MILANO: RIVOLTE E PROTESTE AL CARCERE DI SAN VITTORE

Da: Tutto Squat Milano

Domenica sera verso le 23 da dentro il carcere di San Vittore si sono uditi forti rumori, e grida che si sono protratte per tempo. Una cella sembra essere andata a fuoco. Quattro mezzi dei vigili del fuoco sono entrati dentro le mura del carcere insieme ad ambulanze e auto medica.
Un gruppo di solidali si è ritrovato sotto le mura per esprimere solidarietà alla rabbia dei detenuti!

SEMPRE CONTRO OGNI GALERA! NE VOGLIAMO SOLO MACERIE!

CREMONA: INFRANTE LE VETRINE DELLA SEDE ELETTORALE DEL CANDIDATO SINDACO DI CENTRODESTRA

Diffondiamo:

Sembra che nella notte tra venerdì e sabato le vetrine della sede elettorale del candidato sindaco del centrodestra di Cremona,  Alessandro Portesani, siano andate in frantumi. Una cloaca che vede riuniti FdI, Forza Italia, Lega, Udc e naturalmente la sua lista civica, Novità a Cremona.

 Secondo i media locali alcuni servi recatisi alla sede sabato mattina con l’intenzione di allestire i propri banchetti di propaganda mortifera, avrebbero trovato il presente. Il Partito Democratico – sempre puntualmente immancabilmente complice – avrebbe fatto sapere: “Tante cose ci dividono ma ci unisce il metodo con il quale facciamo politica, che è quello secondo i principi della nostra costituzione repubblicana antifascista. Oramai non si possono considerare casi isolati gli attacchi ai presidi democratici delle nostre comunità e questo ci deve rafforzare nella convinzione che solo la tolleranza e la solidarietà sono le parole d’ordine per far politica”.

Dovete avere paura.

Complici e solidali con chi agisce 🔥🖤


Vandali alla sede elettoraledi Portesani: vetrina distrutta

NUOVA PUBBLICAZIONE: VIRGILIA D’ANDREA, STORIA DI UN’ANARCHICA

Riceviamo e diffondiamo:

“La propaganda della rivolta e l’apologia dei rivoltosi non sostituisce l’azione; ma sappiamo che essa la propizia.”

È uscito: “Virgilia D’Andrea: storia di un’anarchica – Siamo una fiamma di questo fuoco della rivolta secolare”. Pagine 258, Tremende Edizioni.

Anarchica, poetessa e insegnante, nel 1918 Virgilia D’Andrea prende le redini del periodico «Guerra di Classe», quando Armando Borghi viene confinato ad Isernia, per poi essere arrestata due anni dopo con l’accusa di cospirazione contro lo Stato, incitamento all’insurrezione, istigazione a delinquere e apologia di reato. Una volta uscita dal carcere riprende immediatamente la propria attività politica dando alle stampe Non sono vinta, chiaro monito a chi aveva pensato di spezzare la sua volontà di lotta, mentre nel 1922 pubblica il suo primo libro di poesie, Tormento, e viene nuovamente denunciata il 13 marzo del 1923 per vilipendio e istigazione all’odio di classe.
Nel 1922, quando il potere viene consegnato a Mussolini, si trova costretta ad emigrare prima in Germania e poi, nel 1924, a Parigi, dove fonda e dirige la rivista «Veglia». Nel 1928 approda a New York e da qui si dedica alla vicenda di Sacco e Vanzetti, andandoli a trovare anche in carcere. Non ha mai smesso, come molti esuli italo-americani, di nutrire il desiderio di sconfiggere il fascismo: già nel 1925 dà alle stampe L’ora di Maramaldo, in cui da un lato affronta il pericolo della nascente dittatura, dall’altro appoggia l’azione di quanti iniziavano, a repentaglio della loro vita e della loro libertà, ad opporsi al fascismo.
Poco prima di morire dà alla luce, nel 1933, Torce nella Notte, testimonianza della sua attività propagandistica in cui esalta l’azione individuale dei vari Schirru, Sante Pollastro, Di Giovanni e Scarfò come atto d’attacco contro la proprietà ed il privilegio.

Abbiamo deciso di dare alle stampe questa biografia che ha il merito di aver portato luce sulla figura di Virgilia. Riprendiamo cose passate e lontane perché così passate e lontane non sono. Perché chi siamo e cosa vogliamo resta inciso immutabile nella storia.

Dalla quarta di copertina:

Virgilia si schiera contro le distinzioni involute dei moralisti e dei timidi, accanato a Lucetti e Schirru, accanto a Sacco e Vanzetti, a Sbardellotto. prende parte alle agitazioni a favore di Castagna e Bonomini o ai cortei per la liberazione di Sante Pollastro. Scrive per “L’Adunata dei Refrattari”. Sedendosi dalla parte di Severino Di Giovanni e degli Scarfò non si limita più alla giustificazione dell’atto individuale, come una conseguenza automatica di difesa contro l’ordine costituito, ma ora lo esalta quale sacrosanto diritto di attacco, di offensiva, contro la proprietà ed il privilegio. Dalle pagine di “Umanità Nova” si posiziona circa l’attentato al Diana: “Uno schianto formidabile: […] La voce della dinamite era stata possente: l’aristocratico e ricco teatro del Diana ne era rimasto tutto insanguinato”.

