Bologna e Imola: lo “street tutor”, la nuova ronda cittadina

Ronde istituzionalizzate? No, qui li chiamano “facilitatori di strada per le zone della movida” per “attività di prevenzione dei rischi e di mediazione dei conflitti”.

Come cambiano le carte in tavola quando si gioca con le parole! Succede che ti trovi le ronde per le strade e nessunx si è oppostx.

Sul sito del ministero dell’Interno che ne dà notizia è possibile leggere che “l’iniziativa rientra nell’ambito dell’accordo sulla sicurezza integrata stipulato tra Regione Emilia Romagna e prefettura di Bologna, nonché della normativa nazionale sulla sicurezza urbana e di quella regionale che ha previsto, nell’ambito della riforma della polizia locale del 2018, l’introduzione di tale figura professionale.”

Per istituire questa ‘nuova figura professionale’che solcherà le strade della città vetrina bolognese e imolese sono stati previsti ‘finanziamenti ad hoc’.

“Con un apposito corso sono stati formati i primi 18 aspiranti street tutor con la collaborazione della scuola interregionale di polizia locale. In qualità di docenti anche dirigenti della Polizia di Stato e ufficiali dell’Arma dei carabinieri.”

Una bella formazione con dirigenti della polizia e carabinieri come  ‘docenti’ per 18 aspiranti sbirri di quartiere (120 euro, 10 ore di lezione e passa la paura, anche le guardie mancate potranno avere il loro riscatto, in rete si trovano enti di formazione che propongono il corso ‘professionalizzante’).

“Opereranno, già dalla fine di giugno, in spazi adiacenti ai locali, nelle aree più delicate della città individuate dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e in luoghi nei quali si svolgono eventi pubblici.”

La Lega, in linea di continuità, va già oltre chiedendo che si abbandoni l’ipocrisia dell’impiego degli street tutor soltanto per locali, ‘movida’ e iniziative pubbliche legate all’intrattenimento, per estendere la possibilità del loro impiego in maniera generica alle ‘aree più turbolente della città’.

Le vie bolognesi nel mirino al momento sono via delle Moline e via Mascarella, assieme a piazza San Francesco.

A Imola verranno impiegati nell’area del centro storico (con particolare attenzione a piazza Matteotti e piazza Gramsci, via San Pier Grisologo, Vicolo Giudei, al Centro Intermedio in viale Carducci), nella zona della stazione ferroviaria e nel quartiere Pedagna (in particolare piazza Mozart).

Sempre il sito del ministero dell’interno fa presente che “l’impiego delle nuove figure assume grande rilevanza nell’attuale contesto di vigilanza per il rispetto delle norme di comportamento richiesto per la prevenzione della diffusione dell’epidemia da Covid-19.”

E che fai! Le norme anticovid non gliele metti?! Una chiara iniziativa con intento sanitario!

In Piazza San Francesco proprio in questi giorni a Bologna un esempio di salute pubblica: uno street tutor fa intervenire la polizia che denuncia un uomo “di origine messicana” perchè “infastidiva un cliente seduto ad un dehor”.

Il ‘buttafuori per risolvere i conflitti di strada’ è in realtà un buttadentro vestito di democratica retorica.

A quanto pare i nuovi paladini della strada “saranno in contatto tra loro tramite auricolare e avranno un referente alla polizia locale, con cui comunicare direttamente in caso di necessità.” (qui)

Genova, un punto su devastazione e saccheggio

Macerie su Macerie (sulle frequenze di Radio Blackout)
Genova, un punto su devastazione e saccheggio

A vent’anni da allora rimbombano prepotenti le inchieste delle testate italiane sul G8 di Genova.

