte di palesi falsità e contraddizioni, basta arrivare al risultato. Nulla di strano: è l’etica malata di quest’epoca dove si santifica il profitto assassino e si criminalizza la povertà.

Roma, 19 giugno 2023
Anna Beniamino

Dichiarazione spontanea di Alfredo Cospito all’udienza del 19 giugno 2023 presso Corte d’Assise d’Appello di Torino

Dichiarazione Alfredo 19.06.2023 – pdf

Questa mia dichiarazione è strettamente legata al processo perché entra nel merito del trattamento sanzionatorio che mi avete inflitto. Trattamento sanzionatorio incostituzionale e che contraddice le vostre stesse leggi. Trattamento sanzionatorio il 41 bis che stravolge il senso stesso della mia carcerazione, imponendomi una censura insensata che limita il mio diritto alla difesa.
È evidente a tutti come la mia vicenda processuale sia stata usata come una sorta di clava da una parte politica “il governo” contro un’altra parte politica la cosiddetta “opposizione”. Il mio trasferimento all’ultimo momento da una sezione ad un’altra in previsione dell’arrivo dei parlamentari PD ne è un esempio lampante. Che dimostra come sia stato strumentalizzato il DAP e il 41 bis per fini politici.
Questi fatti sono strettamente legati a questo processo perché sono il prodotto delle dinamiche politiche passate che hanno portato alla nostra accusa e condanna spropositata per strage politica. Il tapparmi ora la bocca, nell’unico momento in cui posso difendermi vorrebbe dire avvallare questa deriva pericolosa e totalitaria. Prima di parlare di Fossano e della cosiddetta “strage” (anche se c’è poco da dire basterebbe guardare le immagini dei danni della tremenda esplosione) per soli due minuti mi toccherà accennare a tre morti di due delle quali in qualche modo sono responsabile, la terza morte quella di Cosimo è avvenuta al centro clinico di Opera, reparto 41 bis.
Sono tutte morti legate alla mia vicenda perché legate all’impunità del regime in cui da un anno mi tocca lottare e sopravvivere per non soccombere. Non posso tacere, lo devo ai condannati a morte rinchiusi in quel centro clinico, lo devo a chi è stato lasciato morire e a chi in questo momento nel carcere di Sassari si sta lasciando morire per far sentire la propria voce. Lo devo a Domenico Porcelli in sciopero della fame da 4 mesi. Al suo fianco i figli e Maria Pintus il suo avvocato. A sostenerlo sono quei pochi rivoluzionari anarchici, comunisti e indipendentisti sardi che a costo di galera e repressione si battono contro il 41 bis. Domenico per lo stato è un mafioso quindi indifendibile carne da macello, per lui la costituzione non vale. Per lui nessuna stucchevole passerella di politici, nessuna attenzione dei media. Ne sono certo Domenico non farà notizia neanche da morto. Come d’altronde è già successo a due poveri cristi morti uno dietro l’altro di sciopero della fame nel carcere di Augusta. E di cui mi sento responsabile, perché influenzati dalla canea mediatica che ha seguito il mio sciopero hanno azzardato scivolando velocemente verso la morte. Le loro morti non hanno destato alcuno scalpore, un silenzio complice ed osceno le ha avvolte. Uno di loro era un cittadino russo e chiedeva semplicemente di essere rimpatriato. Immaginate cosa sarebbe successo se a morire di fame in un carcere russo fosse stato un italiano…associazioni umanitarie e media avrebbe scatenato il finimondo. Invece la sua morte è passata inosservata, l’indifferenza è stata totale, rivelando la faccia ipocrita, razzista, imperialista dell’occidente. La faccia ipocrita dello stesso stato etico che per tenere nascoste sue vecchie complicità mantiene in piedi il baraccone degli orrori del 41 bis. Un segreto di pulcinella che sono 30 anni che resiste, che nessuno ha il coraggio di affrontare, chi tocca muore …e che finirà nella volontà di chi l’ha ideato solo quando l’ultimo testimone di quell’accordo fra stato e mafia sarà morto e seppellito tra queste mura.
Certe volte ho il dubbio che è il sistema stesso che voglia essere raccontato, perché altrimenti trasferirmi ad Opera in quello che Nordio ha avuto il coraggio di definire come una struttura medica di eccellenza. Un caotico e mortale baraccone dove vecchi e moribondi vengono parcheggiati in solitudine in attesa della morte. In questa sottospecie di manicomio nei corridoi piove, l’estate si muore dal caldo, l’aria condizionata non funziona, l’inverno si muore dal freddo. Alle finestre bocche di lupo, scarafaggi, formiche, zanzare impazzano tormentando persone allettate, paralizzate, anziani, moribondi, ciechi. Tra il giugno e l’ottobre del 2022 in un centro clinico che può “ospitare” 12 persone in 6 non ce l’hanno fatta, non sono sopravvissuti. Se si è fortunati qualche giorno od ora prima dalla morte si viene traferiti in ospedale dove il trattamento è più umano, ma dove si muore sempre tra estranei senza l’affetto dei propri cari. Tutto è sulle spalle dei ragazzi e delle ragazze che si occupano di pulire e si arrabattano tra pannoloni e medicinali, e gli infermieri-e che cercano di fare del loro meglio ma sono in pochi. La dottoressa responsabile scarica la propria responsabilità sugli infermieri, dandosi spesso per malata cosa abbastanza imbarazzante. Naturalmente parlando di detenuti in situazioni sanitarie precarie dove basta essere trascurati un tantino in più per vederti scivolare verso la morte, le obiezioni da parte dei malati scarseggiano. Ma qualche detenuto impavido ha protestato ed i tribunali gli hanno dato ragione, ma parlando di 41 bis, di un mondo a parte e di figli di un dio minore tutto è rimasto invariato.