Per ordini : 1 copia euro 7, da 4 copie euro 4,50.
tremendedizioni@canaglie.org⁩

IMOLA/FAENZA: DUE GIORNI BENEFIT PER LA CASSA ANTIREPRESSIONE CAPITANO A.C.A.B. [24-25 MAGGIO]

Diffondiamo:

* 2 GIORNI BENEFIT PER LA CASSA ANTIREPRESSIONE CAPITANO A.C.A.B. *

24 MAGGIO AL BRIGATA PROCIONA v. Riccione 4 – Imola: SULL’ANTIMILITARISMO.

Ore 19:00
Presentazione della due giorni.
Ore 19:30
Cena con il Piatto Unico del Vascello Vegano
Ore 20:00
Presentazione dell’opuscolo “GUERRA IN UCRAINA. IL DIBATTITO IN CAMPO ANARCHICO”
di e con Piccoli Fuochi Vagabondi.
Ore 20:30
Proiezione della Video/intervista “VOCI ANARCHICHE DALLA RUSSIA”
Ore 22:00
Sul palco: Autotomia (Hc & smoken words remembering from le colline contese tra Emilia e Romagna)
M.A.I. (HC da nessun luogo)
KLAVA (Cavemen riffs da Bologna)

***************

25 MAGGIO AL C.S.A. CAPOLINEA v. Volta 9 – Faenza: SULL’ANTISPECISMO.

Ore 13:00
Strozzapreti del Vascello Vegano
Ore 15:30
Presentazione della due giorni
Ore 16:00
Proiezione del documentario “FOOD FOR PROFIT”.
A seguire riflessioni e confronto sulle vecchie campagne di liberazione animale.
Ore 19:30
Presentazione della MOSTRA FOTOGRAFICA “FISH – LA STRAGE INVISIBILE” di e con Stefano Belacchi.

…..a seguire SI BALLA!!!
Sul palco, i migliori DJ di DISCOSCARICA si alterneranno ai piatti:
Dj Teschio, Dj Niggy, Dj Rigoletto, Dj Scortese, ….

PER TUTTA LA GIORNATA:
– Pizza al forno a legna
– Banchetti informativi

Il Capolinea è abitato da gattx, se porti il cane stacci in occhio.

BOLOGNA: RONDE FASCISTE IN BOLOGNINA

⁨E’ di questi giorni la notizia della ronda di un gruppo di fascisti legati alla Rete dei Patrioti, costola di Forza Nuova nata ufficialmente nel 2020. La notizia viene rilanciata da Bulaggna Dsdadet, gruppo locale di ultras di estrema destra.
Una trentina di uomini si sono aggirati nelle zone della Bolognina e della Stazione mirando in particolare a “pusher magrebini e del centrafrica” per restituire la zona “agli italiani per bene”. Risulta chiara la commistione di fascismo, razzismo, proibizionismo e odio per chi sta al margine.
Se i fasci sono sempre più a loro agio nello sfilare nelle città, come il 29 aprile a Milano in ricordo di Sergio Ramelli, o come è accaduto gli scorsi anni durante la chiamata nazionale del primo maggio a Bologna, è anche grazie al clima di costante legittimazione politica da parte dei media e dell’informazione mainstream, in cui PD e destre non sono altro che due facce della stessa medaglia. Vediamo infatti la costante giustapposizione tra una notizia del poliziotto buono che fa la spesa alla signora in difficoltà, alternata a ronde, retate o a notizie che criminalizzano spacciatori e giovani migranti, o strumentalizzano episodi di cronaca . L’abbiamo visto con Caivano, con le retate in Bolognina, con le carceri sempre più piene: dove lo Stato nelle sue forme repressive istituzionali non arriva si lascia lo spazio alle ronde degli ex forzanovisti.
E mentre i picchiatori fascisti riprendono terreno nelle strade, i cattofascisti lanciano la loro campagna territoriale verso le europee con lo slogan “No al diritto all’aborto”.
Ma è proprio questa la prassi inaugurata negli ultimi anni da figure di spicco della destra fascista del territorio, come Massimiliano Mazzanti, sedicente giornalista, che fa da connettore tra la destra extraparlamentare e i fasci nelle istituzioni, anche attraverso mirate operazioni di revisionismo storico, come nel caso di interi seminari che Mazzanti tiene sulla Uno Bianca e sulla strage del due agosto del 1980.
“Movimento nazionale rete dei patrioti”, “Bologna gente libera”, “Una Bologna che cambia”, “Bulaggna Dsdadet”… tanti nomi, stesse facce, stessa feccia. Fasci 4.0 che hanno imparato ad usare i social e la comunicazione, a farsi camaleonti per cavalcare ansie, malcontento e paure: in pandemia li abbiamo trovati insieme a padroncini e ristoratori, accanto ai costruttori edili contro il blocco degli sfratti, di recente li abbiamo visti cavalcare le proteste contro Bologna città 30 e prossimamente forse li ritroveremo anche ecologisti contro il taglio degli alberi! Per quanto si ridipingano di cittadinismo, la loro puzza rimane inconfondibile.

Vogliamo sbirri e fasci fuori dai quartieri! Vogliamo strade solidali, antifasciste, antirazziste, tranfemminsite, antiproibizioniste!

FUORI I FASCI DAI QUARTIERI⁩

BOLOGNA: MEZZ’ORA D’ARIA [RADIO]

Diffondiamo:

Di seguito la puntata di Mezz’ora d’aria, trasmissione per un mondo libero da tutte le gabbie sulle frequenze di Radio Citta Fujiko (FM 103.1), andata in onda sabato 11 maggio alle 17:30. Si tratta della prima di una serie di puntate per rompere l’isolamento del carcere e cercare di superare le mura che ci dividono tra dentro e fuori. Uno spazio a disposizione delle persone private della libertà, e di chi gli è accanto.

