DDL ZAN: Finale con applauso.
Di seguito una riflessione in direzione ostinata e contraria di alcunx lgbtqia+ che non si rassegnano all’assorbimento eteropatriarcale e capitalista.
Da Roundrobin, aprile 2021
NON VOGLIAMO ESSERE PANDA DA PROTEGGERE MA UNA MINACCIA A QUESTO MONDO
Su ddl ZAN, leggi protezioniste, prospettive di pratiche al di fuori dello stato e delle sue ridicole briciole.
Roma poche settimane fa : un’aggressione omofoba ai danni di una persona, presa a pugni mentre aspettava la metro, reo di aver baciato un suo compagno, accende di nuovo la polemica sul DDL ZAN.
Mentre sfilano personaggi e pantomime pubbliche su pro o contro una legge di protezione della comunità lgbtqia+, succede un altro fatto meno pubblicizzato.
Vicenza, 10 aprile 2021 Abderrahmane Ben Moussa, viene aggredito dal vicino al grido di ricchione di merda, ma lui cambia le carte in tavola e decide di difendersi tirando fuori un taglierino e rispondere alla violenza dell’aggressore. Il risultato è che viene denunciato l’aggredito per minaccia e gli viene sequestrato il taglierino.
I due pesi e le due misure dello stato. Se rimani zitto e buono, se accetti la retorica della vittima passiva e inerme, allora solidarietà pubblica persino da personaggi quali la Meloni e Mussolini. Ma se invece osi rompere questa retorica, vieni denunciato e perseguito, e non c’è nessuna campagna mediatica di difesa. Per di più se non appartieni a quell’immaginario di norma del gay maschio bianco, benestante e che come unico sentimento prova amore incondizionato (love is love come unica motivazione di accettazione dell’omosessualità), sei dalla parte sbagliata della storia, sei la causa dell’omotransfobia.
Adesso, davanti alle pantomime di politici e persino di fascisti dichiarati come la Mussolini, che gridano con ste manine alzate sui social all’approvazione della legge Zan, mi viene da dire un paio di cose, come persona Queer, sicuramente più in diritto di loro sull’esprimermi a riguardo.
LO STATO NON MI HA MAI PROTETTO E NON VOGLIO CHE LO FACCIA!
Come frocia, che tutti i giorni si scontra con l’omotransfobia, con le narrazioni e lo svilimento verso la violenza quotidiana (che ci colpisce a pugni in faccia, più o meno metaforici), che sia a casa, a lavoro, per strada o durante “i normali e casuali controlli di polizia”, sempre così casualmente contro persone non bianche, non cis e non visibilmente ricche. Ecco, come lgbtqia+ che forse riusciamo a delinearci le forme in cui questa violenza colpisce, e studiarci i modi di combatterla (e non rassegnarci ad essa come vorrebbe padre stato), crediamo fermamente che non sarà assolutamente una legge punitiva il mezzo con cui anche solo minimamente, arginare tale violenza.
Che chi ammazza una persona LGBTQIA+ si faccia due anni in più di carcere, (salvo la difesa da panico gay ancora beatamente legale praticamente ovunque, più o meno velatamente) a noi non me ne può fregare assolutamente nulla. Non ci rende più felici, non ci tranquillizza e non ci fa sentire di aver sconfitto l’omotransfobia.
Il carcere inoltre non è una soluzione, ma parte del problema.
Una legge punitiva serve al mantenimento dell’ordine, compreso quello stesso ordine che vuole noi froce sottomesse e in ginocchio.
Nel senso pratico, una legge non impedirà in alcun modo un’aggressione. Non ci immaginiamo che al prossimo attacco che subiremo in quanto lgbtqia+, un potere sovrannaturale sganciato da un pezzo di carta firmato dai padroni ci impedirà di prenderci un pugno in faccia.
Gli intenti di questa legge sono chiari.
Il mondo lgbtqia+ è insofferente, le aggressioni aumentano, la disparità pure. L’ omotransfobia è sempre più fieremente rivendicata, le continue aperture di sedi fasciste e partiti di destra pure non rendono il clima più abitabile.
In tutto il paese ultimamente si stanno creando gruppi e collettivi lgbtqia+ e queer, più o meno conflittuali, più o meno istituzionali. Ma il punto è che l’insofferenza della comunità lgbtqia+ verso la ribalta delle destre e dei valori familisti e omofobi è palese. E se l’insofferenza causa rabbia, per lo stato è un problema. Sopratutto se all’aumentare della violenza omofoba, a qualcunx venisse in mente di reagire e difendersi, e magari lasciare gli aggressori in un bagno di sangue senza correre a chiamare padron stato a difenderlo manco fosse un panda in via d’estinzione.
Ed è per questo che allora entra in gioco una legge protezionista. Quietare gli animi, prima che l’ordine ne risenta. La possibilità che le comunità lgbtqia+ inizino a incontrarsi, a parlarsi e magari a organizzarsi, è un rischio che non si può correre.
E allora giù di ddl, sensibilizzazione, LO STATO C’E’. Sindaci, vip, persino fascisti dichiarati a sostegno del ddl zan. Un modus operandi “non violento” della repressione che ovviamente ha funzionato, se guardiamo tutte le manine sui social con la scritta “ddl zan” e il grido diamoci il 5 contro l’omotransfobia.