Nessuno dovrebbe morire isolato in una cella, sotto l’occhio freddo di una telecamera che lo filma in stanza 24 ore su 24. Come è successo nel giugno del 2022 a Cosimo Di Lauro. Questo detenuto è morto di inedia, non era in sciopero della fame, semplicemente aveva smesso di bere e mangiare, secondo le testimonianze che ho ascoltato, e non solo da detenuti, “non ci stava con la testa”. Una mattina la guardia lo trova morto, monitorato in cella da una telecamera, la sua agonia filmata, senza che nessuno muovesse un dito. Di Lauro non arrivò mai in ospedale, al contrario del sottoscritto trasportato in ospedale al minimo accenno di malore anche se non in pericolo immediato di vita. Cosimo un semplice “mafioso” ed in più non in grado di ragionare e di far valere i propri diritti venne lasciato morire. Venne aperta un’indagine, vennero prese delle testimonianze anche quelle di un coraggioso detenuto, ma tutto venne insabbiato, fino ad oggi almeno…..
Quante cose ho visto in questo mio anno di 41 bis. Non sono solo le morti ad essere insabbiate ma può capitare che il 41 bis sia strumentalizzato per altri fini. E questo uso “improprio” insabbiato. Ad essere insabbiato il fin troppo chiaro uso del DAP da parte del governo per dare addosso alla cosiddetta “opposizione”. Sto parlando della passerella dei deputati del PD a Sassari e l’uso strumentale da parte del governo delle informative del DAP che mi riguardavano per dare addosso al PD. Per capirci la stupida piazzata di Fratelli D’italia in parlamento E’ indicativo il mio trasferimento appena qualche giorno prima dell’arrivo dei parlamentari (di cui sono certo, il governo era a conoscenza) da una sezione “tranquilla” in cui passavo le giornate in solitudine in una sezione dove nell’ottica distorta del DAP vi erano i pezzi “grossi” di Sassari, i cosiddetti boss. Che detto tra parentesi hanno fatto di tutto per convincermi a smettere lo sciopero, e che poi sono stati messi alla gogna mediatica per colpa mia. Nessuno mi toglierà dalla testa che il DAP sia stato “ispirato” dal governo. Appena dopo la visita dei parlamentari la sezione fu smembrata ed io trasferito ad Opera. Quante ingenue trappole mi sono state tese che poi regolarmente si sono ritorte contro il sistema stesso.
Sequestro di appunti processuali trasformati in pizzini, l’accusa ridicola di un’alleanza fra mafia e anarchici, l’accusa surreale di aver fatto finta di fare lo sciopero.
La convinzione che mi sono fatto in questo anno è che il 41 bis non abbia il reale obiettivo di spezzare il fenomeno delle organizzazioni criminali. Ma mettere il bavaglio ad una generazione di mafiosi, che lo stato 30 anni fa ha usato e poi tradito. Rinchiudendoli qui dentro fino alla morte che gli tapperà la bocca per sempre, e questo per la paura che una volta fuori i segreti oscuri della repubblica possano essere svelati.
Questo è come dicevo il segreto di pulcinella che sta dietro l’intoccabilità di questo regime.
Il 41 bis verrà tolto, quando l’ultimo testimone scomodo di quell’epoca sarà morto. Questo naturalmente se non verrà esteso al resto del cosiddetto “sistema giustizia”, la barbarie tende a dilagare, e può sfuggire di mano. Tra mafia e stato molte similitudini, volontà egemonica, monopolio della violenza, gerarchia, autoritarismo. Ma poi una volta qui dentro mi sono reso conto che oltre a queste caratteristiche comuni indubbie si aggiunge una sorta di “peccato originale” che abbisogna di un sistema liberticida come il 41 bis per tenere insieme i cocci, senza il quale il sistema nel suo complesso si sfalderebbe. Consiste proprio in questo l’intoccabilità del 41 bis, il suo essere diventato il punto nevralgico di tutto il sistema democratico totalitario, la vera faccia della repubblica italiana.
Per il resto che dire….nulla è cambiato, le foto dei miei genitori sequestrate un anno fa qui a Sassari, e restituite col timbro della censura al mio arrivo ad Opera, di nuovo trattenute al mio arrivo a Sassari. Niente musica, la mia richiesta di comprare un lettore cd rigettata dalla direzione del carcere. A quanto pare libri e musica continuano ad essere visti dal DAP come qualcosa di sovversivo ed in fondo non hanno tutti i torti.
Da quando sono al 41 bis non tocco un filo d’erba, un albero, un fiore solo cemento, sbarre e tv. Negli ultimi mesi con grande fatica sono riuscito a comprare un solo libro, e solo perché di me parlavano i media. I colloqui una sola volta al mese col vetro e con la voce metallica dei citofoni. Le mie sorelle e mio fratello che sono gli unici che possono venire a trovarmi vengono al loro arrivo incerottati sui tatuaggi e sugli orecchini, perché potrebbero comunicare messaggi criptici attraverso i disegni tatuati.
Comunque queste mie rimostranze diventano ridicole, dopo quello che ho visto al centro clinico di Opera. Ho visto con i miei occhi lo stato che si pretende etico applicare la legge della ritorsione su vecchi e malati, inermi e semi infermi di mente.La mia richiesta ingenua di libri, musica, periodi anarchici, scientifici, storici ed un prato dove correre e di qualche albero diventa risibile quasi stucchevole. Me ne rendo conto.