Per scrivere a Mezz’ora d’aria:
Via Zanardi 369, 40131, Bologna
E-mail: mezzoradiliberta@autistici.org

https://www.autistici.org/mezzoradaria/

BOLOGNA: VOI DECORO. NOI DE CORE

Riceviamo e diffondiamo:

Aggiornamento sul processo per alcune scritte comparse sui muri della città durante il corteo dello sgombero dell’occupazione di Via Zago 1 , che vede coinvolto come parte civile nientepopodimeno che il signor Sindaco di Bologna, Matteo Lepore.

In data 22 marzo 2024 presso il tribunale di Bologna si è tenuta la discussione relativa al processo che vede coinvolt tre compagn con l’accusa di imbrattamento e minaccia. Entrambi i reati si riferiscono ad alcune scritte comparse sui muri della città durante il corteo dello sgombero dell’occupazione di Via Zago 1 a Bologna, nel maggio del 2022: “Lepore infame” e “Lepore nel cofano: 180 in curva”.
Per entrambi i reati viene contestata anche l’aggravante del concorso.
Non è tutto. L’ultimo dei due capi di accusa vede coinvolto come parte civile nientepopodimeno che – udite! udite! – il Mega-Sindaco-Progressista-Galattico della democratica ridente città di Bologna, Matteo Lepore in persona, il quale, per il grave oltraggio subito e per potersi garantire vacanze estive coi fiocchi, richiede al giudice la condanna per tutt e tre i compagn ed un risarcimento di 25.000 euro, di cui 10.000€ come provvisionale subito.
Non è tutto. Per non farsi mancare niente sua maestà il Sindaco richiede inoltre al Gup che la condizionale sia subordinata solo ed esclusivamente al pagamento della provvisionale di 10.000€, pertanto, qualora i compagn condannat non volessero o non fossero nelle condizioni di pagare, si vedrebbero preclus l’accesso alla sospensione della pena, il che significherebbe il gabbio.
Diversamente, il Pm chiede al giudice la condanna di 4 mesi per un compagno per il reato di minaccia, e di 1 mese per il reato di imbrattamento, mentre per le altre 2 persone coinvolte chiede l’assoluzione.
L’udienza di primo grado é stata fissata per il 5 luglio 2024.

Sarà il fascino discreto della pista anarchica a solleticare la pancia del Sindaco, un’occasione per vendicarsi di quella melassa anarcoide senza referenti, come la definì il suo assessore Daniele Ara, che sgombero dopo sgombero, nonostante il deserto sociale imposto, continua ad insidiare dai bassifondi suburbani l’inesorabile messa a profitto di ogni angolo di città. Sarà perchè la Trap non incontra i gusti del Sindaco, con i suoi testi decisamente irrecuperabili per una persona per bene come lui, sarà perchè 180 km all’ora sono troppi e che 30 è meglio, ma il Sindaco si è offeso, e a questi compagn intende farla pagare.

D’altronde di questi tempi la vita non è facile per Sua Altezza Reale: se dopo lo sgombero di via Zago aveva annunciato alla stampa la fine “dell’epoca delle occupazioni”, in questi anni a dirla tutta T.A.Z., occupazioni, riappropriazione di spazi e lotte contro i processi di gentrificazione e speculazione in città, non solo non si sono mai fermate, ma si sono riprodotte, moltiplicate.

A chi vorrebbe fare di Bologna un museo per turisti e pensa di spaventarci con queste assurde richieste, rispondiamo con la nostra solidarietà indecorosa, partigiana e bandita, voi decoro, noi de core!

Più forte dell’amore per la libertà c’è solo l’odio per chi ce la toglie!

MODENA: BENEFIT INGUAIATX

Riceviamo e diffondiamo:

Venerdì 17 maggio allo Stella Nera in via Silvino Folloni 67 a  Modena: benefit inguatx con la legge. Dalle ore 20 discussione con alcunx compagnx colpitx dalla repressione su nuovi strumenti coercitivi. Dalle 22 concerti.

Tempi di guerra. Il linguaggio del dominio chiama alle armi, smobilita mezzi e corpi, identifica, indirizza e colpisce attraverso le sue forze repressive. Fronti esterni e fronte interno, la guerra diviene totalizzante, assorbendo ogni aspetto della società, della quotidianità, delle nostre vite. Il nemico deve essere distrutto e sradicato, il suo discorso zittito, represso.
Nulla di nuovo, già si sa. La macchina statale, con tutto il suo calderone di boia, servi e aguzzini, tenta di sbrogliare la matassa dell’anarchismo, ma non trovando né capo né coda, si rifà al solito, e a volte non tanto solito, ritornello repressivo: misure cautelari, arresti, 41 bis, mastodontiche operazioni repressive, prelievo coatto del DNA, l’onnipresente accusa di associazione e di istigazione a delinquere. E’ l’Anarchia ad essere messa sotto processo.
Ma non si è ancora visto tribunale che possa annientare la gioia dell’attacco, della solidarietà e della cospirazione. Ogni tentativo su questo piano si è sempre rivelato fallimentare.
E in mezzo alla desertificazione emozionale e sociale, è necessario continuare a fare della parola un mezzo sovversivo, un’arma per fare breccia nel reale; continuare nel conflitto, pezzo dopo pezzo, perimetro per perimetro .
Ed è dalla solidarietà che vorremmo ripartire; prendiamo l’occasione di questa serata, mettendo in analisi le esperienze di alcunx compagnx attaccati dalla repressione, per discuterne, conoscere, confrontarsi e continuare ad alimentare questa tensione verso la distruzione dell’esistente.