Diamoci un 5? Diamoci invece appuntamento per pestare omotransfobici dentro e fuori i palazzi del potere invece.
UNA QUESTIONE DI GENERE, MA ANCHE DI CLASSE
Il ddl zan è una questione di civiltà dicono. Si, vero. Una questione di civiltà ma anche di classe. Chi favorirà davvero il ddl zan? Chi si sentirà davvero al sicuro con questa legge? Chi si sentirà benvoluto dalla società che fino a oggi non fa altro che invisibilizzarlo, stereotipizzarlo, renderlo un fenomeno da baraccone dal quale ruolo non uscire mai? Non ovviamente la comunità lgbtqia+ in tutte le sue sfumature e sovversioni, ma un gruppo in particolare. Si, quei maschi gay bianchi e orgoglio della società eteropatriarcale, gli MXM, che ai pride non ci vanno perché bisogna essere benvestiti, che la colpa dell’omotransfobia è delle drag e delle persone T. Loro che vogliono la famiglia, il matrimonio, sfornare figli a profusione come il modello etero vuole, dove c’è un attivo maschile e virile e un passivo effemminato e sottomesso. (Sia chiaro che non è una critica a prescindere verso chi prova il desiderio di matrimonio o di sfornare figli). Tutto questo è ciò che il canone eteronormato può digerire, tutto ciò che è al di fuori può continuare ad essere ostracizzato, represso, violentato e anche ucciso.
La legge Zan è una legge di classe precisa, che vuole proteggere degli individui a scapito di altri, ma che della comunità lgbtqia+ e della sua salvaguardia non gliene frega assolutamente niente. E lo si evidenzia nel fatto che è il ddl stesso a invisibilizzare tutto ciò di lgbtqia+ che non rientra nei canoni che l’eteronorma progressista possa tollerare.
L’ARTICOLO 4, UNA LEGGE CONTRO L’OMOTRANSFOBIA A TUTELA DELL’OMOTRANSFOBIA
Un altro particolare della legge zan, capolavoro del PD, che fingendo una lotta di sinistra e di “diritti civili”, ne fa contemporaneamente 10 di destra, è l’articolo 4 del ddl zan.
Poichè la destra si oppone al ddl zan per questioni come “la censura alla libertà di espressione (aka pestare i froci è un diritto costituzionale dalla nascita del patriarcato)”, ovviamente il nostro piddino Zan, gay da cortile per eccellenza, non poteva non strizzare un occhio ai suoi amici incravattati fascisti più o meno velati. Ed ecco il capolavoro dell’articolo 4, ovvero l’introduzione del concetto del “PLURALISMO DELLE IDEE”.
Facciamo una sintesi di cosa significa questo nel disegno di legge: Picchiare froci diventa aggravante di reato, ma solo se li picchi, potrai infatti continuare a fare tutto questo :
– comizi dove dilaghi stronzate come l’omotransessualità come malattia
– dichiarare persone lgbtqia+ come malati mentali in pubblica via
– affermare tutto l’odio (a parole eh) che vuoi verso la comunità lgbtqia+, basta che non li meni, se poi lo fa qualcun altro, non è un tuo problema, hai il diritto democratico di spargere odio fascista quanto ti pare e piace.
Ecco il capolavoro di questa legge, proteggere gli omofobi con una legge contro l’omotransfobia, e ammetto che riconosco al PD il ruolo di unici a poterne essere capaci a fare una cosa del genere.
Ma in soldoni questo significa anche che contestare “il pluralismo delle idee”, verrà represso con ancora più foga, e via alla repressione del tentativo di nascita di movimenti e collettivi queer in giro per i territori.
Una legge non ci protegge, non facciamo parte di una specie da proteggere. Dobbiamo organizzarci, come persone lgbtqia+, come comunità, come persone che subiscono l’oppressione eteropatriarcale e la violenza omotransfobica. Ma sopratutto come persone che sanno di poter reagire, concepire la nostra forza collettiva e metterla in essere nelle strade.
Difendiamoci da solx, parliamo tra di noi, organizziamoci : ATTACCHIAMO GLI OMOTRANSFOBICI, e senza chiedere il permesso a nessunx!
Intasiamo di glitter gli ingranaggi del potere e del patriarcato eterocis, costruiamo pratiche di autodifesa con ogni mezzo. Solidarietà e complicità con tuttx coloro che si ribellano alla retorica della vittima e dell’amore e decidono di armarsi e difendersi a pugni e tacchi a spillo da aggressori e fascisti.
TORNIAMO AD ESSERE UNA MINACCIA PER QUESTO MONDO, LO STATO E’ NATO PER REPRIMERCI, NON COMINCERA’ ADESSO A PROTEGGERCI!
DIFENDIAMOCI DALLA VIOLENZA OMOTRANSFOBICA, DALLA POLIZIA, DALLA LEGGE E DALLA GIUSTIZIA CHE PROTEGGONO STUPRATORI, AGGRESSORI E FASCISTI CON E SENZA DIVISA!
BRUCIAMO LO STATO E L’ETEROPATRIARCATO!
Alcunx lgbtqia+ che non si rassegnano all’assorbimento eteropatriarcale e capitalista