Abolire il 41 bis
Grazie compagni e compagne
Sempre per l’anarchia

BOLOGNA: AGGREDITO PICCHETTO DI LAVORATORI DAVANTI AI CANCELLI DI MONDO CONVENIENZA

Aggredito presidio davanti ai cancelli di Mondo Convenienza. Due lavoratori sono stati portati in ospedale con molteplici traumi.

Ieri, davanti ai magazzini di Mondo Convenienza di Bologna, il picchetto di lavoratori del Si Cobas è stato aggredito a più riprese da una decina di preposti e caporali della società RL2, venuti anche da altre città. Si trattava di un’azione organizzata: minacce di morte, calci e pugni.

“Oggi abbiamo visto anche a Bologna il vero volto di Mondo Convenienza: sfruttamento selvaggio e violenza”

https://www.osservatoriorepressione.info/bologna-aggredito-picchetto-lavoratori-davanti-ai-cancelli-mondo-convenienza/

FRANCIA: REPRESSIONE, ARRESTI E SCIOGLIMENTO DI SOULÈVAMENTS DE LA TERRE

Questo 21 giugno il governo francese ha votato per lo scioglimento di Soulèvaments de la Terre, mentre  ieri, con una maxi operazione su larga scala, almeno 18 persone sono state arrestate in una dozzina di luoghi diversi in Francia.