Non c’è pagina online di questi ambasciatori del vero che per l’occasione non abbia contribuito a revisionare la storia di quelle giornate e trasporla in una deprecabile copia di un quadro cubista, in cui le testimonianze di alcuni macellai in divisa si accostano a quelle dei togati, per andare poi a sfumare nelle rappresentanze dei manifestanti, quelli che ora sono reimpiegati tra le fila di un mite e vacuo “avevamo ragione noi che chiedevamo pacificamente un mondo migliore”.

A urlare, a vent’anni da Genova, sono solo loro, politici, sbirri di varia natura e persino le associazioni culturali rimaste nell’ombra mortifera del cadavere della sinistra. Non è ahinoi la rabbia per le strade di fronte allo sfacelo liberticida, né la forza dei discorsi di chi ha sempre saputo che non c’è nessuna ragione possibile nelle buone intenzioni.

Genova 2001 avrebbe potuto essere contemporaneamente la fine o l’inizio di un milennio. Il fatto stesso che dopo due decadi la rielaborazione da parte di quell’entità di dubbia esistenza che alcuni chiamano il “movimento” non solo non ci sia stata, ma proprio non sia stata possibile, offre senza dover fare analisi storiche la soluzione di quali delle due opzioni sia la risposta.

Dietro alle rappresentazioni propinate, oltre l’incapacità di rispondere prontamente agli scempi del capitale compiutamente globalizzato (ultima non ultima, una pandemia e la sua farneticante gestione), c’è tuttavia il dovere assoluto di continuare a sostenere i compagni e le compagne che ancora oggi stanno pagando a caro prezzo quelle giornate di luglio, trasformate dallo Stato a monito ed esempio.

A Macerie su Macerie un veloce aggiornamento sulla situazione repressiva e una chiacchierata con un compagno di Prison Break Project sul dispositivo della devastazione e saccheggio, sia dal punto di vista penale che sociale, per evidenziare come sia stato funzionale all’imposizione di un certo ordine del nuovo millennio:

Link trasmissione -> qui

Natascia trasferita a Rebibbia

Nel suo 24esimo giorno di sciopero della fame Natascia è stata finalmente trasferita.
Al momento si trova a Rebibbia, perché nel carcere di Vigevano (quello più vicino a Torino e a Genova che sia dotato di sezione AS) pare che al momento non ci sia posto.

Per scriverle:

NATASCIA SAVIO
c/o C.C di Roma Rebibbia
via Bartolo Longo 72
00156 Roma

Link: https://infernourbano.altervista.org/natascia-trasferita-a-rebibbia/

Resoconto del presidio a Santa Maria Capua Vetere

Nel pomeriggio di domenica 4 luglio un gruppo di solidali ha raggiunto il carcere di Santa Maria Capua Vetere per portare solidarietà a Natascia, in sciopero della fame dal 16 giugno, e a tutte le persone detenute.

Vari sono stati gli interventi che hanno espresso forte solidarietà nei confronti della compagna rinchiusa in AS3, che si trova alla terza settimana di sciopero della fame per ottenere il trasferimento da quel carcere. È stato sottolineato come il meccanismo di dispersione dei prigionieri e delle prigioniere attuato dal DAP, attraverso trasferimenti in carceri situate a centinaia e centinaia di chilometri di distanza dai propri affetti, dai propri contesti di vita e di lotta – e nel caso di Natascia rendendo quasi impossibile il confronto con il proprio avvocato a processo già cominciato – sia chiaramente volto a isolare completamente chi è recluso/a e a spezzare le relazioni di solidarietà tra dentro e fuori. Di fronte alla determinazione grande di Natascia, sappiamo che una presenza fuori dalle mura del carcere che la tiene prigioniera non è che un tassello minuscolo di quello che possiamo fare per supportarla nella sua battaglia.