Alcune individualità anarchiche

UDINE: QUESTA NON E’ CULTURA, E’ PINKWASHING!!

Riceviamo e diffondiamo dalla Laboratoria Transfemminista Queer di Udine:

Mercoledì 8 maggio siamo andatx a dire la nostra all’evento organizzato da Vicino/Lontano, un festival che si tiene a Udine, intellettualoide e sinistroide, su cui avremmo anche tanto altro da dire a proposito di “recupero” e assimilazione di temi conflittuali, masticati e risputati come cibo digeribile per radical chic e borghesi annoiatx.
Ma torniamo ai fatti di mercoledì.
L’evento in questione consisteva nella proiezione del film/doc autobiografico di Paul B. Preciado, “Orlando. My Political Biography”. Abbiamo deciso di andarci e di prendere parola, naturalmente non per il contenuto del film che sentiamo “nostro”, ma per il luogo in cui veniva ospitato, ovvero una delle sale cinematografiche cittadine gestite dal “CEC-centro espressioni cinematografiche”,istituzione culturale cittadina, che qualche mese fa ospitava senza remore, anzi rivendicandolo, il noto “generale V.” e il suo “Il mondo al contrario”.
Riteniamo le due cose semplicemente incompatibili e siamo andatx a dirlo. Le nostre vite non possono essere usate come vernice rosa per ripitturare alcuna reputazione o coscienza.
Abbiamo preso parola appena terminata l’introduzione alla serata, che era già cominciata male, definendo la transizione un “tema disturbante” e chiusa con una sciorinata di ringraziamenti al CEC, che riserva sempre spazi e occasioni anche per temi di questo tipo (…).
Sono stati aperti degli striscioni, volantinato il nostro testo e al termine del nostro intervento ce ne siamo andatx, dichiarando che quella non era una sede idonea per vedere questo film e che lo guarderemo piuttosto collettivamente nei nostri spazi.
Non conosciamo il prosieguo della serata e non ci interessa.
Di sicuro per noi è stato importante esserci, contestare la scelta del luogo e il pinkwashing in corso e andarcene via, ma anche cogliere l’occasione per rendere nota tutta una serie di attacchi che la comunità trans* sta subendo OGGI in Italia e, senza andare troppo lontano, anche nella nostra regione.
Siamo stufx di essere “oggetti” funzionali all’intrattenimento culturale, che riempiono sale e teatri, ma poi, quando c’è da abbandonare il privilegio cis ed etero di fronte a problemi seri come gli attacchi che stiamo subendo, rimaniamo solx a prendere posizione e veniamo definitx un “tema disturbante”.

Infine vogliamo aggiungere, perchè sia chiaro, che l’”occasione” di prendere parola ce la siamo presa, non ci è stata gentilmente messa a disposizione nè dal CEC nè da Vicino/Lontano.

LE VITE DELLE PERSONE TRANS* SONO PIU’ IMPORTANTI DELLE OPINIONI DELLE PERSONE CIS e del loro intrattenimento!

In allegato il volantino distribuito, leggibile anche al post sul blog al link: https://laboratoriatfqudine.noblogs.org/post/2024/05/09/udine-questa-non-e-cultura-epinkwashing/

QUESTA NON E’ CULTURA, E’ PINKWASHING!!

Siamo presenti oggi al Visionario come rete di persone trans, queer e transfemministe per porre l’attenzione sui gravi attacchi che la comunità trans sta subendo in questo momento storico, in Italia e nel mondo. Vogliamo approfittare di questa occasione e di questo pubblico, che immaginiamo alleato, per riappropriarci di una visibilità che solitamente ci viene negata, anche quando si parla di noi.

Vogliamo partire dalla constatazione che questo spazio che ci ospita non è lo spazio giusto, e non è nemmeno uno spazio safe.

A gennaio di quest’anno, Roberto Vannacci, reazionario, omofobo, transfobico, misogino e razzista, presentava il suo sedicente libro al cinema Centrale di Udine, spazio gestito dal CEC, lo stesso ente che ospita oggi questa proiezione. In quell’occasione, mentre una parte di cittadinanza udinese sollevava quesiti e indignazione, il CEC si lavava le mani da ogni responsabilità, scegliendo di non assumere alcuna posizione politica sulla faccenda e tirando in ballo i tanto abusati concetti di “democrazia” e libertà di opinione (a sproposito come fa Vannacci, del resto).
A nostro parere, quelle di Vannacci non sono opinioni che possono essere democraticamente esposte, bensì violenti e pericolosi attacchi d’odio verso la comunità trans e queer, contro le persone razzializzate e l’autodeterminazione delle donne. Lasciare spazio e parola a posizioni di questo tenore è altrettanto grave e ingiustificabile.
Ci teniamo a ribadire che le vite delle persone trans e queer e le loro scelte non sono e non devono essere oggetto di opinione, né da parte delle istituzioni, né da parte di ridicoli figuri del calibro di Vannacci, né da parte di alcuna persona eterosessuale e cisgender.