Il testo del decreto:

 

Il comunicato di Les Soulèvements de la Terre di ieri 20 giugno 2023:

PIÙ DI 15 PERSONE ARRESTATE QUESTA MATTINA: NUOVA OPERAZIONE PER TENTARE DI FAR TACERE UN MOVIMENTO POPOLARE

Questa mattina presto, almeno 18 persone sono state arrestate e messe in custodia in una dozzina di luoghi diversi in Francia, tra cui Notre-Dame-des-Landes. Questa operazione poliziesca su larga scala – alla vigilia dell’annunciato scioglimento dei Soulèvements de la terre – è soprattutto un’operazione di comunicazione e intimidazione contro il movimento sociale nel suo complesso.
I motivi non sono ancora del tutto noti, ma in particolare sono stati citati dalla polizia durante i suoi interventi l’azione contro la fabbrica Lafarge a Bouc-bel-air dello scorso dicembre e l’azione a Ste Soline. In questa fase, non è chiaro su quali prove materiali si basi il procedimento.
Questi arresti arrivano in un momento in cui Olivier Veran ha annunciato il previsto scioglimento di Soulèvements de la terre attraverso il decreto nel Consiglio dei Ministri di mercoledì 21 giugno: uno scioglimento prettamente politico e particolarmente preoccupante, richiesto direttamente al Capo dello Stato dall’agroindustria e dalla FNSEA (Fédération nationale des syndicats d’exploitants agricoles). In questo modo, il governo si è piegato alle pressioni del sindacato, che ha minacciato di intraprendere azioni violente contro i membri della Confédération Paysanne e dei Soulèvements de la terre se il gruppo non fosse stato sciolto.
Questi arresti si iscrivono all’interno di una repressione continua, soprattutto dopo l’ondata di arresti del 5 giugno, alcuni dei quali sono durati fino a 82 ore.
Ma il fatto di aver preso di mira poche persone non serve a nascondere la realtà: più di 108.000 persone hanno firmato l’appello “Nous sommes les Soulèvements de la Terre” all’inizio di aprile, ne fanno parte e sostengono il movimento popolare per la difesa della terra e dell’acqua.
Questi arresti confermano l’inquietudine del governo e la sua paura nei confronti di un movimento sempre più popolare e legittimo. In un momento in cui il riscaldamento globale sta accelerando e l’acqua e la terra sono oggetto di appropriazione da parte dell’agrobusiness e delle lobby, c’è un urgente bisogno di una riappropriazione collettiva dei beni comuni e di una condivisione delle risorse in esaurimento.
Nulla fermerà tuttx quellx che si ribelleranno a questa palese ingiustizia. Sappiamo che la vera cospirazione criminale è quella tra il governo, la lobby agroindustriale e l’industria edilizia, che sta distruggendo la Terra in modo irreversibile.
Cercare di mettere a tacere les Soulèvements è un vano tentativo di rompere il termometro piuttosto che preoccuparsi della temperatura.
Ribadiamo il nostro sostegno alle azioni passate e future per la condivisione dell’acqua e della terra, che sono destinate a crescere finché i responsabili continueranno a distruggere e a monopolizzare.
Ribadiamo il nostro sostegno alle azioni passate e future per la condivisione dell’acqua e della terra, che inevitabilmente aumenteranno finché i responsabili continueranno a distruggere e ad accaparrarsi le terre.
Noi rimaniamo saldi e sereni e prepariamo la nostra difesa contro lo scioglimento, lontano dagli spauracchi creati dalla comunicazione del governo. Ribadiamo inoltre la presunzione di innocenza degli arrestati. Andremo in tribunale, fiduciosi nella possibilità di una vittoria legale per ribaltare questa iniqua decisione, come è avvenuto per altri scioglimenti a sfondo politico negli ultimi anni.
In particolare, denunciamo l’arresto di uno dei portavoce di Soulèvements de la terre, che è stato invitato a comparire contemporaneamente su diversi media. Questo arresto mira direttamente a impedirgli di parlare pubblicamente dello scioglimento: un tentativo inaccettabile di imbavagliare la libertà di espressione.
Chiediamo che le manifestazioni previste per domani sera, 21 giugno, alle 19, davanti alle prefetture di tutta la Francia siano mantenute e ampliate.
Ma anche la sera del 28 giugno in tutta la Francia.