Conosciamo bene anche l’intento punitivo della dispersione, in questi giorni attuato anche nei confronti di molti detenuti di S.M.C.V., in particolar modo del reparto Nilo, la sezione in cui il 6 aprile 2020 sono avvenuti i pestaggi e le torture. A distanza di un anno, in cui torturati e torturatori sono stati tenuti fianco a fianco, avvengono i trasferimenti per volontà del DAP in chiara ottica vendicativa per le misure di sospensione e gli arresti che hanno riguardato la penitenziaria, soprattutto considerato che due delle prigioni di destinazione, Modena e Rieti, sono quelle nelle quali lo Stato ha consumato e poi sepolto la strage del marzo scorso. Le altre destinazioni note sono le carceri di Terni, Perugia, Carinola e Ariano Irpino.

Il giorno in cui i media hanno portato alla ribalta lo “scandalo di SMCV”, nelle sezioni del carcere è stata interrotta l’energia elettrica (le guardie parlano di blackout…), ma tutto lascia immaginare all’intento di far sì che ai detenuti e alle detenute non arrivasse alcun tipo di notizia.

Fuori, intanto, la solidarietà verso i detenuti si è fatta sentire in molte città con messaggi che sconfessano l’esistenza delle cosiddette “mele marce” nel sistema penitenziario, sottolineandone invece la profonda natura marcia e assassina. Il DAP grida allo scandalo e invoca la protezione delle guardie. I giornali parlano anche di un “blocco doloso dei telefoni del penitenziario, causa attentato a una centrale telefonica”.

È stato riportato oltre il muro ciò che giornali e tv stanno raccontando in questi giorni in merito al carcere di Santa Maria, ribadendo però che i toni intrisi di stupore e scandalo di cui i servizi giornalistici sono farciti in questo momento sono puramente ipocriti. La brutalità dei pestaggi del 6 aprile 2020, era già emersa un anno fa dalle testimonianze di detenuti e parenti e la loro voce era rimasta perlopiù inascoltata, fino a quando non sono scattate le misure nei confronti di secondini e vertici della penitenziaria. Agli occhi di chi voleva vedere e alle orecchie di chi voleva sentire, la spirale di violenza e rappresaglia da parte delle guardie e del DAP durante e in seguito alle rivolte del marzo 2020 è stata immediatamente e fortemente percepibile, nonostante il megafono mediatico strillasse unanimemente alla “cieca violenza dei detenuti”.

Le recenti notizie di pestaggi, abusi e violenze da parte delle guardie in tante altre prigioni d’Italia, come per i recenti casi di Foggia, Melfi, Monza, Palermo e altri ancora, non fanno che confermare la natura violenta e vendicativa del carcere e di chi ci lavora.

Questo abbiamo voluto riportare ai detenuti e alle detenute di S.M.C.V. che durante tutto lo svolgimento del presidio si sono fatti sentire con urla (purtroppo non comprensibili da fuori) e forti battiture, dopodiché il gruppo di solidali ha lasciato le mura del carcere dopo una scarica di fuochi d’artificio.

A FIANCO DI NATASCIA IN SCIOPERO DELLA FAME!
CON I DETENUTI E LE DETENUTE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE!
LIBERTÀ PER TUTTE E TUTTI!

Opuscolo: Dal Profondo. Raccolta di testi, articoli e comunicati sulle rivolte carcerarie di marzo 2020

Liberiamo nelle brughiere:

Dal Profondo. Raccolta di testi, articoli e comunicati sulle rivolte
carcerarie di marzo 2020

“…perché è verissimo, come dice unx compagnx in una lettera, che “c’è una parola che di solito viene usata con parsimonia ma che alla luce dei fatti successi richiede di essere innalzata sul pennone delle future lotte contro il carcere, la parola è vendetta”.

Scarica -> qui

Questo testo ha molte pecche, per esempio non parla, se non accennandolo in alcuni testi, dei pestaggi e delle torture avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, come vendetta dello stato verso i rivoltosi, così come non parla delle numerose rivolte che si sono ripetute nelle carceri anche dopo marzo e nel corso di tutto l’anno passato. Ci saranno, come
ci saranno stati, altri contributi e testi che amplieranno l’argomento e contribuiranno all’analisi, l’importante è che il discorso non si fermi, che ciò che è successo non venga sepolto nel dimenticatoio e che le prossime rivolte, perché ce ne saranno, possano diventare occasioni da sfruttare e non semplici notizie viste al telegiornale.