Vogliamo anche ricordare che il CEC, lo stesso ente che all’inizio dell’anno ospitò Vannacci e che oggi ospita il film di Paul B. Preciado, in occasione del Trans Day of Rememberance 2023 negò le sue sale all’ associazione Euphoria trans FVG, che si occupa dei diritti della comunità trans in regione. Ad ottobre l’associazione prese accordi con il CEC per proiettare al Visionario un documentario, con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sul tema. A novembre, a ridosso della data prevista, il CEC si “volatizzò”, ignorando le chiamate e i messaggi da parte dell’associazione, che si trovò improvvisamente, ad una settimana dall’evento programmato, senza più lo spazio dove poterlo fare e senza alcun preavviso.
Quindi va bene dare spazio alle tematiche LGBTQIA+, purché ci sia un lauto tornaconto?

A questo punto ci sembra evidente che l’unico criterio di cui si avvale il CEC per valutare a chi dare agibilità nei propri spazi è quello del vile profitto: la vergognosa presenza del generale al Centrale, che la nostra ridente cittadina ha frettolosamente dimenticato, ne è stato l’esempio più clamoroso. Più che di un’istituzione culturale stiamo parlando quindi di una sala a noleggio che non si fa alcuno scrupolo a rendersi disponibile ai fascisti che pagano bene.
Non stupisce che stasera invece ci si ritrovi qui, all’insegna della stessa libertà di opinione di cui sopra, che noi invece chiamiamo pinkwashing. Ci chiediamo cosa ne penserebbe Preciado di questa ospitata. Dal canto nostro, alla luce di quanto successo, non consideriamo il CEC una realtà safe e accogliente per le dissidenze di genere e troviamo a dir poco ipocrite e opportuniste queste scelte di programmazione cosiddette “democratiche”.

Il razzismo e i discorsi discriminatori, misogini, transfobici e omofobi, va ribadito chiaramente, non hanno nulla a che vedere con la libertà di espressione e la democrazia. Non basta una lavata di faccia con qualche evento culturale trans*friendly a mettere la pezza che rimane in ogni caso più grande del buco.

Difendiamo l’autodeterminazione delle persone trans*!

Sapendo che in questa sala sono presenti persone alleate e solidali vogliamo anche a rendere noti una serie di attacchi che la comunità trans sta ricevendo in Italia (e non solo).

A dicembre 2023 Gasparri, senatore di Forza Italia, ha depositato un’interrogazione parlamentare che attaccava la struttura medico-ospedaliera del Careggi di Firenze, una delle poche realtà in Italia che prende in carico persone trans* giovani e adolescenti.
L’interrogazione – a cui hanno fatto seguito una violenta petizione della rete anti-abortista e anti-scelta denominata Pro Vita e diversi interventi pubblici da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia – aveva al centro le terapie ormonali e una presunta assenza di servizi psicologici e psichiatrici a supporto delle persone giovani e delle loro famiglie. A seguire è stata effettuata un’ispezione al Careggi, i cui esiti ufficiali confermano una volontà politica di attacco ai servizi, e una virata verso una sempre maggiore patologizzazione delle persone trans.

La retorica di protezione dell’infanzia non è nuova per le destra e le ultra-destre, con un linguaggio paternalista, patologizzante e infantilizzante. Il Careggi è probabilmente al centro dell’attacco – temiamo come primo tassello di un disegno più ampio – perché è forse il centro con un approccio più solidale e meno patologizzante ai percorsi di affermazione di genere. Questo si iscrive in un quadro più vasto che vede lo smantellamento dei servizi pubblici rispetto al diritto alla salute delle persone trans* da parte delle ultra-destre conservatrici in stretta alleanza con le TERF. Così è già avvenuto in UK, a cui stanno facendo seguito altri paesi.

Per chiarire le questioni in gioco, innanzitutto non vengono somministrati ormoni alle persone trans* giovani o adolescenti, ma nei casi in cui si ritiene necessario e su richiesta della stessa persona coinvolta, con un supporto psicologico e psichiatrico, vengono forniti i cosiddetti sospensori della pubertà. L’obiettivo dei farmaci sospensori non è una transizione precoce irreversibile, nè ovviamente la “castrazione chimica”- eterno incubo ricorrente della narrazione patriarcale – o un tentativo di influenzare le scelte delle giovani persone trans* o delle famiglie ma, invece, dar loro tempo per poter effettuare scelte più mature e ponderate in seguito, tra cui anche quella di non effettuare alcuna terapia ormonale. La somministrazione dei sospensori in adolescenza può consentire alle persone giovani di genere non conforme di evitare lo sviluppo di disturbi dell’ansia, depressione, stress, difficoltà psicologiche e pensieri suicidari. Immaginate le conseguenze di un attacco che mira alla chiusura dell’unico servizio in Italia che prende effettivamente in carico queste persone!

Dell’eventuale somministrazione dei sospensori della pubertà lx genitori (o tutorx) sono sempre informati, tramite consenso informato secondo le normative attuali inerenti ai soggetti minorenni (art. 3 della legge n. 219/2017). Questi farmaci sono prescritti come da Determina AIFA n. 21756/2019 del 25 febbraio 2019 (dopo parere favorevole del Comitato Nazionale di Bioetica in data 13 luglio 2018) solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, con il contributo di una équipe multidisciplinare e specialistica, composta da neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, psicologi dell’età evolutiva, bioeticisti ed endocrinologici. Gli effetti dei sospensori della pubertà si interrompono quando si smette di assumerli e lo sviluppo puberale riprende organicamente. I sospensori della pubertà sono considerati sicuri dalla comunità scientifica internazionale.

