
Riceviamo e diffondiamo:
11 settembre 2025.
Padova, città dalla forte vocazione universitaria ma ancor prima borghese e benestante, ha attraversato un recente periodo esemplare nel panorama nazionale: un’estrema militarizzazione del suo perimetro urbano ha portato ad una profonda pacificazione sociale. La sua tradizione lottarmatista è stata in parte dimenticata e in parte istituzionalizzata, lasciando nel tracciato cittadino solo uno sbiadito ricordo della prima cellula di Ordine Nuovo nata proprio qui, o delle prime azioni delle Brigate Rosse e dei natali dati a Toni Negri.
Assistiamo da anni a uno spettacolo politico insopportabile, con le poche forme di antagonismo attive e partecipate schiacciate sui soli social media, private di ogni incisività sul reale: il potenziale dissidente della lotta si esaurisce costantemente nel puro simbolismo. Le espressioni di dissenso di maggior intensità sono figlie di un patto non detto con le appendici dell’apparato repressivo (sbirri, magistratura, istituzioni politiche), esaurendosi in momenti di aperto scontro scenici e circoscritti nel tempo, nelle modalità e nella diffusione.
Ogni soggetto dissidente che rifiuta il dialogo con il potere costituito (istituzionale e non) viene sistematicamente e selettivamente escluso dal contesto politico cittadino e ogni azione che esce da tale tracciato va incontro alla mano più pesante della repressione: fogli di via, perquisizioni e denunce sono molto più frequenti che in altri contesti.
Che farci, gli sbirri di Padova sono zelanti come pochi, e con pochi!
Così, l’11 settembre (data così cara a tantx) tre compagnx padovanx hanno visto rovinarsi la festività. Svegliatx alle 5.30 del mattino agenti della digos, della polizia di stato e dell’antiterrorismo hanno loro notificato ed eseguito un mandato di perquisizione. Sono statx informatx di un indagine a loro carico per i reati di ricettazione, istigazione a delinquere e concorso. Il pubblico ministero Orlandi, recentemente trasferito a Padova, contesta questi capi d’accusa in riferimento a tre striscioni ritrovati mesi prima dagli sbirri che riportavano frasi in solidarietà ad Alfredo Cospito, allx compagnx accusatx a Milano e a Torino per i cortei relativi alla mobilitazione contro il 41-bis e a Awad Mohamed Attia, che rischia l’ergastolo per strage politica a seguito di attacchi incendiari contro le volanti di polizia e carabinieri.
Due ore di perquisizioni hanno visto le loro case rivoltate, gli spazi propri, condivisi e altrui violati dalle sporche mani (almeno ricoperte da guanti) degli sbirri. Sono statx soggettx alle solite tattiche manipolatorie: costanti tentativi di allontanare le persone cui erano stati contestati i fatti dai loro affetti, cercando in questi ultimi complicità, sforzi manipolatori e intimidazioni. Puntando sulla poca conoscenza delle dinamiche investigative, hanno ostacolato il contatto con i legali, intimidito chi aveva atteggiamenti più refrattari e rassicurato chi risultava più disponibile a collaborare, specie tra gli affetti e lx familiarx.
A riprova della natura schifosa e deprecabile dell’operato degli sbirri, tra una violenza fisica e una psicologica, notiamo che non si fanno di certo mancare anche una buona dose di violenza di genere a ogni livello: allx compagnx di unx dellx perquisitx sono state fatte pressioni per tradirlx, cercando di persuaderlx di quanto fosse “un mezzo uomo”, di che vita “lx stesse facendo vivere”. Ad unx altrx perquisitx poi, immancabilmente, sono state fatte pressioni a parlare, tentando di ottenere complicità, perchè “io ho una figlia della tua età, anche tu un giorno sarai madre”. Insomma, bella merda, e belle merde.
Postx in stato di fermo e portatx in questura, sono statx trattenutx per 9 ore, con la ridicola scusa di ritardi nei sistemi informatici, e hanno visto loro sequestrati dispositivi elettronici, supporti di memoria e vestiti. Ha destato particolare disappunto il furto sbirresco delle calzature ai danni dellx sventuratx compagnx. Sbirri state per certo sicuri che non erano scarpe ortopediche, infami piedipiatti.
È stata impiegata, inoltre, la procedura della pre-view: i telefoni dellx compagnx sono stati scansionati meticolosamente sotto i loro occhi, registrandone schermo e audio. Tutto ciò senza lesinare battute di merda, pressioni psicologiche e minacce. Lo zelo sbirresco non è stato fermato nemmeno dai primi nudes: di certo non sarà il pubblico pudore a fermare l’ardore della giustizia, alla ricerca anche solo di una bomboletta nel culo!
Interessante notare, per coloro che leggono complici, il fatto che in sede di pre-view la semplice e reiterata contestazione dell’operato degli sbirri limiti in maniera importante la loro disinvoltura nell’eccedere ben oltre le prescrizioni della procura.
Dalla prima mattina abbiamo notato come l’apparato repressivo tutto si sia prodigato nel creare un’atmosfera paranoica: dalle istituzioni politiche (locali, regionali e nazionali) alla magistratura, passando per sbirri e contro-sbirri e giornali, per tre striscioni si è arrivatx persino a citare il passato brigatista della città! È stata esemplare, a tal riguardo, la conferenza stampa del questore Marco Odorisio a seguito delle perquisizioni e dei fermi. L’allarmismo più totale ha rimbalzato sui quotidiani della penisola e delle isole, ricalcando la stessa sceneggiata a cui avevamo assistito al ritrovamento nei mesi precedenti dei teli incriminati: scritte con una A cerchiata come firma avevano, infatti, giustificato la scorta al tribunale, ai comandi di polizia, guardia di finanza e sbirraglia varia, maggiori controlli in stazione e al comune.
È facile mettere in fila i fatti cui ci stiamo abituando: manifestazioni e espressioni di dissenso ricondotte alla lotta armata senza distinzione alcuna, con buona pace della grande confusione mentale del questore che parla di BR commentando fatti ricondotti da loro a esponenti della cosiddetta “compagine anarchica”. Tutte le pratiche, che questo spiacevole evento ci ha fatto sperimentare ancora una volta, si inseriscono nella più ampia strategia dello stato volta ad abituare le persone ad un controllo sempre maggiore del libero corpo sociale e a un dispiegamento quotidiano sempre più massiccio e smisurato di forze e tattiche.
Vorremmo chiudere con un’ultima riflessione sull’accurata scelta dei reati contestati. L’aggiunta di reati da compro oro, come ricettazione, evidenzia un utilizzo strumentale del diritto penale (come se ne esistesse uno non strumentale) funzionale ad avere più potere in sede di indagine per accedere a misure legalmente concepite come straordinarie e urgenti ( entrare in casa per tre striscioni).
Le procure si dimostrano infami non solo da Milano a Torino, ma fino a Padova, e ben oltre.
Solidarietà alle persone perquisite a Padova come nel resto d’Italia.
Complici con le loro lotte.