“Dal Profondo” è una raccolta che nasce dalla volontà di mettere per iscritto alcuni comunicati, aggiornamenti e alcune riflessioni che si sono diffuse, quasi esclusivamente su internet, durante i giorni di marzo di un anno fa, quando le rivolte carcerarie hanno infiammato le notti e i giorni.
Quelle notti e quei giorni in tante e tanti le ricordiamo bene, nonostante a distanza di un anno la portata di rabbia che ha generato rischi pian piano di esaurirsi.
La raccolta è divisa in due parti: la prima, a eccezione di una cronistoria iniziale che raccoglie i principali avvenimenti del 7, 8, 9, 10 e 11 marzo, contiene tutta una serie di comunicati, contributi e riflessioni pubblicate nei giorni immediatamente successivi alle rivolte, contributi usciti principalmente su siti internet di controinformazione e blogs. Insieme a questi sono presenti anche alcuni articoli di giornali istituzionali. Questi ultimi, lungi naturalmente dal potersi considerare attendibili, lungi dal ricevere una qualunque considerazione politica dallx autorx della raccolta, sono stati inseriti esclusivamente per dare un’ idea della portata delle rivolte, per poter meglio inquadrare quegli avvenimenti nell’ottica dell’effetto che hanno avuto al di fuori, in questo caso, nelle cronache dei media di regime, con tutta la portata di propaganda e sciacallaggio dialettico che questi comportano.
La seconda parte dell’opuscolo invece contiene due comunicati che sono stati diffusi a distanza di alcuni mesi dalle rivolte, riflessioni sui fatti e sulla repressione statale che li ha conseguiti.
Una premessa è importante: primo, questa raccolta non è esaustiva; secondo, e di conseguenza, non segue in alcun modo un corpus cronologico preciso, se non quello utile allx autorx per dare forma e contenuto al susseguirsi del testo. Alcuni testi inseriti non riguardano nemmeno direttamente le rivolte, ma piuttosto è stato scelto di inserirli per questioni cronologiche o per semplice diletto ( per esempio un articolo di giornale che parla dell’incendio che ha annerito il palazzo di giustizia di Milano, il 28 marzo, evento che non ha forse una causa politica, ma che comunque non può non far sorridere).
Strappare queste testimonianze e riflessioni dal gelo della rete internet è necessario per contribuire a rendere le rivolte carcerarie di marzo 2020 un’ evento nitido, quanto mai attuale, che ha portato persone a scontrarsi contro i secondini e contro le strutture carcerarie, che non rappresentano altro che una delle forme reali di ciò che lo stato rappresenta: miseria, sfruttamento, coercizione e prigionia.
Affinché le carceri esplodano, affinché le morti e le torture non rimangano invendicate.
Lunga vita alla rivolta.

Per ricevere copie, informazioni, costi dell’opuscolo o altro contattare
l’ indirizzo mail nereidee@riseup.net

Le copie sono gratuite per i prigionierx anarchicx e per tuttx i detenutx.

E’ ben visto e incitato lo stampare e diffondere questo opuscolo!

SOLIDARIETÀ A NATASCIA IN SCIOPERO DELLA FAME. 1312.

Inizia il processo contro i detenuti accusati per la rivolta a Rebibbia del marzo 2020

Di seguito il volantino distribuito nel quartiere adiacente al carcere di Rebibbia e la locandina dell’appuntamento previsto per il 30 giugno pomeriggio.