Il farmaco di cui si parla così tanto, la triptorelina, è impiegato per modulare la produzione di ormoni sessuali endogeni (quelli prodotti dal corpo) in modo reversibile, sia nelle persone in pubertà che in quelle post-puberali. Appartiene ad una classe di farmaci chiamati GnRHa. Si tratta di farmaci off label, cioè di farmaci pensati inizialmente per essere utilizzati per altri scopi, come tanti altri usati nelle terapie ormonali per le persone T*. Si tratta di una condizione molto comune in una medicina che non è neutrale e non investe allo stesso modo in tutti i campi di ricerca e sviluppo. Confrontata con gli altri farmaci impiegati per la gestione degli ormoni sessuali endogeni, la triptorelina presenta un buon profilo di sicurezza. Purtroppo ad impiegarla sono pochissimi ambulatori e solo in casi eccezionali, con la conseguenza che molte persone trans* si trovano esposte a una più vasta gamma di potenziali effetti collaterali quando ad essa vengono preferiti – come è quasi sempre il caso nella popolazione trans* adulta – gli altri farmaci impiegati per la gestione del testosterone endogeno.

Il discorso si inserisce in un quadro più ampio di attacchi alla salute trans* anche rispetto a un altro farmaco per la terapia sostituitiva ormonale, il Sandrena, declassato recentemente con delibera AIFA da classe A a classe C e di fatto più che raddoppiando il suo costo per chi, per qualsiasi motivo, non è seguitx dagli ambulatori endocrinologici pubblici. Dal momento che Sandrena è uno dei farmaci estrogenici di più ampio uso nell’ambito dei percorsi ormonali di affermazione di genere delle persone transfem*, ci risulta difficile non leggerla come l’ennesima aggressione contro i già pochi diritti delle persone trans*.

In questo quadro rientra la polemica mediatica scatenatasi attorno al caso di Marco, il ragazzo trans rimasto incinto di cui hanno parlato i giornali a gennaio 2024. Marco ha scoperto della gravidanza durante gli esami di controllo per l’isterectomia: il dibattito che ne è seguito è stato violento e sopprimente dei diritti riproduttivi delle persone trans*. Nonostante non ci siano ricerche mediche in tal senso, le persone trans* possono riprodursi. Mentre per le donne cis la gravidanza viene di fatto obbligata ostacolando pratiche abortive, per le persone trans* l’interruzione di gravidanza viene data per scontata come unica opzione. Del resto, fino al 2015, in Italia la sterilizzazione era necessaria per accedere alla rettifica dei documenti anagrafici.

Un altro segnale molto allarmante arriva dall’apertura, all’interno dell’ospedale privato Gemelli di Roma, di un “Ambulatorio multidisciplinare per la disforia di genere”, operativo dal 14 marzo, e indirizzato principalmente alle persone minorenni che si stanno interrogando assieme alle loro famiglie. L’ambulatorio si occupa di “supporto” psicologico e psichiatrico, ma tutti gli elementi a nostra disposizione fanno ipotizzare trattarsi di vere e proprie “terapie riparative” per il ritorno all’auspicata “normalità” dei ruoli di genere. Gli esperti in questione sono infatti tutti professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, molti dei quali si sono già distinti pubblicamente per le loro dichiarazioni reazionarie: tra questi, Maria Luisa Di Pietro, incaricata di “Bioetica e Famiglia” nel Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, che nel 2017 in un incontro sulla teoria gender nella parrocchia San Tommaso Moro affermava che «è impossibile pensare di poter essere staccati dal proprio corpo» eppure «si fanno passare idee che mirano ad appiattire il pensiero e a spegnere le coscienze», e Federico Tonioni, che sostiene l’esistenza di differenze di genere identificabile tra menti maschili e femminili. Nella presentazione dell’ambulatorio sul sito del Gemelli, la disforia di genere viene paragonata ai disturbi dell’apprendimento e al fenomeno degli hikikomori e ricondotta a una conseguenza della pervasività di internet nella nostra era, con una prospettiva decisamente patologizzante.

Parlando inoltre di quanto avviene in regione, le liste per le operazioni chirurgiche presso l’ospedale Cattinara a Trieste sono state bloccate senza nessuna spiegazione. Nonostante questa sia stata più volte richiesta e sollecitata, attraverso lettere di interrogazione al consiglio regionale, tutto tace. Sempre in sordina e senza spiegazioni, sono passati da gratuiti a pagamento i processi che permettevano la conservazione della fertilità della persona trans, prima che questa iniziasse la terapia ormonale (che come si sa, a lungo andare, rende la persona non più fertile).

Quest’epoca storica vede le persone trans* in Italia e nel mondo subire attacchi pervasivi e quotidiani, alimentati da una presenza sempre più frequente delle destre al governo, che trovano su questi temi alleanze con le forze cattoliche ultraconservatrici e una parte del femminismo radicale nella sua corrente TERF (Trans Exclusionary Radical Feminism): tutto questo si riversa su un piano mediatico di disinformazione e divulgazione transfobica.

Il”terfismo”, che si propone come ideologia femminista contrapposta a transfemminismo e teorie queer, è essenzialmente una negazione del genere in quanto realtà separata dal sesso: per le terf, il binarismo è insito nella biologia, i ruoli di genere sono una realtà che emana dai cromosomi con cui nasciamo, e chiunque cerchi di porsi oltre e contro questo rigido schema essenzialistico viene accusatx di essere un pericolo sociale, particolarmente nei confronti di donne e bambinx. Non è difficile capire quale terreno comune le TERF trovino con la destra reazionaria patriarcale.

In queste ultime settimane stiamo assistendo a un susseguirsi di atti depositati alla Camera che attaccano il modello affermativo di genere italiano (che già viene applicato a discrezione), non soltanto da parte di partiti come Fratelli d’Italia o Forza Italia, ma anche da parte di Europa Verdi e dal Partito Democratico.
Il rischio concreto è che si retroceda ulteriormente su alcuni diritti minimi già acquisiti con un ritorno alla violenza coercitiva sulle persone trans* (sterilizzazione forzata, impossibilità di procurarsi i farmaci salvavita, difficoltà estreme di accesso al diritto alla salute e riproduttiva).

A fronte di questa situazuione allarmante, i movimenti LGBTQIA+ e femministi stanno cercando urgentemente di contrastare gli attacchi e le strumentalizzazioni.

Chiediamo a tuttx di unirsi a noi nella lotta, per fronteggiare e opporsi a questo clima di odio e mistificazione e per ribadire la necessità di disporre liberamente dei nostri corpi, oggi come domani!

CEMENTO MORI

Diffondiamo un testo scritto da alcunx compagnx sicilianx in vista del corteo No Ponte del 18 maggio a Villa San Giovanni (RC).

CEMENTO MORI
“Oggi mi libero della paura. La pazienza si vendica”.

Scilla «Latra terribilmente: la voce è quella di un cucciolo di una cagna, ma è un mostro spaventoso, e nessuno, neanche un dio, avrebbe piacere a trovarsi sulla sua strada. Ha dodici piedi, tutti orribili e sei colli lunghissimi, e su ognuno di loro una testa spaventosa e tre file di denti fitti e serrati, pieni di nera morte. Per metà è immersa nella grotta profonda, ma sporge le teste fuori dal baratro orribile e là pesca, frugando intorno allo scoglio, delfini e foche e bestie anche più grandi. Nessun navigante può vantarsi di esserle sfuggito illeso sulla sua nave; con ogni testa afferra un uomo, portandolo via dalla nave nera». «Di fronte a Scilla sta Cariddi in agguato all’ombra del fogliame di un immenso fico, su una rupe inaccessibile. Il mostro Cariddi per tre volte al giorno inghiotte e vomita dall’orrenda bocca enormi quantità di acqua con tutto quel che contiene».

Così Circe descrive a Odisseo questo pezzetto di mare, crocevia dei più diversi popoli che lo attraversano da sempre, incontrandosi, commerciando e scontrandosi.
Due mostruose figure femminili che distruggono chiunque passi fra loro, come due lame di una stessa cesoia. E se fossero invece le anime di una terra stanca di essere stuprata? Di un sud, tra i ‘sud’ del mondo, dal quale stato e capitale estraggono valore?
Succhiano vita, cacano disperazione e ce la spacciano per progresso:

“Gioite selvaggi, lavorerete per costruire la vostra stessa miseria. Sarete lavoratori e lavoratrici in nero al servizio dell’industria turistica e i vostri figli cresceranno in placente con alto contenuto di plastica. Sarete operai e operaie del petrolchimico, vi spetta in premio un cancro per famiglia. Sarete operatori e operatrici nei lager per migranti, secondini, militari e poliziotti: e mangerete pane condito col sangue e le lacrime dei vostri vicini di casa. La maggior parte di voi rimarrà disoccupata, ma se ci supplicherete come si deve potremmo sempre edificare altre magnifiche opere che vi daranno da sopravvivere e vi condurranno più rapidamente alla morte, vi libereremo così anche dall’onere di lavorare!”

Ma noi, avanzi di furti subìti, dignità del dubbio che sa imporsi, grideremo il nostro discorso politico senza saliva: “Se invece fossimo il vento e la sabbia che si incontrano e si fanno bufera? Se fossimo le onde che stanno per rompersi? Siamo la forza delle nostre montagne e i nostri sogni sono radici di ginestra che cresce nel fuoco. Siamo pazienze stanche pronte a vendicarsi. E la zagara ci accompagna e la madonna nera ci protegge. E i cormorani e i pescispada ci sono amici. Nelle vene ci scorre il sangue brigante delle lotte passate. La nostra vita non è in vendita!”

Il ponte sullo stretto, nell’ideologia prima e nella messa in opera dei lavori poi, è l’ultimo manifesto dell’economia simbolica del potere. Ma chi è questo potere? Nella fitta maglia dei rapporti sociali e politici è possibile cercare, con l’anima in spalla e la determinazione in mano, i redattori di questa storia che ha ancora la possibilità di finire in modo diverso. Una rapida occhiata al sito di WeBuild suggerisce un’impresa non solo attenta a valori come la sostenibilità o la compatibilità delle sue mega-infrastrutture con i territori e chi li abita, ma anche promotrice di uno sviluppo incentrato su “un domani migliore” – per dirla con le parole dell’amministratore delegato Pietro Salini.

Ma la domanda qui sorge spontanea: migliore per chi? Infatti, a guardar bene gli effetti degli interessi economici del gruppo in determinate aree si può nitidamente vedere quale sia il modello di sviluppo tanto caro a WeBuild e a chi appalta la realizzazione di opere per il “bene pubblico” – che coinciderebbe con l’aumento dei profitti per i soliti noti. La necessità di estrarre valore ad ogni costo ha troppo spesso indotto a nascondere volutamente tutta una serie di effetti di questa visione del mondo: ma quegli effetti sono invece ciò che non si può più tacere, né tantomeno accettare.