Il 17 giugno un giudice di Modena ha deciso di archiviare il fascicolo delle indagini aperte sui responsabili della strage avvenuta durante la rivolta dell’8 marzo 2020: 9 i morti tra i detenuti rinchiusi in quel carcere. 14 in totale in Italia.
Lo Stato non processa chi gli è fedele.
Nel frattempo, tanti i processi iniziati contro i detenuti ritenuti responsabili dei seri danneggiamenti all’interno delle galere. Per questi processi nessuna richiesta di archiviazione è stata mai avanzata dalle procure.

Come dimenticare quel marzo 2020? Quel costante susseguirsi di notizie di contagi, ammalati e morti da Covid. Chi è detenuto/a, conosceva bene le gravi mancanze già esistenti del sistema sanitario penitenziario e sapeva che nessun governante avrebbe mosso un dito per mettere in salvo dal contagio chi è rinchiuso dentro le galere. In quei giorni, l’unica decisione presa dal Ministero di Giustizia e dal DAP è stata quella di chiudere l’ingresso del carcere a tutti coloro che non lavorano all’interno. Decisione che come si è visto, e come era ovvio, non ha certo fermato i contagi.
Alla notizia della chiusura dei colloqui con i familiari, la miccia si è accesa.
Chi ha deciso di ribellarsi ha avanzato richieste a difesa della propria e altrui salute, all’interno di un luogo già di per sé malsano e sovraffollato. Ha deciso di agire per far sì che qualcuno si accorgesse della drammatica situazione degli istituti carcerari di questo Paese. E, infatti, qualcosa seppur minima è stata ottenuta. C’è chi è riuscito ad ottenere delle misure alternative, di detenzione domiciliare e prolungamento di permessi e licenze. Nulla di risolutivo, certo. Ma chi rinuncia a lottare ha già perso.

Il 30 giugno nell’aula bunker a pochi passi da qui si aprirà il processo di primo grado contro i 46 detenuti di Rebibbia accusati di devastazione e saccheggio, violenza, sequestro e altro. Tutti reati che prevedono pene molto pesanti.
È la necessità di scongiurare nuove proteste a scatenare questa pesante vendetta dello Stato. Le giuste rivendicazioni vengono messe a tacere con la violenza più feroce. E le morti durante le rivolte parlano chiaro. Raccontano quello che lo Stato è disposto a farci: governare con la paura, ribadire la sua arroganza se alziamo la testa, impedire la solidarietà e vicinanza.
Sì, lo Stato non rinuncia alle sue galere, a quelle mura e a quelle sbarre così alte che hanno un effetto su milioni di esistenze, anche quelle “libere”. Le condizioni di vita di ognuno di noi, se non reagiremo, peggioreranno di giorno in giorno, fatta eccezione per quella strettissima minoranza che continua a far profitto speculando e passando sopra i corpi di tantissime persone. Questo, ad oggi, dovrebbe essere chiaro a tutte e tutti.
E quelle galere sono lì apposta, perché servono da avvertimento: “Abbassa la testa e tira avanti”.
Lo dicono a noi qui fuori, utilizzando come monito migliaia di vite isolate dal resto del quartiere.
Per questo il carcere non può restare un qualcosa di distante dalle nostre vite, una bolla separata da chi abita la città.
Per questo non possiamo permetterci di girare le spalle a chi è imprigionato/a.
Per noi le accuse per cui saranno a processo i 46 detenuti non sono reati ma atti di dignitosa rabbia.

Sempre il 30 giugno, alle 18:30, nel Parco di Aguzzano (entrata alla fine di via Bartolo Longo) davanti il carcere, ci sarà la presentazione del fumetto di Zerocalcare “Lontano dagli occhi – Lontano dal cuore”, sulle rivolte dei prigionieri di Rebibbia lo scorso marzo, con la presenza dell’autore. Sarà un altro momento per incontrarci, conoscerci e parlare di carcere.

L’UNICA SICUREZZA E’ LA LIBERTA’!

Per restare in contatto, potete scrivere a dulceri211@gmail.com

Link: Rete Evasioni