WEBUILD: ANATOMIA DEL CEMENTO

La specializzazione del gruppo WeBuild è la costruzione di dighe: operando principalmente nel continente africano, in Asia e nel latino-america, ha costruito più di 300 impianti.

Ma WeBuild è solo il capitolo più recente di un percorso imprenditoriale che ha inizio negli anni 30’ del secolo scorso. Un capitolo che ha inizio quando la Salini S.p.a. si consolida nel mercato edilizio ed infrastrutturale in Italia, dopo Impregilo ed Astaldi.

Diversi sono gli esempi in cui il gruppo imprenditoriale, con il suo agire, ha determinato una serie di effetti devastanti sui luoghi interessati dalle sue opere e sulle persone che li abitavano. Pensiamo alla costruzione della diga di El Quimbo, in Colombia, per la quale sono stati inondati circa 8.500 ettari di terra, che erano prima coltivati e servivano in qualche modo da sussistenza per chi viveva quelle zone; inoltre, non si sarebbe veramente tenuto in conto di quanto la deviazione dei flussi idrici interessati nella costruzione della diga avrebbe potuto impattare negativamente sull’abitabilità di quelle zone per diverse specie, tra cui quella umana. In altre parole, il tessuto sociale, economico e biologico è stato del tutto lacerato dalla predominanza del cemento. L’imposizione di un processo tecnologico, giustificato dalla necessità di produrre energia elettrica (ma per chi? e per cosa?), ha avuto conseguenze devastanti ovunque si sia verificato. Altro progetto esemplificativo del progresso targato webuild è la diga Gibe III, costruita sulla valle dell’Omo tra Etiopia e Kenya. Gli scopi di questa infrastruttura idro-elettrica sono quello di produrre energia per il compartimento industriale (ossia da vendere sul mercato) e quello di deviare l’acqua per l’irrigazione di circa 500 ettari di terreno destinati ad uso commerciale dallo Stato etiope. Si possono anche solamente immaginare quali siano stati gli effetti della costruzione della Gibe III su popolazioni per cui l’acqua e la terra erano tutto. Vengono private dei mezzi di sussistenza di base parecchie persone che sono costrette per lo più ad andare a (soprav)vivere altrove. Inoltre, da un rapporto dell’human right watch del 2012, emergono dettagli tetri circa il trattamento riservato a chi aveva avuto l’ardire di opporsi a questo stupro della Terra. Il nome Gibe III proviene dall’esistenza di Gibe I e Gibe II, altre due turbine idro-elettriche costruite nella Valle dell’Omo. Tra l’altro per la Gibe II anche il governo italiano prese parte all’opera attraverso il ministero degli affari esteri. Ma i dettagli inquietanti sembrano non finire mai quando si scava nel passato della ex Salini Impregilo, coinvolta anche nella costruzione della diga del Chixoy, in Guatemala: per portare a termine i ‘lavori’, in quel caso, intere comunità vennero disgregate e centinaia di persone massacrate a morte. Attualmente WeBuild ha in corso, solo nel Meridione d’Italia, circa 19 mega progetti (che spaziano dalla realizzazione di nuove linee ferroviarie ad alta velocità ed alta capacità, a tutta una serie di lotti autostradali, ed infine ad alcune linee metropolitane). Tutto questo apparato cantieristico per l’infrastruttura è retto da due “centri di addestramento avanzato per il lavoro” che si trovano in Sicilia e in Campania: terminologia niente affatto casuale, implicita ammissione di una vera e propria invasione, nella cui logica interna la persona che lavora in cantiere è considerata alla stregua di personale militare. Questa occupazione economico-militare dei territori fa tanto pensare ad un dislocamento bellico pronto alla grande operazione, come potrebbe essere la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Le modalità sono sempre le stesse, la predatorietà pure.

Sembra quasi che le loro reti, i loro jersey e le loro ruspe appaiano tutte all’improvviso, precedute da una retorica di miglioramento delle condizioni dei luoghi dove operano, praticano senza pietà le loro amputazioni su di un corpo che ai loro occhi algoritmici appare ridotto in fin di vita ed è pertanto un’ottima cavia per sperimentare e per arricchirsi.

La logica dell’invasione pervade in tutti i sensi la comunicazione e le modalità operative di queste corporazioni; WeBuild non è l’unica a leccarsi i baffi dinanzi a un bottino appetibile a molti interessi – tutti volti al mero guadagno, al crescere dei flussi turistici, alla necessità di una sempre maggiore quantità di energia elettrica, beffardamente spacciata per green. La logica dell’invasione, le sue ruspe e gli scudi e i manganelli che le ‘scortano’ quando alziamo la testa, incalza ogni giorno i nostri corpi, bracca le fibre di cui è fatta la nostra vita. Ma la cattura non è mai completa: ogni giorno succede che qualche sensibilità si incammini, da sola o in compagnia, in direzione ostinata e contraria; e non smettono di aprirsi crepe, e varchi, ogni volta che i nostri polmoni riescono a non arrendersi all’aria del tempo, e i nostri cuori a respirare, disertare, insorgere.

“L’unico organo della virtù è l’immaginazione. Ed è solamente in base a questa forza che si giudica la moralità del tuo comportamento. Il tuo primo imperativo ordunque sia: <immagina!>. E il secondo, immediatamente connesso al primo: <combatti coloro che coltivano l’indebolimento di questa funzione.>”

‘A zzoccula ‘nta l’ingranaggi

Link alla versione PDF: Cemento_Mori_